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1) Qualcuno potrebbe avventurarsi in una astrusa comparazione fra il testo di proposte di modifica del Trattato di Lisbona che la commissione affari costituzionali dovrebbe sottoporre al Parlamento europeo nel mese di novembre a sette mesi dalle prossime elezioni europee e il progetto di trattato che istituisce l’Unione Europea adottato il 14 febbraio 1984 (“progetto Spinelli”) arrivando alla conclusione che il primo è più avanzato rispetto al secondo.

Astrusa comparazione perché il progetto del 1984 si fondava sull’idea di superare i trattati di Roma con un nuovo trattato in una situazione in cui i poteri erano quasi esclusivamente nelle mani dei governi, il parlamento europeo era quasi esclusivamente consultivo e le competenze delle Comunità europee erano limitatissime.

Da allora in poi importanti passi in avanti sono stati compiuti anche grazie al progetto del 1984.

Di quel progetto mancano oggi all’Unione europea fra l’altro il principio secondo cui gli Stati non sono i “padroni dei trattati” e che non si possano restituire competenze dall’Unione agli Stati, il ruolo marginale del consiglio europeo, l’esclusione totale del voto all’unanimità, la politica della società, la perequazione finanziaria come parte essenziale di un bilancio federale, la democrazia di prossimità e cioè il ruolo delle città accanto alla democrazia rappresentativa e partecipativa.

Queste assenze restano nel rapporto dei relatori dell’Afco che discuteremo il 13 settembre nella riunione della piattaforma sul futuro dell’Europa.

 

2) Il 6 dicembre 2022 avevamo lanciato un allarme sul « disallineamento europeo del governo italiano » (www.movimentoeuropeo.it).

Dal disallineamento siamo passati in otto mesi ad un profondo fossato provocato dalla paranoia del governo italiano che danneggia gravemente gli interessi dell’Italia e frena il processo dì integrazione europea.

 

 

 

 

 

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13 settembre

  • Strasburgo, discorso sullo Stato dell'Unione (SOTEU) della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen
  • XIV riunione Piattaforma italiana per la Conferenza sul futuro dell’Europa (Movimento Europeo Italia)

 

14 settembre

  • Roma, Convegno Internazionale “La tutela dei diritti fondamentali nelle operazioni di rimpatrio forzato in una dimensione europea” (Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e Ministero dell’Interno)

 

15 settembre

  • Montepulciano, Seminario "Il Dialogo sociale per un'Unione europea con nuove ambizioni e nuovi confini" (Luci sul Lavoro, Association Jean Monnet)

 

 

 

 

 

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Il Movimento Europeo in Italia ha portato i propri saluti e auguri di buon lavoro al XXIX Congresso ordinario dell’Associazione Mazziniana Italiana

1. Nei giorni 8-10 settembre scorsi, a Milano nella bella sede del Centro Internazionale di Brera, si è tenuto il XXIX Congresso ordinario dell’Associazione Mazziniana Italiana (AMI) dedicato a “La crisi della democrazia nel XXI secolo. I mazziniani a fronte di una sfida globale”. Nell’ invitare il ME ad aprire con i propri saluti i lavori del Congresso, il Presidente Finelli - che si vuole in particolare ringraziare per lo spessore dei contenuti che ha saputo dare alla propria relazione di apertura del Congresso - ha sottolineato «il legame che storicamente unisce l’Associazione Mazziniana Italiana ed il Consiglio Italiano del Movimento Europeo».

Ma ciò che unisce le nostre due Associazioni è, in verità, anche un legame ideale che riguarda l’integrazione del continente europeo, le ragioni di questo processo e le vie per conseguirlo.

Non è un caso che l’Unione europea sia uno dei tre temi centrali dibattuti in Congresso: come emerge dall’ordine del giorno dei suoi lavori, un ampio spazio è dedicato al dibattito sulla governance dell’Unione europea, frutto di un gruppo di lavoro di cui si auspica la continuità.

