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APPELLI AI LEADER EUROPEI ALLA VIGILIA DI UN VERTICE CHIAVE PER IL FUTURO DELL’UNIONE

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L’appuntamento del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il prossimo 8-9 dicembre, sembra profilarsi come uno di quei momenti in cui si prenderanno degli orientamenti e delle decisioni assolutamente fondamentali per il futuro del processo di integrazione. É per questo che in questi giorni si stanno moltiplicando gli appelli che richiamano all’eccezionalità del momento e alla necessità di far fare decisamente un salto di qualità radicale al dibattito, abbracciando l’obiettivo finale degli Stati Uniti d’Europa. In particolare il CIME sollecita l’attenzione a tre testi che sostengono tale linea.


Il primo è apparso oggi, 6 dicembre, sul "Il Sole 24 ore" a firma di Romano Prodi e Giuliano Amato (1), il secondo è redatto dal Centro Studi sul Federalismo di Moncalieri (TO) (2), il terzo è una lettera inviata dal MFE al Presidente del Consiglio Italiano, Prof. Mario Monti.


Tra le altre iniziative già annunciate, si pone specialmente l’attenzione su quella promossa dallo Spinelli Group che terrà un Consiglio Europeo ombra l’8 dicembre, in cui preannuncia di approvare una dichiarazione che sfruttando la coincidenza dei 10 anni dalla dichiarazione di Laeken, verrà denominata “Laeken+10”.

 

LE VERSIONI INTEGRALI DEI TRE TESTI:


1) "Caro Mario, l'Italia non molli su un governo dell'euro"
In mancanza di azioni rapide e forti, la crisi dei debiti sovrani si sta trasformando nella crisi dell'Euro minacciando le stesse basi della costruzione comunitaria. Ma la crisi è ben più che un tornado finanziario con conseguenze economiche e sociali devastatrici. I cittadini europei ed in particolare i giovani dubitano del loro avvenire, scossi fra esigenze del rigore e speranza nella crescita.
A medio termine, noi auspichiamo la nascita degli Stati Uniti d'Europa fra tutti i paesi ed i popoli europei che vorranno partecipare a quest'impresa. Creare un'Unione politica, economica e fiscale sviluppando uno spazio pubblico europeo: ecco le tappe necessarie per trasformare l'Unione negli Stati Uniti d'Europa garantendo in tal modo il nostro ruolo nel mondo.
Noi siamo convinti che la scelta alla quale sono chiamate oggi le istituzioni europee ed in particolare il Consiglio europeo del 9 dicembre non è fra una zona Euro a 17 o un'Unione a 27 o ancor più Stati membri ma sul rafforzamento dell'Eurozona evitando le derive intergovernative attuali per preservare delle prospettive comunitarie più ampie.
Alcune misure specifiche per l'Eurozona sono indispensabili immediatamente. Se l'Eurozona fallisse, tutta l'integrazione europea sarebbe minacciata. In questo contesto, la questione prioritaria è la preservazione della legittimità comunitaria di tutte le decisioni prese a sostegno della moneta unica.
Noi siamo convinti che è possibile ed urgente rafforzare il governo della moneta unica a trattato costante utilizzando l'articolo 136 del Trattato di Lisbona e la clausola di flessibilità. Per far questo devono essere immediatamente attivate le procedure di decisione comunitarie che implicano il coinvolgimento della Commissione e del Parlamento europeo ed escludono soli accordi fra i governi. Se necessario Parlamento, Commissione e Consiglio potrebbero sottoscrivere fra di loro un accordo interistituzionale che preluda alle future modifiche del Trattato.
Sarebbe un errore dimenticare l'urgenza e la necessità di applicare il trattato – tutto il trattato – nei settori che non richiedono una sua modifica come la tassa sulle transazioni finanziarie, la piena realizzazione del mercato interno ivi compresa la sua dimensione sociale ed un bilancio europeo fondato esclusivamente su risorse proprie per garantire beni comuni a dimensione europea (infrastrutture, ricerca, ambiente, mobilità dei giovani e dei ricercatori, inclusione....) e rafforzato dall'uso dei Project Bonds.
