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Newsletter n.38/2020

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PLASMARE IL FUTURO DELL’EUROPA
L’ASSEMBLEA FEDERALE DEL MOVIMENTO EUROPEO INTERNAZIONALE

Come alcune delle nostre lettrici e alcuni dei nostri lettori sanno, dal 7 al 9 maggio 1948 si riunì all’Aja il Congresso d’Europa, a cui parteciparono 700 fra politici, intellettuali e esponenti delia società civile e dei partner sociali provenienti da molti paesi del continente.

Il cammino dell’integrazione europea vera e propria non era ancora iniziato, anche se importanti forme di cooperazione fra gli Stati europei erano già state avviate con l’obiettivo principale di costruire un sistema continentale fondato sulla pace, sulla democrazia e su una prosperità condivisa.

Il Congresso d’Europa fu, se ci consentite un paragone con l’attualità, un embrione di Conferenza sul futuro dell’Europa con un confronto, che dura ormai da oltre settanta anni, fra chi ritiene necessario un salto politico ed istituzionale verso un sistema federale, definendo con precisione i contenuti del progetto, il metodo e l’agenda, iniettando una forte dose di sana utopia nella battaglia europea come condizione per mobilitare le opinioni pubbliche e creare un ampio consenso, e chi ritiene invece che il consenso possa nascere dalla realizzazione graduale di obiettivi concreti.

Dal Congresso dell’Aja emerse una maggioranza favorevole all’approccio graduale e furono concepiti quattro soggetti diversi: il Consiglio d’Europa con sede a Strasburgo, il Collegio d’Europa inizialmente a Bruges e dopo la caduta del Muro anche a Natolin, il Centro Europeo della Cultura a Ginevra e last but not least il Movimento europeo che si autodefinì internazionale.

Da allora il Movimento Europeo è stato un interlocutore importante delle istituzioni europee e un facilitatore del dialogo fra le istituzioni e i cittadini, associando un numero crescente di consigli nazionali e di organizzazioni internazionali.

Dal 19 al 20 novembre 2020 si è riunita la sua Assemblea federale che avrebbe dovuto tenersi in presenza a Berlino durante la presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione ma che, a causa del COVID 19, si è svolta a distanza.

Vi rinviamo al sito del Movimento a livello europeo (www.europeanmovement.eu) o a quello italiano (www.movimentoeuropeo.it) per leggere le priorità politiche 2021-2023 e il piano di lavoro 2021 che fissano l’obiettivo di contribuire a plasmare il futuro dell’Europa.

Come in tutte le assemblee federali triennali, i delegati hanno eletto gli organi di governo del Movimento e in particolare il nuovo board che è stato rinnovato al 50%, rispetta una rigorosa parità di genere, si apre maggiormente ai giovani e riunisce dirigenti provenienti dal mondo della politica, della società civile e dei partner sociali.

Oltre alla rielezione alla presidenza di Eva Maydell, fra i membri del board è stato eletto, in rappresentanza del Movimento Europeo in Italia, Antonio Argenziano (segretario GFE), è stato confermato fra i sei vicepresidenti Brando Benifei (deputato europeo) a cui si affianca Valeria Ronzitti (segretaria generale CEEP) e sono entrati nel board  Monica Frassoni (già presidente dei Verdi Europei e ora presidente del Consiglio comunale di Ixelles) e Marco Cilento (segreteria generale della Confederazione Europea dei Sindacati.