2. È, quello fra le due Associazioni, un legame ideale che prende le mosse dal fondamentale contributo di Giuseppe Mazzini alla dottrina federale europea. Si sa di scrivere cose conosciute, ma vale forse la pena ricordare che egli fondò, a Berna il 15 aprile 1834, la Giovine Europa, associazione politica indirizzata a promuovere l'indipendenza e l'emancipazione dei popoli dal dominio dei regimi assoluti, nell’assunto di preparare il terreno affinché ogni popolo che insorgesse potesse trovare un sostegno negli altri già organizzati democraticamente. Il principio n. 19 della dichiarazione che ne accompagna la nascita dichiara: «L'Umanità non sarà veramente costituita se non quando tutti i Popoli che la compongono, avendo conquistato il libero esercizio della loro sovranità, saranno associati in una federazione repubblicana per dirigersi, sotto l'impero d'una dichiarazione di princìpi e d'un patto comune, allo stesso fine: scoperta e applicazione della Legge morale universale» (v. Scritti: politica ed economia, vol. 1, Milano, Sonzogno, 2008, p. 89). Questo processo era allora iniziato in Europa, collegando associazioni nate in Italia, Polonia e Germania. E’ dunque quello mazziniano un progetto federativo anzitutto europeo, uno dei primi tentativi per creare un’efficiente organizzazione democratica a carattere sopranazionale.

3. Il Movimento Europeo Internazionale (MEI) nasce e si organizza a partire dal Congresso di Parigi del 17 luglio 1947 organizzato dal Comitato per il coordinamento dei movimenti europei (i cui lavori si sono protratti nei successivi 10 e 11 novembre). Lo scopo era quello di avviare un coordinamento fra tutti coloro che stavano attivamente lavorando per porre le basi di un progetto federativo europeo. Il Congresso dell’Aja del maggio 1948 ne definì la struttura istituzionale, nominando la presidenza (fu nominato presidente Duncan Sandys, ed eletti presidenti onorari Léon Blum, Winston Churchill, Alcide De Gasperi e Paul-Henri Spaak) e istituendo la segreteria (affidata a Joseph Retinger). Il Movimento Europeo in Italia (CIME) nasce come “costola “del MEI nel 1956 (lavorando tuttavia già dal 1948): prendendo a prestito le parole utilizzate nel sito di questa nostra Associazione, esso vuole essere «espressione di tutte le forze democratiche - partiti, sindacati e associazioni - impegnate nel nostro Paese per il conseguimento dell’unità europea, intesa secondo il messaggio di Ventotene che ispirò la resistenza e quale federazione fra tutti gli Stati europei a regime democratico che possano e vogliano aderirvi in piena parità di diritti e di doveri», riconoscendo «il primo nucleo di tale federazione nelle strutture istituzionali esistenti nell’ambito dell’attuale Unione europea». Si propone dunque «di operare ad un tempo per l’ampliamento di essa, per il rafforzamento dell’integrazione tra gli Stati membri, per una evoluzione democratica delle istituzioni e per un attivo contributo di queste ultime alla promozione di un ordine internazionale fondato sulla pace».

Non è un caso, dunque, che l’AMI sia associata al Movimento Europeo in Italia.

4. E’ nelle parole di Giuseppe Mazzini, nel Manifesto di Ventotene e nei testi costituzionali dell’Unione che sono scolpite le comuni idealità.

Mazzini esordisce nel proprio contributo dedicato a «I doveri dell’uomo» (pubblicato il 23 aprile 1860) dichiarando «Io voglio parlarvi dei vostri doveri (…) Perché vi parlo io dei vostri doveri prima di parlarvi dei vostri diritti? Perché (…) colla teoria dei diritti possiamo insorgere e rovesciare gli ostacoli; ma non fondare forte e durevole l'armonia di tutti gli elementi che compongono la Nazione. Colla teoria della felicità, del benessere dato per oggetto primo alla vita, noi formeremo uomini egoisti, adoratori della materia, che porteranno le vecchie passioni nell'ordine nuovo e lo corromperanno pochi mesi dopo. Si tratta dunque di trovare un principio educatore superiore a siffatta teoria che guidi gli uomini al meglio, che insegni loro la costanza nel sacrificio, che li vincoli ai loro fratelli senza farli dipendenti dall'idea d'un solo o dalla forza di tutti. E questo principio é il DOVERE. Bisogna convincere gli uomini (…) che ognuno d'essi deve vivere, non per sé, ma per gli altri - che lo scopo della loro vita non é quello di essere più o meno felici, ma di rendere sé stessi e gli altri migliori - che il combattere l' ingiustizia e l'errore a beneficio dei loro fratelli, e dovunque si trova, é non solamente diritto, ma dovere: dovere da non negligersi senza colpa - dovere di tutta la vita».

