Newsletter 20 Marzo/2023

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CARE LETTRICI E CARI LETTORI

La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee del maggio 2024.

Il Movimento europeo Italia seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre 2022 anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.

Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:

Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

- La settimana del Movimento europeo

- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza

- Attiriamo la vostra attenzione

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 


 L'EDITORIALE

L’Unione europea tra innovazione e regressione

Nelle ultime settimane la stampa e i media italiani hanno dato ampio spazio ad importanti decisioni o proposte dell’Unione europea su questioni destinate ad incidere profondamente sulla vita delle nostre società.

Queste proposte e queste decisioni mettono in evidenza innanzitutto due aspetti di metodo ed un aspetto di sostanza su cui vale la pena di attirare l’attenzione delle nostre lettrici e dei nostri lettori.

Le decisioni riguardano innanzi tutto l’obiettivo di un’Unione europea con un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale e cioè la riduzione delle emissioni di carbonio del 55% entro il 2030 per raggiungere la neutralità entro il 2050.

L’attenzione della stampa e delle forze politiche si è concentrata sulle cosiddette “auto elettriche” e sulla “case green” su cui si è espresso favorevolmente a maggioranza il Parlamento europeo in vista di un’ultima fase negoziale con il Consiglio e cioè con i governi nazionali.

Poiché si tratta di direttive e cioè di atti normativi che dovranno poi essere tradotti in leggi nazionali, la legislazione europea deve essere votata dal Parlamento europeo e dal Consiglio richiedendo dunque il doppio consenso dei rappresentanti dei cittadini e degli Stati.

Non “ce lo chiede l’Europa” come recita spesso un insulso ritornello, né degli strani burocrati chiusi nei loro uffici a Bruxelles come ha detto sbadatamente l’ex-commissario europeo e ora ministro degli esteri Antonio Tajani.

Si tratta di decisioni necessarie ed urgenti – poiché mancano meno di otto anni alla fine del 2030 per essere coerenti con l’obiettivo della sostenibilità ambientale – fondate su un lungo negoziato in cui hanno potuto esprimersi anche i “portatori di interesse” e su cui si esprimeranno anche i parlamenti nazionali a condizione che siano rispettate le regole comuni stabilite dalle direttive ed i termini di tempo imperativi per la loro entrata in vigore.

Sulle “case green” – che pesano per il 24% sulle emissioni di carbonio – l’accordo fra Parlamento europeo e Consiglio è in dirittura d’arrivo dopo il recente voto dell’assemblea con rilevanti eccezioni e deroghe per gli edifici di valore storico e patrimoniale, flessibilità nella definizione delle classi di immobili e richieste alla Commissione di prevedere incentivi finanziari.

L’efficienza energetica degli edifici “a norma” avrà come conseguenza un risparmio di energia, la riduzione delle bollette ed un ambiente urbano più sano.

Sulle cosiddette “auto elettriche” – che pesano per il 10% sulle emissioni di carbonio - al voto a maggioranza del Parlamento europeo è seguita una temporanea sospensione dell’accordo fra i rappresentanti permanenti (e cioè gli ambasciatori) dovuta alla richiesta di una modifica della proposta di direttiva da parte tedesca il cui voto è determinante per il raggiungimento della maggioranza qualificata nel Consiglio ma non per il “veto” polacco e bulgaro a cui si è associata l’Italia perché questi tre paesi non costituiscono una “minoranza di blocco”.

La Germania ha chiesto e ottenuto delle eccezioni per le automobili che useranno l’“E-Fuel” e cioè additivi che riducono le emissioni nocive quasi a zero facendo decadere la sua opposizione e lasciando quindi in minoranza la Polonia, la Bulgaria e l’Italia la cui colpa è quella di non aver investito in tempo utile in motori alternativi alla benzina e al diesel.    

Fin qui l’Unione europea che innova in una logica di continuità con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile e a trattato costante in una logica di gradualismo a cui vale la pena di aggiungere

Fin qui l’Unione europea che innova come è avvenuto per far fronte alle conseguenze disastrose della pandemia dopo aver imparato la lezione degli effetti negativi delle politiche di austerità che erano apparse necessarie al tempo della crisi finanziaria esplosa all’inizio del secondo decennio del secolo e con decisioni possibili perché fondate su competenze che la stessa Unione europea condivide con gli Stati membri.

