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APPELLO "VIKTOR ORBAN NON DEVE PRESIEDERE IL CONSIGLIO DELL’UE"

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I Movimenti europei in Italia, Francia, Spagna e Polonia hanno adottato un appello sulla presidenza ungherese di turno del Consiglio dell'Unione europea.

Sulla base del calendario delle presidenze del Consiglio dell’Unione europea, il governo ungherese dell’autocrate Viktor Orban dovrebbe presiedere le riunioni intergovernative – con l’eccezione del Consiglio europeo, del Consiglio dei ministri degli affari esteri, del Consiglio dei ministri della difesa e dell’Eurogruppo – sulla base del programma del cosiddetto “trio” composto attualmente dai governi spagnolo, belga e ungherese.

I Movimenti europei sono convinti che il governo ungherese non debba presiedere le strutture intergovernative dell’Unione europea per le ragioni spiegate nella dichiarazione allegata.

L'appello è stato rivolto alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, al Presidente della Corte di giustizia dell'Unione europea Koen Lenaerts, al Primo ministro del Belgio Alexander De Croo, alla Ministra degli Esteri del Belgio, Hadja Lahbib, alla Ministra degli Affari esteri tedesca, Annalena Charlotte Alma Baerbock, e sottoposto ai capigruppo al Parlamento europeo, affinché questo attentato ai valori comuni europei non avvenga.  

 

 VIKTOR ORBAN NON DEVE PRESIEDERE IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA

Sulla base del calendario delle presidenze del Consiglio dell’Unione europea, il governo ungherese dell’autocrate Viktor Orban dovrebbe presiedere le riunioni intergovernative – con l’eccezione del Consiglio europeo, del Consiglio dei ministri degli affari esteri, del Consiglio dei ministri della difesa e dell’Eurogruppo – dal 1° luglio al 31 dicembre 2024 sulla base del programma del cosiddetto “trio” composto attualmente dai governi spagnolo, belga e ungherese.

Noi siamo convinti che il governo ungherese – che si è autodefinito una “democrazia illiberale” – non deve presiedere le strutture intergovernative dell’Unione europea, ve ne spieghiamo qui di seguito le ragioni e lanciamo un appello urgente a chi può influire e a chi ha il potere di decidere affinché questo attentato ai valori comuni europei non avvenga.

Come sappiamo, sia il governo spagnolo che quello belga non hanno svolto un ruolo attivo nell’apertura del cantiere della riforma dell’Unione europea avendo il primo deciso di scavallare il Consiglio europeo di metà dicembre nonostante il rapporto votato dal Parlamento europeo il 22 novembre sulla revisione del Trattato di Lisbona ed avendo il secondo evitato di mettere al centro delle riunioni intergovernative il tema del futuro dell’Europa pur avendo il compito di cooperare con il Presidente del Consiglio europeo al fine di assicurare la preparazione e la continuità dei lavori dei Capi di Stato e di governo attraverso il Consiglio affari generali e cioè i ministri degli affari europei.

Per quel che si sa l’Agenda strategica 2024-2029, che dovrebbe essere adottata in solitudine dal Consiglio europeo a fine giugno, non conterrà sul futuro dell’Europa nulla di più delle vaghe affermazioni adottate dai Capi di Stato e di governo a Granada nello scorso ottobre dove l’accento fu messo sulle politiche (policies) ma non sul loro governo democratico (politics) perché – secondo quel che ha preannunciato Mario Draghi nel Summit sociale di La Hulpe – “non possiamo permetterci il lusso di attendere la riforma dei trattati per proseguire il cammino dell’integrazione europea”.

Del resto, il Presidente francese Emmanuel Macron – all’origine dell’idea di una inedita Conferenza sul futuro dell’Europa che avrebbe dovuto applicare il metodo della democrazia deliberativa – non ha speso nemmeno una parola nel suo lunghissimo e recente discorso alla Sorbona sul tema della riforma dell’Unione europea.

Dal 1° luglio Viktor Orban e i suoi dodici ministri (fra cui una sola donna!) dovrebbero coordinare l’azione dei ventisette governi europei nei consigli specializzati - e cioè i Consigli Affari Generali, Ecofin ad eccezione dell’Eurogruppo; Giustizia e Affari Interni (e cioè i “ministri di polizia” che dovrebbero governare le politiche migratorie); Occupazione, Politica Sociale Salute e Consumatori;  Competitività (mercato interno, industria e ricerca); Trasporti, Comunicazioni e Energia; Agricoltura e Pesca, Ambiente; Educazione, Gioventù e Cultura - nelle riunioni degli ambasciatori, nei numerosi comitati che si fanno carico delle funzioni di controllo e di decisione delle burocrazie nazionali (sapendo che è lì che risiede il peso burocratico nell’Unione europea e non nella funzione pubblica europea) e nelle riunioni informali che “arricchiscono” ogni presidenza semestrale cooperando con il Presidente del Consiglio europeo nella preparazione e nella continuità dei lavori dei Capi di Stato e di governo.

Il Consiglio dell’Unione condivide poi con il Parlamento europeo il potere legislativo e di bilancio (v. articoli 14.1 e 16.1 TUE) ed è tenuto nell’esercizio di queste funzioni a promuovere il rispetto dei valori fondativi dell’Unione europea.

L’Ungheria è non solo da anni sotto procedura di sorveglianza (art.7.1 TUE) ad iniziativa del Parlamento europeo per l’esistenza di un rischio chiaro di violazione grave dei valori comuni ma è ugualmente oggetto della procedura di condizionalità di bilancio intesa a proteggere il rispetto dei diritti e valori fondamentali UE.

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Disponibile anche nelle versioni [ENG] - [FR] - [ES]       

 

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