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L’ITALIA NELL’UNIONE EUROPEA, IL CIME APPROVA UNA DICHIARAZIONE

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Il Presidente, Pier Virgilio DastoliIl Consiglio Italiano del Movimento Europeo (CIME) interviene sullo stato delle relazioni tra il Governo italiano e l’Unione europea sul tema dell’immigrazione e la crisi nell’area mediterranea. L’organizzazione prende, in una apposita dichiarazione, approvata dal suo Consiglio di Presidenza, posizione sul dibattito in corso negli ultimi giorni.
A seguito il testo integrale:


DICHIARAZIONE del CIME

Il Consiglio italiano del Movimento europeo ha preso atto con sgomento delle dichiarazioni rilasciate dal ministro Maroni a conclusione della riunione del Consiglio dei ministri degli Interni a Lussemburgo.
Dopo le dichiarazioni del primo ministro britannico Wilson nel 1974 smentite dalla maggioranza dei suoi concittadini nel referendum del 1975 è la seconda volta nella storia dell’integrazione europea che viene evocata la possibilità di uscire dall’Unione (ora “costituzionalizzata” dal Trattato) da parte di un autorevole membro di un governo nazionale ma tale evocazione si accompagna oggi ad un’insidiosa campagna di parte della stampa e dei media.
Lo stesso governo – privo da quasi centocinquanta giorni di un ministro degli affari europei – appare del resto in una situazione di debolezza nei confronti delle istituzioni europee e degli altri governi nazionali perché il richiamo alla direttiva 55 del 2001 per far fronte all’afflusso straordinario di immigrati dalla Tunisia in cerca di lavoro non rientra né nei casi di urgenza umanitaria previsti dalla Direttiva né nelle misure consentite dall’articolo 78 del Trattato di Lisbona relativo alla politica comune in materia di asilo, di protezione sussidiaria e di protezione temporanea conformemente alla Convenzione di Ginevra sullo statuto dei rifugiati nonché dall’articolo 80 relativo ai principi di solidarietà e di condivisione delle responsabilità.
In quest’ambito l’Italia paga anche anni di inerzia non essendosi ancora dotata né di una legislazione complessiva in materia di asilo né di una normativa globale e rinnovata in materia di cittadinanza di residenza.
Le modalità di concessione del permesso di soggiorno temporaneo agli immigrati provenienti dalla Tunisia e giunti a Lampedusa nelle scorse settimane ed il tentativo del governo italiano di estendere a questo limitato numero di immigrati economici le misure previste dalla Direttiva del 2001 per i richiedenti asilo ed i rifugiati hanno provocato un vulnus fra l’Italia ed i suoi partner e sono stati una concausa dei risultati negativi del Consiglio dei ministri degli affari interni.
Spetta ora al Governo italiano ed alla Commissione europea individuare con senso di responsabilità e leale cooperazione le forme più adeguate di intervento dell’Unione europea.
Come è avvenuto in passato sia in Italia che in altri paesi europei ed in particolare in Germania durante il conflitto nel Kosovo, il nostro paese può e deve dar prova di capacità di gestione ordinata delle emergenze e di solidarietà nei confronti di chi ne ha bisogno, facilitando in tal modo l’intervento ad adiuvandum dell’Unione europea e dei suoi membri.

Nel distinguere la politica dell’Unione in materia di asilo e di protezione da quella più generale relativa ad una politica comune dell’immigrazione economica per assicurare una gestione efficace dei flussi migratori – l’una e l’altra ormai di competenza dell’Unione nel quadro del metodo comunitario di proposta e di decisione – il Consiglio Italiano del Movimento europeo ritiene che le istituzioni europee debbano dare a loro volta una prova immediata di visione comune e di preveggenza rilanciando e portando finalmente a compimento gli impegni assunti negli ultimi anni a partire dal Libro Verde della Commissione europea del gennaio 2005 sulla gestione delle migrazioni economiche fino alle più recenti innovazioni del Trattato di Lisbona.
In questo quadro, il Consiglio italiano del Movimento Europeo ritiene che l’Unione europea debba elaborare una strategia di insieme che comprenda non solo la gestione in comune dei flussi migratori ma la cooperazione con i paesi terzi ed in particolare con quelli dell’Unione africana e della Lega Araba e politiche comuni volte a dare forma e sostanza ad una società inclusiva europea capace di dare una risposta alle sfide del multiculturalismo e del dialogo interculturale.
Il Consiglio italiano del Movimento Europeo ribadisce la necessità e l’urgenza di un’Unione rafforzata e rinnovata in particolare nella sua politica estera, di sicurezza e di difesa al fine di consentirle di partecipare in quanto tale al dialogo con i paesi del Mediterraneo meridionale. Il Consiglio italiano del Movimento europeo sostiene con convinzione l’esigenza della rifondazione dell’Unione per il Mediterraneo nella prospettiva della creazione di una Comunità euro-mediterranea con la partecipazione dell’Unione europea da una parte e di un’organizzazione integrata regionale dei paesi del Mediterraneo meridionale dall’altra.

Sulla base del mandato ricevuto dal Consiglio europeo del 24 marzo, spetta alla Commissione europea presentare proposte per dare applicazione a tutto il capitolo del Trattato di Lisbona relativo alle politiche per il controllo alle frontiere, all’asilo ed all’immigrazione in modo da completare –aggiornandolo alla nuova situazione – il patrimonio delle realizzazioni comunitarie in questo settore. Il Consiglio italiano del Movimento europeo attende con interesse il rinnovato approccio della Commissione per la politica europea di vicinato che il Collegio è chiamato ad approvare il prossimo 10 maggio e che farà seguito alla comunicazione dell’8 marzo sulla promozione della democrazia nei paesi del Mediterraneo meridionale.
Il Consiglio Italiano del Movimento Europeo invita in questo spirito il Parlamento europeo a promuovere l’organizzazione di una grande Conferenza sull’immigrazione aperta ai rappresentanti delle istituzioni e della società civile.

Roma, 13 aprile 2011

 

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