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  • The US Elections and the Impact on EU-US Relations, 02.11.2020 h 16 – 17.30
  • Video conference of the Eurogroup, 03.11.2020 h 19
  • “L’Ambasciatore incontra…”, evento on line su Facebook organizzato dall’Ambasciata di Germania a Roma: questa settimana l’Ambasciatore incontra il Vice Presidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo sul tema di “Un’Europa dei valori comuni e della sicurezza”, 04.11.2020, h 17.30
  • “Futuro Prossimo”, CSV Lazio in dialogo con Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia, titolo del dibattito: “Quo vadis Europa? Capire l’Unione europea: le conquiste, i nodi irrisolti, le prospettive”, 11.11.2020, h 18. Per partecipare, compilare il seguente modulo online https://tinyurl.com/yxk5daj5. Tutti i registrati riceveranno via e-mail il link e le istruzioni per il collegamento, il giorno precedente l'incontro. Per informazioni e supporto: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • 3 ° Festival annuale dell'impegno dei cittadini e della democrazia deliberativa (dal 6 al 12 dicembre). I termini per presentare proposte sono stati prorogati all’11 novembre. Per partecipare, clicca qui.

 

 

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Sentiamo il dovere di iniziare questa sezione della newsletter ricordando le tre vittime dell’attentato nella cattedrale di Nizza di giovedì scorso. Nell’esprimere un senso di sgomento e nel manifestare solidarietà e rispetto verso i familiari e verso uno Stato membro, la Francia, particolarmente colpita dal fenomeno del terrorismo, dedichiamo parte di questo numero al tema, ricordando che l’Unione europea attende la realizzazione delle opportune riforme per velocizzare i meccanismi a tutela dei suoi cittadini e rendere più efficiente lo scambio di informazioni tra gli apparati per la sicurezza degli Stati membri, al fine di colpire per primi. Non è semplice, come si è potuto riscontrare, realizzare i pur necessari passi in avanti e, come avrete modo di leggere, criticità apparentemente insuperabili si annidano nella macchina istituzionale europea. Lo si può notare proprio esaminando quanto avviene nelle dinamiche che riguardano Parlamento e Consiglio. Come ha affermato il Presidente Dastoli, in materia di bilancio e Next Generation Eu si è avuta in questi giorni la “conferma di una frattura tra le due istituzioni rendendo sempre più difficile la possibilità di un accordo entro la fine dell’anno. La posizione della Presidenza tedesca è stata sostanzialmente di totale chiusura e la Commissione è apparsa più vicina alle posizioni del Consiglio che a quelle del Parlamento”.

In merito a ciò, le proposte del Movimento europeo non sono mancate e, come potrete meglio leggere nel documento redatto al termine dell’Assemblea dello scorso 27 ottobre, la stessa “ha deciso di elaborare un documento sulle priorità italiane relative alla riforma dell’Unione europea da sottoporre al Parlamento e al governo in vista del dibattito che si svolgerà alle Camere agli inizi di dicembre alla vigilia del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre”. Sono numerosi gli spunti emersi da questa recente occasione di confronto. Del resto, l’esigenza di un salto in avanti emerge anche nel settore sanitario, per far fronte alla crisi del coronavirus che tutti stiamo vivendo. Come si può leggere sul sito di informazione europea dell’ANSA, fonti diplomatiche riferiscono che “si attende uno "slancio politico" per raggiungere un quadro comune sui test rapidi con un riconoscimento e un'omologazione comune; un maggiore coordinamento per l'assistenza reciproca tra Stati membri, anche con trasferimenti di pazienti nel caso un Paese si trovi col proprio sistema di terapia intensiva saturo; e la volontà di mettere a punto una strategia a 27 sui vaccini; mettere in piedi un sistema per evitare il terzo lockdown”.