Parallelamente alle misure di disciplina di bilancio noi chiediamo alle istituzioni europee di adottare delle decisioni di sostegno ad una crescita sostenibile e di mutualizzazione temporanea del debito degli Stati membri al di là del 60% del PIL con l'obiettivo di una riduzione progressiva dello stock e nella prospettiva della creazione di un Fondo Monetario Europeo.
Un governo dell'Euro degno di questo nome deve sottoporsi imperativamente ad un dibattito pubblico, elaborare e condurre una politica economica e fiscale, controllare la buona applicazione dei criteri economici e di bilancio in particolare per quanto riguarda le disposizioni del Patto di stabilità e crescita e la sorveglianza macro-economica. Questo governo deve essere organizzato all'interno della Commissione europea che dovrà diventare a termine il vero governo dell'Unione. Tali competenze dovranno essere affidate al vicepresidente della Commissione incaricato per gli affari economici e monetari e dell'Eurozona. Egli rappresenterà l'Eurozona nelle istituzioni finanziarie internazionali, presiederà l'Eurogruppo ed il Consiglio EcoFin. Dovrà essere eletto nel 2014, come il Presidente della Commissione, dal Parlamento europeo.
Nel dare una risposta urgente e forte alla crisi in atto, sarebbe tuttavia un grave errore opporsi a modifiche del Trattato o ad un nuovo Trattato e rispondere negativamente alla prospettiva di revisione avanzata in particolare dal governo tedesco. Questa revisione sarà accettabile a precise condizioni.
Sarebbe innanzitutto nefasto procedere all'elaborazione segreta e frettolosa ed all'adozione di un trattato ad hoc per un gruppo limitato di paesi all'interno dell'Eurozona in particolare perché i mercati attaccherebbero immediatamente i paesi che non ne faranno parte con conseguenze drammatiche per loro, per l'Eurozona e per l'Unione europea nel suo insieme. I popoli europei non potranno accettare questo pericolo.
La revisione del Trattato od il nuovo trattato non potranno limitarsi a fissare delle regole e delle sanzioni in caso di violazione nel quadro del consolidamento costituzionale del governo dell'Euro e dell'Unione economica e fiscale, ma dovranno completare il quadro istituzionale, ripartire nuovamente le competenze fra l'Unione e gli Stati membri rafforzando quelle dell'Unione per garantire beni comuni a dimensione europea, precisare la suddivisione dei poteri fra le istituzioni comuni approfondendo la dimensione della democrazia europea e creare degli strumenti che assicurino la crescita, la protezione dei diritti economici e sociali e la solidarietà necessaria.
Per facilitare un compromesso democratico, noi condividiamo la richiesta della convocazione in tempi rapidi di una convenzione costituente sulla base dell'articolo 48 del trattato di Lisbona, che riunisca i rappresentanti del Parlamento europeo, dei parlamenti e dei governi nazionali e della Commissione europea. Le organizzazioni dei partner sociali, della società civile organizzata e dei poteri locali e regionali dovranno essere sollecitati ad assistere come osservatori. Noi riteniamo essenziale che la Convenzione venga convocata sulla base di una proposta di revisione del Trattato elaborata dal Parlamento europeo e sollecitiamo i deputati europei eletti in Italia ad attivarsi affinché il Parlamento europeo eserciti in tempi rapidi questo suo diritto.
L'esperienza della Convenzione sulla costituzione europea sollecita infine una riflessione sulle sue modalità di decisione e sulle procedure di ratifica del nuovo trattato per evitare la paralisi che possa emergere dalle reticenze o dalla volontà negativa di una minoranza di paesi.
In questo spirito noi condividiamo l'idea di un referendum pan-europeo che sostituisca lo strumento, contrario ai principi della democrazia europea, di una somma di referendum nazionali.
Considerato il carattere eccezionale delle decisioni che dovranno essere assunte dal Consiglio europeo del 9 dicembre, sottolineiamo l'opportunità e l'urgenza che il Presidente del Consiglio informi preventivamente le Camere sulla posizione del governo italiano sollecitando un sostegno parlamentare.


