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IL GRUPPO SPINELLI A ROMA RILANCIA IL FUTURO FEDERALE DELL’UE

La giornata del GRUPPO SPINELLI in Italia, il 2 marzo, è iniziata con un workshop al Senato, voluto fortemente dal CIME, come momento di confronto tra “think tank” italiani e i rappresentanti di questo intergruppo parlamentare al PE, che vede ormai più di 100 aderenti.

L’On. Mercedes Bresso, parlamentare europea, ha aperto e moderato i lavori ponendo alcune questioni di fondo; occorre interrogarsi su come procedere concretamente sulla strada delle quattro unioni e rispondere alle domande: riformare o cambiare i trattati? Come promuovere l’integrazione differenziata? Che ruolo può svolgere l’Italia?

Il Sen. Pierferdinando Casini – Presidente Commissione esteri del Senato e Vicepresidente del CIME, sottolinea come dopo l’accordo con la Gran Bretagna, non ci sono più scuse per non approfondire l’unione nell’eurozona; bisogna partire dalle sfide poste dal governo dell’euro e dell’emergenza migranti per rafforzare le istituzioni; bisogna inoltre ricostruire piani di azione congiunti tra Italia e Germania.

L’On. Elmar Brok, Presidente Commissione esteri del Parlamento Europeo e dell’UEF occorre promuovere iniziative per ristabilire la fiducia nei e tra i paesi europei; bisogna essere consapevoli che le sfide possono essere affrontate solo a livello europeo e conseguentemente la sovranità va recuperata a livello europeo.
On. Sylvie Goulard, parlamentare europea, sottolinea come “dobbiamo disinnescare la polemica tra paesi settentrionali e meridionali in Europa”; esprime poi preoccupazioni su come si è sviluppato e chiuso, per ora, il confronto sulla questione Brexit, mantenuto solo a livello di trattative governative; maentre ha sottolineato che rimane la necessità di cambiare i Trattati.

Giorgio Napolitano, Presidente emerito della Repubblica, evidenzia come bisogna contrastare con iniziative forti la graduale delegittimazione che sta avvenendo delle scelte fatte dalle istituzioni europee e che, in particolare, va rafforzata l’autorevolezza della Commissione Europea nei confronti delle argomentazioni nazionalistiche di un numero crescente di governi.

Il Sen Mario Monti, si interroga su come l’opinione pubblica si chiede sempre più preoccupata di dove sta andando l’Europa; la rapida evoluzione della situazione impone un cambio di passo per incidere sulla capacità europea di fare politiche adeguate; estremamente importante in tale quadro appare agire in modo significativo sul fronte della riforma del bilancio re sull’attribuzione di vere risorse proprie all’UE.

Il Consigliere del presidente del Consiglio dei Ministri, Marco Piantini, sottolinea anche esso l’importanza di rafforzare la collaborazione tra Italia e Germania; nonché la priorità l’iniziativa politica sul terreno della creazione di un bilancio per l’eurozona anche nell’ottica delle indicazioni più volte fornite dal Presidente della BCE, Mario Draghi, a proposito dell’insufficienza della sola politica monetaria per affrontare le crisi.

Pier Virgilio Dastoli, Presidente del CIME, sottolinea come i due rapporti che il Parlamento europeo sta elaborando sul futuro dell’Ue, dovrebbero procedere il più possibile in modo convergente fissando dei metodi, contenuti ed una chiara agenda di riforme. L’unione bancaria dovrebbe sviluppare prioritariamente e rapidamente quelle misure che meglio corrispondono alle aspettative di sicurezza dei cittadini.

Il Sottosegretario Sandro Gozi, Vice Presidente del CIME, ribadisce che “ Sono importanti tutte le iniziative che possono essere prese da istituzioni e parlamenti, ma senza un’iniziativa concreta dei governi non si riuscirà ad avanzare; dobbiamo approfondire l’integrazione e modificare i Trattati; la posizione del governo italiano si riassume in: avere un bilancio eurozona che sia basato su risorse proprie e la nomina di un Ministro delle finanze europeo però in un quadro politico sottoposto a controllo parlamentare in grado di determinare prima quali siano le linee di indirizzo di sviluppo a cui mirare; si tratta di usare quest’anno che ci separa dal sessantesimo dei Trattati di Roma per creare le condizioni per far sì che questo si realizzi; dobbiamo prepararci non a celebrare il passato ma il definitivo rilancio del processo di unificazione”.

