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Newsletter n.33/2020

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CENTO GIORNI DI PRESIDENZA EUROPEA: LA STRADA STRETTA DI ANGELA MERKEL

Angela Merkel può addurre molte ragioni per giustificare gli scarsi risultati raggiunti dopo cento giorni di presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea (1° luglio-15 ottobre 2020), ma il confronto fra le priorità presentate all’inizio del semestre e le decisioni prese dal Consiglio europeo e dai Consigli specializzati è per ora sostanzialmente negativo dato che la grande maggioranza degli accordi raggiunti, a cominciare dallo European Recovery Plan devono essere trasformati in misure giuridicamente vincolanti.

Esso lo è soprattutto a causa del metodo intergovernativo, appesantito dal piombo del diritto di veto, dalla totale inadeguatezza del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel che presiede una istituzione con la pretesa – in violazione dell’articolo 15 del Trattato sull’Unione europea - di occupare quasi tutti i poteri nell’Unione europea e che è invece totalmente impotente, dalla mancanza di cooperazione leale fra i governi, dalle costanti divaricazioni sulle questioni internazionali e last but not least dalla mancanza di coordinamento e di coesione nella lotta alla pandemia.

La dimostrazione più chiara di quest’impotenza è stata data dalla riunione del Consiglio europeo del 15-16 ottobre in cui su tutti i temi posti all’ordine del giorno da Charles Michel la risposta è stata rinviata al prossimo Consiglio europeo (10-11 dicembre), mentre il vertice del 16 novembre a Berlino dedicato alle relazioni con la Cina è stato annullato

Non è certo colpa della presidenza tedesca se il picco della pandemia è tornato ai livelli della prima ondata in molti paesi europei a cominciare dalla Germania ma il superamento del COVID-19, preannunciato il 1° luglio, è lontano dall’essere raggiunto (prima priorità), non c’è unità d’azione nella ricerca del vaccino e le spese della ricerca europea sono cadute sotto la mannaia del Consiglio europeo del 21 luglio per arricchire il pacchetto del Next Generation EU.

Lo strumento di recupero e resilienza (European Recovery and Resilience Facility, che non è un Fund o addirittura un Found come si ostinano cocciutamente a dire e a scrivere giornalisti, politici ed economisti) è per ora solo una proposta di regolamento approvata in prima lettura dal COREPER (il Comitato degli ambasciatori che rappresentano i paesi membri a Bruxelles) il 9 ottobre ma attende il semaforo verde del Parlamento europeo che lo tiene in ostaggio come merce di scambio sullo stato di diritto e sul Quadro Finanziario Pluriennale.

A nostro avviso, il Parlamento europeo farebbe bene a sbloccare rapidamente la proposta di regolamento adottandola con procedura d’urgenza questa settimana in sessione plenaria nel testo votato dal COREPER, concentrando la sua azione prima sul Quadro Finanziario Pluriennale e sulle risorse proprie e poi sulla riapertura del cantiere dell’Unione europea.

Lo strumento di recupero e resilienza non sarà in grado di far uscire l’Unione europea dalle conseguenze economiche e sociali della pandemia (la seconda priorità della presidenza tedesca) se non sarà aumentato il massimale delle risorse proprie dall’1.2 al 2% del Reddito  globale dell’Unione europea, consentendo alla Commissione europea di raccogliere i 750 miliardi di Euro sui mercati dei capitali a partire dal 1° gennaio 2021 per finanziare tutti i programmi contenuti nel Next Generation EU e spenderli in prestiti e sovvenzioni.

Il rischio è forte che i parlamenti nazionali non approvino  questo aumento entro la fine del 2020, lasciando ancora inattuato l’impegno della presidenza tedesca per la partenza del piano di recupero e resilienza dall’inizio del prossimo anno.

