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Newsletter 23 Settembre/2024 - ATTIRIAMO LA VOSTRA ATTENZIONE

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MONDO IN DISORDINE:

GLI SPIRITI DELLA MALVAGITÀ

E QUELLO DELLA SOLIDARIETÀ (EUROPEA)

    Nel preambolo del Trattato sull’Unione europea / TUE si esprime la volontà degli Stati membri di «intensificare la solidarietà tra i loro popoli rispettandone la storia, la cultura e le tradizioni». All’art. 2 si elenca, tra i «valori» su cui l’UE si fonda in quanto «comuni agli Stati membri», la solidarietà. All’art. 3.3, co.2,3 e 5, rispettivamente si sottolinea che l’Unione «promuove», fra l’altro, «la solidarietà tra le generazioni» nonché quella «tra gli Stati membri» e «contribuisce … alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli». All’art. 21.1 si afferma che l’«Unione… si prefigge di promuovere nel resto del mondo» [tra l’altro] … principi di uguaglianza e di solidarietà». All’art. 24.2 e 24.3 co.2 si afferma che «l'Unione conduce, stabilisce e attua una politica estera e di sicurezza comune fondata sullo sviluppo della reciproca solidarietà politica degli Stati membri» e che questi ultimi «sostengono attivamente e senza riserve la politica estera e di sicurezza dell'Unione in uno spirito di lealtà e di solidarietà reciproca» e essi appunto «operano congiuntamente per rafforzare e sviluppare la loro reciproca solidarietà politica». All’art. 31.1 co.2 si esalta lo «spirito di mutua solidarietà» reciproca fra Stati membri e di questi con l’Unione.

     Nel preambolo del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea / TFUE si manifesta «l’intento di confermare la solidarietà che lega l'Europa ai paesi d'oltremare». All’art. 67.2 si esprime «la solidarietà tra Stati membri ed equa nei confronti dei cittadini dei Paesi terzi», mentre all’art. 80 si afferma che «le politiche dell'Unione … e la loro attuazione sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario».  Lo «spirito di solidarietà tra Stati membri» riappare all’art. 122.1. con riguardo «a misure adeguate alla situazione economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell'approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell'energia». E sempre lo «spirito di solidarietà tra Stati membri» aleggia sulla «politica dell'Unione nel settore dell'energia» di cui all’art. 194.1, mentre un’esplicita e generale «clausola di solidarietà» costituisce il contenuto (art. 222) dell’intero titolo VII della Parte V del TFUE, dove così si dispone:

«1. L'Unione e gli Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà qualora uno Stato membro sia oggetto di un attacco terroristico o sia vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo. L'Unione mobilita tutti gli strumenti di cui dispone, inclusi i mezzi militari messi a sua disposizione dagli Stati membri, per:
a) — prevenire la minaccia terroristica sul territorio degli Stati membri;
— proteggere le istituzioni democratiche e la popolazione civile da un eventuale attacco terroristico;
— prestare assistenza a uno Stato membro sul suo territorio, su richiesta delle sue autorità politiche, in caso di attacco terroristico;

b) prestare assistenza a uno Stato membro sul suo territorio, su richiesta delle sue autorità politiche, in caso di calamità naturale o provocata dall'uomo.
2. Se uno Stato membro subisce un attacco terroristico o è vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo, gli altri Stati membri, su richiesta delle sue autorità politiche, gli prestano assistenza. A tal fine gli Stati membri si coordinano in sede di Consiglio.
3. Le modalità di attuazione della presente clausola di solidarietà da parte dell'Unione sono definite da una decisione adottata dal Consiglio, su proposta congiunta della Commissione e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Quando tale decisione ha implicazioni nel settore della difesa, il Consiglio delibera conformemente all'articolo 31, paragrafo 1 [in materia di voto; cit.sopra] del trattato sull'Unione europea. Il Parlamento europeo è informato.
Ai fini del presente paragrafo e fatto salvo l'articolo 240 [TFUE, in tema di organizzazione istituzionale], il Consiglio è assistito dal comitato politico e di sicurezza, con il sostegno delle strutture sviluppate nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune, e dal comitato di cui all'articolo 71 [TFUE], i quali gli presentano, se del caso, pareri congiunti.
4. Per consentire all'Unione e agli Stati membri di agire in modo efficace, il Consiglio europeo valuta regolarmente le minacce cui è confrontata l'Unione».

