I sovranisti – usciti politicamente sconfitti dalle elezioni europee del 26 maggio – si sono lacerati nel Parlamento europeo e l’orizzonte di un unico gruppo di estrema destra di oltre cento membri per tallonare il gruppo liberale Renew Europe (ex ALDE) – un unico gruppo sognato da Matteo Salvini e da Marine Le Pen (sotto inchiesta per uso fraudolento di fondi europei) – si allontana impietosamente.
Dopo il “no” del partito polacco Diritto e Giustizia di Jarosław Kazcyński. e di The Brexit Today di Nigel Farage è arrivato il rifiuto del partito di estrema destra spagnolo Vox, che ha preferito l’alleanza con i Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e, in Andalusia, il sostegno al governo della Comunità autonoma dove siederanno in coalizione il Partito Popolare e Ciudadanos.
La dis-Unione e l’irrilevanza europea dei sovranisti
Sovranisti divisi all'EuroparlamentoLa distribuzione degli incarichi nel Parlamento europeo (Presidente, vicepresidenti, questori, presidenti e vicepresidenti di commissione) avviene attraverso la rigida applicazione del sistema D’Hondt.
Il sistema aveva consentito nella legislatura 2014-2019 l’elezione di presidenti di commissione appartenenti a Verdi, GUE e ECR, tre gruppi che non facevano parte della maggioranza costituitasi a sostegno della Commissione Juncker (PPE, S&D e Liberali) escludendo inizialmente i gruppi EFDD (a cui aderiscono attualmente i 5 Stelle) e ENF (a cui aderisce la Lega).
Nel novembre 2017 le dimissioni da vicepresidente dell’Europarlamento di un membro del Gruppo Liberale consentì tuttavia l’elezione a maggioranza del deputato 5 Stelle Castaldo che ottenne più voti del candidato liberale.
Alleanze difficili
La strada per un ampio accordo di maggioranza fra Popolari, Socialdemocratici, Liberali e Verdi è ancora in salita anche perché i Verdi hanno annunciato che la loro partecipazione non è solo questione di nomi ma anche di programma.
Sono tuttavia inimmaginabili alleanze dei popolari secondo la politica dei due forni per sostenere da una parte candidati della futura maggioranza e dall’altra candidati del gruppo ENF che ha quasi raddoppiato i suoi membri ma che non sarebbe mai appoggiato da socialdemocratici, liberali e verdi e a cui – come abbiamo scritto più sopra – The Brexit Today, Vox e Diritto e Giustizia hanno chiuso la porta in faccia.
Del resto molti ricordano al PE l’ampia alleanza democratica che bloccò l’elezione alla presidenza della Commissione cultura di un candidato di estrema destra (a cui il posto “spettava” per il sistema D’Hondt) e l’elezione del deputato PCI Giovanni Papapietro.
Difficile invece prevedere se si ripeterà in aula il risultato del voto che portò a sorpresa Castaldo alla vicepresidenza del PE perché i 5 Stelle potrebbero pagare in Europa le conseguenze del loro accordo in Italia con la Lega.
Nella distribuzione degli incarichi parlamentari che avverrà agli inizi di luglio peserà infine la vicenda del Brexit che potrebbe portare all’esclusione da incarichi parlamentari di deputati eletti nel Regno Unito.
In definitiva, la dis-unione dei sovranisti porterà alla loro irrilevanza europea.
16 Giugno 2019
Pier Virgilio Dastoli