Tardivamente cresce nella società italiana il rifiuto dell’Editto Salvini.
Tardivamente: perché la società italiana avrebbe dovuto reagire con la forza della ragione nel momento in cui l’Editto è stato presentato alle Camere per far prevalere la ragione della forza.
Tardivamente: perché deputati e senatori avrebbero dovuto essere chiamati a rispondere con il rifiuto a un atto che violava la Costituzione sia nella forma, non essendoci nessuna ragione di urgenza, sia nella sostanza considerando gli effetti dirompenti dell’Editto sui principi della protezione umanitaria, sui diritti acquisiti delle persone, sul diritto alla sicurezza e sulla sicurezza dei diritti.
Tardivamente: perché il principio della separazione dei poteri definito nella Costituzione si articola in limiti che possono e debbono essere attivati da chi è garante del rispetto di questi limiti prima che essi vengano superati.
Tardivamente: perché il rischio di una violazione grave e persistente dei valori dell’Unione europea e della Carta dei diritti fondamentali avrebbe dovuto essere denunciato dalle istituzioni europee prima che tale rischio si trasformasse in realtà.
Ora che l’Editto Salvini è diventato Legge dello Stato con l’approvazione – attraverso un voto di fiducia – del Decreto governativo chiamato “della sicurezza” si tratta di attivare i limiti previsti dalla Costituzione, dalle norme europee e dalle convenzioni internazionali affinché siano rispettati i diritti fondamentali.
Quali sono questi limiti?
Il primo limite riguarda la valutazione della costituzionalità dell’Editto che può a avvenire o attraverso un ricorso incidentale davanti alla Corte costituzionale sollevato da un’autorità giudiziaria, autonomamente o per risolvere una questione civile o penale legata ad un procedimento nei confronti di un’amministrazione locale ritenuta responsabile di un abuso di potere. Il ricorso può avvenire anche nei confronti della Corte di Giustizia dell’UE per chiedere una interpretazione dei Trattati o di norme adottate in conformità dei trattati al fine di verificare se debba prevalere il primato del diritto dell’Unione o la legge nazionale. Più lunga è la procedura prevista dalla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali che consentirebbe a un cittadino di un paese terzo - a cui non venga riconosciuto, nei tre gradi di giudizio, il diritto di residenza legale – di rivolgersi alla Corte dei diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa affinché questo diritto gli sia riconosciuto in base alla Convenzione.
Il secondo limite riguarda il diritto dei cittadini italiani ad ottenere l’abrogazione di una legge attraverso il referendum popolare previsto dall’art. 75 della Costituzione italiana. La procedura può durare almeno un anno e mezzo a meno che non si mettano di traverso delle elezioni politiche anticipate che allungherebbe i tempi di altri dodici mesi. Un referendum abrogativo dell’Editto Salvini può essere chiesto da cinque consigli regionali o da 500.000 elettori, in questo caso a seguito di una proposta avanzata da cinque elettori e sottomessa al controllo di legittimità della Corte di Cassazione che consente loro di avviare in tre mesi la raccolta delle firme necessarie per la pronuncia della Corte costituzionale sulla conformità della proposta con il dettato della Costituzione.
Nel referendum abrogativo dell’Editto Salvini dovrebbe essere richiesta anche la soppressione parziale della Legge 12 giugno 1990 n. 146, del D.L. 30 marzo 2001 n.165 e del D.P.C.M. del 30 aprile 2014 che consentono al Presidente del Consiglio di delegare l’esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri in materia di immigrazione al Ministro dell’Interno a cui dovrebbero essere attribuite invece le sole responsabilità politiche e i poteri di indirizzo quale autorità nazionale di pubblica sicurezza (autorità che non gli consente di indossare la divisa della polizia, ndr) e le tematiche afferenti alle autonomie locali e territoriali con esclusione del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, restando alle esclusive responsabilità politiche e i poteri di indirizzo del Presidente del Consiglio queste ultime due materie. I promotori del referendum abrogativo dovrebbero annunciare una proposta di legge di iniziativa popolare per un riordino delle attribuzioni e dei poteri ministeriali al fine di creare un ministro con portafoglio per le libertà civili, i diritti fondamentali e l’immigrazione.
Pier Virgilio Dastoli
3 gennaio 2019