Noi suggeriamo al Presidente del Bundestag Wolfgang Schaueble di promuovere, d’accordo con il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, una riunione urgente di tutti i parlamenti nazionali sotto forma di  “assise interparlamentari”, come quelle che si svolsero a Roma nel novembre 1990, per adottare insieme una decisione politica di aumento del massimale delle risorse proprie, una decisione che faciliterebbe e accelererebbe poi il voto in ogni parlamento nazionale.

L’Europa sarà più forte e innovativa (terzo punto delle priorità) se saranno fatti passi in avanti in dossier bloccati da tempo come il completamento dell’Unione economica e monetaria a cominciare dall’Unione bancaria, l’avvio di una nuova politica industriale con particolare riferimento alle piccole e medie imprese sulla base delle proposte avanzate dalla Commissione europea per aumentarne la competitività, l’accelerazione delle decisioni sull’agenda digitale e sulla politica energetica insieme  all’eliminazione degli ostacoli al mercato interno.

L’Europa sarà più sostenibile (quarta priorità) se saranno accelerate le decisioni sulla biodiversità e sarà salvaguardata la transizione verso la agroecologia (anche con il rigetto da parte del Parlamento europeo degli accordi al ribasso chiesti dalle lobby), se sarà rafforzato il partenariato pubblico/privato nella dimensione della finanza etica, se saranno fatti passi in avanti sull’imposta alle frontiere (di fatto un dazio) sui prodotti ad alto contenuto di carbonio (border carbon adjustment) e sulle imposte relative alle plastiche, se saranno prese misure adeguate nella lotta alla povertà all’interno dell’Unione europea - che rischia di colpire il 22.5% delle cittadine e dei cittadini con memo di 18 anni - e se sarà avviata una seria riforma su una politica fiscale equa sapendo che questo tema divide CDU-CSU da una parte e SPD-Gruenen dall’altra.

L’attuazione del Pilastro Sociale di Göteborg, adottato nel novembre 2017, è stata invece rinviata durante la presidenza portoghese che organizzerà a maggio a Porto un nuovo vertice sociale.

L’Europa rafforzerà la sua sicurezza e la difesa dei suoi valori comuni (quinta priorità) se sarà avviata una iniziativa per ampliare le competenze della Procura europea contro la criminalità internazionale e le organizzazioni di stampo mafioso, se sarà radicalmente cambiato e non solo  aggiornato il regolamento di  Dublino per consentire una politica di accoglienza e di inclusione coordinata per chi richiede l’asilo (rifugiati) e chi fugge dalla fame, dai disastri ambientali e dall’espropriazione delle terre ai contadini (migranti cosiddetti economici), se saranno adottate procedure e  regole forti per il rispetto dello stato di diritto.

L’Europa sarà un modello e un attore per la pace se sarà in grado di impegnarsi collettivamente e unitariamente per un nuovo ordine internazionale fondato sulla cooperazione, il partenariato e il multilateralismo (sesta priorità). In questo quadro si inserisce la richiesta di applicare alla politica estera e della sicurezza comune la cosiddetta clausola della passerella prevista dall’art. 31 par. 3 del Trattato sull’Unione europea per passare dal diritto di veto al voto a maggioranza qualificata.

Le “conclusioni” del Consiglio europeo del 15-16 ottobre sull’Africa sono state da questo punto di vista un eclatante esempio negativo.

Fra le priorità della presidenza tedesca non figura – anche se il viceministro degli affari esteri e responsabile per gli affari europei Michael Roth sostiene che sarà convocata so schnell wie moeglich secondo il principio dixi et  salvavi animam meam - la Conferenza sul futuro dell’Europa (e non solo dell’Unione europea), l’idea che fu lanciata da Emmanuel Macron il 4 marzo 2019 su cui è stato adottato una sorta di coprifuoco non a causa della pandemia ma di un dissenso profondo fra il Parlamento europeo e il Consiglio europeo.

L’esperienza tendenzialmente deludente del semestre di presidenza tedesca dovrebbe spingere la cancelleria Angela Merkel a chiuderlo in dicembre davanti al Parlamento europeo, sfruttando anche la contemporanea presidenza tedesca del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, per rilanciare l’urgenza e la necessità di un radicale cambiamento di rotta dell’Unione europea nella sua dimensione continentale dal punto di vista del contenuto del progetto, del metodo e dell’agenda per realizzarlo.

