Newsletter n.14/2020 - Dopo il 9 maggio: solidarietà e fiducia per il futuro dell’Europa

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 Per aprire lo scafandro di Karlsruhe: risposta a Sergio Fabbrini

Dalla Comunità sui generis alla Comunità federale

Si è molto discusso in questi giorni, a proposito – e a sproposito – sulla base non della sentenza ma del solo dispositivo della sentenza, sulle decisioni del Tribunale Costituzionale Tedesco (Bundesverfassungsgericht, BVerfG) relative al programma avviato nel 2015 dalla Banca Centrale Europea (BCE) di Mario Draghi e relativo al Public Sector Purchase Programme che tutti conoscono sotto il nome di Quantitative Easing.

Il programma ha raggiunto gli obiettivi di politica economica che erano stati individuati dalla BCE, in assenza di un’azione sufficientemente ambiziosa da parte delle altre istituzioni europee (Commissione, Consiglio europeo, Consiglio, Eurogruppo) per far uscire l’Unione europea e l’Eurozona da una crisi asimmetrica e applicando dunque correttamente il principio di proporzionalità alle caratteristiche di questa asimmetria.

Nei  rapporti fra il BVerfG e la BCE, la decisione  di Karlsruhe non avrà alcun effetto e i giudici togati rossi resteranno, come si dice in francese, sur leur faim (Sie werden kein Gehoer finden per dirla in tedesco), come appare evidente dalla reazione della Commissione europea e dal silenzio imbarazzato della Bundesbank e delle altre istituzioni tedesche con la sola scontata eccezione della CSU e di Friedrich Merz candidato improbabile alla successione di Angela Merkel.

Come tutti sanno, la BCE – che è l’unica istituzione europea a possedere la personalità giuridica – è indipendente nell’esercizio delle sue funzioni, con un’accentuazione di questo carattere che è stata confermata nel Trattato di Lisbona ben più che nel progetto di Costituzione europea, respingendo un tentativo maldestro del governo Berlusconi e dell’allora ministro degli esteri Franco Frattini.

È indipendente ben più che la Bundesbank, al cui sistema peraltro si ispira su proposta del governo federale tedesco, perché la prima è inequivocabilmente indipendente, mentre la seconda è considerata autonoma nel sistema federale ma non totalmente indipendente.

Come tutti sanno l’obiettivo principale non della BCE ma del Sistema europeo delle Banche Centrali (SEBC) – di cui la BCE è parte essenziale insieme a quelle nazionali per tutta l’Unione e non solo per l’Eurozona – è il mantenimento della stabilità dei prezzi, un obiettivo che apparve essenziale nel momento in cui era forte il rischio dell’inflazione per evitare una crescita inflazionista.

La BCE, nella sua saggezza di autorità responsabile della politica monetaria, ha dato negli anni una interpretazione evolutiva di quest’obiettivo, quando è apparso chiaro che i problemi delle economie europee erano legati più ai rischi e agli effetti della deflazione che a quelli dell’inflazione.

Nei dibattiti fra esperti e politici (spesso inesperti) si fa spesso riferimento alle differenze fra la BCE (e il SEBC) da una parte e la Federal Reserve (la Banca Centrale USA) dall’altra, mettendo in luce la priorità quasi assoluta, per la prima, dell’obiettivo della stabilità dei prezzi e lo statuto per la seconda, che le attribuirebbe il compito di promuovere o contribuire a promuovere la crescita e la piena occupazione.

Se si entrasse di più nel merito dell’azione dell’una e dell’altra, ci si renderebbe conto che la prima ha usato fino in fondo e intende ancora usare quella parte del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (art. 282 par. 2 TFUE) in cui si dice che il SEBC “apporta il suo sostegno alle politiche economiche generali dell’Unione per contribuire alla realizzazione degli obiettivi di quest’ultima” (v. art. 3 TUE) mentre la seconda ha adottato una interpretazione del suo statuto che dà la priorità alla stabilità dei prezzi.

Vale la pena di aggiungere che l’inserimento della BCE fra le istituzioni europee nel Trattato di Lisbona ha come conseguenza non irrilevante che il principio di leale cooperazione (art. 4.3 TUE) - secondo cui “l’Unione e gli Stati membri si rispettano e si assistono reciprocamente nell’adempimento dei loro compiti derivanti dai trattati” – si applica alla BCE nei confronti degli Stati membri ma anche agli Stati membri nei confronti della BCE.