 

Sono intervenuti inoltre nel dibattito: Franco Spoltore (Segretario MFE), Flavio Brugnoli (Direttore CSF), Roberto Castaldi (CESUE), Francesco Giavazzi (Un. Bocconi), Ettore Greco (Direttore IAI), Francesco Gui (Un. La Sapienza), Luis Miguel Poiares Maduro (EUI), Ferdinando Nelli Feroci (Presidente IAI), Alfonso Iozzo (CSF).

Successivamente i rappresentanti del Gruppo Spinelli si sono spostati presso la sala della Regina della Camera dei Deputati, dove si è svolto un partecipato dibattito pubblico ad iniziare dalle ore 18.00 .

 

Mercedes Bresso ha introdotto i lavori alla Camera ricordando il ruolo del Parlamento europeo per la revisione dei Trattati, le discussioni in corso nella Commissione AFCO per la predisposizione dei rapporti Bresso – Brok e Verhofstadt ed infine la rilevanza assunta dal Gruppo Spinelli nel corso dell'attuale legislatura.

 

Elmar Brok ha affermato che l'UE si trova di fronte alle più grandi sfide della sua storia: una crisi economica non ancora superata, l'integrazione non ancora completata dei molti Paesi entrati negli ultimi 15 anni, il crescente numero di migranti dall'Africa e dal Medio Oriente, i conflitti alle nostre porte, le paure dei cittadini fomentate dai movimenti nazionalisti ed euroscettici. Tutto questo ha provocato crescenti divisioni tra gli Stati, con una messa in discussione della solidarietà europea. Ha poi citato il caso del proprio Paese, che con le crescenti ondate di migranti ha cambiato posizione sulla ridistribuzione dei rifugiati ed ora chiede quella solidarietà che prima rifiutava, quando erano coinvolte solo Italia e Grecia. Nessuna delle sfide, ha proseguito Brok, può essere risolta dai singoli Stati. La prova è data anche dal fatto che USA e Russia decidono al di sopra delle nostre teste, perché per quanto riguarda la politica estera e la sicurezza non contiamo nulla. In questi campi non serve solo la carota. Occorre anche il bastone per farsi intendere e l'Europa deve dotarsi di una difesa adeguata. C'è da vergognarsi del modo in cui alcuni Paesi si illudono di risolvere il problema delle migrazioni. Le frontiere devono diventare europee e servono risorse per affrontare problemi di dimensione epocale, come gli aiuti ai paesi africani. Dobbiamo inoltre dare una struttura coesa all'eurozona, per favorire la crescita e le riforme strutturali. Nessuno, ha concluso Brok, chiede di rinunciare all'identità nazionale, ma è sempre più necessario condividere la sovranità a livello europeo per poter sopravvivere nel mondo di oggi e di domani.

 

E' seguito l'intervento di Guy Verhofstadt, che ha rivendicato la scelta di chiamare il gruppo col nome di Spinelli, perché sia chiaro a tutti che vogliamo un'Europa federale e la vogliamo ora. Tutte le crisi in cui è coinvolta l'Europa sono di natura politica, generate da istituzioni deboli ed impotenti. Reagiamo tardi e male perché siamo una confederazione. Dopo il fallimento della CED e del primo progetto di costituzione europea, abbiamo seguito questa strada, ma oggi la sua inadeguatezza è sotto gli occhi di tutti. Forse l'unico vantaggio dell'accordo col Regno Unito consiste nel fatto che in due punti si riconosce che è necessario un nuovo trattato. In particolare, è del tutto inadeguata la governance dell'eurozona, ma si pone già ora anche il problema della politica estera e della difesa. Alla base della nuova Europa ci devono essere non gli Stati – nazione, ma i cittadini. Il 60.mo anniversario dei Trattati di Roma è l'occasione giusta per rilanciare il processo e l'Italia è un alleato importante. Non possiamo permetterci di perdere una generazione!

