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Bilancio Ue/Movimento europeo: l'accordo è un compromesso inaccettabile, il Parlamento europeo lo respinga

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A seguito delle conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo del 7-8 febbraio 2013 dedicato alla definizione delle prospettive finanziarie pluriennali 2014-2020, il Movimento europeo in Italia ha adottato una dichiarazione attraverso la quale esprime il proprio disaccordo sulla decisione unanime dei capi di stato e di governo.

 

Esso ritiene infatti che l'accordo di bilancio raggiunto dal Consiglio europeo sia inaccettabile. Chiede quindi al Parlamento europeo di respingerlo nella sessione plenaria di aprile e di proporre che le nuove prospettive finanziarie siano negoziate fra il Parlamento europeo e il Consiglio europeo dopo le elezioni europee della primavera 2014 sulla base di un progetto presentato dalla nuova Commissione europea.


Il Movimento europeo ritiene che l'inaccettabile accordo nel Consiglio europeo conferma la necessità e l'urgenza di una riforma in senso federale dell'Unione europea, in particolare con l'eliminazione del diritto di veto.
Il Movimento europeo si attende che Parlamento e Governo italiani condividano questa posizione.

L'iniziativa del Movimento europeo è sostenuta fra gli altri da Giuliano Amato, Romano Prodi, Enrique Baron Crespo, Emma Bonino, Rocco Cangelosi, Daniel Cohn Bendit, Stefan Collignon, Pier Virgilio Dastoli, Monica Frassoni, Sandro Gozi, Antonio Padoa Schioppa, Gianni Pittella, Costantinos Simitis, Barbara Spinelli, Nadia Urbinati.

 

E' possibile scaricare le versioni in lingua inglese, francese e greca della dichiarazione:

icon This budgetary agreement is unacceptable (58.71 kB)

icon Cet accord budgétaire ne doit pas être approuvé (57.33 kB)

icon Quest'accordo di bilancio è inaccettabile_versione greca (53.03 kB)

 

Di seguito, la versione integrale della dichiarazione in italiano:

 

 


Quest'accordo di bilancio è inaccettabile

Il compromesso unanime dei capi di Stato e di governo dei paesi membri sulle prospettive finanziarie pluriennali 2014-2020 non è accettabile. Esso rappresenta l’ennesimo atto della volontà politica del Consiglio europeo di limitare la capacità dell’Unione di offrire ai suoi cittadini dei beni comuni a dimensione europea.

Mentre l’evidenza della crisi mostra che un’Unione federale è necessaria e urgente, i capi di Stato e di governo negano quest’evidenza e si rifiutano di darle gli strumenti indispensabili per rilanciare la crescita, combattere la disoccupazione e la povertà, rafforzare il suo ruolo di attore sulla scena internazionale.

Per la prima volta nella storia dell’Unione, è stata decisa una diminuzione del bilancio in rapporto ai bilanci precedenti (34 miliardi di Euro in meno rispetto alle prospettive finanziarie 2007-2013), bloccando le spese all’1% del PIL dell’Unione per gli impegni e allo 0.95% per i pagamenti con un gap fra gli uni e gli altri che potrebbe condurre a un deficit strutturale.

E’ una vittoria della rinazionalizzazione dell’Europa, voluta dal governo britannico e da molti paesi nordici.

L’azione di questi paesi si è significativamente indirizzata contro la funzione pubblica europea, garanzia di indipendenza e di efficacia delle politiche dell’Unione, con il rischio di indebolire la sua capacità di controllo sulla gestione delle spese a livello nazionale e di moltiplicare il numero già troppo elevato di agenzie che agiscono al di fuori del sistema istituzionale.

Con questa diminuzione inaccettabile, il Consiglio europeo ha contraddetto le sue proposte, quando afferma che il bilancio deve condurre l’Unione al di fuori della crisi e catalizzare la crescita e l’occupazione attraverso l’Europa.

Agendo in questo modo, il Consiglio europeo ha manifestato con arroganza il suo disprezzo verso il Parlamento europeo, cittadella della democrazia sopranazionale che rappresenta la dimensione politica ottimale per garantire la legittimità delle decisioni dell’Unione.

Siamo convinti che i diritti del Parlamento europeo coincidano oggi con i diritti dell’Unione.

Sosteniamo con forza la decisione dei capi dei gruppi politici del Parlamento europeo di non cedere su quattro questioni essenziali: una più grande flessibilità nei voti a maggioranza qualificata; una clausola di revisione vincolante; delle vere risorse proprie (com’è stato stabilito nell’articolo 311 del Trattato di Lisbona: la sola alternativa alla logica, sempre più condivisa, del giusto ritorno); delle politiche comuni rivolte al futuro.