Non devono dunque preoccupare le conseguenze della sentenza di Karlsruhe sull’azione della BCE e del SEBC perché siamo convinti che il Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), lanciato per far fronte agli effetti della crisi sanitaria, proseguirà secondo gli orientamenti decisi – a maggioranza – dal direttorio di Francoforte e che il principio di proporzionalità sarà applicato se le conseguenze della crisi saranno simmetriche, ma sarà adattato se esse diverranno asimmetriche.

Quel che deve invece sollecitare un’attenta riflessione è il vero obiettivo dei giudici di Karlsruhe che puntavano su Francoforte (la BCE) per colpire Lussemburgo (la Corte di Giustizia dell’Unione europea) in una guerriglia giudiziaria iniziata con il Trattato di Maastricht del 1993 e che per ora si è conclusa con la sconfitta del BverfG.

Il tema del primato del diritto dell’Unione europea, un primato che non è stato inserito nel Trattato di Lisbona per il rifiuto di alcuni governi di “costituzionalizzarlo” sostituendolo con la “dichiarazione 17”, giuridicamente non vincolante, relativa all’art. 4 TUE, deve essere ribadito senza equivoci non solo dalla Commissione e dal Parlamento europeo, ma anche dal Consiglio europeo in applicazione del principio parallelo della cooperazione leale, perché è così che si garantisce il terzo principio come fondamento della “comunità” nata con la Dichiarazione Schuman che è lo stato di diritto.

Nella loro guerriglia contro la Corte di Lussemburgo i giudici di Karlsruhe insistono su un punto per noi essenziale che è difficile da contestare: contrariamente alla Legge Fondamentale tedesca (art. 31: “il diritto federale prevale sul diritto dei Laender”) e alla Costituzione degli Stati Uniti d’America (art. 6: “la presente Costituzione… sarà la legge suprema del paese e i giudici di ogni Stato le saranno legati nonostante le disposizioni contrarie delle costituzioni o delle leggi degli Stati”), l’Unione europea non è (ancora) una federazione, anche se ne contiene già alcuni elementi come il potere monetario assoluto della BCE e del SEBC.

Sarà questo, insieme allo stato di diritto, uno dei passaggi fondamentali del dibattito e delle conclusioni sul futuro dell’Europa per garantire il necessario salto da una “comunità sui generis” (così definita dalla Corte di Lussemburgo nella sentenza Van Gend en Loos del 1962) ad una genuina Comunità federale, come viene rivendicata dal Movimento Europeo.

 coccodrillo

 

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ENGLISH VERSION

How to open a breach in the wall of Karlsruhe
From a sui generis Community to a Federal Community

Much has been said, by the way and out of turn, on the judgment made by the Bundesverfassungsgericht (BVG) in Karlsruhe about the Public Sector Purchase Programme (PSPP) of the European Central Bank (ECB), the most known Quantitative Easing (Q.E.) started in 2015 by Mario Draghi.

This programme has reached the economic policy goals adopted by ECB – given the lack of an ambitious actions made the other EU institutions (European Commission, European Council, Council of the Union, Eurogroup) – to bring out the European Union (EU) and the Eurozone from a asymmetric crisis adopting the proportionality principle to the peculiarity of the economic asymmetry.

The decision of Karlsruhe will remain without concrete consequences in the relationship between the BVG and the ECB and the German judges with red togas will stay in their hunger (Sie werden kein Gehoer finden) if we take into account the reactions of the European Commission, the European Parliament and the ECB, the embarrassed silence of the German institutions with the exception of the CSU leader and of Friedrich Merz, the unlikely succession candidate to Angela Merkel.

We know very well that ECB – the only EU institution having a juridical personality – is totally independent in carrying out its duties and that this independence has been underlined by the Treaty of Lisbon more than the Draft Constitution rejecting the clumsy attempt made by the Berlusconi government and its Foreign Affairs Minister Franco  Frattini to weak it.

The ECB is more independent than the Bundesbank, even if its system is inspired by the German government, why it is independent without any limit while the Bundesbank is autonomous within the German federal system and not totally independent.

We know very well that the priority of the European System od Central Banks (ESCB) – where ECB is the main element together with the national banks of the EU and not only of Eurozone – is the price stability and that this goal has been necessary when the risk of e general inflation was very high using all the instruments to avoid an inflationist growth. 

The ECB, acting with the wisdom of the single authority of the monetary policy, has given up over the years an evolutionary interpretation of this goal when it became clear that the European economic problems were related more and more to the risks and the effects of deflation than the inflation.

