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Newsletter 13 Novembre/2023 - L'EDITORIALE

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NOTA DEL MOVIMENTO EUROPEO IN ITALIA

RIUNIONE DELLA PIATTAFORMA SUL FUTURO DELL’EUROPA DEL 15 NOVEMBRE (ONLINE)

(E IPOTESI DI VENTI PROPOSTE DA “A” AD “S” DA SOTTOPORRE AL PARLAMENTO EUROPEO)

La Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo (PE) ha adottato il 25 ottobre, con una maggioranza di 19 voti favorevoli dei cinque gruppi che avevano espresso il Comitato di relatori (PPE, S&D, Liberali, Verdi e Sinistra), sei contrari dei parlamentari dei gruppi ECR (a cui appartiene Fratelli d’Italia) e ID (a cui appartiene la Lega) ed una astensione, il progetto di rapporto per la revisione del Trattato di Lisbona (TUE e TFUE) per dare seguito alle quarantanove raccomandazioni della Conferenza sul futuro dell’Europa (COFE).

Il progetto di rapporto sarà discusso nella sessione che avrà luogo a Strasburgo dal 20 al 23 novembre 2023, il dibattito è per ora previsto per il 23 novembre ma la Conferenza dei presidenti dovrebbe adottare giovedì 16 una proposta di modifica dell’attuale progetto di ordine del giorno che consenta di effettuare il dibattito il 21 novembre e il voto i 22 novembre durante la stessa sessione plenaria. La scadenza degli emendamenti sia alla risoluzione che all’allegato con le modifiche dei trattati è stata fissata per mercoledì 15 novembre.

Sulla base dell’art. 48 del TUE, il rapporto così adottato sarà inviato al Consiglio che deve trasmetterlo al Consiglio europeo (e notificarlo ai parlamenti nazionali) il cui presidente – se lo stesso Consiglio europeo avrà preso una decisione favorevole a maggioranza semplice (14/27) dopo aver consultato il PE e la Commissione - ha il potere di convocare una “Convenzione” con il mandato di esaminare le proposte di revisione dei Trattati, di adottare per consenso una raccomandazione ad una Conferenza intergovernativa le cui conclusioni approvate di comune accordo entreranno in vigore se saranno ratificate da tutti gli Stati membri o per via parlamentare con il voto di quaranta assemblee legislative o per via parlamentare e referendaria essendo la consultazione popolare sui trattati internazionali costituzionalmente o politicamente obbligatorio in tredici Stati membri.

Lo stesso articolo 48 precisa che, se 4/5 degli Stati membri (cioè, 22) le avranno ratificate e uno o più Stati membri avranno incontrato delle difficoltà nella ratifica alla scadenza di due anni dalla firma delle conclusioni della Conferenza intergovernativa, il Consiglio europeo sarò investito della questione.

Secondo un parere del Servizio giuridico del Consiglio, che non corrisponde tuttavia alla lettera del TUE, il Consiglio avrebbe il diritto di discutere del rapporto inviatogli dal Parlamento europeo previo esame da parte del COREPER e di trasmetterlo, dopo un voto al Consiglio europeo, con la stessa maggioranza semplice prevista per la convocazione della eventuale e futura Convenzione.

Contrariamente a quel che avvenne nella “Convenzione sull’avvenire dell’Europa” - dove i rappresentanti governativi e parlamentari degli allora paesi candidati all’adesione furono invitati a partecipare ai lavori ivi compresi quelli della Turchia, dieci di loro firmarono a Roma il trattato-costituzionale nella versione “ermafrodita” [1] adottata dalla Conferenza intergovernativa e lo ratificarono in sette e cioè addirittura una maggioranza dei tredici che lo avevano adottato prima dei referendum negativi in Francia e Paesi Bassi – il TUE non prevede che all’eventuale e futura Convenzione vengano invitati i rappresentanti parlamentari e governativi dei paesi candidati, che potrebbero ora essere dieci come lo erano nel 2002.

 

  1. COINVOLGIMENTO DEI PAESI CANDIDATI NEL DIBATTITO SUL FUTURO DELL’EUROPA

Allo stesso modo, il TUE non prevede nessuna forma strutturata di dialogo con la società civile e nessuna forma di democrazia partecipativa secondo le modalità adottate nella “Convenzione sull’avvenire dell’Europa” e successivamente nella COFE anche se spetta al Presidente del Consiglio europeo proporre al Consiglio europeo una composizione e delle modalità di lavoro della eventuale e futura Convenzione come avvenne nel dicembre 2001 nella “Dichiarazione di Laeken” su ispirazione dell’allora primo ministro belga e presidente del Consiglio europeo Guy Verhofstadt e come fu deciso dal governo tedesco nel dicembre 1999 con la convocazione della Convenzione sulla Carta dei  diritti fondamentali.  