Felicitazioni al “gruppo di mischia” italiano e buon lavoro a tutto il board.

coccodrillo

 

 


 

Attiriamo la vostra attenzione

Ci si avvia verso una nuova sessione plenaria del Parlamento europeo, che inizia questo lunedì 23 novembre e, per l’occasione, questa settimana abbiamo raccolto una serie di documenti che possono aiutare i nostri lettori a interpretare meglio il momento che si sta attraversando all’interno delle istituzioni europee. Ben al di là, infatti, delle facili dichiarazioni rilanciate sui giornali, gli accordi per il prossimo quadro finanziario pluriennale non sono definiti e rimane meno di un mese. Sfogliando la pagina web del Consiglio europeo, peraltro, si apprende che al momento, per il prossimo incontro previsto per il 10 e 11 dicembre, non è all’ordine del giorno una discussione relativa al bilancio e al Next generation Eu; ecco perché i punti interrogativi rimangono tutti, come potrete leggere nel commento del Presidente del Movimento europeo - Italia, riportato tra i documenti chiave, e come risulta chiaro anche sfogliando i testi della settimana, molto concentrati peraltro sulla necessità di vincolare l’assegnazione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto.

A tal proposito, Vi segnaliamo anche che l’Associazione dei giudici polacchi IUSTITIA ha promosso un’importante iniziativa a difesa dello Stato di diritto e dell’indipendenza della Giustizia, che vuole coinvolgere tutti i giudici e i pubblici ministeri europei.

Segnaliamo di seguito il messaggio del Presidente dell’Associazione IUSTITIA e il link per aderire alla lettera indirizzata alla Commissione Europea.

For 5 years there is ongoing process of deterioration of legal system in Poland. The situation is getting worse each month. Polish authorities continue to openly abuse, harass and intimidate judges and prosecutors who are seeking to defend the rule of law. We also observe, that developments in Poland, encourage politicians in other European states to limit judicial independence in their systems. The ‘1000 Robes March’, which was held on January 11, 2020 in Warsaw proved, that we are one European Magistrate’s family. Fighting for Rule of Law in Poland, we fight for Rule of Law in the whole Europe. Hence we kindly encourage you to disseminate the attached letter to the European Commission among magistrates and associations which are your members.

The letter can be signed using the following link: https://www.iustitia.pl/apel-do-komisji-europejskiej

 

È in un’atmosfera sospesa, quindi, che si avvia a conclusione questo 2020, così difficile per l’intera comunità e che ha messo a dura prova anche le istituzioni europee. Ci auguriamo che questo nostro impegno abbia trovato il vostro interesse. Da parte nostra, c’è tutto il desiderio di continuare a fornire spunti ed elementi di discussione ed analisi. Molti passi sono stati compiuti dall’inizio di quest’anno, con il rilancio di questa newsletter, un servizio di approfondimento stabile che rappresenta un impegno rafforzato per il Movimento europeo. Molto resta ancora da perfezionare; per esempio è nostra intenzione realizzare la stessa versione in lingua inglese e farla uscire, come di consueto, ogni lunedì. Ma per realizzare tutto ciò, vi ricordiamo che questo lavoro si regge grazie al vostro contributo e al sostegno anche finanziario. Grazie.

 

 


 

Vi segnaliamo

 


 

Documenti chiave

 


 

Testi della settimana

 


 

 Carta dei diritti fondamentali

L’articolo 12 della Carta dei diritti fondamentali è dedicato ad alcune libertà essenziali perché una società possa dirsi democratica e, a maggior ragione nella configurazione attuale dell’Unione europea, in cui assistiamo, soprattutto nell’area dei nuovi Stati membri, ad una preoccupante riduzione degli spazi di libertà, che vede nel mancato rispetto dello stato di diritto la sua principale manifestazione. Si tratta della libertà di riunione e di associazione, una sfera dei diritti che mette in chiaro il fatto che l’Unione europea non sia solo un mercato, ma rappresenti uno spazio in cui è possibile per i cittadini manifestare le proprie prerogative e dar voce alle proprie istanze, anche condizionando la libera circolazione di merci, persone, beni e capitali, come ricorda il prof. Gabriel Toggenburg, docente di diritto dell’Unione europea e diritti umani presso l'Università di Graz. Vi è infatti un caso che rappresenta, secondo Toggeburg, tale opposta dinamica, vedendo contrapposti da un lato gli interessi del mercato comune europeo e dall’altro quelli delle popolazioni locali. Lungo il passo del Brennero, nel 2003 vi furono manifestazioni contro l’inquinamento acustico e ambientale, che bloccarono per circa quattro giorni il transito degli autocarri – si parla di circa 6.000 veicoli che quotidianamente attraversano il valico – e che hanno rappresentato una battuta d’arresto per il mercato comune.

