Durante la riunione del Consiglio di Presidenza CIME del 13 gennaio 2012 è stata anche approvata una dichiarazione dal titolo “Il rigore non basta serve un’Europa federale, solidale e democratica”. Essa costituisce la piattaforma di intenti e strategie intorno alla quale l’organizzazione intende impegnarsi nella fase di elaborazione del nuovo cosiddetto “Trattato internazionale per il rafforzamento economico dell’Unione europea”.
I principi ed i suggerimenti contenuti nel documento erano già in parte stati portati all’attenzione di tutti i leader politici italiani e di alcuni protagonisti della politica europea di altri Paesi, con una lettera urgente, il 5 gennaio scorso, firmata dal Presidente Pier Virgilio Dastoli e dal Vicepresidente Rocco Cangelosi, sulla quale si sono anche già potuti registrare dei primi importanti riscontri positivi.
Nei prossimi giorni, i responsabili del CIME avranno una fitta serie di incontri con vari rappresentanti delle forze politiche, per far si che emerga anche nel Parlamento italiano una linea politica il più possibile vicina a quella proposta dal CIME.
Inoltre, i contenuti del testo saranno illustrati domani alla CONVENZIONE SUL RUOLO DELL'ITALIA PER RILANCIARE L'OBIETTIVO DELLA FEDERAZIONE EUROPEA prevista tenersi a Roma, durante la mattinata di domani presso il Teatro Capranica e, martedì 17, durante un’apposita conferenza stampa organizzata dall’Intergruppo parlamentare federalista europeo presso la sala Stampa della Camera dei Deputati.
Il testo integrale della dichiarazione è il seguente:
IL RIGORE NON BASTA
Serve un’Europa federale, solidale e democratica
Lo scenario europeo si presenta oggi drammaticamente improntato alla ricerca di regole stringenti in materia di disciplina di bilancio e rigore finanziario, senza alcuna prospettiva per il rilancio della crescita, senza alcuna attenzione al lavoro, alla solidarietà sociale, allo sviluppo sostenibile. Questo approccio rigorista contenuto nel progetto di trattato internazionale senza avere serie contropartite per la crescita condanna alla recessione e alla marginalizzazione economica e politica dell'intera Europa.
Il progetto di trattato propone inoltre di modificare i processi decisionali, in quanto le raccomandazioni della Commissione in materia di deficit eccessivi e di debito pubblico saranno immediatamente applicabili a meno che non vi sia una maggioranza di 2/3 contraria. Il che significa che per quanto riguarda l’Eurogruppo, basterà che Francia e Germania sostengano le proposte della Commissione per obbligare gli altri stati ad adeguarsi alle conseguenti decisioni. Ne consegue che un paese nelle condizioni dell’Italia può vedere i suoi diritti ridotti o sospesi per motivi di disciplina di bilancio, che paradossalmente diviene più importante della “disciplina democratica”: Basti pensare ai colpevoli ritardi dell’Unione nei confronti dell’Ungheria di Orban, suscettibile ormai di essere sottoposta alla procedura prevista dall’art.7 del Trattato dell’UE. In questo quadro il CIME sollecita un’iniziativa urgente da parte del Parlamento europeo sia in vista di una decisione del Consiglio che per la costituzione di una commissione d’inchiesta.
La dichiarazione del Parlamento europeo sul carattere inaccettabile del Trattato internazionale
Il CIME concorda con la dichiarazione diffusa dalla delegazione del Parlamento europeo sulla inaccettabilità, nelle condizioni attuali, del progetto di trattato internazionale sul rafforzamento dell’unione economica.
Si impone ora la ricerca di soluzioni di più ampio respiro che restituiscano all’Europa la sua funzione originaria, rimettendo al centro dei suoi obbiettivi l’uomo e non il mercato, il lavoro e non la ricchezza finanziaria per i pochi. Per superare la difficile crisi che stiamo attraversando occorre lungimiranza politica e impegno per rompere il perimetro in cui le politiche rigoriste stanno relegando l’Europa senza offrire prospettive di sviluppo, di crescita e di sicurezza per il futuro.
Le misure urgenti per far fronte alla congiuntura economica
Nel frattempo l’Unione Europea dovrà assumere una serie di misure per far fronte alla grave congiuntura economica, a cominciare dalla definizione del ruolo della BCE, che dovrà presentarsi sui mercati come il prestatore di ultima istanza senza far ricorso a misure surrettizie, la cui efficacia può apparire quanto meno dubbia e controproducente per la crescita. Contestualmente l’Unione Europea dovrà lanciare un programma organico di crescita, finanziato dagli eurobonds, mirato a sviluppare un programma di grandi investimenti nelle reti transeuropee, nelle energie rinnovabili, nella ricerca e l’innovazione, nelle azioni volte al completamento del mercato interno. In questo quadro il CIME conferma il suo sostegno alla prospettiva di una iniziativa dei cittadini europei sulla base dell’art. 11 del Trattato di Lisbona per un “new deal europeo”.
Ma soprattutto bisogna avere ben presente che la questione sociale, o ancor meglio dell’esclusione sociale, torna ad essere cruciale: le disuguaglianze crescenti che si vanno accentuando con la crisi e le politiche restrittive che ne conseguono sono gravemente nefaste per la società, la corrodono al suo interno, creano errate convinzioni di superiorità basata sui beni posseduti accentuano i pregiudizi, scatenano fenomeni di criminalità e di dissenso politico che può degenerare in forme populistiche di protesta o ancor peggio terroristiche.
Una nuova dichiarazione sul futuro dell’Europa per riaprire il processo costituzionale
Il Movimento europeo ritiene che il governo italiano debba da una parte impegnarsi a sottoscrivere il trattato internazionale solo se esso sarà accettato dal Parlamento europeo e farsi contestualmente promotore di una dichiarazione, sul modello di quella proposta nel 2000 da Amato e Schroeder sul futuro dell’Europa ed inserita nel trattato di Nizza, attorno alla quale raccogliere il consenso di un primo nucleo di Paesi per rilanciare, sulla base di un'iniziativa del Parlamento europeo, la convocazione di una Convenzione ai sensi dell’art. 48 del Trattato per riaprire e completare il processo costituzionale verso gli Stati uniti d’Europa fra i paesi ed i popoli che accetteranno di portare a compimento questo processo.
Appare dunque necessario e urgente rilanciare i principi dell’equità, della solidarietà, della partecipazione democratica che hanno caratterizzato il fermento politico dall’origine della nascita delle prime comunità europee e che sono state poste come fondamento del pensiero e dell'azione di Altiero Spinelli.
Spetta anche al CIME contribuire a questo rilancio, riprendendo il difficile cammino delle riforme per un’Unione che non veda più il destino dei suoi cittadini affidato al capriccio dei mercati e all’evoluzione degli spread.
Consiglio di Presidenza del CIME Roma, 13 gennaio 2012