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RINNOVO DEL MOVIMENTO EUROPEO IN ITALIA A 11 ANNI DALLA FIRMA DEL TRATTATO COSTITUZIONALE EUROPEO

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CN CIME29ott SALA ridimensionatoIl Movimento Europeo italiano si è riunito il 29 ottobre pomeriggio in un Consiglio nazionale straordinario ed elettivo, ad 11 anni della firma del Trattato costituzionale europeo, con tema centrale “Cambiare rotta in Europa”. I lavori si sono svolti a Roma presso la Sala della Clemenza dell’Associazione Bancaria Italiana e hanno avuto come obiettivo la definizione di un’agenda programmatica per il triennio che precede le elezioni europee del maggio 2019 e l’elezione dei nuovi organi dirigenti del CIME.

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Presidente del Senato, Pietro Grasso, il Presidente emerito della Repubblica e ex presidente del CIME, Giorgio Napolitano, hanno contribuito ai lavori con dei significativi messaggi rivolti all’assemblea (qui il testo dei messaggi del Presidente Mattarella, del Presidente Napolitano e del Presidente Grasso)

Ai lavori hanno partecipato, tra gli altri, Sandro Gozi Sottosegretario alla presidenza del Consiglio per gli Affari Europei, Pierferdinando Casini, Presidente della Commissione Esteri del Senato e Giuseppe Maria Buccino Grimaldi direttore generale della Direzione UE del Ministero Affari Esteri.

Pier Virgilio Dastoli è stato confermato Presidente per il triennio 2015-2018 (CV).

Con un intenso dibattito caratterizzato da 24 interventi da parte di rappresentanti delle varie componenti del CIME - le organizzazioni della forza federalista, i sindacati, le organizzazioni giovanili, le piccole e medie imprese, gli artigiani, le cooperative, le organizzazioni del volontariato, le associazioni nella scuola e nell’università, i poteri locali e regionali, l’associazionismo diffuso sul territorio, le fondazioni, le associazioni bancarie, il mondo dell’informazione e della comunicazione, le organizzazioni dei consumatori, le forze politiche – è stata ribadita la necessità di agire con estrema urgenza in un’azione collettiva rivolta all’insieme dell’opinione pubblica italiana per creare rapidamente uno spazio di dibattito e di cittadinanza attiva mirato a far comprendere il valore aggiunto del processo di unificazione europea.

Il Movimento europeo, in una mozione politica conclusiva (qui il testo completo), rinnova la preoccupazione per la fase storica che l’Unione sta attraversando e in particolar mondo l’emergere di illusori e pericolosi egoismi nazionali che si manifestano, proprio quando in realtà la soluzione europea di problematiche di dimensione globale rimane l’unica reale soluzione percorribile. Il CIME ribadisce anche la sua convinzione – ripetutamente espressa dal Trattato di Maastricht in poi – dell’inefficacia del gradualismo applicato al processo di integrazione europea e dell’illusione che, per tappe successive, si possa cominciare dall’unione monetaria per arrivare all’Unione politica. A questo gradualismo il CIME contrapporre una strategia ed azione di tipo popolare, basata sull’indispensabile consenso dei cittadini – che dovrà esprimersi inizialmente attraverso un compromesso democratico e costituzionale all’interno del Parlamento europeo in collaborazione con i parlamenti nazionali e poi nel voto popolare di un referendum pan-europeo – con un salto verso gli Stati Uniti d’Europa verosimilmente compiuto da un numero di paesi inferiore agli attuali membri dell’Unione europea e ai paesi candidati all’adesione.

Resoconto sintetico del dibattito congressuale:

In apertura dei lavori, Pierfrancesco Gaggi ha portato i saluti dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI), che ha ospitato il Consiglio Nazionale all’interno della splendida Sala della Clemenza di Palazzo Altieri. Come responsabile per le relazioni internazionali di ABI, è intervenuto non solo per svolgere un formale saluto di rappresentanza, ma anche per rimarcare la sinergia tra il Movimento Europeo e la sua associazione, in particolar modo per quanto riguarda la promozione di ulteriori passi verso un’unificazione bancaria in Europa sotto un’unica matrice comune che guardi oltre il meccanismo unico di vigilanza bancaria, che proprio in questi giorni compie un anno di operatività.

E’ seguita la lettura dei messaggi del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Senato, Pietro Grasso, nonchè del Presidente emerito della Repubblica e già Presidente del CIME, Giorgio Napolitano. Dopo alcuni adempimenti statutari, tra cui le modifiche allo Statuto dell’organizzazione, l’elezione degli organi del CIME e l’approvazione del bilancio previsionale e programma di attività 2016, il presidente del CIME Pier Virgilio Dastoli ha aperto il dibattito sul tema “Cambiare rotta in Europa”con una relazione che fissa anche i cinque temi politici prioritari che il CIME intende affrontare nei prossimi tre anni (Unione economica e monetaria, Spazio di libertà sicurezza e giustizia, Un'Europa solidale, L’Europa e il mondo, Il futuro dell’UE cittadinanza e costituzione).