 

     B. COINVOLGIMENTO DELLA SOCIETA’ CIVILE NEL DIBATTITO SUL FUTURO DELL’EUROPA

Il progetto di rapporto adottato dalla Commissione affari costituzionali rappresenta a nostro parere un significativo punto di partenza ma non di arrivo per le seguenti tre ragioni che intendiamo qui sviluppare:

 

    1) Dal punto di vista del metodo

La grande maggioranza dei governi ha ritenuto che le raccomandazioni della Conferenza possano essere tradotte in politiche e decisioni a trattati costanti e molti governi sono attualmente ostili alla convocazione della Convenzione e vorrebbero optare o per una procedura di revisione semplificata delle politiche e delle azioni interne contenute nel TFUE, che prevede solo la consultazione del PE e non coinvolge i parlamenti nazionali salvo al momento delle ratifiche, o per introdurre le revisioni dei trattati nei futuri trattati di adesione sulla base dell’art. 49 TUE.

Nel quadro della democrazia transnazionale la dimensione della rappresentatività parlamentare è essenziale anche dal punto di vista del ruolo dei parlamenti nazionali e delle regioni con poteri legislativi che non dovrebbe limitarsi ad un meccanismo di una “carta verde” ma che dovrebbe prevedere l’istituzionalizzazione di “assise interparlamentari” che potrebbero essere organizzate nelle procedure di elaborazione del quinquennale quadro finanziario, nei negoziati di adesione e nelle revisioni dei trattati.

 

     C. COINVOLGIMENTO DEI PARLAMENTI NAZIONALI E DELLE REGIONI NELLA DEMOCRAZIA EUROPEA

    

     2) Dal punto di vista del contenuto del progetto

Il testo adottato dalla Commissione Affari Costituzionali contiene molti elementi innovativi su cui il Movimento europeo si è più volte espresso positivamente a cominciare dall’ampliamento delle competenze condivise o esclusive dell’Unione europea (UE) passando attraverso l’estensione del voto a maggioranza qualificata (QMV) nel Consiglio - anche se il voto all’unanimità permane in alcuni settori come nella politica sociale (art. 153 e 156: vedi più avanti) e nelle politiche fiscali si propone di introdurre una nuova modalità di voto ad una maggioranza “super-qualificata” - la dimensione della democrazia transnazionale con il rafforzamento dei poteri legislativi e di bilancio del PE, anche se esso continuerebbe ad essere escluso dall’adozione dei grandi orientamenti di politica economica, nel coordinamento delle politiche dell’occupazione e delle politiche sociali (art. 5 TFUE) e dalle procedure di adesione.

L’eliminazione del voto all’unanimità riguarda anche le procedure di revisione dei trattati che prevedono anche il ricorso ad un referendum paneuropeo che potrebbe essere applicato anche in altre importanti decisioni europee.  

 

     D. AMPLIAMENTO QMV

 

     E. RAFFORZAMENTO POTERI DEL PE NELLE QUESTIONI ECONOMICHE E SOCIALI

Restano in sospeso alcune questioni a nostro avviso essenziali la cui soluzione positiva aprirebbe effettivamente la strada verso un’Europa federale.

Queste questioni riguardano in particolare il principio di attribuzione delle competenze all’UE o la possibilità che esse vengano restituite agli Stati membri così come prevede l’art. 48.2 del TUE.

 

     F. ATTRIBUZIONE DELLE COMPETENZE

Non è risolta in modo definitivo la questione del primato del diritto dell’UE così come permane il principio che i due Trattati - e cioè quello di natura costituzionale sull’Unione europea e quello sul funzionamento dell’Unione europea - mantengono lo stesso valore giuridico, anche se la proposta di risoluzione della Commissione affari costituzionali fa appello alla Convenzione affinché rifletta sulla divisione dei temi fra i due trattati (TUE e TFUE).

 

     G. PRIMATO DEL DIRITTO DELL’UE

     H. VALORE DEI DUE TRATTATI (TUE E TFUE)

In questo quadro, le relazioni esterne dell’UE sono poi separate nei due Trattati mantenendo una confusione sul ruolo dell’Unione europea come attore internazionale.

Conformemente all’attribuzione all’UE del Premio Nobel per la Pace nel 2012, al preambolo del Trattato e agli articoli 3.5, 21 e 42 TUE e tenuto conto delle molteplici sfide geopolitiche senza precedenti di fronte alle quali si trova l’UE, sia la risoluzione che accompagna l’allegato relativo alle modifiche dei trattati che lo stesso TUE dovrebbero affermare il principio – che fu iscritto nella Costituzione italiana del 1948 e che fu proposto nella “Convenzione sull’avvenire dell’Europa” – secondo cui “l’Unione europea ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” nel quadro della Carta delle Nazioni Unite che dovrà essere aggiornata e rafforzata per la difesa della dignità umana, della giustizia e della democrazia internazionale in un mondo multipolare.