In the debates among experts and politicians (sometime inexperienced) reference is often made to the differences between the ECB (and ESCB) from one side and the Federal Reserve on the other side underlying the predominant priority of the ECB for the price stability and the mission of the Federal Reserve to promote growth and full employment.

It could be useful to examine the actions of both and see that the ESCB has used and will use its powers within the treaties (art 282 par 2. TFEU) to “give its support to the general economic policies in the Union and give its contribution to reach the EU goals” (see art. 3 TEU) while the Federal Reserve has given up over the years a new interpretation of its mission founded on the priority about the Stability Price.

Gaining the role of one of the EU institutions in the Treaty of Lisbon (art. 13 TEU), the EBC has to respect the principle of the fair cooperation (art. 4.3 TEU) towards the other institutions but all the EU institutions have to be fair towards the ECB.

We must not overestimate the consequences of the decision made in Karlsruhe on the action of ECB and SEBC while we are sure that the Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), started by Christine Lagarde to face the effects of the health crisis, will continue following the guidelines adopted – by majority – by the ECB directory in Frankfurt and the proportionality principle will be applied if the consequences of the crisis will be symmetric or if it will became asymmetric.

On the contrary, we must not underestimate the true goal of the judges in Karlsruhe who have targeted Frankfurt (the ECB) to hit Luxembourg (the Court of Justice of the EU) in the framework of a guerrilla started in 1993 with the Maastricht Treaty where the victory has ever been in the hands of the Court and the defeat incurred by the BVG.

The question of the Union law primacy, banned in the Treaty of Lisbon by the opposition of some governments against its “constitutionalising” and replaced by the non-binding “declaration 17” related to the art. 4 TEU, should be confirmed – as it has been the case – by the European Commission and the European Parliament but also by the European Council applying the principle of the fair cooperation with the consequence that we will respect the principle of the rule of law who is an integral part of the idea of the “community” born the 9th of May 1950 with the Schuman Declaration.

Through their guerrilla against the Court of Justice, the German judges are insisting on one incontestable point that is essential  for us: the EU isn’t (yet) a federation – even if it contains a few federalist elements as the exclusive monetary power of ECB and ESCB – contrary to the German Fundamental Law in its article 31 and the US Constitution on its article 6.

The question of the Union law primacy, together with the respect of the rule of law, will be one on the main steps of the debate and the conclusions on the future of Europe to ensure the jump from the sui generis community (as it has been defined by the Court of Justice in the Van Gend en Loos decision in 1962) to a Federal Community that is at the centre of the action made by the European Movement.

 

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VERSION FRANÇAISE

Pour ouvrir le scaphandre de Karlsruhe:
De la Communauté sui generis à la Communauté fédérale

On a beaucoup discuté, à tort et à travers sur la base du dispositif de l’arrêt et pas de l’arrêt lui-même, autour de la décision du Tribunal Constitutionnel allemand (Bundesverfassungsgericht, BverfG) concernant le programme lancé en 2015 par la Banque Centrale Européenne (BCE) concernant le Public Sector Purchase Programme qu’on connait sous le nom de Quatitative Easing (Q.E.).

Ce programme a atteint les objectifs de politique économique qui avaient été établis par la BCE, en l’absence d’une action suffisamment ambitieuse des autres institutions européennes (Commission, Conseil Européen, Conseil de l’Union, Eurogroupe), pour faire sortir l’Union européenne et l’Eurozone d’une crise asymétrique en appliquant d’une façon correcte le principe de proportionnalité aux caractéristiques de l’asymétrie.

La décision de Karlsruhe n’aura aucun effet dans les relations entre le BverfG et la BCE et les juges en toge rouge allemands resteront sur leur faim (Sie werden kein Gehoer finden) si nous considérons les réactions de la Commission européenne, le silence gêné de la Bundesbank et des autres institutions allemandes avec les seuls exceptions du leader de la CSU e de Friedrich Merz, candidat peu probable à la succession de Angela Merkel.

Nous savons tous que la BCE – la seule institution européenne ayant une personnalité juridique – est indépendante dans l’exercice de ses fonctions et que cette indépendance a été soulignée par le Traité de Lisbonne bien plus que dans le projet de traité constitutionnel en rejetant la tentative maladroite de l’affaiblir par le gouvernement Berlusconi et par son ministre des affaires étrangères Franco Frattini.

