Il 22 giugno si è svolto presso e con il patrocinio del Senato della Repubblica, nella sala Zuccari, il Convegno “EUROPA FEDERALE, UNICA VIA D’USCITA?”, promosso dal Consiglio Italiano del Movimento Europeo, dallo European Council on Foreign Relations e dal Partito Radicale. L’appuntamento che ha registrato una grande affluenza di pubblico e un notevole risalto mediatico, ha finito per coincidere con il vertice quadrangolare tra Italia, Germania, Francia e Spagna ed ha rappresentato, quindi, anche un occasione importante per inviare alcuni chiari messaggi ai leader dei governi riuniti a Roma.
La riflessione sul futuro dell’Unione europea si è aperta con i messaggi di Renato Schifani, Presidente del Senato, e di Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica. Il primo ha insistito specialmente sulla natura dell’Unione, che non è “solo moneta, concorrenza e mercato”, e in seguito sulla necessità impellente di “più Europa e di una nuova Europa”. Schifani ha affermato ritenere che la risposta alla situazione attuale è inevitabilmente quella che punta ad ottenere “un’Unione più integrata”.
Il Presidente Napolitano ha ribadito nello stesso senso un messaggio di fiducia rispetto al “potenziale politico e ideale del progetto d’integrazione”. Non ha poi esitato a lanciare un appello per un’“Unione politica secondo l’ispirazione federalista dei padri fondatori”. Ed è così che sin da subito è emersa la parola chiave del Convegno: “federalismo”.
La Vicepresidente del Senato Emma Bonino spinge nella stessa direzione e ricorda il suo impegno a favore della creazione degli Stati Uniti d’Europa, che non sarebbe un “super Stato” ma una “federazione leggera”. Secondo lei, “la crisi europea è innanzitutto una crisi politica” le cui soluzioni si trovano in una “accresciuta unione politica”. Per concludere il suo intervento ha espresso la volontà di fare in modo che “il punto interrogativo possa trasformarsi in un punto fermo”.
La prima sessione del dibattito si è quindi aperta con l’intervento della Vicepresidente che ha immediatamente lasciato la parola a Laurence Parisot, Presidente del MEDEF (la Confindustria francese), la quale ha tenuto un discorso sempre a favore degli Stati Uniti d’Europa, già precedentemente richiamati nel rapporto della sua organizzazione, "besoin d'aire" del febbraio 2012. Essa ha evocato due ragioni principali che giustificano il suo impegno europeista. La prima, quella che ha definito come più “business oriented” perché il mercato comune e l’integrazione europea offrono sempre più opportunità agli industriali e imprenditori. Sottolineando, quindi, che quest’impegno europeista fa “parte della cultura dell’imprenditore”. In secondo luogo, delle ragioni più etiche e politiche “l’immobilismo in questo momento corrisponderebbe a regredire e lasciare campo libero al populismo e all’estremismo”, contrari all’integrazione europea. Ha concluso il suo discorso richiedendo di portare l’argomento nel dibattito pubblico e di usare “le parole giuste per convincere le opinioni pubbliche a sostenere il progetto degli Stati Uniti d’Europa”.
È stato poi Giorgio Squinzi, Presidente della Confindustria, a seguirla sul podio. Definendosi un europeista convinto, egli non ha perduto tempo a dimostrarlo nel corso del suo intervento. Per lui, “l’Europa può sopportare l’attuale crisi soltanto come un blocco unito”, ha sostenuto, dettagliando l’analisi effettuata dal centro studi della propria organizzazione sulle possibili conseguenze di un’uscita dell’Eurozona della Grecia o dell’Italia. Squinzi si è inoltre lamentato del deficit democratico dell’attuale sistema UE e si è pronunciato in favore di una riforma della BCE, sul modello della Federal Reserve statunitense. Inoltre, ha ribadito che il rigore non può bastare e che una politica di crescita necessita di avere l’industria come fulcro centrale. Più incisivo nella conclusione, ha parlato di un “estremo bisogno” degli Stati Uniti d’Europa prima di chiudere affermando “o ci salviamo insieme, o non si salva nessuno”.
Per la Confindustria tedesca (BDI), è stato il direttore generale Markus Kerber ad esprimere a sua volta la credenza nell’Unione forte come unica via d’uscita “o ci uniamo a livello politico per risolvere la crisi, o tutto crolla”. Continuando “ per noi, il federalismo non è un tabù, è una realtà di ogni giorno”.
Secondo Steven Heinz, co-fondatore di Lansdowne Partners Ltd, l'Europa ha di fronte a sé due sfide: una a lungo termine, rappresentata dallo spostamento del potere economico da Occidente a Oriente, e l'altra da affrontare nell'immediato, vale a dire l'eccessivo indebitamento dei paesi occidentali. Ha espresso anche lui “la speranza di vedere l’Europa andare avanti in tempi brevi”.
Il Vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani ha utilizzato una metafora marittima per spiegare la situazione: “La nave europea si trova in mezzo ad una tempesta, l’equipaggio ha il dovere di scegliere: o rimane fermo, ed è la scelta che fanno i pavidi, o si naviga in mare aperto, coraggiosamente. Ritengo che la scelta del pavido sia inattuabile, che la scelta del rivoluzionario sia sbagliata, che la scelta del capitano saggio sia quella di andare avanti ed affrontare le difficoltà. Questo significa scegliere la via della politica, per raggiungere quell’obiettivo dal nome Stati Uniti d’Europa”.