Il Manifesto di Ventotene ci richiama alla stessa responsabilità, indicando «i cambiamenti necessari per creare intorno al nuovo ordine un larghissimo strato di cittadini interessati al suo mantenimento, e per dare alla vita politica una consolidata impronta di libertà, impregnata di un forte senso di solidarietà sociale». (p. 71); ricordando che «il problema che in primo luogo va risolto e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell’Europa in Stati nazionali sovrani» (p. 51); e che a questa responsabilità possiamo far fronte «con la propaganda e con l’azione, cercando di stabilire in tutti i modi accordi e legami fra i singoli movimenti che nei vari paesi si vanno certamente formando, occorre sin d’ora gettare le fondamenta di un movimento che sappia mobilitare tutte le forze per far nascere il nuovo organismo che sarà la creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa; per costituire un saldo stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali; spezzi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi totalitari; abbia gli organi e i mezzi sufficienti per far eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni dirette a mantenere un ordine comune, pur lasciando agli Stati stessi l’autonomia che consenta una plastica articolazione e lo sviluppo di una vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli» (p. 59). Su queste basi – continua il Manifesto di Ventotene - «le libertà politiche potranno veramente avere un contenuto concreto, e non solo formale, per tutti» (p. 71).

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea nel proprio preambolo – quindi prima di individuare i diritti e le libertà individuali – ricorda che «il godimento di questi diritti fa sorgere responsabilità e doveri nei confronti degli altri come pure della comunità umana e delle generazioni future»: essa significa che per il godimento dei diritti occorre adempiere a doveri di solidarietà rispetto alla comunità cui apparteniamo anche richiamandoci alla responsabilità nei confronti delle future generazioni.

5. Nonostante, dunque, sia stato necessario storicamente affermare la priorità dei diritti rispetto ai doveri, ai fini di rovesciare il rapporto tirannico fra governanti e governati (ce lo ricorda Bobbio), oggi occorre responsabilmente mettere l’accento sui doveri tanto per arginare la concezione individualista che si è andata profondamente radicando, quanto per affrontare le enormi sfide che la contemporaneità ci pone a tutti i livelli, indifferentemente a livello planetario, continentale e nazionale, in termini di salvaguardia di beni comuni quali sono per esempio la pace, la sicurezza, la salute nostra e del mondo che ci ospita.

Mettere l’accento sui doveri e sulle responsabilità alle quali ciascuno di noi deve fare fronte significa anche ragionare sul governo dell’Europa e sul rafforzamento del tessuto dell’etica pubblica. Ciò per aiutarci reciprocamente a tutelare e promuovere le rispettive libertà, in una dimensione di collaborazione.

6. Ora, ragionando in concreto su cosa possiamo fare, ricordo nuovamente le finalità del Movimento Europeo, il quale (così ci dice ancora il nostro sito) «svolge in primo luogo la funzione di organo coordinatore tra le forze aderenti e di strumento di proposta, di stimolo e di pressione nei confronti del Parlamento, del Governo nazionale e delle istituzioni internazionali attraverso il MEI (Movimento Europeo Internazionale), di cui fa parte».

E’ un segnale importante quello che l’AMI ha voluto dare invitando ad aprire i lavori con i propri saluti alcune associazioni, fra le quali appunto il Movimento Europeo in Italia. L’invito segnala la volontà di lavorare insieme, a partire da un terreno valoriate comune, per costruire prospettive concrete di un migliore tessuto democratico a partire dall’integrazione del continente europeo.

Il Movimento Europeo, rete di associazioni alla quale aderiscono tante realtà presenti ai lavori del XXIX Congresso, si è candidato ad essere la “casa” comune per aprire un dibattito progettuale forte ed efficace, non solo per i contenuti ma per l’ampiezza dello schieramento, magari a partire proprio dall’esito del gruppo di lavoro sulla governance europea prodotto dall’AMI e dalla strategia che il ME sta perseguendo per la modifica dei Trattati di Unione nel senso di un approfondimento dell’integrazione capace di portare alla federazione europea.

