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Newsletter n.33/2020 - Carta dei diritti fondamentali

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I momenti di crisi sono quelli in cui le migliori energie possono emergere, così come una nuova leadership, a condizione che si imbocchi la via giusta e che si perseveri nell’obiettivo. Ecco perché questa settimana ci dedichiamo all’articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali, dedicato all’uguaglianza tra uomini e donne, un valore da assicurare “in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione”, afferma il comma 1 dell’articolo. Sia nella versione italiana che in quella inglese, questo obiettivo viene inquadrato in maniera netta, con la forma “deve”. Diversamente, la traduzione del secondo comma della versione italiana, afferma che “Il principio della parità non osta al mantenimento o all’adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato”; in lingua inglese, lo stesso comma è espresso facendo ricorso all’indicativo futuro, volendo inquadrare il principio più che altro in termini di obiettivi programmatici. Si fa qui riferimento alle politiche per promuovere l’uguaglianza sostanziale, che prevedono il ricorso a misure che sono state definite di “discriminazione positiva”. Quando cioè si ha la consapevolezza del fatto che esistano disparità insormontabili di accesso, per esempio all’istruzione, alle professioni, al conseguimento di un ruolo indipendentemente dal merito individuale, è compito degli Stati membri adottare misure specifiche al fine di ridurle, perché i loro effetti possono rivelarsi negativi sulla società nel suo insieme. Come si sta ripetendo in queste settimane, il prossimo bilancio europeo e il Recovery plan rappresentano un’occasione inedita per rilanciare politiche attive per promuovere l’uguaglianza e non c’è che da augurarsi che l’intervento sia adeguato alla posta in gioco; in una società più equa, infatti, è più alta la fiducia reciproca, si innescano processi virtuosi, si contrasta più efficacemente la corruzione e il malaffare. 

 

 

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