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Bolis, Luciano - L'ABC dell'Europa di Ventotene

Continua la pubblicazione a puntate del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene 2022, licenza Creative Commons).

Bolis, Luciano di Guido Levi

A vent’anni Luciano Bolis era uno studente universitario della Facoltà di Lettere a Pavia, uno sportivo amante del gioco del calcio, e soprattutto un giovane dedito alla musica - pianoforte e canto in particolare. In quel periodo Luciano sognava un futuro come direttore di coro o d’orchestra, e il suo talento rendeva praticabile questa strada. Il primo passo concreto in questa direzione fu rappresentato dal superamento dell’esame di ammissione al prestigioso Conservatorio di Milano.

https://www.peacelink.it/europace/a/49040.html

 

 

 

 

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16-22 May 2022

Monday 16 May

Tuesday 17 May

Wednesday 18 May

Thursday 19 May

Friday 20 May

 

 

 

 

 

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VI SEGNALIAMO

  • 20 maggio 2022, Parigi, Conferenza “La responsabilité du pouvoir exécutif: Traditions nationales et culture juridique européenne”, promossa da Sciences Po e dall'Università di Parigi  Panthéon-Sorbonne. La conferenza è divisa in due mezze giornate che si svolgeranno in due diverse sedi: Sciences Po e l'Università di Parigi Panthéon-Sorbonne. Iscrizione obbligatoria entro mercoledì 18 maggio 2022. INFORMAZIONI E PROGRAMMA.
  • 21-22 maggio 2022, Salone del libro di Torino 2022 “CANTIERI D’EUROPA”. Promosso dall’“Associazione Culturale Diàlexis”, una presenza costante al Salone del Libro di Torino, con proprie proposte di libri sull’Europa e di temi ad essi connessi. 21 maggio, ore 12:15, (Lingotto, Sala Arancio) UN PONTE FRA EST E OVEST, presentazione del libro “UCRAINA; NO A UN’INUTILE STRAGE”; 21 maggio, ore 15:00, (Centro Studi San Carlo, Via Monte di Pietà 1) presentazione del libro “INTELLIGENZA ARTIFICIALE E AGENDA DIGITALE”, PENSARE PER PROGETTARE IL FUTURO. 22 maggio, ore 16:00, (Casa del Quartiere  di San Salvario, Via Morgari 10) DAL PASSATO AL FUTURO DELL’ EUROPA, presentazione del libro “PROGETTI EUROPEI NELLA RESISTENZA”.Tutte le manifestazioni si svolgeranno in parte in presenza, in parte a distanza, mediante collegamenti zoom con coloro che si registreranno all’indirizzo di posta elettronica Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. MAGGIORI INFORMAZIONI E PROGRAMMA.

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 

 

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Cambiare l’Unione europea o modificare il Trattato di Lisbona?
Perché la proposta di una terza “convenzione” è una falsa buona idea

Durante i settanta anni del processo di integrazione europea – dal trattato della CECA nel 1952 alle raccomandazioni della Conferenza sul futuro dell’Europa nel 2022 – sono state tentate varie strade per creare la federazione europea che fu considerata da Jean Monnet come la finalità del metodo comunitario.

L’Unione europea, così come è governata dal 2009 con le regole del Trattato di Lisbona, è ancora oggi una organizzazione sui generis in cui convivono l’europeismo dei padri fondatori, il confederalismo di chi crede dentro e fuori l’Unione all’Europa delle tante patrie e il federalismo pragmatico degli autori del Manifesto di Ventotene che avevano collocato il loro pensiero e la loro azione politica al di fuori sia delle ideologie fumose del  federalismo del diciannovesimo secolo che del federalismo ideale fra le due guerre mondiali.

Mentre il trattato della CECA, l’Atto Unico, il Trattato di Amsterdam e il Trattato di Nizza sono stati il frutto di tradizionali conferenze intergovernative, i Trattati di Roma, di Maastricht e di Lisbona insieme alla Carta dei diritti fondamentali hanno seguito ciascuno strade diverse.

I Trattati di Roma furono elaborati da un gruppo di esperti coordinati da Paul-Henry Spaak e la conferenza intergovernativa fu l’occasione per alcuni governi di chiarire aspetti essenziali del passaggio dalla CECA al Mercato Comune come l’obiettivo di una “unione sempre più stretta” suggerita dal francese Jean-François Deniau o il principio della cooperazione leale chiesto dalla delegazione tedesca o l’equilibrio fra la priorità del libero mercato difesa dalla Germania e le politiche dell’economia reale che la Francia considerava essenziali per garantire l’efficace funzionamento del mercato.

Nel Trattato di Maastricht l’organizzazione del governo dell’unione economica e monetaria fu affidata al lavoro del comitato presieduto da Jacques Delors e di cui fu co-segretario Tommaso Padoa-Schioppa mentre le innovazioni politiche furono il frutto di trattative fra governi in cui svolsero un ruolo determinante per l’Italia Giulio Andreotti e Gianni De Michelis.