L’Unione europea, insomma, come emerge anche al termine dell’interessante incontro organizzato da Euractiv il 29 ottobre scorso, che si può rivedere cliccando qui, ha necessità, come ha affermato il Presidente Dastoli, di “una riforma globale dell’Unione che passi per i Parlamenti e non i governi”. Il metodo intergovernativo va insomma superato e non vi è altra strada per compiere progressi significativi e rapidi.

 

 

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La Francia si è trovata di nuovo di fronte a orrendi crimini, commessi sul suo territorio che sono stati commissionati, preparati o supportati da reti che si estendono ben oltre i confini nazionali.

Questo terrorismo che fa appello al fondamentalismo islamico ha una dimensione transnazionale. Tuttavia, nell'Unione europea, ancora oggi, tutto il sistema repressivo è giurisdizione esclusiva degli Stati.

Di fronte a tale situazione, è chiaro che la soluzione non è nella rimozione di Schengen e soprattutto dalla sua sostituzione con nuove frontiere interne dati che i terroristi o sono nati nell’Unione europea o circolano con facilità attraverso le sue frontiere interne.

È da più di 20 anni, inoltre, che assistiamo alla proliferazione di organizzazioni mafiose transnazionali che aggrediscono da una parte gli interessi finanziari dell'Unione europea e dall’altro beni e persone degli Stati membri dell'Unione.

Ragion per cui alla fine degli anni '90 e in vista del Trattato di Nizza, la Commissione Prodi aveva proposto di creare un ministero pubblico europeo ma la proposta fu respinta dai governi che si erano limitati a creare un’unità Eurojust.

La creazione di una Procura Europea appariva tuttavia necessaria. Essa rivelava, infatti, del semplice buonsenso: dinanzi ad una criminalità sempre più internazionalizzata e alla cancellazione dei confini - dovuta più alle evoluzioni tecnologiche che all'attuazione degli accordi di Schengen - la repressione, competenza esclusiva degli Stati membri, è divenuta sempre più difficile.

La Commissione Prodi aveva ripreso l’idea in un Libro verde del dicembre 2001 proponendo un Procuratore Unico Europeo competente per combattere l’insieme della criminalità transfrontaliera grave.

L'idea di una Procura europea si è fatta strada fino al Trattato di Lisbona limitandone tuttavia la competenza alle sole infrazioni agli interessi finanziari dell’Unione anche se, in base al Trattato, il Consiglio europeo potrebbe all’unanimità estenderne la competenza alla criminalità grave a dimensione transnazionale.

La Procura finalmente creata non è unica ma collegiale, con competenze dunque limitate alla lotta contro le frodi agli interessi finanziari dell’Unione europea.

La realtà europea, prima con la strage di Duisburg (2007) e poi con il terrorismo, hanno messo in evidenza che una Procura europea non può avere competenza soltanto nella garanzia della protezione degli interessi finanziari dell'Unione, ma anche nell'effettiva applicazione del diritto penale basandosi sul rispetto delle libertà fondamentali, come le due grandi corti europee hanno sancito in modo pressoché unico al mondo attraverso la loro giurisprudenza.

Questa "seconda" competenza, che dovrebbe essere essenzialmente di iniziativa, di coordinamento e di efficienza procedurale, è tanto più attuale nella lotta contro il terrorismo. In effetti, su questo terreno l'UE ha predisposto liste europee di terroristi e il Mandato di Arresto Europeo, e la Corte di giustizia ha mantenuto la sua competenza per conoscere tutte le controversie relative a queste liste.

Esiste quindi già una forma di competenza dell'UE nella lotta al terrorismo. In breve, è imperativamente necessario che la competenza della Procura europea sia allargata ai crimini e ai delitti transfrontalieri.

È urgente e necessario agire per ampliare le competenze della procura europea: indipendente, organizzata, installata naturalmente presso la Corte europea. Alcuni paesi sono convinti di quest’urgenza. Per loro l’ipotesi di una Procura europea a vocazione federale è diventata una necessità.

