IL METODO COSTITUENTE DI ALTIERO SPINELLI E DI ALEXANDER LANGER E IL FUTURO DELL’EUROPA
L’Università degli Studi Link (www.unilink.it) ha organizzato nello scorso mese di marzo due incontri di studi e di ricognizione sulle “Costituenti europee nel ventesimo secolo” e su “Alexander Langer. Ponti da costruire tra convivenza pacifica, conversione ecologica e federalismo europeo” che hanno avuto luogo non casualmente a settanta giorni dalle decime elezioni europee che si svolgeranno dal 6 al 9 giugno 2024.
Nel primo incontro le conclusioni sono state giustamente affidate al “Progetto Spinelli”, che il Parlamento europeo adottò a larga maggioranza il 14 febbraio 1984, e alla “relazione Herman” del 1994 che suscitò tuttavia meno consensi del Progetto Spinelli poiché il Parlamento europeo si limitò a prenderne atto riservandosi di riprendere la discussione in una fase ulteriore.
Fra il progetto di Trattato approvato da Parlamento europeo nel 1984 e la relazione di Fernand Herman del febbraio 1994 ci furono tuttavia
- il referendum in Italia del 1989 per l’attribuzione di un mandato costituente al Parlamento europeo – che fu proposto senza successo anche in Belgio e fu auspicato dal Parlamento europeo nel 1988 in una dichiarazione sottoscritta dalla maggioranza dei deputati europei e nella risoluzione di Carlos Bru Puron - secondo l’auspicio formulato da Altiero Spinelli davanti alla commissione affari istituzionali il 18 marzo 1986,
- l’entrata in vigore dell’Atto Unico Europeo (“una montagna che ha partorito un topolino”, disse Spinelli) nel febbraio 1987,
- la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’impero sovietico alla fine degli anni ’80,
- e l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht nel 1993 che qualcuno qualificò con un eccesso di infondato trionfalismo “una rivoluzione copernicana”.
Il federalismo europeo di Altiero Spinelli e quello di Alexander Langer hanno importanti elementi in comune e caratteristiche che li distinguono – ma non li oppongono – anche in relazione alle epoche storiche in cui sono nati essendo il primo frutto a Ventotene di una riflessione nata, mentre l’Europa era quasi tutta sottomessa al giogo nazista e fascista, allo scopo di ricostruire le democrazie contro i nazionalismi e il secondo legato ad esperienze politiche in una dimensione di multiculturalismo essenziale non solo in Italia ma nella vicina ex-Jugoslavia per costruire dei ponti ed evitare l’esplosione di una sanguinosa guerra civile.
Nel rileggere le pagine dedicate da Altiero Spinelli nella primavera del 1986 - nel bel mezzo del negoziato intergovernativo sull’Atto Unico Europeo - al suo testamento politico per quello che si sarebbe dovuto fare al fine di mantenere e sviluppare la forza delle idee su cui era fondato il “suo” progetto approvato nel 1984 e le relazioni di Alexander Langer al Gruppo dei Verdi nove anni dopo nella primavera del 1995 quando si stava preparando la convocazione di una nuova conferenza intergovernativa che avrebbe approvato il 2 ottobre 1997 il Trattato di Amsterdam c’è una significativa convergenza perché ambedue ritenevano che la strada da percorrere per giungere ad un’Europa unita autenticamente federale dovesse essere fondata sul ruolo costituente del Parlamento europeo.
Non si trattava di ripartire da zero facendo tabula rasa del lavoro effettuato dall’Assemblea sui temi della costituzione europea ma di aggiornare quei lavori alla luce dell’evoluzione dell’integrazione europea e della situazione internazionale tenendo particolarmente conto per Altiero Spinelli della inadeguatezza dell’Atto Unico Europeo che non aveva risposto alle sfide degli anni ’80 e per Alexander Langer della prospettiva dell’allargamento dell’Unione europea dopo la caduta del Muro di Berlino e della necessità di creare le condizioni per la convivenza pacifica e la conversione ecologica di fronte alla guerra civile nella ex-Jugoslavia.
