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Newsletter 14 Giugno/2021 - L'EDITORIALE

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Le nostre richieste ai 433 membri della Conferenza sul futuro dell’Europa

Trascorsi oltre tredici anni dalla firma del Trattato di Lisbona, il sistema europeo – messo alla prova da quattro crisi successive (quella finanziaria e poi economica e sociale, quella del terrorismo di ispirazione islamica, quella dei flussi migratori ed infine quella della pandemia) – deve essere sottoposto ad una profonda revisione per realizzare tre obiettivi principali:

  • Garantire l’autonomia strategica dell’Unione europea in un mondo in cui il sistema bipolare in vigore fino al 1989 è stato prima sottoposto al tentativo dell’egemonia di una sola grande potenza e ha subito poi dall’inizio del secolo le conseguenze di un’estesa ingovernabilità e di un progressivo autoritarismo
  • Assicurare alle sue cittadini e ai suoi cittadini una prosperità diffusa a livello territoriale e sociale
  • Completare il quadro istituzionale superando lo squilibrio fra la dimensione intergovernativa o confederale e la dimensione sopranazionale con il rafforzamento del suo carattere democratico e della sua efficacia

In questo spirito e secondo questa logica, noi riteniamo che debbano essere aggiornati i seguenti aspetti dell’Unione europea così come furono definiti nel negoziato diplomatico che, abbandonando il metodo costituzionale concepito con la “dichiarazione di Laeken” e sintetizzato nel “progetto di Trattato che adotta una costituzione per l’Europa”, portò poi al compromesso intergovernativo sui futuri trattati sull’Unione europea e sul funzionamento dell’Unione europea (“Trattato di Lisbona”).

  • La ripartizione delle competenze fra il livello degli Stati (e dei poteri locali e regionali) e quello europeo insieme ad una revisione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità per garantire beni comuni di dimensione transnazionale
  • La coerenza fra le politiche comuni interne e le azioni esterne
  • Il superamento della dicotomia fra la politica estera e di sicurezza comune (ivi compresa la dimensione della difesa) che fa parte del Trattato sull’Unione europea e l’azione esterna che fa parte del Trattato sul funzionamento dell’Unione
  • L’eliminazione della discrasia fra la politica economica e monetaria da una parte e la convergenza sociale e territoriale dall’altra
  • La capacità fiscale dell’Unione europea che è parte essenziale della sua autonomia strategica e che diventerà imprescindibile quando si dovrà decidere di rendere perenne il Recovery Plan per passare dal metodo del finanziamento di investimenti a dimensione nazionale a un piano di investimenti strutturali a dimensione europea
  • Le disposizioni relative ai principi democratici e cioè alla vita democratica dell’Unione, la cittadinanza, il rispetto dello stato di diritto e il primato del diritto dell’Unione europea
  • Le disposizioni relative al funzionamento e ai poteri delle istituzioni
  • Le modalità di un’integrazione differenziata nell’ipotesi probabile che non tutti gli Stati membri accettino questi aggiornamenti radicali che non potranno essere effettuati con le cooperazioni rafforzate e con le “clausole della passerella definendo allo stesso tempo i confini politici di un’Unione più integrata.

Per avviare una fase di elaborazione degli aggiornamenti, la Conferenza sul futuro dell’Europa deve essere colta come un’occasione innovativa che superi la logica delle consultazioni dei cittadini europei così come sono state realizzate fino alla vigilia delle elezioni europee del 2019 costituendo una sfera pubblica deliberativa in cui si confrontino la dimensione della democrazia partecipativa e quella rappresentativa ispirandosi ad esperienze già avvenute nei Paesi Bassi, Belgio, Francia, Irlanda e Islanda per limitarsi all’Europa.

Sull’organizzazione della sfera pubblica, rinviamo al documento di lavoro del Movimento europeo aggiornato al 31 maggio 2021 che tiene conto dei tre pilastri della Conferenza (Piattaforma Digitale, Panel transnazionali e Sessioni plenarie) (LINK)

Dopo la fase deliberativa nella Conferenza si dovranno aprire due momenti successivi:

  • una fase di monitoraggio da parte della società civile organizzata, dei panel transnazionali e della piattaforma digitale sul follow-up che sarà dato dalle istituzioni europee (Parlamento europeo, Consiglio europeo, Consiglio, Commissione ma anche BCE) alle deliberazioni della Conferenza (maggio-dicembre 2022)
  • ed una fase costituente da parte del Parlamento europeo in collaborazione con i parlamenti nazionali (gennaio-dicembre 2023) per tradurre le deliberazioni della Conferenza e gli orientamenti delle istituzioni in un progetto di riforma del sistema europeo sotto la forma di un breve testo di natura costituzionale che abbia l’obiettivo di sostituire il Trattato sull’Unione europea e che costituisca il tema centrale dei programmi dei congressi dei partiti europei e della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo nel maggio 2024.

Sarebbe utile prevedere l’organizzazione nel dicembre 2023 e sotto presidenza spagnola di una sessione straordinaria delle assise interparlamentari come quelle che si svolsero a Roma nel novembre 1990 alla vigilia delle Conferenze intergovernative che portarono al Trattato di Maastricht come momento di dialogo strutturato fra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali.

coccodrillo

 

 

 

 

 

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