Per cambiare l’Unione europea - secondo il volere di Matteo Salvini - ci vuole il consenso degli europei o - se non si ottenesse il consenso di tutti - come avviene in ogni democrazia ci vuole il consenso di un’ampia maggioranza che in un’Unione di Stati e di cittadini vuol dire una consistente maggioranza di Stati e di cittadini dando il diritto a chi non consente di non aderire alla nuova Unione aderendo invece a pezzi della vecchia Unione (il mercato, la moneta, Schengen, la Carta dei diritti...).
I vari nazionalisti (i conservatori britannici alleati con il governo polacco e, in Italia, con Giorgia Meloni; i brexiter di Farage per ora alleati con il Movimento 5 Stelle; Marine Le Pen e Matteo Salvini) hanno ottenuto nel Parlamento europeo tutti insieme ma in tre o quattro gruppi diversi una ventina di deputati in più e rappresentano una minoranza di poco più di un elettore su cinque. Intorno al tavolo del Consiglio europeo i nazionalisti riuniscono con difficoltà una percentuale di primi ministri inferiore a quella dei loro partiti di provenienza nel PE e non sono in grado di mettere insieme una minoranza di bloccaggio né nella procedura legislativa ordinaria né nei casi in cui il Trattato richiede una maggioranza superqualificata. Inoltre le ultime elezioni legislative nazionali hanno fatto uscire dal tavolo potenziali alleati in Svezia, Finlandia, Paesi Bassi, Croazia, Danimarca e forse, in autunno, Austria. Non ci sarà dunque il cambiamento dell’Unione che vorrebbero Marine Le Pen e Matteo Salvini e che essi hanno promesso al 23% dei francesi e al 34% degli italiani che li hanno votati. Essi avranno tuttavia come potenziali alleati tutti coloro che traggono vantaggio dall’Unione così come essa è oggi e contro la quale si scagliano i nazionalisti. L’inerzia nell’Unione è il frutto di una alleanza contro natura fra nazionalisti e immobilisti che ha impedito all’integrazione europea di trasformare le opportunità in politiche comuni.
Bisogna spiegare meglio a chi ha votato per i nazionalisti - pensando di garantire così il cambiamento dell’Unione - che in questo modo ne hanno facilitato la paralisi. Bisogna convincerli a sostenere nel Parlamento Europeo i veri innovatori, e cioè coloro che vogliono un’Europa unita e democratica, contestando duramente l’ipocrisia dei nazionalisti e l’ignavia degli immobilisti.