 

Il Sottosegretario Sandro Gozi ha affermato che non dobbiamo essere solo preoccupati per il rischio di disintegrazione, ma “occupati” nell'azione, in primo luogo per salvare Schengen. Su immigrazione ed asilo molto si può fare infatti col Trattato di Lisbona, il quale offre anche gli strumenti per difendere lo Stato di diritto dagli attacchi che sta subendo in vari Paesi. L'accordo col Regno Unito ha tre punti importanti:

1) la Gran Bretagna non può più ostacolare l'integrazione

dell'eurozona;

2) riafferma la volontà della stessa eurozona di procedere in tal

senso;

3) riconosce la necessità di mettere mano ai Trattati.

Il 2016 deve servire per preparare la battaglia che entrerà nel vivo il prossimo anno. Il Governo italiano ha già espresso la propria posizione nel documento predisposto in occasione del Rapporto dei 5 Presidenti e l'ha riconfermata nel recente position paper.

 

Sylvie Goulard, dopo aver messo in guardia da tutte le forme di orgoglio nazionale, ha affermato che bisogna far entrare l'Europa anche nel dibattito nazionale. Per es., quando eleggeremo il nuovo presidente francese, dovremo aver ben presente che sarà non solo il capo dello Stato, ma anche un membro del Consiglio europeo. Eliminare Schengen è togliere ai cittadini una fondamentale libertà. Tutti vogliamo che il Regno Unito resti in Europa, ma l'accordo è stato fatto fuori dai Trattati e senza alcuna chiarezza giuridica sulle implicazioni future.

 

Il Sottosegretario agli Esteri Vincenzo Amendola ha osservato anzitutto che i federalisti non sono più maggioranza in Italia ed in Europa e che all'ottimismo degli Anni '90 si è sostituito il pessimismo attuale. Ricordando poi gli errori e le divisioni della sinistra nel 2005 ai tempi del Trattato costituzionale, ha affermato che su Schengen non possiamo stare zitti. Se non sarà capace di avere un ruolo nel mondo, l'Europa è destinata a scomparire.

 

Lia Quartapelle, capogruppo PD nella Commissione Esteri della Camera, ha ricordato che la crisi può diventare un'opportunità e che il Manifesto di Ventotene è stato scritto in un momento ben peggiore, quando il Vecchio Continente era sotto il tallone di Hitler.

Ha poi concluso che la politica estera è diventata una priorità.

Michele Bordo, Presidente della Commissione per le Politiche dell’Unione Europa della Camera: fa il quadro della situazione per quanto riguarda l’intreccio di interazioni tra legislazione nazionale ed europea, mettendo in evidenza l’importanza di una stretta collaborazione tra parlamentari nazionali ed europei soprattutto in materia di definizione delle linee guida della politica economica e della gestione delle emergenze

 

Infine la parlamentare europea Elly Schlein ha individuato 4 diverse dimensioni della crisi europea:

1) la pretesa di alcuni Stati di vedersela da soli e di venir meno alla solidarietà prevista dai Trattati nella scottante questione dei rifugiati; in particolare, è scandaloso che degli Stati rinati con la caduta di un Muro innalzino oggi nuovi muri;

2) la mancanza di una politica estera, tutta da costruire;

3) la concorrenza fiscale tra gli Stati, che ogni anno sottrae 1.000 miliardi alle casse statali tramite evasione, elusione e stratagemmi vari;

4) l'arroganza dogmatica delle ricette economiche imposte agli Stati in difficoltà, con il conseguente aumento della disuguaglianza e della povertà, mentre sarebbe necessario un New Deal, come chiesto dai federalisti.

Tutto questo è il frutto dell'egoismo dei governi nazionali. Siamo arrivati al punto che una questione di partito, come la divisione tra i Tories, si è trasformata in una questione europea.

 

 

Suggerimenti per approfondire:

http://castaldi.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/03/07/eppur-si-muove/

http://spinelligroup.eu/sites/spinelli/files/report_sg_rome_event_series_0316.pdf

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