La BCE est plus indépendante que la Bundesbank, dont elle s’inspire sur proposition du gouvernement allemand, puisque elle est indépendante sans équivoque tandis que la Bundesbank n’est qu’autonome dans le système fédéral allemand et pas totalement indépendante.

Nous savons tous que l’objectif prioritaire du Système Européen des Banques Centrales (SEBC) – dont la BCE est une partie essentielle avec les banques nationales de toute l’Union européenne et pas seulement de l’Eurozone – réside dans la stabilité des prix et que cet objectif a été essentiel quand le risque d’une inflation généralisée était très fort et qu’il fallait éviter une croissance inflationniste.

La BCE, dans sa sagesse d’autorité responsable de la politique monétaire, a donné au fil des ans une interprétation évolutive de cet objectif quand il a été clair que les problèmes des économies européennes étaient liés plus aux risques et aux effets de la déflation que à ceux de l’inflation.

Dans les débats entre experts et politiciens (parfois inexpérimentés) on a souvent fait référence aux différences entre la BCE (et le SEBC) d’une part et la Federal Reserve (la Banque centrale USA) de l’autre en mettant en lumière la priorité presque absolue de la BCE dans la stabilité des prix et le statut de la Federal Reserve dont la mission serait de contribuer à la promotion de la croissance et du plein emploi.

Nous suggérons d’approfondir les actions de l’une et de l’autre afin de constater que la première a utilisé et envisage d’utiliser encore jusqu’aux limites de ses pouvoirs la partie du Traité sur le fonctionnement de l’Union européenne (art. 282 par. 2 TFUE) selon lequel le SEBC «apporte son soutien aux politiques économiques générales dans l’Union pour contribuer à la réalisation des objectifs de celle-ci » (voir art. 3 TUE) tandis que la Federal Reserve a suivi au fil des ans une interprétation de son statut en donnant la priorité à la stabilité des prix. 

De surcroit l’insertion de la BCE parmi les institutions européennes dans le Traité de Lisbonne a eu comme conséquence non négligeable que le principe de la coopération loyale (art. 4.3 TUE) – selon lequel « l’Union et les Etats membres se respectent et s’assistent mutuellement dans l’accomplissement des missions découlant des traités » - s’applique à la BCE vis-à-vis des Etats membres mais aussi  aux Etats membres vis-à-vis de la BCE.

Nous ne devons pas surestimer les conséquences de l’arrêt de Karlsruhe sur l’action de la BCE et du SEBC puisque nous sommes convaincus que le Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), lancé pour faire face aux effets de la crise sanitaire, sera poursuivi selon les orientations décidés - à la majorité – par  le directoire de Francfort et que le principe de proportionnalité sera appliqué si les conséquences de la crise seront symétriques mais il sera mis à jour si elles deviendront asymétriques.

Il ne faut pas sous-estimer au contraire le vrai objectif des juges de Karlsruhe qui visaient Francfort (la BCE) pour frapper Luxembourg (la Cour de Justice de l’Union européenne) dans une guérilla judiciaire qui a commencée avec le Traité de Maastricht en 1993 et qui a vu chaque fois la victoire de Luxembourg et la défaite du BverfG.

Le thème de la primauté du droit de l’Union européenne, qui n’a pas été introduit dans le Traité de Lisbonne à cause du refus de certains gouvernements de le « constitutionnaliser » en le remplaçant avec la « déclaration 17 » juridiquement non contraignant lié à l’art. 4 TUE, doit être réaffirmé sans équivoque non seulement par la Commission et par le Parlement européen mais aussi par le Conseil européen en appliquant le principe parallèle de la coopération loyale puisque il sera ainsi assuré le respect du troisième principe de l’état de droit qui est la base de l’idée de la « communauté » née avec la Déclaration Schuman le 9 mai 1950.

Dans leur guérilla contre la Cour de Luxembourg les juges de Karlsruhe insistent sur un point qui est essentiel pour le Mouvement Européen et qu’il difficile de contester : l’Union européenne n’est pas (encore) une fédération - même si elle en contient des éléments tel que le pouvoir monétaire absolue de la BCE et du SEBC – et ceci contrairement à la Loi Fondamentale allemande (art. 31 : « le droit fédéral prévaut sur le droit des Länder ») et à la Constitution des Etats-Unis (art. 6 : « la Constitution….sera la loi suprême du pays et les juges de chaque Etat y seront liés malgré les dispositions contraires des constitutions et des lois des Etats »).

