Si è tenuto oggi, 1 Aprile, presso la Sala Natali della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, l’incontro organizzato dal Consiglio Italiano del Movimento Europeo e dalla Fondazione Italianieuropei dal titolo “Riforme sociali , crescita e politica industriale in Europa. L’attualità del pensiero economico di Spinelli”. L’incontro presieduto dal presidente del CIME, Pier Virgilio Dastoli ha visto le conclusioni di Massimo D’Alema Presidente Fondazione Italianieuropei.
L’incontro è stato l’occasione per ripercorrere, attraverso il ricordo e l’analisi dei relatori presenti, le tappe fondamentali dell’affermazione di una nuova politica industriale per l’Europa e di quanto sia fondamentale oggi ricordare lo spirito di quegli anni per ridare nuovo slancio all’economia europea. Il discorso tenuto da Altiero Spinelli a Venezia, il 20 aprile 1972, in apertura del convegno organizzato dalla Commissione della Comunità europea sul tema “Industria e società nella Comunità europea” segna, come ricordato da Riccardo Perissich (Vicepresidente Esecutivo, Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti), il momento decisivo della svolta. L’approccio keynesiano di Spinelli, favorevole ad un Welfare State più incisivo, ad un sistema ad economia mista, in cui l’istruzione pubblica universale funga da volano per la mobilità sociale, e in cui la politica industriale ben si coniughi con la politica ambientale, rappresenta un passaggio chiave nella definizione di un vero e proprio modello sociale europeo. Oggi questo modello, come emerge dalle parole di Alberto Majocchi e Enzo Russo (Professori di Scienza delle Finanze, rispettivamente all’Università di Pavia e di Roma “La Sapienza”), è stato progressivamente messo in discussione dalle politiche neo-liberali “o per meglio dire neo-liberiste” degli ultimi anni, che hanno di fatto sancito il predominio dell’economia sulla politica.
La forza premonitrice del pensiero di Spinelli e della sua idea di politica industriale, che non troverà traccia nei Trattati fino alla stipulazione del Trattato di Maastricht del 1992, come ricordato da Pier Virgilio Dastoli (Presidente Movimento europeo) è oggi d’ispirazione per quella che Lucio Battistotti (Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea) ha definito la “nuova era della politica industriale europea”. Le politiche di consolidamento fiscale oggi devono essere necessariamente coniugate con opportune politiche espansive improntate all’innovazione tecnologica e alla ricerca, settori caratterizzanti del modello europeo. Questo sembra essere il sentiero disegnato anche dalla Commissione Europea che, attraverso i programmi di finanziamento Horizon 2020 e COSME, ha scelto di focalizzare gran parte delle sue attenzioni e risorse sull’economia reale e sulla cittadinanza attiva.
Per Massimo d’Alema (Presidente Fondazione Italianieuropei), è verso questa direzione che giustamente deve guardare l’Europa. Un’ Europa che, come lui stesso afferma, ha visto ridurre i suoi investimenti dal 24% al 16% negli ultimi anni. Quello che è avvenuto è stato inaccettabile ma l’identità europea esiste, e non è un mera somma di varie identità, ed è da questo bagaglio, fatto di ideali come quello spinelliano, che occorrerà nuovamente attingere per far sì che il voto europeo di maggio non si trasformi solo in un voto di protesta e che non si continui a guardare all’Europa come “a qualcosa che riguarda solo Bruxelles”.