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Newsletter n.22/2020 - L'Europa dei diritti

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Questa settimana illustriamo un caso che riteniamo interessante perché tratta le vicende controverse seguite alla presentazione di un’iniziativa del cittadino europeo (ICE). È da premettere che questo strumento – che si affianca alla petizione, di cui parliamo questa settimana nella sezione dedicata alla Carta dei diritti fondamentali – esiste dal 2011 e può essere promosso, come è facile dedurre, solo dai cittadini degli Stati membri (per maggiori informazioni, clicca qui).

Il caso riguarda l’ICE “Uno di noi”, presentata il 28 febbraio 2014 alla Commissione europea, a cui ha fatto seguito, il 28 maggio 2014, l’adozione della Comunicazione COM(2014) 355 final da parte della Commissione. Infatti, le disposizioni del regolamento sull'iniziativa dei cittadini prevedono che la Commissione disponga di tre mesi per “esporre in una comunicazione le sue conclusioni giuridiche e politiche riguardo all'iniziativa dei cittadini, l'eventuale azione che intende intraprendere e i suoi motivi per agire o meno in tal senso”[1].

 All’interno della COM(2014) 355 final, si afferma che l’oggetto dell’iniziativa è “la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell'integrità di ogni essere umano fin dal concepimento nelle aree di competenza UE nelle quali tale protezione risulti rilevante”. Prima di tale Comunicazione, è da notare che gli organizzatori dell’ICE “Uno di noi”, nel presentare la propria istanza, avevano dichiarato che "l’'embrione umano merita il rispetto della sua dignità e integrità", chiedendo “tre modifiche legislative:

–  del regolamento finanziario , in merito al principio di coerenza: "nessuno stanziamento di bilancio dovrà essere effettuato in vista del finanziamento di attività che distruggono embrioni umani o che ne presuppongono la distruzione";

–  Finanziamento della ricerca — Regolamento Orizzonte 2020 , principi etici: "non sono finanziati i seguenti ambiti di ricerca: […] attività di ricerca volte a creare embrioni umani soltanto a fini di ricerca o per l'approvvigionamento di cellule staminali, anche mediante il trasferimento di nuclei di cellule somatiche";

 – Cooperazione allo sviluppo — strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (DCI)7 , ambito d'applicazione: "l'assistenza da parte dell'Unione sulla base del presente regolamento non dovrà essere utilizzata per finanziare l'aborto, direttamente o indirettamente, attraverso il finanziamento di organizzazioni che praticano o promuovono l'aborto”.

Nella sua Comunicazione, suddivisa in quattro parti, la Commissione ha dichiarato - con motivazioni sia giuridiche che scientifiche a fondamento di tale decisione - che non avrebbe intrapreso alcuna azione a seguito dell’ICE “Uno di noi”. In particolare, “la Commissione ha rilevato che la ricerca sulle hESC (cellule staminali embrionali umane, ndr) si inserisce in un quadro etico rigoroso comprendente un sistema a «tripla barriera», in virtù del quale, in primo luogo, i progetti dell’Unione devono rispettare le leggi del paese in cui si svolge l’attività di ricerca, in secondo luogo, tutti i progetti devono essere scientificamente validati sulla base di una revisione tra pari ed essere sottoposti a un rigoroso controllo etico e, in terzo luogo, i fondi dell’Unione non possono essere usati per isolare nuove linee di cellule staminali, né per attività di ricerca che contemplino la distruzione di embrioni umani”[2].

A seguito della scelta della Commissione di non intraprendere alcuna azione, i promotori dell’ICE “Uno di noi” hanno presentato ricorso prima al Tribunale dell’Ue, il 25 luglio 2014, per chiedere l’annullamento della Comunicazione COM(2014) 355 final, vedendosi respinta la propria istanza con sentenza del 23 aprile 2018. Successivamente, il 22 giugno 2018, hanno chiesto l’annullamento di tale sentenza alla Corte di Giustizia Ue, ma anche in questo caso si è avuto il respingimento dell’impugnazione, con sentenza del 19 dicembre 2019 e, contestualmente, la condanna dei suoi promotori al pagamento delle spese proprie e di quelle sostenute dalla Commissione.
Il testo integrale della sentenza è disponibile cliccando qui.

 

 

[1] Cfr: COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE sull'Iniziativa dei cittadini europei "Uno di noi" COM(2014) 355 final, https://ec.europa.eu/transparency/regdoc/rep/1/2014/IT/1-2014-355-IT-F1-1.Pdf.

[2] Cfr: Sentenza CGUE del 19 dicembre 2019 sulla causa C‑418/18 P.

 

 

 

 

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