Nel 2014 e durante la sua presidenza del Consiglio UE l’Italia aveva inutilmente cercato di creare un’alleanza per gettare le basi di una cooperazione rafforzata prima e di una Procura unica europea poi.

Niente impedirebbe che il procuratore europeo disponga di un vice-procuratore in ciascun Stato membro, come era previsto nella proposta della Commissione Prodi. Infine, l'istituzione della Procura europea colmerebbe una lacuna nello Stato di diritto all'interno dell'Unione europea, e sarebbe una risposta essenziale a questo divario tra il compimento di un crimine organizzato a livello transnazionale e la sua repressione solo nazionale.

È stato esattamente lo stesso dilemma che hanno affrontato gli Stati Uniti durante il proibizionismo, che non permetteva loro di perseguire i maggiori criminali e al quale si è messo fine con la creazione di una polizia federale (FBI), un procuratore federale e una giustizia penale federale. È la stessa operazione che l'Unione europea deve affrontare oggi e non possiamo attendere ancora.

 

coccodrillo

 

 

 

 

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UNA RISPOSTA EUROPEA ALLA MINACCIA TERRORISTA E ALLA MAFIA TRANSNAZIONALE: LA PROCURA FEDERALE

La Francia si è trovata di nuovo di fronte a orrendi crimini, commessi sul suo territorio che sono stati commissionati, preparati o supportati da reti che si estendono ben oltre i confini nazionali.

Questo terrorismo che fa appello al fondamentalismo islamico ha una dimensione transnazionale. Tuttavia, nell'Unione europea, ancora oggi, tutto il sistema repressivo è giurisdizione esclusiva degli Stati.

Di fronte a tale situazione, è chiaro che la soluzione non è nella rimozione di Schengen e soprattutto dalla sua sostituzione con nuove frontiere interne dati che i terroristi o sono nati nell’Unione europea o circolano con facilità attraverso le sue frontiere interne.

È da più di 20 anni, inoltre, che assistiamo alla proliferazione di organizzazioni mafiose transnazionali che aggrediscono da una parte gli interessi finanziari dell'Unione europea e dall’altro beni e persone degli Stati membri dell'Unione.

Ragion per cui alla fine degli anni '90 e in vista del Trattato di Nizza, la Commissione Prodi aveva proposto di creare un ministero pubblico europeo ma la proposta fu respinta dai governi che si erano limitati a creare un’unità Eurojust.

La creazione di una Procura Europea appariva tuttavia necessaria. Essa rivelava, infatti, del semplice buonsenso: dinanzi ad una criminalità sempre più internazionalizzata e alla cancellazione dei confini - dovuta più alle evoluzioni tecnologiche che all'attuazione degli accordi di Schengen - la repressione, competenza esclusiva degli Stati membri, è divenuta sempre più difficile.

La Commissione Prodi aveva ripreso l’idea in un Libro verde del dicembre 2001 proponendo un Procuratore Unico Europeo competente per combattere l’insieme della criminalità transfrontaliera grave.

L'idea di una Procura europea si è fatta strada fino al Trattato di Lisbona limitandone tuttavia la competenza alle sole infrazioni agli interessi finanziari dell’Unione anche se, in base al Trattato, il Consiglio europeo potrebbe all’unanimità estenderne la competenza alla criminalità grave a dimensione transnazionale.

La Procura finalmente creata non è unica ma collegiale, con competenze dunque limitate alla lotta contro le frodi agli interessi finanziari dell’Unione europea.

La realtà europea, prima con la strage di Duisburg (2007) e poi con il terrorismo, hanno messo in evidenza che una Procura europea non può avere competenza soltanto nella garanzia della protezione degli interessi finanziari dell'Unione, ma anche nell'effettiva applicazione del diritto penale basandosi sul rispetto delle libertà fondamentali, come le due grandi corti europee hanno sancito in modo pressoché unico al mondo attraverso la loro giurisprudenza.

