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I CORRIDOI UMANITARI: UN PRIMO PASSO EUROPEO, NECESSARIO MA NON SUFFICIENTE, PER ACCOGLIERE E INCLUDERE

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Quel che sta avvenendo in Afghanistan ha colto di sorpresa i governi e le istituzioni internazionali per l’apparente rapidità della decisione statunitense e per la ancora più rapida conquista del potere da parte dei talebani ma ha colto molto meno di sorpresa le numerose organizzazioni non governative che operano da anni sul terreno e che sono state essenziali per l’efficacia e la diffusione degli aiuti umanitari come è apparso evidente nell’ultimo articolo scritto da Gino Strada.

Tali aiuti non potevano essere affidati solo ai governi della coalizione ISAF costituita – vale la pena di ribadirlo – il 20 dicembre del 2001 sulla base di una decisione unanime del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e non su un’occupazione occidentale del territorio afghano fino ad allora controllato dagli stessi talebani con il sostegno del movimento islamista sunnita Al Qaida radicato nel Pakistan con la complicità dello stesso Pakistan oltre che dell’Arabia Saudita.

Come sappiamo, il movimento dei talebani fu inizialmente sostenuto (e armato) dagli Stati Uniti in funzione antisovietica nel quadro di alleanze trasversali in tutta la regione in cui l’obiettivo della stabilità dei regimi autoritari al potere (con l’eccezione rilevante dell’Iraq di Saddam e poi della Libia di Gheddafi) si univa agli interessi economici legati al petrolio e con il perdurante conflitto non solo religioso fra i sunniti da una parte e gli sciiti dall’altra.

Sappiamo anche che il mondo islamico non coincide con tutte le società arabe e che non tutti gli arabi appartengono alla religione islamica o alle sue derive fondamentaliste, che il panislamismo nella storia non ha coinciso con il panarabismo e che dunque è immaginabile, urgente e necessario ad esempio che l’Unione europea, nella definizione della sua autonomia strategica, includa nella “nuova agenda mediterranea” un rinnovato dialogo con il mondo arabo nella prospettiva di una comunità euro-mediterranea sul modello della CECA.

Fatte queste premesse, le due questioni più urgenti che si pongono di fronte alla ormai inevitabile costituzione dell’Emirato islamico dell’Afghanistan con una forma di stato teocratico sotto una dittatura totalitaria sono da una parte legate alla garanzia nella diffusione degli aiuti umanitari alla popolazione afghana e d’altra parte ai modi e ai tempi per assicurare il diritto di asilo a tutti coloro che saranno costretti ad abbondonare la loro terra e il loro paese per difendere la loro dignità e, in definitiva, proteggere le loro vite in pericolo.

Per quanto riguarda gli aiuti umanitari si tratta di misure irrinunciabili che non hanno nulla a che fare con la cooperazione finanziaria con i paesi in via di sviluppo  che è parte essenziale delle relazioni dell’Unione europea (e dei suoi Stati membri) con molti paesi terzi e che dovrebbe essere sottoposta dall’Unione europea alle stesse condizioni del rispetto dei diritti umani che noi richiediamo all’interno dell’Unione nella logica della coerenza fra politiche interne e politiche esterne.

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Pier Virgilio Dastoli

Presidente Movimento Europeo in Italia

22 agosto 2021

 

 

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