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Ci serve davvero l’Europa? Non staremo perdendo tempo ed energie dietro a un’idea? Quella di oggi è la terra dei diritti immaginata a Ventotene? Mentre l’Unione è sotto attacco da più parti, accusata di essere una matrigna distante dai problemi reali dei cittadini, Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli, protagonisti indiscussi del progetto europeista, scelgono di intraprendere un viaggio nella memoria personale e collettiva che ci riguarda tutti da vicino. Ripercorrono lotte e progressi, sconfitte e conquiste, recuperano le tracce delle esistenze e delle aspirazioni di tante donne e tanti uomini che si sono battuti per costruire e difendere questo ideale, e invitano a prendere coscienza di quanto ancora resta da fare, senza però commettere l’errore di dimenticare, o peggio di gettare via, l’enorme lavoro svolto finora.

Il risultato è un dialogo serrato e coinvolgente, stimolato dalle ricostruzioni del documentarista Luca Cambi, in cui si dà conto delle innumerevoli tappe di questo processo, si ravviva il dibattito sulle nuove sfide che ci attendono, e si offre il ritratto appassionato e avvincente di Altiero Spinelli, vero padre fondatore capace di intuire e ispirare con lungimiranza, in un continente lacerato dalla guerra, quei principi di fratellanza, pace e libertà a cui ancora oggi dobbiamo tendere.

COPERTINA.

A che ci serve l'Europa

di Emma Bonino, Pier Virgilio Dastoli

Prefazione di Corrado Augias, postfazione di Romano Prodi, con la collaborazione di Luca Cambi

(edito da Marsilio NODI)

 

 

 

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Negli ultimi due anni il Movimento europeo in Italia sta intensificando le proprie attività nell'ambito del programma Erasmus Plus, con l'obiettivo di poter coinvolgere le giovani cittadine ed i giovani cittadini europei nel processo di integrazione culturale e sociale della nostra Europa.

Con l'approvazione a fine 2023 del progetto Erasmus Plus KA2 “EUth: Strengthening Youth and Democracy in Europe”, abbiamo finalmente la possibilità di coinvolgere in maniera più diretta le nostre organizzazioni membre, rivolgendoci direttamente a voi per la ricerca di una giovane interessata, di età compresa fra i 18 ed i 35 anni, che voglia fungere da supporto all’attuale project manager del ME–IT nell’ambito di suddetto progetto.

Tale attività volontaria verrebbe esercitata, in particolare, nel corso degli eventi internazionali previsti ed organizzati sia all’estero che in Italia e delle attività preparatorie legate agli stessi.

A tal proposito siamo lieti di annunciarvi l'apertura del bando per l’individuazione di uno Staff-support member volontario nell’ambito del progetto Erasmus Plus KA2 “EUth: Strengthening Youth and Democracy in Europe”.

Le candidature resteranno aperte fino al giorno 5 aprile 2024.

Il link per accedere alla candidatura si trova nella parte finale del testo del bando, QUI ALLEGATO.

 

 

 

 

 