Le thème de la primauté du droit de l’Union européenne, ensemble avec celui sur l’état de droit, sera une étape fondamentale du débat et des conclusions sur l’avenir de l’Europe dans le but d’assurer le saut d’une « communauté sui generis » (ainsi définie par la Cour de Luxembourg dans l’arrêt Van Gend en Loos en 1962) à une « Communauté fédérale » selon la finalité qui est au centre de l’action du Mouvement Européen.

 


 

Europe Day 2020

Diversità/Unità | Eguaglianza/Futuro | Gioventù/Sostenibilità | Cura/Solidarietà Questi sono i 4 binomi di valori europei che il Movimento Europeo ha scelto per la sua ampia campagna di diffusione di brevi video, da 30 secondi ciascuno, attraverso i social network. L’azione, rientrante tra le attività promosse per lo “Europe Day 2020”, ha riguardato 19 Paesi ed è disponibile in 19 lingue.
Sponsorizzata dal 7 al 10 maggio, ora è affidata all'iniziativa dei cittadini per darle ulteriore diffusione.
La versione dei 4 filmati in italiano è disponibile sul canale You Tube del Movimento Europeo – Italia al seguente indirizzo web:
https://www.youtube.com/channel/UC9ygml3YapxLD5fq-9iG_Hw?view_as=subscriber
Per sapere ancora di più su questa campagna e su come aiutare a diffonderla, si può consultare la pagina dedicata: https://europeanmovement.eu/news/celebrating-europe-day-2020/

 


 

Iniziative della settimana

Non è mai esistito in Europa un periodo più lungo di pace, stabilità e cooperazione reciproca. Ma questo traguardo – per quanto inedito nella Storia – non è considerato sufficiente e queste non sono considerazioni euroscettiche. Si tratta proprio della sintesi della giornata dedicata ai settant’anni della Dichiarazione Schuman, che ha visto un punto di convergenza su questo obiettivo. L’Unione europea deve poter fare di più. Non è pensabile una politica monetaria comune senza che vi sia una politica fiscale comune e non è pensabile una politica fiscale comune senza una politica macro-economica europea. Non è possibile condividere una moneta senza che vi sia la condivisione di un senso di comunità, di una reciproca appartenenza, dell’essere parte della stessa Storia, dello stesso destino. Dello stesso futuro. Molto resta ancora da fare, come ha riconosciuto lo stesso Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, che in questi giorni si è a lungo soffermato non solo sulla tecnica dell’intervento in corso di rilancio dell’economia, ma anche su una visione d’insieme, guardando al domani, per un coordinamento europeo più efficace. La festa dell’Europa del 9 maggio si chiude con questo auspicio e, al termine di questa settimana, vogliamo qui brevemente riassumere le tappe principali che hanno condotto alle celebrazioni di sabato scorso. Pur consapevoli che non sia sufficiente una newsletter per dar spazio a tutti gli interventi, vi diamo modo, attraverso questa sintetica panoramica, di farvi un’idea per poi riascoltare o rivedere sul web le numerosissime iniziative svoltesi.

Prima dello Europe Day, due importanti momenti di discussione si sono svolti il 7 e l’8 maggio, rispettivamente con un webinar, “Dopo la pendemia: un progetto per l’Europa”, in cui il Presidente del Movimento Europeo Italia, Pier Virgilio Dastoli, si è soffermato sul futuro dell’Europa dopo la pandemia e con un evento organizzato dalla rete di 14 organizzazioni della società civile “Europe ambition 2030”: un "nuovo contratto sociale", il cambiamento di governance nell'era digitale, l'Agenda 2030 nella politica Ue. L’evento ha visto gli interventi sia del Presidente Dastoli che del membro del consiglio di Presidenza, prof. Alberto Majocchi. La discussione si è suddivisa in due sessioni, sul green deal e sul recovery plan economico, con la presenza, tra l’altro, in rappresentanza dell’Asvis, del prof. Enrico Giovannini. Per quanto riguarda il Movimento Europeo, il Presidente Dastoli ha posto l’attenzione sul ruolo di partecipazione attiva della società civile rispetto a temi chiave per il futuro dell’Europa quali il social / green deal, la sostenibilità, il pilastro sociale, le riforme necessarie all’Unione. Il prof. Majocchi si è soffermato sulle ragioni dell’urgenza di un bilancio europeo all’altezza delle sfide. Per perseguire tale obiettivo, un ruolo centrale dev’essere quello del Parlamento europeo; l’Europa deve poter svolgere il ruolo di garante per la sostenibilità di un nuovo, ambizioso programma che si regga su una rinnovata attenzione alla sostenibilità ambientale e che sia finanziato da una imposta sulle emissioni, la cosiddetta border carbon tax. Si tratta di una strategia ecologica che trova dei punti di connessione con il piano per un debito  pubblico europeo e che è necessaria per perseguire una importante finalità sociale: l’uguaglianza delle opportunità. Volendo fare un collegamento con l’importante incontro di dicembre “Empower citizens for the future of Europe 2”, cui seguì la Dichiarazione di Milano, riportata nella newsletter n. 1 di questa serie, si può dire che, nel dibattito di cui si è parlato, tornano all’attenzione i punti allora fissati, che si pongono quali obiettivi da perseguire in questo decennio e per i quali vi rimandiamo a questo link.