Questa "seconda" competenza, che dovrebbe essere essenzialmente di iniziativa, di coordinamento e di efficienza procedurale, è tanto più attuale nella lotta contro il terrorismo. In effetti, su questo terreno l'UE ha predisposto liste europee di terroristi e il Mandato di Arresto Europeo, e la Corte di giustizia ha mantenuto la sua competenza per conoscere tutte le controversie relative a queste liste.

Esiste quindi già una forma di competenza dell'UE nella lotta al terrorismo. In breve, è imperativamente necessario che la competenza della Procura europea sia allargata ai crimini e ai delitti transfrontalieri.

È urgente e necessario agire per ampliare le competenze della procura europea: indipendente, organizzata, installata naturalmente presso la Corte europea. Alcuni paesi sono convinti di quest’urgenza. Per loro l’ipotesi di una Procura europea a vocazione federale è diventata una necessità.

Nel 2014 e durante la sua presidenza del Consiglio UE l’Italia aveva inutilmente cercato di creare un’alleanza per gettare le basi di una cooperazione rafforzata prima e di una Procura unica europea poi.

Niente impedirebbe che il procuratore europeo disponga di un vice-procuratore in ciascun Stato membro, come era previsto nella proposta della Commissione Prodi. Infine, l'istituzione della Procura europea colmerebbe una lacuna nello Stato di diritto all'interno dell'Unione europea, e sarebbe una risposta essenziale a questo divario tra il compimento di un crimine organizzato a livello transnazionale e la sua repressione solo nazionale.

È stato esattamente lo stesso dilemma che hanno affrontato gli Stati Uniti durante il proibizionismo, che non permetteva loro di perseguire i maggiori criminali e al quale si è messo fine con la creazione di una polizia federale (FBI), un procuratore federale e una giustizia penale federale. È la stessa operazione che l'Unione europea deve affrontare oggi e non possiamo attendere ancora.

 

coccodrillo

 

 


 

Attiriamo la vostra attenzione

Sentiamo il dovere di iniziare questa sezione della newsletter ricordando le tre vittime dell’attentato nella cattedrale di Nizza di giovedì scorso. Nell’esprimere un senso di sgomento e nel manifestare solidarietà e rispetto verso i familiari e verso uno Stato membro, la Francia, particolarmente colpita dal fenomeno del terrorismo, dedichiamo parte di questo numero al tema, ricordando che l’Unione europea attende la realizzazione delle opportune riforme per velocizzare i meccanismi a tutela dei suoi cittadini e rendere più efficiente lo scambio di informazioni tra gli apparati per la sicurezza degli Stati membri, al fine di colpire per primi. Non è semplice, come si è potuto riscontrare, realizzare i pur necessari passi in avanti e, come avrete modo di leggere, criticità apparentemente insuperabili si annidano nella macchina istituzionale europea. Lo si può notare proprio esaminando quanto avviene nelle dinamiche che riguardano Parlamento e Consiglio. Come ha affermato il Presidente Dastoli, in materia di bilancio e Next Generation Eu si è avuta in questi giorni la “conferma di una frattura tra le due istituzioni rendendo sempre più difficile la possibilità di un accordo entro la fine dell’anno. La posizione della Presidenza tedesca è stata sostanzialmente di totale chiusura e la Commissione è apparsa più vicina alle posizioni del Consiglio che a quelle del Parlamento”.

In merito a ciò, le proposte del Movimento europeo non sono mancate e, come potrete meglio leggere nel documento redatto al termine dell’Assemblea dello scorso 27 ottobre, la stessa “ha deciso di elaborare un documento sulle priorità italiane relative alla riforma dell’Unione europea da sottoporre al Parlamento e al governo in vista del dibattito che si svolgerà alle Camere agli inizi di dicembre alla vigilia del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre”. Sono numerosi gli spunti emersi da questa recente occasione di confronto. Del resto, l’esigenza di un salto in avanti emerge anche nel settore sanitario, per far fronte alla crisi del coronavirus che tutti stiamo vivendo. Come si può leggere sul sito di informazione europea dell’ANSA, fonti diplomatiche riferiscono che “si attende uno "slancio politico" per raggiungere un quadro comune sui test rapidi con un riconoscimento e un'omologazione comune; un maggiore coordinamento per l'assistenza reciproca tra Stati membri, anche con trasferimenti di pazienti nel caso un Paese si trovi col proprio sistema di terapia intensiva saturo; e la volontà di mettere a punto una strategia a 27 sui vaccini; mettere in piedi un sistema per evitare il terzo lockdown”.