A fronte dell’Unione europea che innova dobbiamo denunciare invece l’Unione europea o meglio gli Stati membri che regrediscono dove le competenze dell’Unione europea sono flebili o praticamente inesistenti come avviene da quasi dieci anni nelle politiche migratorie e di asilo.

La regressione è quella di chi ritiene che la soluzione all’aumento dei flussi migratori sia quella di abbandonare la via dell’accoglienza e dell’ospitalità per percorrere la via alternativa delle riammissioni nei paesi di origine o dei respingimenti considerandolo come l’unico modo di rispondere al cosiddetto pull factor e cioè al fattore di attrazione che, nella logica perversa di chi lo propone, sarebbe provocato dalle organizzazioni non governative che conducono operazioni di ricerca e soccorso in mare e che devono essere quindi ostacolate in queste attività di salvataggio.

Il cosiddetto pull factor è l’opposto del push factor e cioè il fattore di spinta che riguarda la povertà economica e sociale, la disoccupazione e, soprattutto, la fame e i disastri ambientali insieme alle guerre e alle persecuzioni.

Per combattere la regressione il Movimento europeo ha lanciato un appello alle istituzioni europee e internazionali con l’obiettivo di avviare una nuova politica europea in materia migratoria e di asilo.  

Bruxelles, 20 marzo 2023

coccodrillo

 

 

 

 


PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO

 SUL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE, DEI VALORI DELL’UNIONE E DEI DIRITTI FONDAMENTALI
CON CARATTERE DI URGENZA

Noi cittadine e cittadini dell’Unione europea, associazioni, persone fisiche di paesi terzi residenti nell’Unione europea

Riteniamo che il Parlamento europeo debba respingere  le conclusioni del Consiglio europeo - usando tutti gli strumenti istituzionali di cui l’assemblea dispone - in particolare il paragrafo 23.e in cui si afferma:

chiede alla Commissione europea di mobilitare immediatamente ingenti fondi e mezzi dell’Unione europea per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle capacità e delle infrastrutture di protezione delle frontiere, dei mezzi di sorveglianza – compresa la sorveglianza aerea – e delle attrezzature. In tale contesto, il Consiglio europeo invita la Commissione a mettere a punto rapidamente la strategia di gestione europea integrata delle frontiere”.

Chiediamo di sapere – in quanto movimento di cittadine, cittadini e persone contribuenti – se saranno esclusi finanziamenti per la costruzione di muri e fili spinati, su quale linea di bilancio saranno prelevati questi fondi, se sarà necessario un bilancio suppletivo e rettificativo su cui l’assemblea avrà l’ultima parola, come si verificherà la pertinenza e la necessità delle spese effettuate, poiché tali ingenti fondi dovrebbero essere prelevati dal bilancio dell’Unione europea, che è finanziato dalle cittadine e dai cittadini europei nonché da tutte le persone che risiedono nell’Unione europea.

Roma, 28 febbraio 2023

 

Vedi la lista completa degli attuali firmatari

 

Il 28 febbraio la Petizione è stata presentata al Parlamento europeo con il sostegno dei Movimenti europei di Italia, Francia, Polonia e Spagna, di Emergency, Eumans, Medel, la rete The Last20, Concord Italia, Legambiente e Open Arms e con il sostegno di mille cittadine e cittadini europei e oltre cento soggetti collettivi.

In data 2 marzo, una analoga Petizione è stata presentata anche alla Camera dei Deputati.

 

LA PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E' ANCORA APERTA AD EVENTUALI SOTTOSCRIZIONI FINO AL 20 MARZO

INVIANDO UN’EMAIL ALL'INDIRIZZO  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

o direttamente su CHANGE.ORG

 

 


LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO

 

21 marzo

 

22 marzo

 

23 marzo

 

24 marzo

 

 

 


IN EVIDENZA

VI SEGNALIAMO

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 


ATTIRIAMO LA VOSTRA ATTENZIONE

Nel corso della sua riunione del 13 marzo, il Consiglio di Presidenza del Movimento europeo in Italia ha adottato la seguente dichiarazione in tema di politiche migratorie a seguito dell'ultimo, ennesimo, tragico naufragio avvenuto nel Mediterraneo.