Il sen. Pier Ferdinando Casini, Presidente della Commissione Esteri del Senato e nuovo Vice Presidente del CIME, si è concentrato sui due complessi nodi dell’informazione europea e della situazione attuale nel Mediterraneo. Citando il ben noto atteggiamento dei governi nazionali di riversare sull’Ue la colpe delle scelte politiche più impopolari, Casini ha chiamato il Movimento Europeo al compito di promuovere una “operazione verità”, ripartendo dalle scuole e dai giovani. Il sen. Casini ha poi espresso una valutazione critica sul partenariato euro mediterraneo, colpevole di non aver realizzato gli obiettivi fissati dalla Conferenza di Barcellona del 1995, e ha invitato l’Europa ad assumersi le proprie responsabilità in quest’area dopo aver concentrato le risorse della politica di vicinato quasi esclusivamente verso Est.

Preoccupazioni condivise anche dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli affari europei e Vice Presidente CIME Sandro Gozi, che ha parlato della necessità di ricostruire un dialogo con i cittadini, per scongiurare la crescita di visioni neonazionalistiche, da lui definite “troppo facili e pericolose”. Per evitare una crisi di fiducia nei valori europei è necessario che l’Europa torni “a scaldare i cuori”, ad esempio non parlando esclusivamente di parametri finanziari ma soprattutto di diritti. Secondo l’on. Gozi l’aver messo in discussione il pilastro dell’irreversibilità del processo di integrazione costituisce un grave errore politico. Il contributo principale del Movimento Europeo e dei membri del CIME dovrà essere quello di mobilitare l’opinione pubblica e in particolare i giovani, affinché l’Europa venga di nuovo percepita dai cittadini come un moltiplicatore di opportunità. L’obiettivo è quello di preparare la cittadinanza ai vari eventi per il sessantesimo anniversario dalla firma dei Trattati di Roma nel marzo 2017.

Il ciclo di interventi istituzionali si è concluso con il contributo del min. Giuseppe Maria Buccino, Direttore generale per l'integrazione europea al Ministero Affari Esteri, che ha individuato nei due referendum che respinsero la ratifica della Costituzione europea, l’origine dell’attuale stato di crisi di fiducia nel progetto europeo. Due ferite, inflitte da due Paesi fondatori della CEE come Francia e Olanda, che hanno interrotto l’idillio tra opinione pubblica e istituzioni europee venutosi a creare dal vertice di Nizza in poi. Buccino, già ambasciatore in Libia, ha poi condiviso pienamente lo slogan scelto per il Consiglio Nazionale, affermando che l’Europa sarà costretta a cambiare rotta perché impossibilitata a continuare per la via incerta che sta percorrendo.

Il dibattito generale è stato poi animato dagli interventi dei delegati delle organizzazioni membre e associate del CIME, che hanno ampliato lo spettro di analisi sulle ragioni della crisi e sulle prospettive di rinnovamento. Carlo Parietti della delegazione CGIL ha ricondotto una delle principali cause del momento di difficoltà in cui versa l’Unione alla scarsa presenza di attori sociali nella definizione delle politiche europee. È per questo, a suo modo di vedere, che sarà necessario riportare il dialogo sociale al centro delle dinamiche dell’Unione.

Anche per Gianfranco Dell’Alba, Direttore generale di Confindustria a Bruxelles, il progetto di unificazione politica europea si trova in uno dei momenti più bui dall’inizio della sua ideazione. Tuttavia sono ancora molti i settori della società che percepiscono la necessità di proseguire per questo cammino. Ha però riconosciuto come parte dello spirito originario che aveva mosso i Paesi fondatori delle Comunità europee sia andato disperso soprattutto a causa dell’approccio utilitaristico dei membri di recente adesione, più propensi a valutare l’avanzamento dell’integrazione sulla base dell’analisi di costi/benefici, che sulla base della condivisione di ideali comuni.

Sul tema dei migranti è ritornata Liliana Ocmin, Segretario confederale Cisl e nuovo membro del Consiglio di Presidenza del CIME. Peruviana e per questo estremamente sensibile all’argomento, ha parlato del dovere sacrosanto di accoglienza che ha l’Europa e ha aggiunto che il cambiamento di rotta potrà realizzarsi tornando a intendere il principio di solidarietà come valore fondante dell’Unione. Questione immigrazione importantissima anche per Giuseppe Casucci dell’Uil, che ha indicato quelle che a suo avviso risultano essere le storture più evidenti del regolamento di Dublino, rilanciando una soluzione che preveda hotspot in paesi di transito sicuri, ricondotti sotto l’egida delle Nazioni Unite. Proprio sulle politiche migratorie e sul Mediterraneo Domenico Rizzuti del Forum italo-tunisino per la cittadinanza mediterranea (nuovo membro del CIME), ha annunciato la preparazione insieme al Movimento europeo di un’iniziativa a Tunisi nel prossimo futuro, per rileggere il processo di partenariato euro mediterraneo “dal basso”, dalla prospettiva di quella società civile che è stata recentemente insignita del Nobel per la Pace nel caso della Tunisia.

