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Roma, 19 febbraio 2015

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«Ormai e una partita politica e Atene la gioca in vantaggio»

«Il braccio di ferro non è solo una questione finanziaria L’Italia, non schierandosi, ha perso una bella occasione»

di: Federico Simonelli (Il Secolo XIX)

«IO SONO CONVINTO che la partita sia eminentemente politica. Non è solo una questione finanziaria, se andiamo a guardare, anzi, i documenti e le dichiarazioni di questi giorni, ci accorgiamo che da Atene sono state fatte una serie di importanti concessioni». Piervirgilio Dastoli, presidente del consiglio italiano del Movimento Europeo, collaboratore della Commissione e a lungo assistente di Altiero Spinelli, ha le idee chiare. Quello in corso a Bruxelles è un confronto di idee, prima che di numeri.


Professore, perché la questione è politica?

«Perché visto come stanno andando le trattative e viste anche le sensazioni e le discussioni che ho avuto negli ultimi giorni a Bruxelles, la mia impressione è che da Tsipras e Varoufakis siano stati fatti importanti passi avanti nell'andare incontro alle richieste europee. E che quindi la posizione dell’Eurogruppo sia stata una posizione politica. Guardiamo il cosiddetto documento Moscovici, quello che il ministro delle Finanze greco ha detto essergli stati sottoposto dall'omologo francese e che poi sarebbe stato sostituito all’ultimo minuto da Dijsselbloem. Già quello era un documento frutto di una trattativa, in cui la Grecia si impegnavaa rispettare molti degli accordi presi in passato. Il fatto che ora, con la lettera che dovrebbe arrivare oggi, Atene si impegni a chiedere un'estensione del programma di aiuto finanziano è un altro passo nel senso del compromesso. E quindi ho l'impressione che negli ambienti più conservatori si pensi che se la Grecia “vince" questo potrebbe costituire un precedente per altri Paesi, specie in un momento in cui la Spagna ha le elezioni alle porte e via dicendo».

A questo punto chi sono davvero i flachi in Europa, secondo lei?
«Sicuramente uno è il presidente del gruppo parlamentare dei popolari al Parlamento Europeo, Manfred Weber. A mio modo di vedere è lui uno di quelli che ha fatto si che l’assemblea sia di fatto diventata uno spettatore in tutta questa vicenda, giocando una sorta di politica dei due forni. E poi coloro i quali all’interno del Parlamento fanno riferimento al capo dell'Eurogruppo. Credo che Katainen invece sia più ragionevole. Solo mi auguro che Juncker abbia la lungimiranza di capire che serve un accordo sulla Grecia, un accordo che farebbe il bene di Atene come dell'Europa».

E Atene ad avere il coltel-lo dalla parte del manico quindi?
«Penso di sì, e penso che Varoufakis lo sappia bene. Il cosiddetto "Chicken Game", secondo cui tra due macchine in corsa una contro l'altra vince chi sterza dopo, lo sta giocando conscio del fatto che se la Grecia fosse cacciata dall'euro ci sarebbe un effetto precedente disastroso.
E poi anche dal puntodi vista finanziario ricordiamoci che Atene i suoi debiti li vuole rinegoziare, ma li vuole pagare, mentre se saltasse tutto ci sarebbero comunque dei creditori che perderebbero molto».


Il presidente della Com-missione Juncker secondo lei che ruolo sta giocando in questa partita?
«Centrale e come dicevo mi auguro che sia anche ragionevole. E mi auguro, e penso, che la proposta di Moscovici alla Grecia non sia stata solo il frutto di una mossa isolata del ministro Francese. Mi sembrerebbe piuttosto strano che Moscovici si sia mosso senza avere la copertura, l’appoggio di Juncker».


Il ruolo deil'itaiia in que-ste settimane è stato invece piuttosto defilato...

«Sì, ed è un errore. Perché Renzi e il governo dovrebbero capire che se passa una certa linea di cambiamento in Europa, a guadagnarci siamo anche noi, non solo la Grecia. I nostri rappresentanti si sarebbero dovuti schierare in modo deciso a supporto di Atene, cosa che non hanno fatto. Ricordiamoci che nei prossimi mesi una maggiore disposizione alla flessibilità potrebbe tornarci utile».

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