Newsletter 20 Marzo/2023 - L'EDITORIALE

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L’Unione europea tra innovazione e regressione

Nelle ultime settimane la stampa e i media italiani hanno dato ampio spazio ad importanti decisioni o proposte dell’Unione europea su questioni destinate ad incidere profondamente sulla vita delle nostre società.

Queste proposte e queste decisioni mettono in evidenza innanzitutto due aspetti di metodo ed un aspetto di sostanza su cui vale la pena di attirare l’attenzione delle nostre lettrici e dei nostri lettori.

Le decisioni riguardano innanzi tutto l’obiettivo di un’Unione europea con un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale e cioè la riduzione delle emissioni di carbonio del 55% entro il 2030 per raggiungere la neutralità entro il 2050.

L’attenzione della stampa e delle forze politiche si è concentrata sulle cosiddette “auto elettriche” e sulla “case green” su cui si è espresso favorevolmente a maggioranza il Parlamento europeo in vista di un’ultima fase negoziale con il Consiglio e cioè con i governi nazionali.

Poiché si tratta di direttive e cioè di atti normativi che dovranno poi essere tradotti in leggi nazionali, la legislazione europea deve essere votata dal Parlamento europeo e dal Consiglio richiedendo dunque il doppio consenso dei rappresentanti dei cittadini e degli Stati.

Non “ce lo chiede l’Europa” come recita spesso un insulso ritornello, né degli strani burocrati chiusi nei loro uffici a Bruxelles come ha detto sbadatamente l’ex-commissario europeo e ora ministro degli esteri Antonio Tajani.

Si tratta di decisioni necessarie ed urgenti – poiché mancano meno di otto anni alla fine del 2030 per essere coerenti con l’obiettivo della sostenibilità ambientale – fondate su un lungo negoziato in cui hanno potuto esprimersi anche i “portatori di interesse” e su cui si esprimeranno anche i parlamenti nazionali a condizione che siano rispettate le regole comuni stabilite dalle direttive ed i termini di tempo imperativi per la loro entrata in vigore.

Sulle “case green” – che pesano per il 24% sulle emissioni di carbonio – l’accordo fra Parlamento europeo e Consiglio è in dirittura d’arrivo dopo il recente voto dell’assemblea con rilevanti eccezioni e deroghe per gli edifici di valore storico e patrimoniale, flessibilità nella definizione delle classi di immobili e richieste alla Commissione di prevedere incentivi finanziari.

L’efficienza energetica degli edifici “a norma” avrà come conseguenza un risparmio di energia, la riduzione delle bollette ed un ambiente urbano più sano.

Sulle cosiddette “auto elettriche” – che pesano per il 10% sulle emissioni di carbonio - al voto a maggioranza del Parlamento europeo è seguita una temporanea sospensione dell’accordo fra i rappresentanti permanenti (e cioè gli ambasciatori) dovuta alla richiesta di una modifica della proposta di direttiva da parte tedesca il cui voto è determinante per il raggiungimento della maggioranza qualificata nel Consiglio ma non per il “veto” polacco e bulgaro a cui si è associata l’Italia perché questi tre paesi non costituiscono una “minoranza di blocco”.

La Germania ha chiesto e ottenuto delle eccezioni per le automobili che useranno l’“E-Fuel” e cioè additivi che riducono le emissioni nocive quasi a zero facendo decadere la sua opposizione e lasciando quindi in minoranza la Polonia, la Bulgaria e l’Italia la cui colpa è quella di non aver investito in tempo utile in motori alternativi alla benzina e al diesel.    

Fin qui l’Unione europea che innova in una logica di continuità con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile e a trattato costante in una logica di gradualismo a cui vale la pena di aggiungere

Fin qui l’Unione europea che innova come è avvenuto per far fronte alle conseguenze disastrose della pandemia dopo aver imparato la lezione degli effetti negativi delle politiche di austerità che erano apparse necessarie al tempo della crisi finanziaria esplosa all’inizio del secondo decennio del secolo e con decisioni possibili perché fondate su competenze che la stessa Unione europea condivide con gli Stati membri.

A fronte dell’Unione europea che innova dobbiamo denunciare invece l’Unione europea o meglio gli Stati membri che regrediscono dove le competenze dell’Unione europea sono flebili o praticamente inesistenti come avviene da quasi dieci anni nelle politiche migratorie e di asilo.

La regressione è quella di chi ritiene che la soluzione all’aumento dei flussi migratori sia quella di abbandonare la via dell’accoglienza e dell’ospitalità per percorrere la via alternativa delle riammissioni nei paesi di origine o dei respingimenti considerandolo come l’unico modo di rispondere al cosiddetto pull factor e cioè al fattore di attrazione che, nella logica perversa di chi lo propone, sarebbe provocato dalle organizzazioni non governative che conducono operazioni di ricerca e soccorso in mare e che devono essere quindi ostacolate in queste attività di salvataggio.

Il cosiddetto pull factor è l’opposto del push factor e cioè il fattore di spinta che riguarda la povertà economica e sociale, la disoccupazione e, soprattutto, la fame e i disastri ambientali insieme alle guerre e alle persecuzioni.

Per combattere la regressione il Movimento europeo ha lanciato un appello alle istituzioni europee e internazionali con l’obiettivo di avviare una nuova politica europea in materia migratoria e di asilo.  

Bruxelles, 20 marzo 2023

coccodrillo