La cancelliera Merkel potrebbe ricordare l’affermazione del suo predecessore Willy Brandt che sostenne, già nel 1974, che il Parlamento europeo eletto a suffragio universale e diretto avrebbe dovuto essere riconosciuto come una assemblea costituente permanente e il discorso che fece François Mitterrand a Strasburgo il 25 ottobre 1989 alla vigilia della caduta del Muro di Berlino sollecitando l’assemblea a rivendicare questo ruolo.

La Conferenza sul futuro dell’Europa potrebbe essere ancora la dimensione ottimale di uno spazio pubblico europeo, secondo l’espressione di Juergen Habermas, dove far incontrare la democrazia rappresentativa con quella partecipativa e gettare le basi del ruolo costituente del Parlamento europeo sulla via dell’Europa federale.

coccodrillo

 

 


 

Attiriamo la vostra attenzione

La settimana inizia con la sessione plenaria del Parlamento europeo; un appuntamento che, considerata la pandemia, si svolgerà solo tramite connessione remota. Una serie di punti rimane sospesa sul tavolo dei negoziati, come avete avuto modo di leggere nell’editoriale e come potrete comprendere approfondendo il documento “Key issues in the European Council. State of play in October 2020”, scaricabile nella sezione dedicata.

Tra le iniziative da porre all’attenzione, Vi invitiamo oggi a leggere l’appello diffuso sui media dal gruppo “Agorà degli abitanti della Terra”, che, in relazione alla crisi pandemica che stiamo attraversando, sostiene che “La vita delle persone è stata sacrificata agli interessi economici dei poteri dominanti”. Infatti, come afferma questo gruppo, “Ieri sera, 16 ottobre, i membri del WTO (World Trade Organization) hanno respinto la proposta presentata da India, Sudafrica, Kenya ed Eswatini di sospendere alcune disposizioni dei Trattati TRIPS – che regolano i diritti di proprietà intellettuale a livello globale – riguardanti i brevetti per test, trattamenti medici e vaccini contro la pandemia COVID-19.

La proposta non mirava ad abolire il regime dei brevetti, ma solo a sospenderne l’applicazione per il periodo necessario a consentire alla popolazione mondiale un accesso equo e paritario alla terapia Covid-19. Questo è inaccettabile. Le grandi aziende farmaceutiche private globali e i mercati finanziari globali hanno vinto. Non c’è bisogno di gridare allo scandalo, perché lo scandalo è il sistema stesso. Basato sui principi della società neoliberista capitalista, conferisce all’OMC, un’organizzazione internazionale competente in materia di commercio, indipendente dall’ONU, un potere decisionale in materia sanitaria superiore a quello attribuito all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), legalizzando così il primato degli imperativi commerciali e finanziari privati sui requisiti e i diritti umani universali alla salute. I brevetti valgono più della salute”. 

 

Vi segnaliamo:

 


 

Documenti chiave

 


 

Testi della settimana

 


 