Hanno preso la parola anche i delegati di due nuovi ingressi nella famiglia del Movimento Europeo – Italia, Roberto Della Seta per Green Italia e Roberto Musacchio per l’Altra Europa con Tsipras. Le parole di Roberto Della Seta hanno ben presentato l’ambizione del suo movimento di poter colmare quel vuoto di rappresentanza politica del pensiero ecologista in Italia. Da sempre fiore all’occhiello dell’esperienza politica europea, le politiche ambientali sono state capaci di ottenere nel tempo importanti risultati. Anche in vista dello storico appuntamento a Parigi di COP21, Della Seta ha rilanciato l’esigenza di un green new deal che possa ridare slancio all’economia europea. Roberto Musacchio ha concentrato il suo intervento su temi altrettanto decisivi per la sopravvivenza del progetto europeista, come la necessità di un’ulteriore democratizzazione del processo decisionale complessivo, passando per una completa legittimazione elettorale del Parlamento. Musacchio ha anche toccato altre questioni delicate come la cittadinanza europea e i diritti soggettivi d’asilo e di circolazione a fini di ricerca lavorativa in relazione al problema dei migranti.

Uno degli argomenti più affrontati dai relatori, è stato quello dell’informazione europea e della relazione tra opinione pubblica e istituzioni. La sfida per Ugo Ferruta, vicepresidente del Movimento Europeo Internazionale, è coinvolgere maggiormente i cittadini facendoli avvicinare a quanto succede in Europa con mezzi di informazione nuovi e più continui. Va inquadrata in quest’ottica l’iniziativa del CIME di cui ha parlato Alberto d’Alessandro, che prevede di creare a Torino la prima Casa dell’Europa sul suolo italiano, un progetto educativo multimediale rivolto ai giovani, veri destinatari privilegiati d’azione nel campo dell’informazione europea. Dello stesso parere Fabio Masini, Segretario generale e Vice Presidente CIME, che ha chiesto di indirizzare lo sforzo del Movimento Europeo e dei suoi membri perché possano incidere non solo sul dibattito politico, ma soprattutto sulla formazione dell’opinione pubblica. Opinione pubblica con la quale si è costretti inevitabilmente a fare i conti per Luciano Vecchi della delegazione PD, e sulla quale si deve lavorare per diffondere una maggiore cultura europea che tenga conto del ruolo dell’Ue nel mondo e delle opportunità che essa attrae anche in termini di diritti e di welfare.

Per Giulio Ercolessi di LibMov la crisi del consenso non va assolutamente sottovalutata, anzi vi è un obbligo da parte di attori come il Movimento Europeo di “rimotivare” la cittadinanza presentando un’Europa più affascinante rispetto a come appare oggi. Proprio attraverso mistificazioni e facili allarmismi si muoverebbero gli anti-europeisti secondo Lamberto Santini, Presidente di Consumers’ Forum. Basterebbe evidenziare invece i segnali importanti che l’Ue ha dato in termini di effetti positivi per i consumatori europei, ad esempio con l’abolizione delle tariffe di roaming. Sulla carenza di informazione europea è poi tornato Carmelo Occhino dell’Associazione Giornalisti Europei, citando il fenomeno della riduzione di corrispondenti da Bruxelles e la necessità di formare una nuova generazione di giornalisti capaci di trattare le tematiche europee con il giusto grado di competenza richiesta.

Ha posto invece l’accento sullo slancio verso l’obiettivo dell’unione federale Sergio Pistone, membro onorario del Consiglio di Presidenza, che ha parlato di salto qualitativo necessario nel processo di costruzione politica dell’Europa. Dello stesso tenore l’intervento di Giulio Saputo segretario generale della GFE e membro del Consiglio di Presidenza del CIME, secondo cui il cambiamento di rotta andrebbe visto nell’ottica del superamento del metodo intergovernativo. Ed è stato il principale timore anche della neo Vice Presidente del CIME Carla Rey. Segretaria generale dell’AICCRE, che guarda al metodo federale come l’unico capace di scongiurare un’Europa con gravi limiti democratici in cui prevalgono gli interessi nazionali. Interessante poi la considerazione di Gerardo Mombelli di Infocivica, che ha messo in guardia dal rischio per l’Europa di rimanere prigioniera della lenta costruzione progressiva e che per certi versi si ricollega idealmente alle conclusioni di Pier Virgilio Dastoli, che ha parlato dell’inefficacia del gradualismo per l’avanzamento nel processo di integrazione europea.

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