Per quanto riguarda la festa dell’Europa molto resta da aggiungere. Richiamiamo qualche altro spunto interessante del 9 maggio scorso: uno proviene dall’attività del Movimento Europeo a contatto con le scuole. Il Liceo Scientifico Statale “G. B. Scorza“ di Cosenza ha infatti organizzato una videoconferenza dal titolo “I giovani per l’Europa, l’Europa per i giovani”, in occasione della presentazione della fase finale del Progetto “Ambassador School Programme 2019/20” del Parlamento Europeo; un’iniziativa partecipata da studenti coinvolti nel progetto, dai docenti del Liceo e da esperti del tema, tra cui il Presidente Dastoli. Un altro è rappresentato dal dibattito organizzato da Eumans – uno dei tanti della giornata, svoltosi alle ore 13 – a cui ha partecipato il Presidente, sul tema del seguito della petizione presentata da Virginia Fiume il 30 aprile scorso al Parlamento europeo, per un ruolo più attivo delle istituzioni europee nella risposta coordinata alla pandemia, per lo stato di diritto, per il funzionamento della democrazia interna all’Unione, per una rinnovata attenzione all’ambiente e al sociale. Infine, la Festa dell’Europa ha visto un ulteriore momento di confronto: “70° anniversario della Dichiarazione Schuman – La nuova sfida per l’Europa”, promossa dal Movimento Europeo Italia, Movimento Federalista Europeo, Gioventù Federalista Europea e AICCRE. Assieme al Presidente Dastoli, si è ragionato sull’opportunità che ha oggi l’Europa per costruire una più ampia condivisione della sovranità a livello europeo, su valori comuni. È quanto si è detto in apertura: condividere la propria Storia significa essere in grado di auto-percepirsi come una comunità di destino,  che guardi in una medesima direzione al proprio futuro. Moltissimi gli interventi in questa sede, tra cui alcuni rappresentanti politici che sono anche membri del Consiglio di Presidenza del Movimento Europeo: Brando Benifei, Sandro Gozi, Stefano Bonaccini. Ecco rappresentato in sintesi il modo in cui l’alto impegno ideale delle madri e dei padri fondatori viene visto e vissuto oggi, ecco chi oggi si fa portavoce di rilanciare l’appello del 9 maggio 1950, che val qui la pena di richiamare: "La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. L'Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto".

 


 

Attiriamo la vostra attenzione

Patrick Zaki è ancora agli arresti. Un nuovo rinvio preclude la possibilità di ritorno a casa per il giovane ricercatore, “colpevole” di dissentire dal regime di Al Sisi, per affrontare serenamente un ingiusto processo. È bene ricordare la vicenda di Patrick, perché ci ricorda come le battaglie dell’Europa per il rispetto dello stato di diritto oggi abbiano un senso che spesso si dà per scontato. Nei Paesi membri dell’Unione europea è possibile esprimere il proprio dissenso senza correre il rischio di essere perseguiti per ragioni politiche. In molte altre parti del mondo, questa libertà ha un prezzo troppo alto.

 

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EUROPEA riparte, con EURACTIV Italia

Europea era nata alla fine del 2018, su iniziativa di vari think tank italiani (fra i quali il CSF), quale piattaforma per fornire un’informazione puntuale e indipendente sui rapporti tra l’Italia e l’Unione europea e accompagnare il dibattito pubblico verso le elezioni europee del maggio 2019.

Europea è ripartita, all’interno di EURACTIV Italia (diretta da Roberto Castaldi e Fabio Masini), il 9 maggio 2020, Festa dell’Europa e settantennale della Dichiarazione Schuman, sempre per dare voce alle realtà della ricerca italiana che si occupano di temi europei e di che cosa vuol dire essere Italia nell’Europa unita.