 Carta dei diritti fondamentali

I momenti di crisi sono quelli in cui le migliori energie possono emergere, così come una nuova leadership, a condizione che si imbocchi la via giusta e che si perseveri nell’obiettivo. Ecco perché questa settimana ci dedichiamo all’articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali, dedicato all’uguaglianza tra uomini e donne, un valore da assicurare “in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione”, afferma il comma 1 dell’articolo. Sia nella versione italiana che in quella inglese, questo obiettivo viene inquadrato in maniera netta, con la forma “deve”. Diversamente, la traduzione del secondo comma della versione italiana, afferma che “Il principio della parità non osta al mantenimento o all’adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato”; in lingua inglese, lo stesso comma è espresso facendo ricorso all’indicativo futuro, volendo inquadrare il principio più che altro in termini di obiettivi programmatici. Si fa qui riferimento alle politiche per promuovere l’uguaglianza sostanziale, che prevedono il ricorso a misure che sono state definite di “discriminazione positiva”. Quando cioè si ha la consapevolezza del fatto che esistano disparità insormontabili di accesso, per esempio all’istruzione, alle professioni, al conseguimento di un ruolo indipendentemente dal merito individuale, è compito degli Stati membri adottare misure specifiche al fine di ridurle, perché i loro effetti possono rivelarsi negativi sulla società nel suo insieme. Come si sta ripetendo in queste settimane, il prossimo bilancio europeo e il Recovery plan rappresentano un’occasione inedita per rilanciare politiche attive per promuovere l’uguaglianza e non c’è che da augurarsi che l’intervento sia adeguato alla posta in gioco; in una società più equa, infatti, è più alta la fiducia reciproca, si innescano processi virtuosi, si contrasta più efficacemente la corruzione e il malaffare. 

 


 

La giurisprudenza europea

Quello della fiscalità comune è una priorità per il futuro dell’Europa e, soprattutto, per una maggiore coesione delle politiche, per una migliore allocazione delle risorse, insomma un elemento sul quale si gioca la possibilità di avanzamento di una maggiore integrazione. Un caso su cui è stato necessario l’intervento della Corte di Giustizia dell’Ue può aiutare a comprendere meglio la situazione, sul piano pratico. La controversia è stata considerata data la sua particolare attualità: la sentenza è stata pronunciata dalla Corte il 14 ottobre scorso ed ha riguardato l’interpretazione dei principi di leale cooperazione, di equivalenza e di effettività. Essa è insorta tra una società di diritto rumeno, la Valoris srl, e la Direzione generale regionale delle finanze pubbliche di Craiova – Amministrazione distrettuale delle finanze pubbliche di Vâlcea, Romania, nonché l’amministrazione del Fondo per l’ambiente di Romania.

Ecco i fatti:

Il 25 agosto 2014, la Valoris, società di diritto rumeno, ha versato, ai fini della prima immatricolazione in Romania di un autoveicolo usato proveniente dai Paesi Bassi, una tassa di 2451 lei rumeni (RON) (circa EUR 510) a titolo di «bollo ambientale per gliautoveicoli», conformemente all’articolo 4, lettera a), dell’OUG n. 9/2013”. È da notare che l’OUG è un’ordinanza governativa urgente romena e che quella appena menzionata è stata sostituita il 7 agosto 2017 dalla OUG n. 52/2017; quest’ultima è stata adottata dopo alcune sentenze della CGUE che hanno dichiarato contrarie al diritto dell’Unione “diverse tasse sull’inquinamento applicabili agli autoveicoli istituite dalla Romania, tra le quali figura la tassa prelevata a titolo di detto bollo ambientale”.

In particolare, “L’OUG n. 52/2017 ha concesso ai contribuenti, […] il diritto di chiedere il rimborso degli importi da essi versati […] oltre al versamento degli interessi legali dovuti per il periodo compreso tra la data della riscossione e la data del rimborso. Tuttavia, ai sensi del paragrafo 2 di detto articolo 1, in deroga alle disposizioni dell’articolo 219 del codice di procedura tributaria, tali domande dovevano essere presentate all’organo tributario competente, a pena di decadenza, entro il 31 agosto 2018.

Il 6 dicembre 2018 la Valoris ha presentato una domanda di rimborso della somma che aveva pagato a titolo di bollo ambientale per gli autoveicoli, presso l’amministrazione distrettuale delle finanze pubbliche di Vâlcea, la quale ha respinto tale domanda, con lettera del 7 gennaio 2019, con la motivazione che essa era stata depositata tardivamente.