Oltre alla libertà di riunione e di associazione, l’articolo 12 tratta anche aspetti relativi alla volontà politica dei cittadini dell’Unione, che i partiti politici europei come esso afferma, “contribuiscono a esprimere”. Si tratta di un comma che ricorda che spetta anche ad essi agire anche per la tutela dei diritti dei cittadini, specialmente con riferimento ai diritti fondamentali. Il prof. Toggeburg ricorda un dato particolarmente interessante e attuale da approfondire sia con ricerche universitarie che inchieste giornalistiche, cioè che il regolamento n. 1141/2014 relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee[1

Al suo interno, si definisce partito politico “un'alleanza politica che persegue obiettivi politici ed è registrata presso l'Autorità per i partiti politici europei e le fondazioni politiche europee di cui all'articolo 6, alle condizioni e secondo le procedure dicui al presente regolamento”. Se viene meno ai valori su cui si fonda l’Unione, enunciati all’articolo 2 TUE, è possibile questa Autorità, di cui esiste anche un sito ufficiale, che valuta in particolar modo se si sia violato il rispetto della Carta dei diritti fondamentali, revocare la sua registrazione. Finora – ci ricorda il prof. Toggenburg – un tale provvedimento non è mai stato adottato.

 

 

[1Come riporta la ricercatrice Maria Romana Allegri, che insegna Diritto dell’Unione europea presso la Facoltà di Scienze politiche, sociali e della Comunicazione della Sapienza Università di Roma nel suo saggio dal titolo “Ancora sui partiti politici europei: cosa c’è di nuovo in vista delle elezioni europee 2019”, pubblicato fu “Federalismi” n. 9/2019, il regolamento n. 1141/2014 è stato poi modificato dal n. 2018/673.

 


 

La giurisprudenza europea

Considerato il momento decisivo che stiamo attraversando per gli accordi sul bilancio che coinvolgono le istituzioni europee, questa settimana ci sembra opportuno ritornare sul tema delle controversie interistituzionali che coinvolgono la Corte di Giustizia Ue. Passiamo in disamina infatti un caso che ha visto, da un lato, Parlamento e Consiglio e, dall’altro, la Commissione, chiamata in causa a seguito dell’emanazione del regolamento delegato n. 275/2014, “che modifica l’allegato I del regolamento (UE) n. 1316/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il meccanismo per collegare l’Europa”. La questione trattata entra nei dettagli delle competenze della Commissione; secondo il Parlamento, infatti, il regolamento del 2014 sarebbe da annullare in quanto la Commissione “avrebbe violato il potere conferitole in forza dell’articolo 21, paragrafo 3, del regolamento n. 1316/2013, giacché quest’ultima, attraverso l’articolo 1 del regolamento impugnato, ha aggiunto una parte VI all’allegato I del regolamento n. 1316/2013 anziché adottare un atto delegato distinto”. Il ricorso è stato presentato dal Parlamento europeo  il 7 gennaio 2014 e il 22 ottobre del medesimo anno il Consiglio è stato autorizzato ad intervenire a sostegno delle conclusioni del ricorrente.