 

PER UNA NUOVA POLITICA MIGRATORIA EUROPEA

Altre vittime ci sono state durante questo week end nel Mediterraneo su un barcone anzi un gommone con 47 persone – donne, bambini e uomini – che si è rovesciato nelle acque di un mare forza 6 trascinando fra le onde il suo carico di umanità: secondo il gelido calcolo dei soccorritori diciassette persone sono state tratte in salvo ma trenta migranti sono dispersi e forse non si troveranno mai.

Di fronte a queste nuove morti con una confusa attribuzione delle responsabilità o accuse reciproche ci troviamo di fronte ad una ripetitiva e grottesca rappresentazione che non cambia la realtà di una situazione che si perpetua da oltre un decennio e che ha sepolto in quella tomba - che gli arabi chiamano Mar Bianco di Mezzo - decine di migliaia di persone.

Si tratta tuttavia di una minoranza di tutti coloro che hanno lasciato la vita e la speranza di una vita dignitosa nel deserto che separa l’Africa sub-sahariana dai paesi che si affacciano su quel mare, nelle carceri della Libia, nei campi di concentramento in Grecia, in Marocco e in Turchia e nelle impervie rotte terrestri della via dei Balcani.

A questo quadro drammatico si aggiunge ora la decisione della Commissione europea di fornire nuovi mezzi alla Guardia Costiera libica rafforzando così le sue capacità di riportare chi fugge dal terrore e dalle torture in un paese in cui sono noti i trattamenti disumani subiti dai migranti che provengono dall’Africa sub-sahariana.

Questa  decisione sarà per noi inaccettabile almeno fino a quando non sarà possibile creare in Libia dei centri - sotto il controllo dell’UNHCR e dell’OIM - per esaminare le richieste di asilo o l’inserimento in flussi legali o i rimpatri assistiti nei paesi di origine laddove saranno praticabili accordi bilaterali sostenendo nello stesso tempo il rappresentante delle Nazioni Unite nella promozione del processo di stabilizzazione assistito da un gruppo di contatto con una iniziativa del Consiglio di Sicurezza osteggiata dalla Russia.

Se i capi di Stato o di governo dell’Unione europea o i loro ministri degli interni chiamati a gestire operazioni di polizia studiassero la geografia che circonda il Mare Bianco di Mezzo si renderebbero conto della assurdità di una politica migratoria come è stata definita nel Consiglio europeo del 9 febbraio 2023 che si chiude e si limita:

Andando al di là dei principi della accoglienza e della ospitalità nel rispetto delle convenzioni internazionali, della Carta dei diritti fondamentali e della CEDU, si tratta di definire una nuova politica migratoria europea.

Essa deve coinvolgere nella misura del possibile i paesi di origine dei migranti e dei richiedenti asilo e facilitare il consenso delle opinioni pubbliche in particolare delle giovani generazioni contribuendo alla lotta contro le strumentalizzazioni e alle infondate paure ancestrali dei movimenti secolari di popolazioni.

Le istituzioni europee dovrebbero chiedere ad Eurostat un rapporto dettagliato

Le istituzioni europee dovrebbero chiedete al Servizio Europeo per l’Azione Esterna un rapporto dettagliato

Sulla base di questi due rapporti e sapendo che i flussi migratori sono un fenomeno permanente mondiale e non solo continentale, le istituzioni europee dovrebbero a nostro avviso promuovere insieme alle Nazioni Unite, all’UNHCR e all’OIM entro la fine dell’anno e sotto presidenza spagnola una conferenza europea su una nuova strategia per le politiche migratorie che sia fondata sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile e sul Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare.

Essa dovrebbe essere organizzata secondo il modello della democrazia partecipativa adottato dalla Conferenza sul futuro dell’Europa e dunque con la presenza attiva delle organizzazioni che lavorano nei paesi di origine partendo dall’impegno che il Patto mondiale sia adottato da tutti i paesi dell’Ue e quindi anche da Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria che non parteciparono nel 2018 alla Conferenza di Marrakech e che si astennero o votarono contro il Patto Mondiale nella Assemblea delle Nazioni Unite del 19 dicembre 2018.

A conclusione della Conferenza dovrebbero essere a nostro avviso adottati

Roma, 14 marzo 2023

  

VERSIONE IN INGLESE

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