SOTEU 2020: COMMENTO DELL'ON. SANDRO GOZI

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S. Gozi2PER UN'EUROPA DOVE L'UMANO VIENE PRIMA DELLA POLITICA

Su uno dei tavoli del mio vecchio ufficio a Roma, avevo messo un giubbotto di salvataggio, arancione, logoro, con delle scritte fatte a mano. Era stata usata da Guul Isha, una donna somala, perseguitata politica salvata grazie al lavoro della marina italiana e di Medici Senza Frontiere. Su questo giubbotto, si trovavano alcune scritte: i numeri di telefono delle persone da chiamare in caso di pericolo... e una poesia, un inno alla vita e alla speranza. Ogni volta che un visitatore entrava nel mio ufficio, questo gilet era la prima cosa che vedeva.

Questa è l'Europa che vogliamo: l'Europa dove l'essere umano viene prima della politica. Questo è anche l'approccio adottato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Nel suo discorso sullo Stato dell'Unione del 17 settembre, una frase ha attirato la mia attenzione: "Salvare vite in mare non è un'opzione". Questa frase può segnare una nuova era nella nostra politica migratoria europea. Una politica più umana, più solidale.

Attualmente, ci stiamo rendendo conto degli errori del passato: la disperazione dei paesi costieri di fronte all'afflusso di richiedenti asilo, la difficile e pericolosa traversata del Mediterraneo da parte di questi ultimi, la mancanza di una risposta comune a questa crisi umanitaria... L'Europa si avvia oggi a riconquistare il suo titolo di terra d'asilo. Questo è l'obiettivo del “Patto europeo sulla migrazione e l’asilo", presentato questa settimana a Bruxelles.

Il Patto si basa su un trittico: procedure più efficaci, responsabilità condivise e solidarietà più equa tra i Paesi membri e una maggiore cooperazione con i Paesi terzi. Esso non rappresenta il superamento Regolamento Dublino, tuttavia può renderlo più intelligente. Rimangono, in ogni caso, delle questioni aperte. Spetta a noi esaminare ogni singola proposta al fine di assicurarne la perfetta trasposizione legislativa. La cautela è la madre della sicurezza, e il diavolo è nei dettagli.

Come ha sottolineato la mia collega Fabienne Keller, relatrice del Parlamento europeo su questa riforma, non raggiungeremo un accordo sparando a zero alla Commissione. Questo Patto sembra essere una base per condurre ad una politica concreta, in linea con le nostre esigenze e le nostre realtà sul campo. Alla luce delle mie esperienze, possiamo e dobbiamo fare la differenza sui punti chiave.

Guardiamo indietro a ciò che ha funzionato! L'Accordo di Malta del settembre 2019, interrotto a causa della crisi sanitaria, prevedeva una ridistribuzione automatica delle persone salvate in mare. Per alcune settimane, questo accordo ha mostrato la strada giusta: dobbiamo approfondire questa soluzione. Non abbassiamo le ambizioni con i Paesi di origine e rafforziamo il dialogo con coloro che non cooperano pienamente sulle questioni migratorie. Colleghiamo in maniera più efficace i fondi UE per lo sviluppo e la politica dei visti alle responsabilità condivise dei paesi di origine, in particolare per quanto riguarda la questione del rimpatrio obbligatorio.

Incoraggiamo anche il rimpatrio volontario. L'Unione Europea dovrebbe offrire al migrante respinto l'opportunità di tornare nel suo paese d'origine con un aiuto finanziario per avviare un nuovo progetto professionale. Esistono già buone pratiche a cui ci dovremmo ispirare.

Infine, riassumiamoci il controllo delle migrazioni economiche con nuove vie legali e rafforziamo la gestione delle frontiere esterne con il rapido dispiegamento del Corpo europeo delle guardie di frontiera - una misura che accolgo con favore, soprattutto perché è stata una delle principali priorità della Presidenza italiana dell'UE nel 2014.

Alcuni Paesi, come l'Ungheria, la Repubblica Ceca e l'Austria hanno già espresso la loro opposizione. Conosco bene le loro argomentazioni, lontane dallo spirito e dalla lettera dei trattati: il principio di solidarietà non è un'opzione, è un principio fondamentale e vincolante per tutti.

A causa dell'egoismo di alcuni e della miopia di molti durante la crisi, il Mediterraneo è diventato un cimitero dei valori europei. Facciamo oggi in modo che diventi il luogo del nostro Rinascimento.

Sta a noi essere umani, sta a noi essere europei.