L’Unione europea, insomma, come emerge anche al termine dell’interessante incontro organizzato da Euractiv il 29 ottobre scorso, che si può rivedere cliccando qui, ha necessità, come ha affermato il Presidente Dastoli, di “una riforma globale dell’Unione che passi per i Parlamenti e non i governi”. Il metodo intergovernativo va insomma superato e non vi è altra strada per compiere progressi significativi e rapidi.

 


 

Vi segnaliamo

  • The US Elections and the Impact on EU-US Relations, 02.11.2020 h 16 – 17.30
  • Video conference of the Eurogroup, 03.11.2020 h 19
  • “L’Ambasciatore incontra…”, evento on line su Facebook organizzato dall’Ambasciata di Germania a Roma: questa settimana l’Ambasciatore incontra il Vice Presidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo sul tema di “Un’Europa dei valori comuni e della sicurezza”, 04.11.2020, h 17.30
  • “Futuro Prossimo”, CSV Lazio in dialogo con Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia, titolo del dibattito: “Quo vadis Europa? Capire l’Unione europea: le conquiste, i nodi irrisolti, le prospettive”, 11.11.2020, h 18. Per partecipare, compilare il seguente modulo online https://tinyurl.com/yxk5daj5. Tutti i registrati riceveranno via e-mail il link e le istruzioni per il collegamento, il giorno precedente l'incontro. Per informazioni e supporto: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • 3 ° Festival annuale dell'impegno dei cittadini e della democrazia deliberativa (dal 6 al 12 dicembre). I termini per presentare proposte sono stati prorogati all’11 novembre. Per partecipare, clicca qui.

 


 


 

Testi della settimana

 


 

 Carta dei diritti fondamentali

Questa settimana parliamo dell’articolo 43 della Carta dei diritti fondamentali, dedicato alla figura del Mediatore dell’Ue. Questa figura, istituita nel 1992 con il Trattato di Maastricht, è disciplinata altresì dagli articoli 20, 24 e 228 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Il suo compito è quello di svolgere indagini sui casi di “cattiva amministrazione nell’azione delle istituzioni o degli organi comunitari, salvo la Corte di giustizia e il Tribunale di primo grado nell’esercizio delle loro funzioni giurisdizionali“. Può agire di sua iniziativa o a seguito di una denuncia presentata da un cittadino dell'UE. Questa carica dura cinque anni, a seguito dell’elezione da parte del Parlamento europeo; ha quindi la durata di una legislatura.

Il Mediatore svolge la sua attività in una serie di ambiti, quali i diritti fondamentali, il rispetto di norme e del principio di buona amministrazione. Le controversie possono riguardare questioni attinenti alla trasparenza, alla cultura del servizio, al rispetto dei diritti procedurali, all'adeguato ricorso alla discrezionalità, al rispetto dei diritti fondamentali, alla buona gestione delle questioni relative al personale dell'UE, ad una sana gestione finanziaria, al rispetto di norme etiche, alla partecipazione del pubblico alle decisioni dell'UE oppure riguardanti la responsabilità nell’esercizio della propria funzione o infine l’assunzione di personale.