Il Parlamento europeo manifesta così la stessa determinazione che gli ha permesso nel 1977 di contrastare l’arroganza del Consiglio nella fissazione dell’ammontare del Fondo Regionale e l’ambizione che l’ha condotto a respingere il progetto di bilancio per il 1980 aprendo in tal modo la strada al progetto di Trattato dell’Unione europea (“progetto Spinelli”).

Secondo questa logica, chiediamo al Parlamento europeo di non approvare le prospettive finanziarie pluriennali fino a che non sarà trovato un accordo all’altezza delle necessità dell’Unione.

Proponiamo che un nuovo progetto di prospettive finanziarie pluriennali sia sottoposto all’autorità di bilancio dalla Commissione dopo le elezioni europee e che il nuovo Parlamento europeo stabilisca le proprie priorità finanziarie precisando che il loro rispetto sarà una condicio sine qua non per il suo voto di fiducia alla Commissione previsto dall’articolo 17 del Trattato sull’Unione europea.

Il Consiglio dei capi di Stato e di governo, assumendosi la responsabilità di sottrarre ai ministri dell’Unione il potere di decisione sulle prospettive finanziarie, ha agito – sic et simpliciter – in qualità di Consiglio dell’Unione. Riteniamo che, d’ora in poi, i negoziati di bilancio siano effettuati direttamente fra il Consiglio europeo e il Parlamento europeo.

Siamo infine convinti che questo fallimento conferma l’urgenza e la necessità di una riforma dell'Unione, ivi compresa la procedura di bilancio, con l’eliminazione del voto all’unanimità.



Promotori:
Giuliano Amato
Romano Prodi

Enrique Baron Crespo
Emma Bonino
Gianni Bottalico
Rocco Cangelosi
Daniel Cohn Bendit
Stefan Collignon
Pier Virgilio Dastoli
Monica Frassoni
Sandro Gozi
Antonio Padoa Schioppa
Gianni Pittella
Costantinos Simitis
Barbara Spinelli
Nadia Urbinati


Hanno sottoscritto inoltre:
Giacomina Cassina
Joan Colom I Naval
Massimo D’Alema
Susanna Del Rio Villar
Jean-Guy Giraud
Philippe Grosjean
Paolo Guerrieri
Alfonso Iozzo
Alberto Majocchi
Gennaro Migliore
Giovanni Moro
Roberto Musacchio
Roberto Palea
Ignazio Giovanni Patrone
Cesare Pinelli

Anna Rea
Giorgio Ruffolo
Patrizia Sentinelli
Pietro Soldini
Nichi Vendola
Nicos Yannis


Deputati europei e nazionali:
Daniel Cohn Bendit
Emma Bonino
Francesca Ciluffo
Ercolino Duilio
Enrico Farinone
Sandro Gozi
Franco Laratta
Gianni Pittella
Alessandra Siragusa
Ivano Strizzolo
Angelo Zucchi


Hanno aderito:
Aldo Aceto
Luca Alfieri
Gianfranco Algieri
Fabrizio Amato
Angelo Ariemma
Marcello Basilico
Paolo Beni
Matilde Betti
Sergio Bindi
Claudio Bocci
Raffaella Bolini
Luciana Breggia
Giuseppe Brivio
Giuseppe Bronzini
Flavio Brugnoli
Giordana Bruno
Alberto Burgio
Raffaella Calo'
Maria Cristina Canziani
Remo Caponi
Roberto Castaldi
David Cerri
Leonardo Cesaretti
Giuseppe Chirico
Vittorio Cidone
Gigliola Ciummei Corduas
Maria Giuliana Civinini
Vittorio Cogliati Dezza
Pasquale Dante
Antonella Di Florio
Gaetano Dragotto
Antonio Fadda
Massimo Fragola
Annita Garibaldi Jallet

Massimo Gaudina
Alfonso Gianni
Jean-Pierre Gouzy
Piergiorgio Grossi
Alfredo Guardiano
Caterina Interlandi
Franco Ippolito

Guillaume Klossa
François Lafond
Marina Lilli Venturini
Francesco Maisto
Alarico Mariani Marini
Silvano Marseglia
Giuseppe Martinico
Francesco Martone
François Mennerat
Stefano Milia
Franco Mollo
Vito Monetti
Carmelo Occhino
Roberto Orlandi
Guido Orlandini
Mauro Palma
Stefano Palmieri
Nicoletta Parisi
Lucja Paulinska
Marco Piccarolo
Mario Pinzauti
Vincenzo Antonio Poso
Beatrice Rangoni Machiavelli
Roberto Race

Ernesto Ricci
Giuseppe Salmé
Alessandro Serrao
Gianfranco Sottocorno
Nicoletta Teodosi
Stephane Thibault

Jean Tonglet

Robert Toulemon
Nicola Vallinoto

Antonella Valmorbida

Giuseppe Varacalli
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