Newsletter n.13/2020 - Per una Costituzione europea su base federale

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Da un anno a questa parte (dopo la caduta della CED nell’agosto 1954, n.d.r.) Monnet ed io stiamo tirando la carretta, come due somari, cocciuti. Lui nella speranza di ottenere dai governi una nuova iniziativa, io nella speranza di ottenere dai movimenti un nuovo slancio. Speranza? È dir troppo. Entrambi convinti in fondo che la situazione mondiale e quella interna dell’Europa non offrono più possibilità ragionevoli di unificazione europea; entrambi pieni di disprezzo per i nostri contemporanei; entrambi convinti che se avessimo il potere potremmo fare grandi cose. Entrambi con disperata prosaicità decisi a non mollare, perché entrambi convinti che, se teniamo duro, i fatti si piegheranno e si adatteranno alla nostra volontà; entrambi circondati da ironico scetticismo, persino tra noi due, poiché in realtà Monnet è scettico su quel che voglio io e io circa quel che vuole lui; ma entrambi convinti che, per una sorta di simpatia reciproca che va al di là del giudizio politico, dobbiamo aiutarci. Eppure, vinceremo noi”.

Così scrisse Altiero Spinelli nel suo diario il 21 giugno 1955 tre settimane dopo la Conferenza di Messina/Taormina da cui scaturirono i Trattati di Roma del 25 marzo 1957.

Su quei trattati sia Jean Monnet che Altiero Spinelli commisero un errore di valutazione.

Jean Monnet ritenne che il Trattato - destinato a dare una svolta al processo di integrazione europea verso la realizzazione della “finalità federale” che egli aveva inserito di suo pugno nella Dichiarazione Schuman sostituendola alla parola “sopranazionalità” – era quello dell’energia atomica civile (EURATOM) e non quello sulla realizzazione del mercato comune (CEE).

Altiero Spinelli trattò con disprezzo i due trattati di Roma scrivendo che si trattava di una “beffa” (“La beffa del mercato comune”) e sostenendo che l’integrazione economica non avrebbe portato automaticamente e volontariamente all’unità politica dell’Europa.

Abbiamo poi appreso dalla storia successiva dell’integrazione europea che i trattati di Roma e il metodo dell’ingranaggio (come lo definì Jacques Delors) hanno prodotto leggi, politiche, risorse e iniziative comuni creando quello che i giuristi hanno definito l’acquis communautaire (il patrimonio delle realizzazioni comunitarie).

Lo stesso Spinelli riconobbe, nella sua lettera del Coccodrillo ai membri del Parlamento europeo (ottobre 1980), che questo patrimonio aveva generato una vera mutazione europea nella coscienza politica di un numero crescente di Europei obbligando i leader europei  a cercare costantemente una soluzione europea a problemi europei.

Aveva però ragione Spinelli quando avvertiva che né il mercato comune nel 1957,  né l’elezione diretta del Parlamento europeo nel 1979, né la moneta unica che fu poi introdotta nel 2002 avrebbero generato automaticamente e volontariamente l’unità politica dell’Europa e che le sfide degli anni ’80 – impreviste e imprevedibili nel 1957 – avrebbero riaperto la questione di  un sistema europeo capace di affrontarle con successo e diverso da quello concepito con i trattati di Roma.

Le sfide su cui ragionava Spinelli nel 1980 - e davanti alle quali il Parlamento europeo decise di proporre nel 1984 un nuovo Trattato assumendo con dignità e determinazione un ruolo che potremmo definire costituente – sono rimaste in buona parte senza risposta e la globalizzazione planetaria ne ha aggiunte altre ancora più devastanti, come la crisi finanziaria del 2007-2008 ed ora la pandemia del coronavirus del 2020.

Di fronte all’atto di dignità e alla determinazione del Parlamento europeo, i governi dei Dieci furono capaci di balbettare nel giugno 1983 solo con l’inconcludente “Dichiarazione di Stoccarda” che non ebbe alcun effetto sul processo di integrazione europea.

A settanta anni dalla Dichiarazione Schuman (9 maggio 1950) e a quaranta anni dall’iniziativa del Coccodrillo (9  luglio 1980) l’incerto destino del progetto europeo dovrebbe spingere il Parlamento europeo ad un nuovo atto di dignità democratica e ad una rinnovata e più forte determinazione per realizzare la finalità federale, immaginata da Jean Monnet, adottando il metodo costituente proposto da Altiero Spinelli.

coccodrillo