Newsletter 17 Maggio/2021 - ULTIME DA BRUXELLES

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Le proiezioni economiche di primavera

Lo scorso 12 maggio, la Commissione europea ha pubblicato “le previsioni economiche di primavera 2021”, un documento molto importante che si affianca al più ampio e dettagliato sistema di monitoraggio e controllo della governance europea.

Questo sistema è in uso dal 2011 subito dopo la crisi dei debiti pubblici per un maggior coordinamento delle politiche economiche dell’Unione europea.

Scopo di questo articolato meccanismo è quello di garantire la convergenza e la stabilità delle politiche macroeconomiche tra Stati membri europei fortemente integrati tra loro.

Fino al 2010 infatti il coordinamento avveniva in modo volontario. Il semestre europeo introdotto nel 2011 è stato quindi il primo passo verso un coordinamento delle politiche macroeconomiche nazionali a livello UE, attraverso l’allineamento ad obiettivi comuni europei di obiettivi nazionali di bilancio, crescita ed occupazione. 

Con le previsioni di primavera (solitamente pubblicate a maggio) e quelle d’inverno (pubblicate in autunno) la Commissione indica – sulla base di dati economico-sociali forniti anche dagli stessi Stati membri nei loro Piani nazionali – il possibile andamento di crescita dell’Unione europea e dei singoli Stati che la compongono. Si tratta quindi di importanti previsioni di riferimento nell’attuazione delle politiche nazionali da parte dei singoli paesi europei.

Le previsioni di primavera si basano su una serie di ipotesi economiche e sociali (per es. riguardanti i tassi di cambio, i costi di materie prime, ecc.) e di dati - o di ipotesi semplificate degli stessi - disponibili al 30 aprile 2021, che si ipotizzano costanti nel corso della previsione.

Tra i punti essenziali presi in esame vi sono la situazione sanitaria, la ripresa dei vari settori economici, l’inflazione, il mercato del lavoro, la situazione del PIL rispetto al debito pubblico.

In linea generale, la situazione sanitaria, grazie alla diffusa campagna vaccinale tutt’ora in corso appare in netto miglioramento. Questo miglioramento, reso possibile grazie ad interventi a livello europeo (Sure e politica di acquisto dei titoli pubblici da parte della BCE a cui farà seguito il NGEU) ed interventi nazionali, permetterà di riaprire settori economici fortemente penalizzati dalle misure restrittive di contrasto alla pandemia, particolarmente evidenti in alcuni settori quali turismo e cultura, con effetti benefici sulla ripresa economica già a partire dal secondo semestre 2021 e per tutto il 2022. 

Non si possono però escludere battute di arresto per ulteriori restrizioni dovute a varianti del virus.

Si prevede quindi, grazie a questa ripresa, un miglioramento del PIL già a partire dal secondo semestre 2021 rispetto al valore registrato nel 2020 con un +4.0% nel 2022.

L’aumento degli investimenti ‘buoni’ produttivi, possibili grazie alle risorse europee e nazionali messe a disposizione e alle riforme strategiche da attuare, favorirà un effetto benefico sul PIL, migliorando quindi il rapporto PIL/debito pubblico fino ad uno stimato possibile +3,5%, valore più alto registrato dal 2010. 

Conseguentemente e in questo contesto, anche i consumi dovrebbero riprendere, incidendo sulla parte di risparmio delle famiglie non utilizzato e in deposito. 

L’inflazione aumenterà sensibilmente nel 2021, ed in modo più contenuto nel 2022, a causa di diversi fattori, tra i quali l’aumento del costo dei prodotti energetici, un diverso paniere dei consumi e possibili interventi fiscali.

L’occupazione dovrebbe tornare a crescere dal 2022, anche se non in modo tale da diminuire consistentemente il tasso di disoccupazione europea che dovrebbe attestarsi intorno al 7%.

Tutto ciò sarà influenzato da fattori esterni all’Unione europea. Tra i fattori positivi si prevede una conferma della ripresa economica della Cina e un rilancio dell’economia degli USA in chiave ambientale ed investendo sulle infrastrutture grazie al consistente piano di aiuti proposto dal Presidente Biden.

Tra i fattori negativi si prevedono l’impossibilità di molti paesi di accesso ai vaccini, che potrebbe favorire l’insorgere di nuove varianti, e tensioni geopolitiche a livello mondiale, che potrebbero penalizzare il commercio internazionale, in particolare l’approvvigionamento di materie prime strategiche da parte dell’Unione europea, anche se si prevede una ripresa consistente del commercio internazionale e delle esportazioni dell’UE.

Una previsione macroeconomica, quindi, tutto sommato positiva anche se indubbiamente soggetta a fattori non prevedibili e sicuramente legata al forte e determinato impegno di tutti gli Stati europei ad attuare quelle riforme e quei piani di rilancio economico-sociale indicati nei vari PNRR.

Va sottolineato infatti che gli interventi previsti dai singoli Stati sono indispensabili non solo per meri fini economici, ma anche e soprattutto per la ricostruzione di quel precario clima di fiducia reciproca, che si sta con grandi difficoltà cercando di ripristinare in Europa tra i diversi Stati, un clima indispensabile per poter guardare ad un futuro migliore sia dell’Unione europea e sia di ogni suo Stato.

È necessario dunque collaborare, mettendo da parte visioni di parte e/o propagandistiche a favore di un interesse nazionale ed europeo superiore.

Le misure in risposta alla crisi del 2008 furono essenzialmente di rigore e di austerità e non hanno avuto effetti positivi in termini di crescita economica. Hanno anzi pesantemente contribuito a bloccare la crescita ed innescare una forte sfiducia nelle istituzioni europee, allontanando i cittadini europei da quel progetto comune che aveva visto molti di loro fiduciosi o entusiasti.

Le misure introdotte per contrastare gli effetti negativi della pandemia, invece, hanno come obiettivo di rimettere il cittadino europeo al centro dell’attenzione attraverso la realizzazione di una crescita sostenibile ed inclusiva.

Il momento è delicato. Il livello di integrazione del mercato unico e l’assetto economico a livello globale non danno molte alternative. È importante quindi che tutti dichiarino ma che siano anche pronti a collaborare, tenendo ben presente quale è l’obiettivo comune per realizzare un’Europa più unita e coesa, in grado di avere un ruolo a livello internazionale attraverso alleanze con paesi con cui si condividono gli stessi principi e valori.

Le troppe divisioni interne, sia all’interno di singoli Stati che tra Stati europei, sono in realtà la vera e più pericolosa mina esplosiva in grado di distruggere un progetto e un processo di integrazione a cui si lavora da decenni e ormai difficilmente abbandonabile. Non resta dunque che unire le forze per un suo reale e comune miglioramento.

Anna Maria Villa