 

      I. IL RIPUDIO DELLA GUERRA E IL VALORE DELLA PACE

Le procedure di adesione rimangono poi inalterate in un sistema che emargina sia il PE che i parlamenti nazionali e che non impone ai paesi candidati una chiara accettazione all’inizio dei negoziati di adesione dei valori dell’UE a cominciare dalla Carta dei diritti e dal rispetto dello stato di diritto.

 

     J. LE PROCEDURE DI ADESIONE

Appare a noi ancora inadeguato e discutibile il modo in cui l’UE affronta la questione delle politiche migratorie con un approccio che privilegia il monitoraggio, la sicurezza e il controllo delle frontiere esterne mentre non mette l’accento sul rispetto dei diritti e sulle cause dei flussi migratori.

 

     K. LE POLITICHE MIGRATORIE

A più di venti anni dall’entrata in vigore dello spazio di libertà, giustizia e sicurezza, non sono stati fatti reali passi in avanti e l’evoluzione di queste politiche non può essere affidato solo al rafforzamento del ruolo del Procuratore europeo e dell’Europol.

 

    L. LO SPAZIO DI LIBERTA’, GIUSTIZIA E SICUREZZA

Nella dimensione sociale permangono importanti settori sottoposti al voto all’unanimità nel Consiglio come negli articoli 153.5 e 156 TFUE e l’insieme della politica sociale deve essere aggiornato nella logica di una Unione capace di garantire una prosperità condivisa, lo sviluppo della democrazia economica e beni pubblici a dimensione transnazionale.

 

    M. LA DIMENSIONE SOCIALE

Per quanto riguarda i beni pubblici, sia nella risoluzione che apre la via ad ulteriori riflessioni nella eventuale e futura Convenzione non comprese nell’allegato relativo alle modifiche dei trattati sia nelle stesse proposte di modifica dovrebbe essere rafforzata la parte dedicata alle “finanze dell’UE” dal punto di vista delle entrate – ivi compresa la dimensione del debito pubblico europeo – che devono determinare la dimensione delle spese, le misure per ridurre gli  squilibri economici e sociali eccessivi fra regioni, i programmi finanziari, la procedura di bilancio e la sua esecuzione.

 

     N. BENI PUBBLICI E IL BILANCIO UE

     3) Dal punto di vista dell’agenda

Insistiamo sulla necessità che il PE convochi una sessione straordinaria della Conferenza sul futuro dell’Europa (“agora”) coinvolgendo i cittadini e le cittadine “ambasciatori dell’UE”, le reti della società civile e i partner sociali.

 

     O. AGORA

In questo quadro e tenendo conto della richiesta di attribuire al PE il diritto di iniziativa legislativa, la “agora” dovrebbe essere l’occasione per discutere del rafforzamento della democrazia partecipativa ivi compreso il diritto delle cittadine dei cittadini di sottomettere le loro iniziative (ICE) al PE e non più alla Commissione nonché delle modalità di coinvolgimento della società civile nel futuro processo di riforma dell’UE.

 

     P. ICE

 

Reiteriamo la nostra convinzione che, di fronte all’eventuale immobilismo dei governi o alla loro volontà di seguire la procedura di revisione semplificata del TFUE o di introdurre degli adattamenti ai meccanismi di decisione nei trattati di adesione, il PE eletto nel prossimo giugno dovrebbe avviare un processo democratico costituente superando gli ostacoli del metodo intergovernativo.

 

    Q. PROCESSO COSTITUENTE

 

Ribadiamo la necessità che la riforma dell’UE per avviare un processo che porti a compimento la sua finalità federale debba essere adottata attraverso un referendum pan-europeo prima del suo allargamento e che debbano essere definito il quadro di un sistema europeo a cerchi concentrici nel caso in cui alcuni paesi membri decidano di non approvare questa riforma.

 

    R. I CERCHI CONCENTRICI

A duecento giorni dalle elezioni europee che avranno luogo dal 6 al 9 giugno 2024 è urgente ed indispensabile che il tema della riforma dell’UE divenga una delle priorità del dibattito – a cominciare dai partiti politici europeo a cui il TUE attribuisce la missione di contribuir “alla formazione della coscienza politica europea e all’espressione della volontà dei cittadini dell’Unione” (art. 10 TUE) - nel quadro di uno spazio pubblico europeo che è ancora largamente inadeguato.

 

    S. LO SPAZIO PUBBLICO EUROPEO

 

Roma, 13 novembre 2023

 

[1] e cioè composta dal testo costituzionale (TUE) e dai trattati esistenti (TFUE)

coccodrillo

 

 

 

 

 

 

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