Newsletter 30 Maggio/2022 - L'EDITORIALE

Stampa
Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

 

L’Unione europea fra integrazione o disgregazione, fra federazione e confederazione

L’Europa – diceva Jean Monnet, intendendo l’integrazione europea – sarà forgiata nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni adottate per quelle crisi”.

Contrariamente al metodo del gradualismo istituzionale che ha ben funzionato per la CECA o quando l’obiettivo era la realizzazione del mercato unico con il Trattato di Roma, non è stato sempre così e la storia dell’integrazione europea è stata costellata dal 1950 ad oggi da talune accelerazioni ma anche da forti rallentamenti o talora da momenti di paralisi che hanno fatto temere per la disgregazione di tutto quel che era stato faticosamente costruito.

Dal punto di vista dell’obiettivo del passaggio dalle Comunità e, dopo il 1993, dall’Unione europea alla federazione non ha funzionato ancor di più il cosiddetto “piano inclinato” 

I risultati del dibattito sul futuro dell’Europa nella Conferenza immaginata da Emmanuel Macron nella “lettera agli europei” del 4 marzo 2019 - partita il 9 maggio 2021 con un anno di ritardo per i contrasti fra i governi e il Parlamento europeo e chiusa frettolosamente il 9 maggio 2022 in piena guerra alle porte dell’Unione europea – sono andati nel senso della volontà di “cambiare rotta all’Unione europea”.

I rischi di una disgregazione dell’integrazione tornano tuttavia ad apparire per i disaccordi fra gli Stati e per il pericolo di mettere in discussione i valori su cui si fonda l’Unione europea.

Proviamo a sintetizzarli uno dopo l’altro:

Non c’è molto tempo per sciogliere i nodi delle crisi ma sui tavoli delle istituzioni mancano ancora i contenuti del progetto e il metodo per realizzarlo. Come è avvenuto per la lotta alla pandemia le risposte alle emergenze a cominciare dall’energia e dalla crisi alimentare possono essere date usando strumenti eccezionali e temporanei attribuendo alla Commissione europea poteri esecutivi a nome dell’Unione europea sotto il controllo del Consiglio e del Parlamento europeo ma il rispetto  della democrazia richiede di uscire dall’emergenza e la sola prospettiva seria e pragmatica appare l’apertura di una fase costituente dopo le elezioni europee nella primavera del 2024.

Serve per questo una mobilitazione dell’opinione pubblica europea da Lisbona a Varsavia, da Tallinn a Nicosia per evitare la disgregazione dell’Unione europea chiedendo il passaggio dall’attuale sistema inefficacemente ibrido fra dimensione comunitaria e dimensione confederale alla federazione di Ventotene, senza la scorciatoia di parziali e precarie unioni intergovernative nell’energia e nella difesa.

coccodrillo