Il 25 novembre sarà firmato a Palazzo Chigi il “Trattato del Quirinale” fra la Francia e l’Italia, che fu concepito nel Vertice di Lione da Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni nel 2017.
In questi quattro anni molta acqua è scorsa sotto i ponti del Rodano e del Tevere: l’Unione europea ha dato prova di essere capace di affrontare le conseguenze economiche e sociali della pandemia creando un provvisorio debito pubblico europeo con il Next Generation EU ma il sistema europeo è ancora bloccato nelle strettoie delle decisioni affidate all’accordo unanime dei governi e non è in grado di offrire alle sue cittadine e ai suoi cittadini beni comuni che gli Stati – ciascuno per sé – non sono in grado di garantire.
Gli accordi bilaterali fra i governi come quello dell’Eliseo e poi di Aquisgrana fra la Francia e la Germania e ora quello del Quirinale fra la Francia e l’Italia sono utili per facilitare il dialogo fra singoli governi e far convergere interessi nazionali verso interessi comuni e queste convergenze aiutano il processo di integrazione europea perché possono semplificare le decisioni nel Consiglio europeo e nel Consiglio.
Questi accordi non contribuiscono tuttavia a sbloccare il sistema europeo e farlo uscire dalle strettoie in cui è costretto dalla prevalenza del ruolo dei governi che difendono apparenti interessi nazionali in un mondo globalizzato che esige un’Unione sempre più stretta e più sovranità condivisa, meno Stati-nazione e meno sovranità assolute.
Nella crisi della civiltà europea che sembrava dovesse essere sopraffatta dai totalitarismi e dall’assenza di libertà, il superamento della divisione del continente in Stati-nazione e la condivisione della sovranità nei settori in cui la dimensione nazionale era diventata “polvere senza sostanza” - come scrisse Luigi Einaudi – fu la rivoluzionaria intuizione dei confinati antifascisti a Ventotene.
Essa si tradusse nel “progetto di un manifesto per un’Europa libera e unita” scritto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi nell’inverno del 1941 sull’isola di Ventotene come frutto di una riflessione collettiva insieme a Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann e Ada Rossi, testo fondamentale della resistenza europea e base politica e intellettuale del Congresso di Parigi del 1944 promosso da Albert Camus e George Orwell. La rivoluzionaria intuizione fu immaginata anche nella Germania nazista dai giovani della Rosa Bianca guidati dai fratelli Scholl che pagarono con la vita la loro ricerca della libertà.
Noi riteniamo che gli accordi bilaterali fra Francia e Germania da una parte e Francia e Italia dall’altra debbano contribuire ad avviare rapidamente un dialogo che unisca Roma, Parigi e Berlino non solo a livello dei governi ma coinvolgendo gli studenti delle scuole italiane, francesi e tedesche che esistono nelle tre capitali il cui obiettivo sia quello di proporre ai governi e ai parlamenti che lo vorranno la sottoscrizione di un “patto” per la trasformazione dell’Unione europea in una Comunità federale: democratica, libera e solidale.
Noi proponiamo che i leader di Francia, Germania e Italia con le delegazioni delle studentesse e degli studenti delle scuole francesi, italiane e tedesche si incontrino a Ventotene per sottoscrivere un “Progetto di Patto di Ventotene” da proporre agli Stati e ai popoli liberi e democratici d’Europa.
“Superando l’orizzonte del vecchio continente – fu scritto nel Manifesto di Ventotene – si abbraccino in una visione di insieme tutti i popoli che costituiscono l’umanità…in attesa di un lontano avvenire in cui sia possibile l’unità politica dell’intero globo”.
PIER VIRGILIO DASTOLI, PRESIDENTE MOVIMENTO EUROPEO
GERARDO SANTOMAURO, SINDACO DI VENTOTENE
Roma-Ventotene, 22 novembre 2021