     La promozione fra l’altro della solidarietà tra Stati membri è affermata pure all’inizio del Protocollo n. 28, allegato ai Trattati, in tema di «coesione economica, sociale e territoriale». E nella Dichiarazione n. 37, sempre allegata ai Trattati, si richiamano «le misure … per assolvere agli obblighi di solidarietà nei confronti di uno Stato membro che sia oggetto di un attacco terroristico o sia vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo» nonché «il diritto di un altro Stato membro di scegliere i mezzi più appropriati per assolvere ai suoi obblighi di solidarietà nei confronti dello Stato membro in questione». La Dichiarazione n. 62 afferma poi la volontà della Repubblica di Polonia di tenere «conto della tradizione di movimento sociale di "Solidarność" e del suo importante contributo alla lotta per i diritti sociali e del lavoro».

     Infine, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea sottolinea nel preambolo che «l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà», alla quale ultima è dedicato l’intero Titolo IV, a seguire i Titoli su «Dignità», «Libertà» e «Uguaglianza» e precedendo quelli su «Cittadinanza» e «Giustizia». Il Titolo IV comprende, agli artt. da 27 a 38, il «diritto dei lavoratori all’informazione e alla consultazione nell’ambito dell’impresa», il «diritto di negoziazione e di azioni collettive», il «diritto di accesso ai servizi di collocamento», la «tutela in caso di licenziamento ingiustificato», le «condizioni di lavoro giuste ed eque», il «divieto del lavoro minorile» e la  «protezione dei giovani sul luogo di lavoro», la «vita familiare» e la «vita professionale», la «sicurezza sociale» e l’«assistenza sociale», la «protezione della salute», l’«accesso ai servizi d’interesse economico generale», la «tutela dell’ambiente», la «protezione dei consumatori».

     Se le parole – il λόγος – hanno un senso, come particolarmente dovrebbe essere nel diritto,  questo fondamento del principio, dello spirito, di solidarietà vale a contrastare l’ampio spettro (lo spirito contro lo spettro !) degli spiriti della malvagità, articolati da Evagrio Pontico nella stretta misura di otto nell’omonimo lavoro ripubblicato quest’anno dalle Edizioni San Paolo col sottotitolo «sui diversi pensieri della malvagità», diversità che io mi spingo a ricomprendere in numero assai più elevato di otto pertanto esentandomi dal darne precisa e in fondo inutile indicazione. Sola esemplificazione di pensiero malvagio può nel nostro campo - quello dell’integrazione continentale europea- esser data dal Presidente del Consiglio dei ministri d’Ungheria Orbàn Viktor, oggi anche titolare della presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Egli è solito auspicare la morte dell’UE, sperandone di sotterrare le spoglie già nella sua attuale conformazione ben prima di promuoverne il cambiamento. Così, di fronte al nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo approvato a maggio nell’UE si è spinto a commentare quell’articolato contenitore di dieci atti normativi (nove regolamenti e una direttiva) in termini spicci di «un altro [un altro!] chiodo sulla bara dell’Unione europea», aggiungendo che nell’UE «l’unità è morta» per fare conseguentemente strame del motto «unita nella diversità» che ai sensi della Dichiarazione n. 52 allegata ai Trattati è per 16 Stati membri tra «i simboli della comune appartenenza dei cittadini all'Unione europea e del loro legame con la stessa».

       Ma del resto lo stesso Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha avvisato ad aprile che «La nostra Europa potrebbe morire», dando sostanza alla visione orbaniana.

