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Newsletter 5 Luglio/2021 - L'EDITORIALE

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LA “CARTA” DELLA DISUNIONE DI  MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI

La stampa europea ha dato notizia con un notevole e forse eccessivo rilievo alla firma di una “carta dei valori europei” da parte di una quindicina di partiti che si sono autodefiniti “patriottici”, fra i quali la Lega e Fratelli d’Italia, e che hanno tentato di condividere delle comuni priorità nel quadro della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Dal punto di vista degli equilibri politici in Europa e in particolare nel Parlamento europeo si tratta di una non-notizia perché i partiti che hanno firmato la “Carta” non hanno nessuna intenzione di creare un nuovo partito europeo e – contrariamente ad alcuni commenti della stampa e alcune avventate affermazioni di Matteo Salvini – hanno messo subito in chiaro che i loro parlamentari europei non si riuniranno in un unico gruppo politico ma resteranno in Identità e Democrazia (la Lega) e nei Conservatori e Riformisti (Fratelli d’Italia) e che il partito di Viktor Orban resterà per ora fra i non-iscritti.

Nell’incertezza sulla lista definitiva di chi ha firmato la “Carta” - da cui si sono già dissociati tedeschi, svedesi, olandesi e rumeni - e nella certezza che ciascuno dei cosiddetti “patrioti” difenderà l’apparente sovranità nazionale della propria patria non solo rispetto alle regole dell’Unione europea ma anche nei confronti delle altre patrie rendendo impossibile un’azione comune,  abbiamo già verificato che i firmatari della “Carta” rappresentano  poco più del 13% dei delegati “istituzionali” nella Conferenza (parlamentari europei e nazionali, rappresentanti dei governi) mentre è per ora difficile calcolare quanti saranno i cittadini che si ispireranno alla “Carta” fra gli ottocento sorteggiati nei panels transnazionali e fra gli ottanta che dovrebbero essere coinvolti nelle sessioni plenarie della Conferenza.

Come metro di giudizio possiamo dire che ben poche delle seimila idee che sono state pubblicate sulla Piattaforma Digitale sembrano ispirarsi o ispirare la “Carta dei valori europei”.

Secondo i “patrioti”, la via federalista allontana l’Unione europea dai popoli “che ne sono il cuore” e che devono essere invece protetti nelle loro dimensioni nazionali poiché sono “le nazioni che devono difendere la loro integrità e sovranità territoriale” e perché “le nazioni si sentono spogliate dal loro diritto ad esercitare i loro legittimi poteri sovrani”.

I firmatari della “Carta” si oppongono alla creazione di un “superstato europeo” considerandolo come una “manifestazione della pericolosa e invasiva ingegneria sociale del passato...che deve indurre ad una legittima resistenza” e denunciano “l’iperattivismo moralista dell’Unione europea che ha portato ad imporre un monopolio ideologico”.

Nel difendere la famiglia tradizionale e il principio secondo cui “la sovranità in Europa sia e debba rimanere in capo alle nazioni europee”, i firmatari ritengono necessario creare un insieme di competenze inviolabili degli Stati membri affidandone la difesa alle corti costituzionali nazionali per opporsi “alla violenta imposizione di entità politicamente più forti su quelle più deboli” e alla proposta di abolire il diritto di veto.

Il contenuto della “Carta” confligge con le priorità europee più volte ribadite dal governo di Mario Draghi (da ultimo nella lettera dei diciassette governi europei contro la legge ungherese omofoba) ed esige un chiarimento nella maggioranza che lo sostiene che dovrebbe avvenire con un voto parlamentare sulla posizione che l’Italia sarà chiamata ad assumere nella Conferenza sul futuro dell’Europa legittimando la posizione che sarà espressa da Luigi Di Maio e Vincenzo Amendola a  nome del governo e dai tre parlamentari del PD, del Movimento 5 Stelle e della Lega tenendo anche conto che Forza Italia – attraverso Antonio Tajani – ha ribadito ancora ieri su “Il Corriere della Sera” l’impegno a favore degli “Stati Uniti d’Europa”.

Un discorso a parte riguarda evidentemente Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni che confonde il metodo confederale con l’estremismo nazionalista e fa finta di ignorare la distanza abissale fra l’antifascismo di Charles de Gaulle e le pulsioni neofasciste di molti dei suoi elettori così come il fatto  che i post-gollisti al Parlamento europeo eletti nel movimento Les Répulicains appartengono al PPE e nelle recenti elezioni regionali in Francia sono stati ovunque avversari dei candidati del Rassemblement National di Marine Le Pen.

Last but not least appare urgente e necessario che il governo italiano agisca rapidamente a livello europeo per costruire una alleanza di innovatori sui temi centrali del dibattito sul futuro dell’Europa perché fino ad ora nessun governo ha reagito ufficialmente alla lettera che dodici governi immobilisti hanno gettato sul tavolo della Conferenza.

È evidente che le priorità di una siffatta alleanza dovranno essere molto distanti dalla “Carta” dei cosiddetti patrioti.

 

coccodrillo

 

 

 

 

 

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