Europea è una iniziativa di: Istituto Affari Internazionali (IAI - coordinatore), Centro Studi sul Federalismo (CSF), Centro Studi di Politica Internazionale (CeSPI), European Council on Foreign Relations Roma (ECFR), Istituto per gli Studi di Politica Interna (ISPI), Movimento europeo, Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa (OBCT), Villa Vigoni - Centro italo-tedesco per il dialogo europeo.

 


 

Documenti chiave

 


 

Testi della settimana

 


 

Un glossario per l’Europa

La complessità del funzionamento delle istituzioni europee richiede studio e, soprattutto, la conoscenza dei Trattati. Per potersi orientare nel mare magnum della comunicazione sull’Europa,  dove ci trova di fronte a un surplus di informazioni che spesso non è facilmente decifrabile, vi proponiamo una guida. Si tratta di una dispensa per corsi di giornalismo su temi europei, realizzata nell’ambito di un programma di formazione promosso dalla DG Comunicazione della Commissione Europea e sintetizza il ruolo delle istituzioni e degli organi dell’Unione europea, oltre a riportare i principali cenni storici. Ci è sembrato uno strumento interessante per neofiti ma anche per addetti ai lavori e, da questo numero in poi, sarà scaricabile su questa newsletter.

 


 

Carta dei diritti fondamentali

In sintonia con gli argomenti di questa settimana, parliamo dell’articolo 37 della Carta, che definiisce il diritto alla protezione dell’ambiente. È molto ambizioso nel fissare quale debba essere l’impegno dell’Unione europea, perché afferma che le sue politiche debbano essere orientate ad un “livello elevato di tutela”. Non solo: secondo questo articolo, esso deve tendere al “miglioramento della sua qualità”. Ci si è espressi con determinazione, poiché nei Trattati e nelle Costituzioni la differenza tra l’utilizzo dell’indicativo presente rispetto al futuro non è di poco conto. Ciascun cittadino europeo si vede quindi riconosciuto il diritto a vivere in un ambiente salubre; non una generica dichiarazione d’intenti, ma un ambito entro il quale l’Unione europea è chiamata a fissare degli obiettivi e a realizzarli.

Si menziona poi un principio conforme alla tutela dell’ambiente, cioè quello dello sviluppo sostenibile, rispetto al quale l’Unione europea ha il ruolo di garante. Nell’Europa attuale ci si può dire soddisfatti confrontando i diritti sanciti sulla Carta e con la situazione di fatto? Non molto. È vero che sono stati compiuti passi in avanti, per esempio in tema di lotta alle emissioni, di contrasto all’inquinamento di gas serra, sia a livello micro, per esempio introducendo nuovi standard per i gas di scarico delle automobili, sia a livello macro, innestando una cultura ecologica in ambito industriale. Tuttavia, il lavoro ancora da svolgere è davvero enorme e non sembra che in questo settore ci si trovi davvero a remare tutti nella stessa direzione. Si aggiunga che gli obiettivi fissati per il 2020 in tema di riduzione del livello di inquinamento, come previsti dalla Direttiva 2009/29/CE (cosiddetta 20 20 20), non sono stati raggiunti.

È poi notizia recente, del 28 aprile scorso, quella secondo cui Germania, Lussemburgo, Irlanda e Romania non hanno ancora inviato alla Commissione europea i piani nazionali integrati per l'energia e il clima al 2030, come è emerso nella recente videoconferenza tra i ministri Ue per l'Energia. La loro presentazione sarebbe dovuta avvenire entro la fine del 2019. Adesso, a fronte dell’emergenza coronavirus, si immagina che vi sarà un ulteriore ritardo. Il tema in discussione ha sia un’importanza in sé, che in connessione con le sue ricadute sociali, con il suo rapporto con il settore delle nuove tecnologie che è possibile implementare per convergere verso gli obiettivi green, con la graduale introduzione di energie rinnovabili che possano al contempo ridurre i livelli di inquinamento e creare occupazione.

Rispetto a tutto questo, peraltro, si avverte una differenziazione dell’Europa che è anche testimoniata dal diverso livello di successo ottenuto dai partiti verdi, più rappresentativi in Paesi come la Francia e la Germania. Spiace per esempio constatare che attualmente, nel gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, non vi si sia nemmeno un rappresentante per l’Italia e, rispetto a questo ambito di convergenza delle politiche europee, uno Stato fondatore sarebbe chiamato ad un ruolo propulsivo che purtroppo ad oggi non si vede nell’Assemblea europea.