Il Trattato di Lisbona ereditò il lavoro svolto dalla Convenzione presieduta da Valéry Giscard d’Estaing ed i passi indietro nel Trattato furono il frutto dell’opera di parziale demolizione effettuata durante il negoziato diplomatico che avvenne nel 2007 dopo la pausa di riflessione decisa dai governi a seguito dei referendum negativi in Francia e Paesi Bassi.

Last but not least la Carta dei diritti fondamentali fu integralmente scritta dalla “convenzione” presieduta da Roman Herzog in un dialogo costante con la società civile organizzata e i partner sociali mentre il Consiglio europeo di Biarritz nell’ottobre 2000 si limitò a prendere atto del consenso raggiunto nella convenzione decidendo che la Carta sarebbe stata proclamata solennemente a Nizza nel successivo Consiglio europeo di dicembre.

Sono trascorsi oltre dodici anni dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e le sfide di questi anni che hanno rischiato di far dissolvere l’Unione europea sono state la dimostrazione che non sarà sufficiente modificare il Trattato lasciando sostanzialmente invariato il suo impianto originario.

Sarà necessario in primo luogo ripristinare la logica costituzionale su cui si era fondato il lavoro della Convenzione sul futuro dell’Europa separando le norme di diritto primario che sono attualmente contenute nel Trattato sull’Unione europea ed anche nella prima (le competenze), seconda (cittadinanza e diritti), quinta (azione esterna), sesta (istituzioni e finanze) e settima parte (disposizioni finali) del Trattato sul funzionamento dell’Unione dalle norme di diritto secondario (le politiche) che sono nella terza parte di questo Trattato.

Sarà in secondo luogo necessario rivedere le categorie e le competenze dell’Unione alla luce delle sfide interne ed esterne con una visione dinamica del principio di sussidiarietà e nella logica federale dei rapporti fra l’Unione e gli Stati membri nell’ambito delle competenze cosiddette concorrenti.

Sarà in terzo luogo necessario rendere omogenei le norme e i metodi d’azione dell’Unione nella sua dimensione esterna con una politica estera fondata sul ruolo di un’Europa sovrana che garantisca la sua autonomia strategica nei settori della politica commerciale, della cooperazione con i paesi in via di sviluppo, negli accordi internazionali e nelle relazioni con le organizzazioni internazionali ivi compresa la NATO e il ruolo internazionale dell’euro.

Sarà in quarto e ultimo luogo necessario definire un sistema costituzionale fondato su una democrazia rappresentativa al cui centro sia collocato il ruolo del Parlamento europeo su un piano di reale uguaglianza con una “camera degli Stati” che decida sempre a maggioranza (con la sola esclusione dell’adesione di nuovi membri), su una moderna democrazia partecipativa e sul rafforzamento della democrazia di prossimità.

Appare a noi evidente che, per raggiungere il risultato di questo cambiamento di rotta, non sarà efficace e democratico il metodo della revisione dei trattati introdotto nel 2009 ad immagine e somiglianza della convenzione sul futuro dell’Europa che operò – in una situazione radicalmente diversa da quella attuale – all’inizio del secolo.

La proposta di una terza convenzione, sottomessa a monte e a valle al potere quasi esclusivo dei governi nazionali – che si considerano ancora i “padroni dei trattati” – appare oggi una falsa buona idea che rischia fra l’altro di affondare nella palude dello scontro fra un insieme conflittuale di interessi nazionali che riguarderanno non solo le ragioni o il rifiuto dell’approfondimento ma anche le prospettive dell’allargamento, la soluzione della crisi economica provocata dalla guerra, il rispetto dello stato di diritto, il ruolo geopolitico dell’Europa in un mondo nuovamente scosso dal ritorno delle sovranità assolute.

Il tema di un insieme di sistemi sul continente, evocato da Emmanuel Macron il 9 maggio a Strasburgo con l’idea di un’Europa a cerchi concentrici non può essere risolto prima di non aver chiarito quali devono essere i contenuti del progetto, quali i confini politici di un’unione alternativa all’Europa delle patrie e delle sovranità assolute, quale il metodo e quale l’agenda per il cambiamento.

Noi ribadiamo la nostra convinzione che spetta al Parlamento europeo disegnare gli elementi essenziali della nuova architettura europea, avviare un ampio dialogo e un dibattito pubblico europeo e in tutta Europa con le organizzazioni della società civile, i partner sociali e i poteri locali attraverso delle agora tematiche che sfruttino il valore aggiunto della democrazia partecipativa sperimentato durante la Conferenza sul futuro dell’Europa.

Al termine di quest’esercizio di cittadinanza attiva deliberativa che potrebbe concludersi nell’autunno 2023, spetterà al Parlamento europeo promuovere un incontro con i parlamenti nazionali e le assemblee regionali con poteri legislativi nel quadro di “assise della democrazia rappresentativa” al fine di preparare il terreno per una processo costituente di un’Europa sovrana, democratica, solidale ed inclusiva.

Roma, 16 maggio 2022

coccodrillo

 

 

 

 

 

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