La sentenza del 17 marzo 2016 ha fatto chiarezza. Per quanto il testo della stessa sia complesso, riteniamo che vi siano due punti chiave per comprendere, in sintesi, le motivazioni di tale decisione, e sono i seguenti:

  1. occorre constatare, da un lato, che per ragioni di chiarezza normativa e di trasparenza del processo legislativo, la Commissione non può, nell’ambito dell’esercizio di un potere di «integrare» un atto legislativo, aggiungere un elemento al testo stesso di tale atto. Un simile inserimento, infatti, rischierebbe di creare confusione sulla base giuridica di tale elemento, giacché il testo stesso di un atto legislativo conterrebbe un elemento derivante dall’esercizio, da parte della Commissione, di un potere delegato che non le consente di emendare o abrogare tale atto”;
  2. un elemento adottato dalla Commissione nell’esercizio di un potere conferitole di «integrare» un atto legislativo, ma che forma parte integrante di tale atto, non può, di conseguenza, essere sostituito o eliminato nell’esercizio di tale potere che ha portato alla sua adozione, atteso che tali interventi richiedono un potere di «modificare» detto atto. Spetterebbe quindi al legislatore intervenire ove divenga necessario sostituire o eliminare l’elemento aggiunto, o dettando esso stesso un atto legislativo o conferendo alla Commissione un potere delegato di «modificare» l’atto in questione. L’inserimento, nell’ambito dell’esercizio di un potere di «integrare» un atto legislativo, di un elemento nel testo stesso di tale atto osterebbe infatti a un’applicazione effettiva di un tale potere”.

La Corte ha quindi annullato il regolamento delegato n. 275/2014, mantenendone gli effetti, “fino all’entrata in vigore, entro un termine ragionevole che non può eccedere i sei mesi a decorrere dalla data della pronuncia della presente sentenza, di un nuovo atto sostitutivo del regolamento suddetto”. Inoltre, la Commissione europea è stata condannata al pagamento delle spese; il Consiglio ha sostenuto le proprie spese. Per approfondire, clicca qui.

 


 

Consigli di lettura

Questa settimana proponiamo alla vostra attenzione l’ultimo lavoro pubblicato da un giovane studioso, Gennaro Costantino, che ha trattato nel suo volume “Il difficile rapporto tra l’ordinamento italiano e quello europeo” alcuni aspetti che qui riprendiamo. Primo fra tutti, quello delle procedure di infrazione aperte in sede europea che hanno riguardato l’Italia; sono circa un centinaio e rappresentano sicuramente uno degli elementi tra i più difficili nel rapporto tra le parti. Uno dei casi che balza all’attenzione dell’autore è quello della sentenza Francovich del 19 novembre 1991, secondo cui uno Stato membro è tenuto a risarcire i danni derivanti ai singoli dalla mancata attuazione della direttiva 80/987/CEE. Un ulteriore importante aspetto analizzato è anche quello del rapporto tra i principali organi delle istituzioni europee e, in tale contesto, dell’elemento di freno alle attività di Parlamento e Commissione oggi rappresentato dal Consiglio. Il testo di Costantino, seppur qui brevemente presentato, appare da questo punto di vista meritevole di attenzione proprio perché offre un contributo alla definizione di quello che il Movimento europeo ha individuato, non da oggi, quale la principale causa delle criticità dei meccanismi decisionali europei, cioè il metodo intergovernativo. È appena il caso di ricordare come tale ostacolo non sia solo alla base del rallentamento dell’attività delle istituzioni europee, ma rappresenti la principale causa della mancata realizzazione della Federazione europea. Rispetto a ciò, non c’è che da augurarsi che l’Italia, in qualità di Stato membro fondatore, risolvendo le sue criticità nel rapporto con l’ordinamento europeo possa anche contribuire al superamento dei problemi suesposti; una fase che, se oltrepassata, rappresenterebbe un chiaro momento di svolta e testimonierebbe la piena legittimazione dell’Unione europea rispetto a grandi questioni in cui ad oggi si evidenziano – tema già trattato in particolare nella newsletter n. 28 – debolezze e silenzi.

 


 

 Agenda della settimana

Monday 23 November

 

Tuesday 24 November

 

Wednesday 25 November

 

Thursday 26 November

 

Friday 27 November

 

 

 

 

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