      Avevo scritto in una precedente Newsletter (Stati Uniti d’Europa / L’Unione europea dà i numeri? Sì, proviamo ad elencarli, 6 maggio 2024): «Diamo i numeri? La trasformazione dell’attuale Unione europea non può che passare da modifiche ai trattati internazionali che la regolano? Modifiche faticose, complicate, realizzabili tramite procedure lunghe, perigliose, comportanti prima o poi il consenso unanime di tutti gli attuali Stati membri per entrare in vigore. E intanto “I tempi si sono fatti stretti” (San Paolo, prima lettera ai Corinzi, 7.29), fra la Russia che invade l’Ucraina e pian piano a suon di morti avanza; palestinesi e israeliani che si combattono senza quartiere e dimenticando il diritto internazionale; iraniani alle prese con la ricerca dell’arma nucleare; Cina all’inseguimento pressante degli USA per il predominio mondiale (col Segretario di Stato USA - Anthony Blinken - che avvisa il Presidente Xi: “Basta aiutare Putin oppure agiremo!”); e così via». Avevo poi declinato una (mi par non piccola) serie di possibilità di procedere sulla base dei Trattati attuali a innovazioni nel senso dell’integrazione continentale provandoci, coi numeri! «Numeri che indichino puntuali articoli dei trattati disciplinanti l’attuale Unione europea e capaci di fondare una precisa politica dell’Unione che sia significativa nel senso del progresso verso un’unità federale, o almeno maggiormente solidale, fra Stati continentali senza modificare i trattati stessi».

      E ora la strada per l’innovazione è progettata da Enrico Letta e Mario Draghi coi loro rapporti, rispettivamente in tema di mercato interno e di competitività (su cui v., al di là dei siti europei ufficiali, la divulgazione di cui al volume E. Letta, Molto più di un mercato. Viaggio nella nuova Europa, il Mulino, 2024 e allo “speciale” de il Sole 24 Ore del 18/9/2024, Il piano Draghi. Il documento sulla competitività europea). Un terzo rapporto, non di minor conto ma poco ricordato, è quello redatto sotto la direzione di Peter Strohschneider circa il futuro dell’agricoltura nell’Unione europea (v. Eur lex, Commissione europea-Comunicato stampa, Il dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’UE presenta la relazione finale alla Presidente von der Leyen, 4 settembre 2024).

     Dai progetti si deve passare alla fase esecutiva. E vien subito a mente, di nuovo, la solidarietà, magari non fra tutti gli Stati membri dell’Unione ma tra i più determinati a ricercar sovranità e indipendenza concrete del Continente nel contesto della democrazia liberale. Solidarietà che appare declinazione della carità (la prima più puntualmente interessata a conseguir vantaggi reciproci; la seconda comprendente anche l’orientamento meramente  altruistico) che ci porta a seguire le suggestioni bibliche delle tre virtù teologali (fede, speranza e, appunto, carità) che Carlo Stagnaro applica all’Europa (v. Le tre virtù di cui ha bisogno l’europeismo, in www.cespi.it/it/eventi-attualita/dibattiti/riflessione-sul-futuro..., 27/9/2018). Tre virtù complessivamente credibili solo se, dice Stagnaro, «riscaldate dalla carità», tenendo al fine conto di quanto ancora San Paolo, al punto 13.13 della lettera già cit., ci rammenta: «Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte la più grande è la carità!».  E del resto la metafora biblica (macché metafora: proprio la profezia ricavabile da quel contesto occorre!) è ancora evocata da Federico Guiglia quando si domanda (www.startmag.it/mondo/chi-seguir-il-vangelo-europeo-di-draghi..., 21/9/2024): Chi seguirà il Vangelo europeo di Draghi?

      Insomma, all’integrazione europea non occorre l’esercizio psicanalitico della ricerca di un ancestrale «posto delle fragole» (ricordando il gran film di Ingmar Bergman, del 1957) che riporti l’UE alle origini della CECA, il 9 maggio 1950,  e magari percorra una opposta soluzione rispetto a quella del fallimento (nel 1954) della Comunità europea di difesa / CED e con quest’ultima pure della conseguentemente programmata Comunità politica europea / CPE che ne doveva scaturire e che proprio Macron cerca forse di rievocare, in assai piccola misura, con l’istituzione nel 2022 di un’omonima piattaforma di discussione sul futuro dell’Europa con partecipanti provenienti da 44 Paesi del Continente.

    Il futuro dell’Europa, appunto.

    «Il futuro è una palla di cannone accesa, e noi la stiamo quasi raggiungendo» (F. De Gregori, I muscoli del capitano). Approntiamo allora le migliori soluzioni per dire con Franco Battiato (La cura): «supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare», vecchia Europa, terra del tramonto capace di rinnovarsi trovando proprio nuova luce in un’altra alba al termine della notte.

 

Dino G. Rinoldi

 

 

 

 

 

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