 


 

L’Europa dei diritti

Quando si verifica un rifiuto persistente da parte di un’autorità nazionale di conformarsi ad una decisione giudiziaria che le ingiunge di adempiere l’obbligo previsto dalla direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008, relativa alla qualità dell’aria e per un’aria più pulita in Europa, il potere di pronunciare una misura coercitiva detentiva spetta al giudice nazionale competente. Alla base di una tale decisione vi deve essere un fondamento giuridico “sufficientemente accessibile, preciso e prevedibile nella sua applicazione”. Inoltre deve essere rispettato il principio di proporzionalità previsto dall’articolo 52, comma 1, della Carta dei diritti fondamentali; “In mancanza di un fondamento giuridico simile nel diritto nazionale, il diritto dell’Unione non conferisce a tale giudice la facoltà di ricorrere a una siffatta misura”.

È quanto afferma una sentenza della Corte del 19 dicembre 2019 nella causa tra la Deutsche Umwelthilfe eV, un’organizzazione non governativa per la tutela dell’ambiente, e il Freistaat Bayern (Land Baviera, Germania).

Come emerge da una sintesi reperibile sul sito istituzionale della Corte: “Condannato una prima volta nel 2012 a modificare il suo piano d’azione per la qualità dell’aria applicabile in tale città e poi, una seconda volta, nel 2016, pena l’applicazione di sanzioni pecuniarie, a conformarsi agli obblighi ad esso incombenti, anche mediante l’imposizione di divieti di circolazione per alcuni veicoli a motore diesel in diverse aree urbane, il Land Baviera si è tuttavia rifiutato di ottemperare a tali ingiunzioni ed è stato, di conseguenza, condannato una terza volta nel 2017 al pagamento di una penalità di EUR0 4000, da esso corrisposta. Poiché il Land Baviera ha continuato a non ottemperare a tali ingiunzioni e ha annunciato pubblicamente di non voler adempiere ai suoi obblighi, la Deutsche Umwelthilfe ha presentato un nuovo ricorso diretto, da un lato, all’irrogazione di una nuova penalità di EUR0 4000, accolto con ordinanza del 28 gennaio 2018 e, dall’altro, alla pronuncia di una misura coercitiva detentiva nei confronti dei responsabili del Land Baviera (e cioè il Ministro dell’ambiente e della tutela dei consumatori o, altrimenti, il Ministro presidente), domanda questa respinta con ordinanza emessa in pari data. Adito dal Land Baviera, il giudice del rinvio, il Tribunale amministrativo superiore del Land Baviera, da un lato, ha confermato la liquidazione della sanzione pecuniaria e, dall’altro, ha deciso di sottoporre alla Corte una domanda di pronuncia pregiudiziale in merito all’eventuale adozione di una misura coercitiva detentiva”.

Il testo completo della sentenza è disponibile cliccando qui.

 


 

Consigli di lettura

Dopo la pandemia, si avverte la necessità di una normalità che sarà però da intendere in un senso nuovo e a seguito delle riforme per ristrutturare l’Europa. Questi mesi di quarantena, infatti, hanno rappresentato un momento di sospensione della democrazia partecipativa e parlamentare, con alcuni eccessi, per esempio il caso dei “pieni poteri” al governo ungherese di Orbán. Ecco perché questa settimana portiamo all’attenzione a un testo che a breve sarà disponibile come ebook, a firma del Presidente del Movimento Europeo, Pier Virgilio Dastoli. Redatto con l’obiettivo di descrivere «un progetto, un metodo e un’agenda», ripercorre la storia delle politiche europee degli ultimi decenni, a partire dai dati necessari a comprendere il cambiamento di scenario e le ragioni della situazione attuale, tra neoliberismo e precarietà, crisi di sistema e passaggio da disoccupazione congiunturale a strutturale. La soluzione proposta è quella federale, con un bilancio all’altezza delle sfide e una sovranità europea: si tratta di una nuova  prospettiva economica e politica, che per poter essere realizzata ha anzitutto necessità di recuperare un solido rapporto di fiducia con i cittadini.

 


 

 Agenda della settimana

11-16 May 2020

 

Monday 11 May

 

Tuesday 12 May

 

Wednesday 13 May

 

Thursday 14 May

 

Friday 15 May

 

Saturday 16 May