Il 30 gennaio 2019, la Valoris ha proposto ricorso dinanzi al giudice del rinvio, il Tribunalul Vâlcea (Tribunale superiore di Vâlcea, Romania), al fine di ottenere la condanna delle autorità rumene al rimborso della tassa controversa, oltre ai relativi interessi di mora al tasso legale, sebbene non abbia rispettato il termine di decadenza previsto all’articolo 1, paragrafo 2, dell’OUG n. 52/2017. A sostegno del proprio ricorso, ha fatto valere, da un lato, che tale termine ad hoc violava il diritto dell’Unione in quanto limitava la facoltà dei contribuenti di ottenere il rimborso di tasse dichiarate contrarie a tale diritto e, dall’altro, che un termine compreso tra tre e cinque anni, per poter avvalersi di tale facoltà, era stato considerato come un termine ragionevole nella giurisprudenza della Corte”.

A fronte di tale ricorso, il Tribunale superiore di Vâlcea ha deciso di sospendere il procedimento per consultare la Corte sul fatto se una normativa quale l’OUG n. 52/2017, “che ha fissato un termine di decadenza di circa un anno per la presentazione delle domande di restituzione di talune tasse riscosse in violazione del diritto dell’Unione, qualora la normativa nazionale non preveda un termine analogo per l’esercizio del diritto alla restituzione delle somme percepite in violazione di norme nazionali” sia in contrasto con i principi di leale cooperazione, di equivalenza e di effettività a cui si ispira il diritto dell’Unione europea.

La sentenza della Corte del 14 ottobre 2020 ha focalizzato l’accento sui principi di equivalenza e di effettività, entrambi in combinato disposto con quello di leale cooperazione e la normativa OUG n. 52/2017 è stata ritenuta in contrasto solo con il principio di equivalenza.

Per approfondire, clicca qui.

 


 

Consigli di lettura

Questa settimana vi presentiamo una nuova rivista che è anche un progetto dai risvolti futuri che si preannunciano interessanti. Il suo nome è “Democrazia futura - Media e geopolitica nella società dell’informazione e della conoscenza” ed è stata realizzata dal gruppo di Amalfi dell’Associazione Infocivica. Si pregia del contributo di autori esperti, definiti, in questo numero zero che alleghiamo, gli “animatori” della rivista. Essa pone all’attenzione dei lettori spunti di riflessione sul sistema dell’informazione e sul trattamento mediatico di argomenti anche molto distanti tra loro. L’approccio si potrebbe quindi definire eclettico, anche se legato dal filo conduttore rappresentato dell’interesse per i media e la geopolitica. A volte vengono quindi trattati questioni più strettamente relative all’analisi di determinati contenuti, altre ci si focalizza sui grandi assi della politica internazionale: l’Europa, la Cina, gli Stati Uniti, i rapporti Oriente – Occidente, il ruolo del Parlamento a cui restituire dignità. Si tratta insomma di una lettura che potrebbe sembrare indirizzata agli addetti ai lavori, ma, a giudicare dal linguaggio, vuole essere aperta a tutti. La direzione di questo progetto editoriale è stata affidata ad un giornalista di lunga esperienza quale Giampiero Gramaglia; per il Movimento europeo - Italia, potrete trovare il contributo del Presidente, Pier Virgilio Dastoli.

Vi invitiamo pertanto a sfogliare questo primo numero 0 che, come potrete notare, si presenta ancora in un formato grafico iniziale; leggendolo, potrete però apprezzarne i contenuti.

 

Segnaliamo, inoltre, la lettura dell'OSSERVATORIO SULLA CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UNIONE EUROPEA (N. 4/2020) - all'interno della Rivista telematica "Ordine internazionale e diritti umani" - dal titolo "IL MES SANITARIO, QUESTO SCONOSCIUTO: I DUBBI DI NATURA GIURIDICA ED ECONOMICA CHE NE CONDIZIONANO LA RICHIESTA", di Carlo Curti Gialdino e Giannangelo Marchegiani.

 


 

 Agenda della settimana

 

Forward look: 19 - 31 October 2020

Monday 19 October

 

Tuesday 20 October

 

Wednesday 21 October

 

Thursday 22 October

 

Friday 23 October

 

 

 

 

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