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VI SEGNALIAMO

  • 25 marzo, ore 10:00-13:00, Roma. Convegno "L’insegnamento di Luigi Einaudi a 150 anni dalla nascita" presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio in Roma alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In occasione di questo anniversario, istituzioni pubbliche e private coinvolte hanno costituito un Comitato promotore delle celebrazioni dalla nascita di Luigi Einaudi che coordinerà i circa 150 eventi che si svolgeranno nell’arco dell’anno organizzati dalle Fondazioni, gli Istituti di Ricerca, le Associazioni, i Comuni, le Scuole e le Università intestate a suo nome e in stretta correlazione con il suo pensiero e la sua storia. PROGRAMMA.
  • 25 marzo, ore 16:00, Roma. Presso la Facoltà di Giurisprudenza, sala lauree, della Sapienza Università di Roma, la Fondazione Lelio e Lisli Basso, Salviamo la Costituzione e Movimento Europeo Italia promuovono l’incontro “Perché è come riformare l’UE”. Coordina Gaetano Azzariti. Introduce Franco Ippolito. Relazioni di Pier Virgilio Dastoli e Nicoletta Parisi. Interventi di Giuseppe Allegri, Maria Romana Allegri, Claudio De Fiores, Elena Granaglia, Maria Rosaria Marella, Fausta Guaraniello, Pasqualina Napoletano, Dino Rinoldi, Laura Ronchetti. Conclude Giuseppe Bronzini. L’incontro verrà trasmesso anche in streaming sul canale YouTube della Fondazione Basso. PROGRAMMA.
  • 27 marzo, ore 10:30-13:00, Roma. Il Movimento europeo riunirà per la diciottesima volta la sua Piattaforma sul futuro dell’Europa, creata nel settembre del 2019 in preparazione della Conferenza sul futuro dell’Europa proposta dal Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron nella sua lettera ai cittadini europei del 4 marzo 2019. L’incontro si svilupperà intorno ai seguenti temi: 1) Presentazione del “Libro verde” del Movimento europeo in vista delle elezioni europee del prossimo mese di giugno; 2) Risultati del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo; 3) Risoluzione del Parlamento su allargamento e approfondimento approvata dalla plenaria il 29 febbraio; 4) Difesa europea; 5) Programmi dei partiti europei. Sarà possibile seguire l’incontro in collegamento da remoto, inviando una mail di conferma all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro martedì 26 marzo.
  • 27 marzo, ore 11:00, Milano. La Federazione Civici Europei (FCE) promuove il Seminario dal titolo “Oltre il voto di giugno. L’Europa è il fine della nostra democrazia”, organizzato dal Circolo e Centro Studi “Emilio Caldara”. PROGRAMMA.
  • 27 marzo, ore 14:00-16:00, Roma. Legacoop Nazionale organizza una Direzione Nazionale Seminariale incentrata sulla tematica “Agenda europea”. L’iniziativa sarà suddivisa in due panel: “IL FUTURO DELL’UNIONE EUROPEA: il pilastro sociale, l’integrazione, le riforme” e “ECONOMIA SOCIALE E COOPERAZIONE NELLA UE: I Manifesti dei network cooperativi per Elezioni Europee 2024”.
  • 27-28 marzo, Roma. Il Centro studi storici europei e transnazionali Alizé dell’Università degli studi Link di Roma e la Fondazione Alexander Langer Stiftung di Bolzano promuovono il Convegno dal titolo “Alexander Langer. Ponti da costruire tra convivenza pacifica, conversione ecologica e federalismo europeo”. ULTERIORI INFORMAZIONI E MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE ONLINE. PROGRAMMA COMPLETO.
  • SAVE THE DATE ! 5 aprile, ore 9:00-13:30, Firenze. Conferenza “Democrazia e Rule of Law in Europa. Criticità e sfide aperte alla vigilia delle elezioni per il parlamento europeo”, co-organizzato da MEDEL (Magistrats européens pour la démocratie et les libertés) con Magistratura Democratica, Movimento Europeo Italia, Fondazione Lelio e Lisli Basso, Università degli Studi di Firenze. La conferenza sarà trasmessa in diretta streaming all’indirizzo https://www.unifi.it/webtv. PROGRAMMA.
  • SAVE THE DATE ! 12 aprile, ore 9:00-17:30, Roma. Convegno “Immigrazione in Europa e diritti fondamentali. Quale progetto per la prossima legislatura europea?” co-organizzato da MEDEL (Magistrats européens pour la démocratie et les libertés) con Magistratura Democratica, Movimento Europeo Italia, Fondazione Lelio e Lisli Basso, Università degli Studi Roma Tre. L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming. Sarà disponibile il servizio di traduzione simultanea. Per partecipare, si prega di compilare il modulo seguente: https://forms.gle/kfoJYXiFTN8iFrHW6. PROGRAMMA.