Nicoletta Parisi

8 settembre 2023

 

 

 

 

 

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L’indipendenza di Paolo Gentiloni, le frustrazioni del governo italiano e le elezioni europee

Con qualche rara eccezione (i commissari ungherese Oliver Varhelyi, sloveno Janez Lenarcic e francese Thierry Breton), l’origine dei membri della Commissione europea è politica prima che nazionale e l’insieme di quello che viene chiamato “collegio” rappresenta una coalizione politica a cui appartengono tutti i gruppi o parti di gruppi nel Parlamento europeo che hanno dato vita nel novembre 2019 alla cosiddetta “maggioranza Ursula” che va dal conservatore polacco dell’ECR Januz Wojciechowski a nove socialisti e nove popolari passando per quattro liberali ed anche per un verde (indipendente).

Fu la stessa presidente Ursula Von der Leyen del resto a definire la dimensione del suo collegio “geopolitica” nella logica europea che conduce alla nomina della Commissione europea attraverso la diarchia fra il Consiglio europeo – in rappresentanza dei governi - che sceglie il/la presidente della Commissione europea a maggioranza qualificata e il Parlamento europeo – in rappresentanza delle cittadine e dei cittadini che lo hanno eletto -  che lo/la elegge e dà la fiducia all’intera Commissione europea alla maggioranza dei membri.

Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini fanno finta di ignorare che la Commissione europea è composta certo attualmente da un commissario per paese ma che il Trattato di Lisbona precisa sia nell‘articolo 17 TUE che “i membri della Commissione non sollecitano e non accettano istruzioni da nessun governo” sia nell’articolo 245 TFUE che “gli Stati membri rispettano la loro indipendenza e non cercano di influenzarli nell’esecuzione della loro missione”.

Nella storia della Commissione europea ci sono stati alcuni momenti in cui capi di Stato o di governo hanno manifestato irritazione per il fatto che un commissario non “aveva avuto un occhio di riguardo” (l’espressione è di Giorgia Meloni) per il proprio paese di origine ma nessuno è arrivato fino al punto di affermare - come ha fatto la stessa Giorgia Meloni spalleggiata da Matteo Salvini ed anche da Antonio Tajani - che i membri della Commissione rappresentano a Bruxelles “gli interessi della Nazione”.

Le dichiarazioni di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani devono essere lette non solo (per Giorgia Meloni e Matteo Salvini) come una conferma del loro orientamento irriducibilmente nazionalista ma soprattutto nella prospettiva della definizione degli equilibri politici dopo le elezioni europee nel giugno 2024 e delle nomine europee e internazionali che al risultato di quelle elezioni e di almeno sette elezioni nazionali saranno legate.

L’improvviso - anche se non inaspettato - “assedio” (come lo ha definito La Stampa) a Paolo Gentiloni dal trio governativo Meloni-Salvini-Tajani deve essere letto come il frutto della frustrazione tutta politica di chi vede sfumare progressivamente l’illusione di poter rovesciare il tavolo a Bruxelles rigettando all’opposizione socialisti e verdi e creando una coalizione PPE-ECR-Renew Europe nel Consiglio europeo, nel Parlamento europeo e nella Commissione europea.

Nelle ultime settimane la frustrazione è aumentata perché cinque relatori della commissione affari costituzionali del Parlamento europeo hanno approvato un progetto di riforma dell’Unione europea da cui hanno dovuto auto-escludersi i “compagni di strada europea” di Fratelli d’Italia e della Lega, i liberali europei hanno chiuso nel loro congresso a Vienna la porta in faccia all’ECR e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha sottolineato la “diversità” europea dell’ECR mentre a Bruxelles emerge sempre di più l’ostilità verso la mancata ratifica italiana del MES e un orientamento sulla modifica dei Patto di Stabilità ben lontano dai desiderata del governo Meloni.

Infine, e nonostante una grottesca analisi provinciale tutta italiana, la visione dell’Unione fiscale secondo un modello federale di Mario Draghi, disegnata nel suo articolo su The Economist e prima nella conferenza ad Harvard, è tutto fuorché un assist al governo Meloni confermando un profilo europeo che sarebbe perfetto per la successione di Charles Michel alla presidenza del Consiglio europeo alla fine del 2024

Ventotene, 8 settembre 2023

coccodrillo

 

 

 

 

 

 

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La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee dal 6 al 9 giugno 2024.

Il Movimento europeo Italia seguirà con particolare attenzione la politica europea dell'Italia dopo le elezioni del 25 settembre 2022 anche attraverso i suoi social Facebook, Instagram, Twitter e infografiche oltre che sulla newsletter.

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