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Le indicazioni dell’Eurogruppo e dell’ECOFIN

Lo scorso 21-22 maggio, si è tenuta a Lisbona – organizzata dalla Presidenza Portoghese – la riunione dell’Eurogruppo di maggio, il gruppo informale dei 19 ministri dell’eurozona che precede il consiglio ECOFIN. In agenda diversi temi di grande interesse, ma quello su cui va focalizzata l’attenzione è l’importanza riconosciuta da tutti i ministri al ruolo della politica fiscale e ad una sua ormai improrogabile riforma.

L’Unione europea ha fronteggiato una pandemia, come da tutti sottolineato, senza precedenti, rispondendo con strumenti finanziari consistenti a sostegno dell’economia e dell’occupazione. Le misure di lockdown di contrasto alla pandemia sono state molto penalizzanti per il sistema economico e sociale, e quindi è stato essenziale prendere decisioni tali da garantire ulteriori e adeguati sostegni finanziari oltre all’immediato intervento della Banca Centrale Europea (realizzato attraverso il Quantitative Easing). Per accedere a questi programmi e strumenti, prevalentemente costituiti dal Recovery Plan, occorre però completare quanto prima il processo di creazione degli stessi, attraverso la ratifica delle decisioni prese a livello europeo anche da parte di quei Parlamenti nazionali che ancora non l’hanno fatto. Solo dopo, la Commissione potrà concretamente accedere alla raccolta dei fondi previsti - pari a 750 milioni di euro - sul mercato dei capitali.

L’Eurogruppo ha pertanto sollecitato gli Stati che ancora non hanno completato il percorso di ratifica ad accelerare, tenendo presente che il “sistema Europa” deve al più presto essere messo in condizione di poter ripartire e rilanciare la propria economia secondo le due direttive strategiche di trasformazione ecologica e digitale. E nell’auspicare questo, i Ministri delle finanze hanno anche sottolineato l’importanza di non rimuovere prematuramente le misure a supporto dell’economia, continuando a procedere in modo più analitico con aiuti mirati soprattutto per quei settori che risultano essere stati maggiormente colpiti dalla crisi.

Come messo in luce dal ‘Financial Stability Review’ pubblicato dalla Banca Centrale Europea lo scorso 19 maggio, la pandemia ha avuto infatti un impatto economico disomogeneo sui vari settori e sui vari paesi, in particolare su quelli più vulnerabili, ampliando le divergenze già presenti nel periodo pre-pandemico. Dopo la fase ‘emergenziale’, occorre pertanto intervenire in modo mirato.

Ma la questione forse più importante emersa nel corso della riunione è stata l’assoluta necessità di un sempre maggior e più stretto coordinamento tra politiche fiscali e politiche di bilancio. La politica fiscale assume nel contesto attuale un ruolo centrale per attuare quegli interventi necessari a rendere l’economia della zona euro in grado di fronteggiare possibili future crisi. La politica fiscale è in effetti uno degli strumenti principali attraverso i quali poter garantire un equilibrio tra lo sviluppo sostenibile ed il mercato del lavoro. L’austerità non è la risposta giusta alla crisi e, come è emerso al vertice di Porto, la ripresa, per essere sostenibile, deve essere inclusiva.

Compito dell’Eurogruppo, nel programma di lavoro del secondo semestre 2021 sotto presidenza slovena, sarà pertanto, quello di dare indicazioni in questo senso, procedendo al monitoraggio dei vari settori economici e ad una possibile revisione generale della governance europea, più specificatamente della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, del completamento dell’Unione Economica Monetaria, fra cui l’Unione Bancaria. Nuove regole, dunque, per poter realizzare interventi tali da favorire quegli equilibri macroeconomici grazie ad interventi ormai improrogabili per tutta l’area euro. Questi temi saranno anche all’odg del Vertice ad alto livello, organizzato dalla Presidenza Portoghese per il prossimo 28 giugno sul futuro della governance europea.

La riforma fiscale dovrà basarsi su nuove regole, ma dovrebbe anche essere maggiormente orientata a criteri di uniformità degli interventi messi in atto dai vari stati membri. Molti, infatti, sono ancora i sistemi fiscali nazionali non omogenei tra loro all’interno dell’Unione e questo crea criticità sulla concorrenza sia all’interno del mercato unico e sia anche all’esterno per il ruolo dell’Unione a livello internazionale.

Nella successiva riunione del Consiglio Ecofin, tenutasi sempre a Lisbona, i Ministri delle Finanze dell’Unione si sono intanto accordati su una prima preliminare revisione della tassazione sull’energia, finalizzata al raggiungimento degli obiettivi climatici europei. Il pacchetto approvato prevede una decina di interventi normativi che verranno presentati entro luglio.  Tra questi oltre alla revisione della tassazione dell’energia, una riforma del mercato di scambio delle quote di emissione -ETS- e una tassa alla frontiera per quei prodotti la cui produzione è particolarmente inquinante. La finalità di questi interventi è senza dubbio quella di sostenere la transizione verde e la ripresa economica, generando gettito fiscale a sostegno della crescita senza penalizzare troppo il mercato del lavoro.

I ministri hanno comunque chiesto particolare cautela e rigore nel valutare l’impatto economico della tassa alla frontiera, per evitare riflessi negativi sulla competitività dell’industria europea, con particolare attenzione alla situazione dei settori direttamente interessati (acciaio, cemento, e forse anche fertilizzanti) in alcuni Stati membri.  

Le riforme sono dunque ormai indispensabili, ma la vera ripresa sarà comunque realmente possibile solo quando il mondo uscirà dalla pandemia. È il messaggio contenuto nella dichiarazione di Roma, sottoscritta da tutti i partecipanti al Global Health Summit, presieduto dalla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen e dal premier italiano Mario Draghi.

La dichiarazione impegna G7, G20 e gli organismi internazionali (Banca Mondiale, Fondo monetario Internazionale, WTO, OMS) a garantire un accesso equo ai vaccini eliminando – come invece avvenuto nel corso della pandemia – barriere alle esportazioni, liberalizzando i brevetti e la garanzia della produzione degli stessi.

Infatti, anche se vi sono segnali di ripresa ed è stato assicurato il perdurare di misure a sostegno economico sociale, come l’attivazione della clausola generale di salvaguardia, che sospende le regole del patto di stabilità anche nel 2022 ma non più nel 2023, le sfide economiche, sociali e sanitarie saranno ancora molto impegnative, non solo a livello europeo ma anche globale. Investire in salute rimane dunque la base principale da cui partire per poter definire le varie politiche economiche per il rilancio economico sostenibile e tra le quali sicuramente quella fiscale riveste un ruolo decisivo.

 

Anna Maria Villa

 

 

 

 

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