 

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 

 

 

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25 marzo

  • Roma, Convegno "L'insegnamento di Luigi Einaudi a 150 anni dalla nascita" (Comitato Nazionale per i 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi)
  • Roma, incontro “Perché è come riformare l’UE” (Fondazione Lelio e Lisli Basso, Salviamo la Costituzione e Movimento Europeo Italia)
  • Roma, presentazione del libro di Claudio Tito: "Nazione Europa. Perché la ricetta sovranista è destinata alla sconfitta" (Piemme editore)

27 marzo

  • Roma, XVIII riunione della Piattaforma sul futuro dell'Europa (Movimento europeo Italia)
  • Roma, Direzione Nazionale Seminariale Legacoop “Agenda europea”
  • Milano, Seminario “Oltre il voto di giugno. L’Europa è il fine della nostra democrazia” (FCE - Federazione Civici Europei, Circolo e Centro Studi Emilio Caldara)

27-28  marzo

  • Roma, Convegno “Alexander Langer. Ponti da costruire tra convivenza pacifica, conversione ecologica e federalismo europeo” (Centro studi storici europei e transnazionali Alizé dell’Università degli studi Link di Roma e Fondazione Alexander Langer Stiftung di Bolzano)

 

 

   

 

 

 

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Un Patto per contribuire ad uscire dalla stagnazione istituzionale dell’Europa *

Il Patto dei Sindaci europei per una costituzione democratica per gli Stati uniti d’Europa - unitamente al Movimento europeo-Italia - rappresenta una coraggiosa iniziativa per cercare di sbloccare l’attuale situazione di stallo istituzionale dell’Unione europea che rischia di compromettere (e comunque di ridurne il significato in una prospettiva di intensificazione del legame tra “cittadini europei”) quei significativi passi in avanti che l’Unione europea ha saputo, soprattutto nella prima parte della legislatura, realizzare fronteggiando la sfida della pandemia con il coordinamento dei provvedimenti sanitari e dell’operazione vaccini.

Successivamente, con il piano di aiuti sociali SURE (che ha offerto un modello inedito di cassa integrazione europea a finalità formativa) ed ancora con il Recovery plan e l’avvio di una condizionalità “buona” per il sostegno agli Stati membri (ben diversa da quella dell’austerity) legata alle tre strategie europee della digitalizzazione, della sostenibilità ambientale e di quella sociale. Infine, con il regolamento del 2020, sul rispetto dello stato di diritto per ottenere risorse dell’Unione europea, che ha conferito un timbro garantista alle modalità di sostegno ai Paesi più in difficoltà. Sull’onda di questi successi, legittimati su base emergenziale, l’Unione europea ha saputo anche risolvere (pur sulla base di una debole base giuridica) l’aggravarsi del problema energetico ma è anche riuscita ad investire il consenso raggiunto (si è parlato, non a caso, di un hamiltonian moment) per cercare di portare a compimento con una certa energia le politiche promesse dalla cosiddetta “maggioranza Ursula”.

Il digital compass (imponente piano di regolazione del mondo digitale, integrato con l’AI, per liberare l’innovazione europea mettendola al contempo sotto il controllo umano nel rispetto dei diritti fondamentali della Carta);  l’attuazione del  Pilastro sociale europeo (saldando così strettamente competenze nazionali e sovranazionali sotto la regia degli organi di Bruxelles) che ha portato a rivoluzionarie normative come la direttiva sul salario minimo (inconcepibile nell’immediato passato), svariate direttive sulla parità di genere e sulla trasparenza dei rapporti di lavoro e infine ad introdurre un insieme di diritti universali, oltre alla distinzione un po’ vetusta tra lavoro autonomo e dipendente, di controllo e negoziazione sulle decisioni cosiddette algoritmiche delle piattaforme.

Con il recentissimo accordo sulla due diligence si mira infine a salvaguardare i diritti umani anche nelle filiere produttive della sub-fornitura grazie a nuovi doveri di controllo e sorveglianza per le grandi imprese.

Anche sul fronte Green (con qualche compromesso, forse eccessivo) sono stati varati provvedimenti importanti come quello sul cosiddetto ripristino della natura o sulle abitazioni sostenibili.