La seconda sessione si è concentrata sull’aspetto più politico-istituzionale e sul rapporto tra cittadini ed Unione. Ad aprire questa seconda parte della riflessione del 22 giugno, è stato Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Affari Europei che ha insistito, come Emma Bonino, sulla natura cruciale del momento: “siamo in un periodo in cui tutto sembra in bilico, ma non bisogna dimenticare che ci sono anche tante opportunità di fare passi avanti”. Secondo lui “i tempi sono maturi per inserire l’unione politica nell’agenda”.
Gli è poi succeduto Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio, che ha definito l’Europa federale una “soluzione necessaria”. Amato ha affermato di ritenere che oggi i meccanismi intergovernativi ed altri vincoli orizzontali ostacolano il funzionamento del sistema comunitario, e che per il rilancio del processo d’integrazione è necessario “creare una nuova legittimità costituzionale per le istituzioni”. L’attuale risveglio di coscienza sull’avvenire dell’Unione, ha affermato, è in buona parte “una riscoperta di ciò che sapevamo già da dieci anni” e che già emergeva dal rapporto Delors, il quale richiedeva chiaramente vincoli fiscali oltre a una politica monetaria unica, dopo l’introduzione dell’Euro.
Il professor Ingolf Pernice, dell’Università Humbold di Berlino, ha ripreso poi le parole di Emma Bonino: “L’Europa non dovrà essere un super-stato, ma adottare un federalismo light. Si tratterebbe più di una federazione di cittadini che di una federazione di stati. Esistono, infatti, dei cittadini europei che stanno diventando il popolo dell’Unione europea. Il prof. Pernice, mette anche in luce un’incomprensione di fondo sulla questione della perdita di sovranità statale: “I nostri stati nazionali non sono in grado di affrontare da soli i problemi che stanno emergendo. Non vi sarebbe quindi una perdita di potere ma un trasferimento di potere nell’interesse del popolo europeo”.
Thomas Klau, direttore dello European Council on Foreign Relations di Parigi, ha esposto le sue ragioni di ottimismo e pessimismo verso l’attuale situazione in cui versa l’UE, evidenziando come è in particolare la debolezza del sistema decisionale comune che ha fatto si che la Germania oggi si trovi ad essere caricata di responsabilità e di influenza. che non appaiono salutari e che finiscono per creare quindi un senso di sfiducia generale. Invita quindi l’Italia a esercitare un ruolo forte di proposta, per delle soluzioni concrete su come creare un vero quadro costituzionale europeo responsabile di fronte ai cittadini.
Ancora sul tema della sovranità, Sandro Gozi, deputato Pd e membro della Commissione Affari Europei, ha affermato che la scelta federale è l’unica opzione per “ritrovare la sovranità andata perduta”. Ha espresso la volontà di credere fermamente nel vertice del 28-29 giugno e nel ruolo particolare che l’Italia ha da giocare per “spingere i governi francese e tedesco a superare le loro contraddizioni”. Ha invitato a trasformare il punto interrogativo in punto esclamativo, ricordando che nella prevista imminente presa di posizione del Parlamento italiano sull’UE, che “i parlamentari, devono ribadire in modo unitario la scelta federale".
Il Sottosegretario di Stato all’Unione europea spagnolo, Ìñigo Méndez de Vigo, ha insistito a sua volta sull’urgenza della situazione ricordando che l’attuale crisi potrebbe fare crollare l’UE. Anche lui, come Giuliano Amato, ha lanciato un appello per la realizzazione di un’unione bancaria prima di ottobre, seguita da un’unione fiscale, ed infine da un’unione politica.
A concludere l’incontro, l’ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea Romano Prodi, ha sottolineato la riabilitazione del termine “federale” che “ai suoi tempi” non si poteva nemmeno pronunciare. Prodi ha sottolineato l’importanza di quanto emerso dal convegno, ovvero che “l’unità di vedute cosi netta da parte delle tre organizzazioni industriali più importanti d’Europa è un punto fermo da utilizzare nel futuro, che dimostra, ancora una volta, che ormai siamo troppo integrati per disintegraci”. Per il “Professore” è arrivato “il momento del sì o del no al federalismo”. La riflessione deve farsi prendendo in conto anche il contesto politico ed economico internazionale. A suo parere, “da solo nessun paese può farcela, neanche la Germania che ha l’economia la più forte”. Ciononostante, ha affermato di non pensare che il vertice del 28-29 giugno costituisca una svolta decisiva. I leader europei sono in disaccordo perché "c'è la Germania che continua a ripetere che vuole un'Europa federale, ma poi non compie dei passi utili per arrivarci. Mentre la Francia, che non vuole un'Europa federale, invece, propone dei passi che potrebbero avvicinare questo obiettivo".
Almeno tutti i relatori della mattinata sembrano, quindi, aver fatto lo stesso passo avanti, verso gli Stati Uniti d’Europa, cosa che consente decisamente, almeno di poter togliere il punto interrogativo, ed affermare quindi che “l’Europa federale è l’unica via d’uscita per l’Unione europea”.
L’iniziativa ha avuto come media partner l’AGI, EurActiv e Radio Radicale. Tutti gli interventi del convegno sono disponibili su: http://www.radioradicale.it/scheda/354763