Contrariamente a quel che scrisse polemicamente Ernesto Galli della Loggia la costruzione comunitaria non è il frutto di sessant'anni di improvvisazioni ma si dipana con coerenza monnettiana dalla prima Comunità del Carbone e dell'Acciaio concepita con la Dichiarazione Schuman del 1950 fino al Trattato di Lisbona concepito fra il 2002 ed il 2007 ed entrato in vigore nel 2009.
E' in questo modo che ha funzionato l' “ingranaggio” inventato da Jean Monnet, come lo definì più tardi Jacques Delors nelle sue “Mémoires”: un metodo che “veut prouver le mouvement en marchant, les réalisations déjà faites en appelant automatiquement d'autres comme dans un engrenage”. Come sappiamo, il metodo e l'obiettivo scelti da Monnet per l'avvio della prima Comunità non erano economici ma avevano “un valore politico essenziale: attraverso la messa in comune della produzione di base e l'Istituzione di un'Alta Autorità nuova....essa realizza le prime assise concrete di una federazione europea indispensabile alla preservazione della pace”. Passo dopo passo, anzi un piccolo passo dopo l'altro le Comunità europee hanno garantito nel corso degli anni la pace, la prosperità, la democrazia e la cittadinanza attraverso gli strumenti del mercato prima comune con il corollario dell'unione doganale e della politica commerciale e poi interno, quindi la moneta che gli inglesi avrebbero voluto comune (common) e cioè affiancata o complementare rispetto alle monete nazionali e che invece è stata fin dall'inizio unica (single) e dunque un elemento essenziale dell'economia federale in statu nascendi. Ma prima della moneta è venuta la cittadinanza europea che l'ha preceduta nel tempo di dieci anni con il Trattato di Maastricht e, due anni prima dell'arrivo dell'Euro, la Carta dei Diritti di Nizza come elemento essenziale della cittadinanza e come architrave di quel che è ora chiamato il federalismo giudiziario. I federalisti non disconoscono il valore dei (piccoli) passi in avanti compiuti con l'ingranaggio comunitario ed anzi ritengono che il metodo scelto da Monnet - e poi applicato con coerenza istituzionale dalla Commissione europea sopratutto quand'essa è stata governata da presidenti come Hallstein, Delors e Prodi che ne avevano capito “il valore politico essenziale” - abbia contribuito alla nascita di un'economia federale e cioè ed in primo luogo di quel patrimonio delle realizzazioni comunitarie (l' acquis communautaire) che Spinelli ha chiamato “la mutation européenne” ma poi dello sviluppo di quella politica della società europea (la Gesellschaftpolitik di Willy Brandt) che si è tradotta nelle azioni comunitarie per la ricerca, l'ambiente, la cultura, i giovani, i consumatori e la cooperazione con i paesi in via di sviluppo. Nonostante questo riconoscimento noi sappiamo che, nelle mani dei soli governi e dunque laddove prevale il metodo intergovernativo o confederale, l'ingranaggio è per sua natura inefficace, lento, inadeguato e senza garanzie di continuità.
Tommaso Padoa Schioppa ci ha spiegato la distinzione fra costituency politica e costituency economica e ci ha ricordato i quattro strumenti del governo (non della governance) dell'economia: il bilancio, la proprietà, la moneta ed il comando. Da ciò emerge non l'idea e l'esigenza di un governo economico ma di un governo tout court capace di far nascere e far vivere l'economia nella dimensione federale dei problemi di fronte ai quali si trova l'Unione europea. Spinelli diceva spesso che la Federazione europea (o gli Stati Uniti d'Europa) deve disporre di un governo “con poteri limitati ma reali democraticamente responsabile davanti al Parlamento europeo”. Se dobbiamo trarre delle indicazioni di lavoro politico federalista da compiere per non lasciare incompiuta l'opera di Spinelli, sappiamo che dobbiamo superare la distinzione fra costituency politica e costituency economica, andare al di là della governance per dotare l'Unione di un vero governo dell'economia. Il che vuol dire accompagnare la moneta con il potere di bilancio per assicurare il coordinamento della politica fiscale nell'Unione ed il finanziamento delle politiche comuni ma anche il “comando” per assicurare il rispetto ed il funzionamento delle regole del mercato e la proprietà come strumento nel contesto di un'economia (sociale) di mercato.