La Conferenza sul futuro dell’Unione (CoFoe) conclusasi nel Maggio del 2022 riteneva che questo capitale di credibilità dell’Unione europea potesse essere convertito in una serie di riforme istituzionali che rendessero permanenti le conquiste raggiunte e le completasse  nella  capacità strutturale, non più legata alle emergenze, di progettare il benessere e lo sviluppo della società paneuropea dotando le istituzioni di strumenti efficaci anche di ordine fiscale per sostenere le sfide del millennio  soprattutto legate alle tecniche digitali e all’AI (basterà pensare che secondo l’ultimo Report del World Economic Forum l’ultima ondata dell’AI “generativa” potrebbe distruggere 89 milioni di posti di lavoro creandone appena 69 milioni).

Un completamento, ci pare, di un  processo di osmosi tra ordinamenti avviato già oltre 60 anni prima e giunto a momenti di realizzazione molto avanzati ma che, in alcuni settori, stenta a trovare soluzioni credibili, anche per difetto di competenza dell’Unione europea, come tipicamente in quello dell’immigrazione, incancrenitosi  nelle gestione securitaria dei flussi migratori e la politica estera comune che non è - anche dopo Lisbona – trasparente, non coinvolge istituzioni parlamentari europee e nazionali in uno sforzo comune, ha basi giuridiche nebulose ed utilizza strumenti non idonei agli scopi dichiarati come quello delle sanzioni economiche, si fonda ancora sull’unanimità che genera ricatti e rallentamenti dell’azione comune.

Il dossier dell’allargamento, infine, non è razionalmente affrontabile senza un radicale restatement dei Trattati.  

Si oppongono, però, a questa svolta un numero piuttosto importante di governi ostili (secondo alcuni, ormai la maggioranza) a cedere ulteriore sovranità e a riprogettare le proprie politiche come contributo ad un progetto di benessere, sicurezza e sostenibilità sociale collettiva.  

Il salto sarebbe nelle cose, è reso maturo proprio dai conflitti globali in cui manca una forza di mediazione e di compromesso essendosi frantumato il potere persuasivo dell’ONU, non sostituito da potenze continentali che cercano il dialogo come fu l’Europa di Helsinki. 

La svolta è resa bene (nel Patto che discutiamo oggi) nel richiamo alla formula ancora mobilitante degli Stati Uniti d‘Europa che richiama la prima, storica, rivoluzione costituzionale della libertà (così come quella francese lo è stata della fraternità e dell’uguaglianza) ma che seppe coniugarla con l’invenzione del federalismo (in senso democratico e moderno)  ponendo fine alla sovranità assoluta degli Stati i cui ordinamenti furono composti in un originale  sistema di regole di natura costituzionale più ampia.

Si tratterebbe, come dice il Patto, di formare “un governo dell’Unione dotato di compiti limitati ma reali di fronte al Parlamento europeo a cui riconoscere la pienezza dei poteri politici, economici e legislativi, di bilancio e fiscali che lo finanzino, il superamento del potere di veto nel Consiglio, l’indirizzo fondamentale della politica estera e l’organizzazione di un sistema di sicurezza e difesa comune trasparente ed incentrato sulla difesa attiva della pace”.

Se vogliamo inquadrare questa prospettiva come costituzionalizzazione dell’Unione europea (che è già un ordinamento sui generis sovranazionale) si può certamente farlo integrando le migliori scuole  del costituzionalismo  continentale che, seguendo le indicazioni  del più insigne tra i filosofi viventi Jürgen Habermas, sono già arrivate a mettere in discussione il legame nazionale fondato su elementi escludenti quali  sangue, suolo, ma anche lingua, come idoneo e pertinente per gli ordinamenti democratici contemporanei (nell’elaborazione dell’immagine di una “solidarietà tra estranei”), posto che non si può negare che gli Europei vantino comunque profonde radici comuni in termine di  cultura e valori.