Si chiedeva Alexander Langer all’inizio del 1995 “in quali tempi e sino a quale limite geografico si vuole l’integrazione europea”, “che ne sarà di coloro che non vogliono farne parte”, “quali cambiamenti sono necessari nell’Unione affinché l’allargamento sia possibile” e “da dove può venire l’impulso necessario perché ciò avvenga”.
Secondo Alexander Langer l’unificazione del mercato non poteva essere il fattore federativo bensì la costruzione di una comunità politica risparmiando all’Est la distruzione di quanto restava della sua agricoltura e delle sue strutture sociali e locali con una politica per la democrazia e per la pace che desse la priorità alla federazione piuttosto che all’imposizione del mercato e della concorrenza, definendo contemporaneamente l’obiettivo di una comunità euro-mediterranea ed un processo di deliberato intreccio economico, politico, culturale, istituzionale, ambientale e di sicurezza.
Per far questo, appariva ad Alexander Langer più nitida la necessità di avviare un processo costituente che superasse i limiti e le storture di un modello europeo costruito nel negoziato fra i governi sapendo che non bastano taluni governi più europeisti né movimenti tradizionali troppo spesso proiettati su un piano meramente istituzionale dove l’idea dell’Europa è di per sé vista come un toccasana senza andare a vedere criticamente il metodo dell’unificazione ed i suoi obiettivi e principi ispiratori e aprendo la strada ad un europeismo critico con forti connotati ecologici, sociali, democratici, pan-europei e mondialisti insieme.
Al fine dì riportare le riflessioni di Altiero Spinelli del 1986 e di Alexander Langer del 1995 allo stato dell’Unione europea oggi, sottoposta agli stress test delle guerre ai suoi confini, alle prospettive dell’allargamento ed al disordine mondiale, l’idea dell’avvio dopo le elezioni europee dal 6 al 9 giugno di un processo costituente non può essere sbrigativamente liquidata – di fronte all’immobilismo dei governi e dell’attuale Commissione europea – affermando che si tratterebbe di ripartire da zero prendendo atto della sconfitta dell’iniziativa del Parlamento europeo e avviando una lunga ed incerta fase sottomessa comunque all’accordo dei governi ed all’unanimità delle ratifiche nazionali e nascondendo sotto il tappeto di un europeismo acritico il fatto che sia il metodo della convenzione (che ha richiesto otto anni nella prima decade di questo secolo per passare dalla Dichiarazione di Laeken nel dicembre 2001 all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel dicembre 2009) comunque sottomesso all’accordo unanime dei governi sia il “normale” negoziato intergovernativo devono passare attraverso le forche caudine della dimensione confederale.
Quella che è stata sconfitta in questa fase è invece la logica di un passaggio esistenziale dall’Unione del Trattato di Lisbona ad un modello di integrazione di natura federale e cioè di una sovranità condivisa che appare indispensabile per rispondere alle attuali sfide europee e internazionali, una sconfitta a cui hanno certamente contribuito il metodo di lavoro non trasparente adottato dalla commissione affari costituzionali, la mancata ricerca di un continuo coinvolgimento della società civile ed i tempi lunghi di un’elaborazione parlamentare che hanno condotto l’assemblea ad adottare – con una limitatissima maggioranza – un complicato testo fondato sul principio intergovernativo delle modifiche ai trattati mentre i gruppi politici già sentivano l’influenza delle prossime elezioni europee.
Non si tratta ora di fare tabula rasa di quel che è stato fatto finora - non solo nel lavoro sulla riforma dei trattati ma anche sulle più importanti politiche dell’Unione europea – ma di aggiornare i risultati di quei lavori abbandonando l’idea del labirinto inter-istituzionale della convenzione la cui porta appare del resto ermeticamente chiusa dai governi e riprendere il cammino costituente scelto dal Parlamento europeo nella sua prima legislatura stando bene attenti a garantire un dialogo costante con i parlamenti nazionali, con le organizzazioni rappresentative della società civile, dei poteri locali, del mondo del lavoro e della produzione e associando anche i paesi candidati con l’obiettivo di dare alle raccomandazioni della Conferenza sul futuro dell’Europa forma e sostanza di una vera costituzione europea da sottoporre ad un referendum pan-europeo prima che l’Unione europea si apra ai futuri allargamenti.
Montpellier, 3 aprile 2024