QUALE DEMOCRAZIA EUROPEA DOPO IL VERTICE ?

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dastoli 2Si pubblicano le prime personali riflessioni del Presidente Pier Virgilio Dastoli sulle conclusioni adottate dal Consiglio europeo straordinario del 17-21 luglio 2020 sul piano per la ripresa e sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) per il periodo 2021-2027.

 

L’alba del 20 luglio non è stata radiosa per l’Europa ma l’accordo raggiunto dai capi di Stato e di governo dei 27 paesi membri dell’UE, dopo novanta ore di negoziati, ha evitato un pericolosissimo “rompete le righe” con effetti dirompenti sul funzionamento del sistema europeo e con spinte  centrifughe nazionali difficilmente ricomponibili nel breve-medio periodo.

Il pericolo è stato evitato perché intorno al ritrovato “direttorio” franco-tedesco si è costituita una alleanza di paesi e di governi che hanno appreso come l’interesse nazionale coincida con l’interesse europeo, perché in questa alleanza si è fatta sentire la voce e hanno contato le proposte del governo spagnolo, perché una parte – ma non tutta – la squadra del governo italiano a livello politico, diplomatico e tecnico con il sostegno costante del Quirinale ha scelto senza riserve la strada di questa nuova alleanza, perché questa alleanza inizialmente minoritaria è stata in grado di riunire intorno a sé il consenso della maggioranza riluttante dei paesi membri mettendo in minoranza i cosiddetti governi “frugali”.

Il pericolo è stato evitato perché in tutti i paesi europei – o meglio in tutti i governi europei – continua a prevalere un mutamento culturale prima che politico secondo cui la soluzione dei problemi europei debba essere ricercata in primo luogo nella dimensione europea prima che in quelle nazionali rafforzando il patrimonio delle realizzazioni comunitarie (acquis communautaire) ed  è prevalso ancor di più un orientamento maturato dopo il Brexit secondo cui la dimensione ottimale è quella dei 27 e non quella dell’eurozona a 19.

La conseguenza di quest’orientamento è la rinuncia all’idea di un bilancio autonomo dell’eurozona e, più in generale, l’uso limitatissimo delle cooperazione rafforzate e l’avvio della cooperazione strutturata per la difesa europea che ha coinvolto venticinque paesi membri svuotandola delle sue capacità dinamiche.

Contrariamente a quel che afferma il leader della Lega Matteo Salvini – e, con meno virulenza, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni – secondo cui l’accordo è una “colossale fregatura” perché dietro le 68 pagine delle conclusioni del Consiglio europeo si nasconderebbe la trojka e il commissariamento dell’Italia, l’attribuzione delle risorse ai paesi in difficoltà siano esse attraverso sovvenzioni (grants) o prestiti (loans) non è condizionato alla sostenibilità delle finanze interne ma al rispetto delle priorità fissate dalla Commissione nelle “comunicazioni” del 27 maggio: transizione ecologica, digitalizzazione e resilienza del sistema economico ivi compresa l’efficienza del sistema sanitario.

Al rispetto di queste priorità si accompagna la difesa degli interessi finanziari dell’Unione per evitare il rischio di frodi o dell’uso dei fondi europei da parte della criminalità organizzata.

Fin qui arriva il panorama europeo dopo l’accordo all’alba del 20 luglio se vogliamo trarne le conseguenze politiche sul piano della tenuta del sistema europeo rinnovato nel 2009 con il Trattato di Lisbona e sottoposto al drammatico stress-test della pandemia da COVID-19.

Vale tuttavia la pena di riflettere su altri aspetti politici ed istituzionali legati al percorso che ha portato all’accordo e alle modalità con cui esso sarà messo in opera nei tre steps  proposti dalla Commissione: fino al 2024 per l’uso delle risorse eccezionali del piano di rilancio, fino al 2027 per la conclusione del Quadro Finanziario Pluriennale e dal 2028 al 2058 al più tardi per il rimborso dei prestiti derivanti dalle risorse raccolte dalla Commissione sui mercati dei capitali internazionali. Sottoponiamo a chi ci legge questa riflessione e lasciando alla lettura dei documenti ufficiali l’analisi dei dettagli finanziari dell’accordo.

PIER VIRGILIO DASTOLI     

 


Pubblichiamo una interessante analisi preliminare delle cifre relative al Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e al Piano di ripresa contenute nelle conclusioni del Consiglio europeo del 21 luglio 2020.
Il documento è a cura del Segretariato della Commissione BUDG (Bilanci) del Parlamento europeo:

European Council conclusions of 21 July 2020 - Preliminary analysis of figures