Per vincere l’opposizione ostinata dei governi o anche la scelta di differire la svolta in un processo interminabile di piccoli avanzamenti e di continui  compromessi, che fanno perdere all’opinione pubblica il senso stesso del processo, occorre però battersi ancora ed in modo creativo; trovare luoghi ove radicare e sviluppare questa tensione trasformativa, altrimenti i meccanismi previsti nei Trattati prevarranno strangolando ogni progetto, che miri ad assicurare ad un governo europeo la capacità di direzione della società europea nelle forche caudine delle conferenze intergovernative.  

C’è un passo particolarmente brillante nel Patto dove si dice che “un ethos comune e una koinè culturale si sono sviluppate intorno alla comunità di diritto. La koinè politica si è sviluppata limitatamente alle elezioni europee e all’embrione dei partiti politici europei. Non ha pervaso le società, in una fase di arretramento delle visioni e di sopravvento degli egoismi nazionali, di crescita delle disuguaglianze, di crisi ambientali e di chiusure rispetto a fenomeni quali le migrazioni.  Non ha superato barriere, quali quelle linguistiche, che meritano la più grande attenzione educativa e inclusiva”.

Come ex magistrato devo rimarcare che l’Europa dei diritti è una carta vincente ed è fondata su basi solidissime di una rete di 27 giurisdizioni nazionali che applicano, secondo comuni principi e metodi, il diritto dell’Unione europea sotto la guida della Corte di giustizia e l’ispirazione della Carta di Nizza.

Un ordine che duplica, senza generare alla fine ostacoli insormontabili per il cosiddetto dialogo tra Corti, quello che corre tra i giudici ordinari e la Corte costituzionale sulla base della Costituzione.

È quindi nel suo campo un modello di profonda armonizzazione che è già collegato, tramite la Convenzione europea, all’Europa in grande del Consiglio d’Europa.

Per replicarlo abbiamo però bisogno di trovare un terreno diverso da quello dei tribunali; un confronto allargato che abbia radici istituzionali e sociali.

Il Parlamento europeo come organo a mandato universale in alleanza strutturale con la rete di città ed i parlamenti nazionali che coinvolga l’opinione pubblica continentale, dai sindacati alle ONG sino alle associazioni produttive e dell’impresa per sviluppare in una tensione costituente un progetto comune, anche istituzionale, nel suo combinarsi con esempi virtuosi di policies avanzate o garantiste in molti settori per costruire finalmente l’Europa del futuro.

Il Patto individua bene questa risorsa essenziale per il cambiamento “la rilevanza delle autonomie locali non soltanto sul piano funzionale-amministrativo ma anche su quello istituzionale, costitutivo e legittimante dell’architettura democratica dei poteri pubblici europei quale raccordo fondamentale con tutte le comunità e tutti i cittadini, con una previsione nei Trattati di una specifica competenza normativa dell’Unione europea in materia che possa delineare un sistema di garanzie per i comuni e gli altri poteri locali, verso un necessario aggiornamento della Carta Europea delle Autonomie Locali”.

Come recita l’introduzione di un recente volume sui Comuni come istituzioni, entro ed oltre lo Stato “le città intese come soggetto istituzionale di mediazioni e trasformazioni urbane, spazio di autogoverno locale e di promozione sociale, nell’evoluzione degli Stati costituzionali, tra dimensione sovra-statuale, processi federali e neo-municipalismo” ([1]).  

Se riusciremo a compiere insieme questo percorso, allargato ai Comuni continentali (che in genere, anche nelle drammatiche prove referendarie, non hanno abbandonato il progetto federativo), di rigenerazione del progetto concepito a Ventotene, davvero l’Europa orizzontale, reticolare, partecipativa, refrattaria alla rivalità tra nazioni, vorrei dire cosmopolita e solidale potrebbe mettere in gravi difficoltà l’ottusità verticale delle Cancellerie.  

* Intervento di Giuseppe Bronzini rivisto e corretto al primo Panel dell’Assemblea annuale di ALI – Autonomie locali italiane - il 21.3.2024 a Pesaro          

                

 

[1] G. Allegri Introduzione al Volume a cura di G. Allegri, L. Forsina, A. Guerra, A. Longo La città come istituzione entro ed oltre lo Stato, Sapienza Università Editrice, 2023, p. 9         

         

 

 

 

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