Giuliano Amato e Romano Prodi



2) Appello ai leader europei: per un euro e un’Europa della stabilità e dello sviluppo
La crisi economica e finanziaria internazionale e quella dei debiti sovrani europei sta mettendo a rischio le fondamenta dell’eurozona. L’Unione europea potrebbe disintegrarsi.
I decisori politici dell’Unione e degli Stati membri sono chiamati a dare prova di fermezza, coraggio e lungimiranza adottando subito provvedimenti in grado di scongiurare i gravissimi rischi mondiali che la crisi di credibilità dell’eurozona può ingenerare.
Solo tenendo insieme le ragioni del rigore e quelle dello sviluppo, l’urgenza presente e le opportunità future sarà possibile fornire una risposta coordinata e credibile alla crisi.
È necessario che i leader europei sappiano rispondere, con i fatti, alle aspettative dei mercati ma, anzitutto, ai timori e alle speranze di milioni di cittadini europei.
Questo può avvenire solo se, uniti e solidali, fin dal Consiglio europeo del 9 dicembre prossimo, si muoveranno in tre direzioni, coordinate ed esplicitamente annunciate:
- la messa sotto controllo delle finanze pubbliche degli Stati membri dell’eurozona;
- una credibile azione europea per stabilizzare i debiti pubblici degli Stati membri dell’eurozona;
- il varo di un piano europeo di sviluppo sostenibile.
Va definito un pacchetto di misure che consenta di rafforzare, sotto l’egida della Commissione europea, la disciplina di bilancio degli Stati membri, con misure vincolanti in termini di controllo, sanzioni, costituzionalizzazione degli impegni assunti. A questo si devono accompagnare le necessarie riforme interne, in particolare negli Stati membri in cui è più pesante l’onere del debito pubblico.
Proprio le garanzie di disciplina nazionale possono e devono aprire la via a una risposta europea al problema del debito, attraverso gli stability bond e il rafforzamento del Fondo Salva-Stati, incluse le sue capacità di rapido finanziamento sul mercato. La Banca centrale europea, nell’ambito del proprio mandato, può compiere i passi necessari per assicurare la liquidità indispensabile al sistema finanziario.
Ma è fondamentale che il 9 dicembre si annunci anche il varo di un “piano di sviluppo sostenibile” europeo, da mettere in atto a partire dal 2012. “Agli stati il rigore, all’Unione lo sviluppo”. Va appoggiata la posizione della Commissione europea e del Parlamento europeo per un bilancio dell’Unione dotato di risorse proprie comunitarie, in sostituzione di quelle nazionali, che possa mettere in cantiere un piano di investimenti per le infrastrutture, la promozione della ricerca e la creazione di beni pubblici, finanziato da project bond.
Per consolidare la capacità dell’eurozona di rispondere alle crisi future – e di beneficiare delle opportunità di crescita di un mondo in trasformazione – sarà necessario riformare i Trattati, anche per raggiungere l’obiettivo finale di una finanza federale europea. Ma fin da ora i leader della Ue e degli Stati membri dell’eurozona possono agire come un “Governo provvisorio dell’economia europea”.
Solo se si saprà costruire un ponte tra il presente e il futuro si potranno superare i limiti di un progetto che rimane un’acquisizione formidabile e insostituibile per l’Europa tutta, alla quale ha assicurato pace, stabilità e crescita. Un’Unione europea all’altezza delle sfide della crisi richiede, da subito, leadership e lungimiranza.
Torino, 1° dicembre 2011


CENTRO STUDI SUL FEDERALISMO
(www.csfederalismo.it)



3) Lettera del Movimento Federalista Europeo al Presidente del Consiglio dei Ministri italiano
Pavia, 28 Novembre 2011

Signor Presidente,
in vista delle importanti scadenze nazionali ed europee di fronte alle quali si trova l'Italia, il Movimento federalista europeo (MFE) si permette di sottoporre alla Sua attenzione il fatto che, di fronte al rischio del fallimento del progetto europeo e della disgregazione dell'UE, che avrebbero conseguenze catastrofiche sia per l'Europa sia per l'Italia, la sola alternativa è quella di procedere verso l'istituzionalizzazione di un'Europa che proceda a due velocità, con l'avvio di riforme che assicurino la coesistenza tra i paesi che hanno adottato e/o adotteranno l'euro e quelli che hanno scelto e/o sceglieranno di mantenere la propria moneta nazionale; a realizzazione di un'unione federale tra i paesi dell'Eurozona, incominciando a creare un governo dell'economia tra i paesi dell'euro, dotato di poteri reali e legittimato democraticamente e pertanto in grado di fare prevalere gli interessi generali e gli obiettivi di lungo periodo.
Signor Presidente, nell'attuale situazione di crisi, è evidente che la solidarietà europea è ormai un interesse sia dei paesi più indebitati che rischiano il fallimento sia dei paesi più solidi, le cui banche possiedono ingenti quantità di titoli di Stato greci e italiani. Questo non toglie che il risanamento delle finanze pubbliche sia un compito che incombe innanzi tutto agli Stati indebitati e che ogni forma di sostegno da parte delle istituzioni europee debba essere soggetto a forme di controllo e di limitazione dei poteri di bilancio degli Stati beneficiari. Ma i paesi dell'Eurozona devono creare subitole condizioni per costituire un bilancio unico.
Inoltre, poiché senza sviluppo non è nemmeno possibile l'abbattimento del debito, le politiche di risanamento delle finanze pubbliche dovrebbero essere accompagnate da un piano europeo di sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile, finanziato da risorse proprie dell'ordine di almeno il 2% del PIL europeo. Un piano che dovrebbe essere finanziato da una tassa sulle transazioni finanziarie e una carbon tax e dall'emissione di Euro-project bonds finalizzati a investimenti per accelerare la transizione verso l'economia della conoscenza.
Il MFE confida pertanto che il governo da Lei presieduto porti avanti e sostenga nelle sedi opportune e negli incontri con gli altri governi queste richieste, che rappresentano il minimo indispensabile per realizzare un quadro credibile ed efficace per far allontanare l'Italia e l'Europa dal baratro che si sta aprendo davanti a loro.
Con sensi della nostra più alta stima.


Lucio Levi -- Presidente nazionale MFE
Franco Spoltore -- Segretario nazionale MFE

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