Non rientrano invece nella sfera di competenza del Mediatore le attività della Corte di giustizia e del Tribunale nell'esercizio della loro funzione giurisdizionale. Infatti, il Mediatore può indagare solo sulle attività non giudiziarie della Corte di Giustizia dell’Ue, come le gare d'appalto, i contratti e le cause relative al personale. Altre materie di cui non si occupa il Mediatore sono le denunce contro le autorità locali, regionali o nazionali, anche quando trattano materie inerenti all'Unione europea, le attività delle autorità giudiziarie o dei difensori civici nazionali, i fatti che non sono stati preceduti dagli iter amministrativi appropriati presso gli organi interessati, le denunce contro singoli funzionari dell'UE in relazione al loro comportamento.

Il compito del Mediatore è quello di individuare soluzioni per soddisfare il denunciante quando individui un caso di cattiva amministrazione: invia quindi le sue raccomandazioni all'istituzione o all'organo interessato, che ha tre mesi di tempo per rispondere. Se l'istituzione non accetta le raccomandazioni del Mediatore, quest’ultimo può redigere una relazione speciale da presentare al Parlamento europeo. Il Parlamento europeo può a sua volta elaborare una relazione sulla relazione speciale presentata dal Mediatore. Infine il Mediatore informa il denunciante sul risultato delle indagini, sul parere formulato dall'istituzione o dall'organo interessato, nonché sulle proprie eventuali raccomandazioni. Per approfondire, clicca qui.

 


 

La giurisprudenza europea

Più volte, così come si è verificato in questa settimana per la programmazione economica dei prossimi anni, Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue sono in contrasto. Esaminando le sentenze della Corte di Giustizia dell’Ue, possiamo riscontrare l’esistenza di una serie di controversie tra le due istituzioni che la stessa è stata chiamata a dirimere. Poniamo perciò alla Vostra attenzione una sentenza del 23 dicembre 2015 con cui la Corte è stata interpellata dal Parlamento europeo in merito alla decisione di esecuzione 2014/688/UE del Consiglio, del 25 settembre 2014, che sottopone a misure di controllo alcune sostanze chimiche. Il principale argomento a sostegno del ricorso del Parlamento europeo verte sulla “violazione di una forma sostanziale a causa della mancata partecipazione del Parlamento alla procedura d’adozione della decisione impugnata”. Il Consiglio dell’Ue, da parte sua ha sostenuto invece che “poiché la decisione impugnata è stata sostituita ed abrogata dalla decisione di esecuzione 2015/1875, che è stata adottata dopo aver consultato il Parlamento e prevede la sottoposizione a misure di controllo delle medesime sostanze psicoattive indicate nella decisione impugnata, la Corte deve pronunciare il non luogo a statuire nella presente causa”.

Come si può notare, il problema sollevato riguarda più il metodo che il merito. Infatti, da un punto di vista sostanziale, la decisione del 2014 era stata sostituita da quella del 2015 e ciò era avvenuto peraltro, come si potrà comprendere leggendo il testo della sentenza, al termine di una ulteriore controversia giudiziaria tra Parlamento e Consiglio.

Ecco quindi che la CGUE, nel deliberare in merito al mancato coinvolgimento del Parlamento europeo, ha stabilito che “è pacifico che la decisione impugnata sia stata adottata dal Consiglio senza previa consultazione del Parlamento. Ne consegue che il secondo motivo dedotto dal Parlamento è fondato e che, pertanto, la decisione impugnata deve essere annullata”.

Tuttavia, la CGUE è stata chiamata a deliberare anche su una potenziale incertezza che si verrebbe a creare sugli effetti della decisione e ha chiarito che “qualora si pronunciasse l’annullamento della decisione impugnata senza prevedere il mantenimento dei suoi effetti, creando, in particolare, incertezza circa la data a decorrere dalla quale gli Stati membri sono tenuti a sottoporre le sostanze psicoattive a misure di controllo e a sanzioni penali, ciò potrebbe compromettere l’efficacia del controllo delle sostanze psicoattive oggetto di tali decisioni e, dunque, la tutela della salute. Orbene, sebbene il Parlamento chieda l’annullamento di tale decisione a motivo del fatto che è stata violata una forma sostanziale, esso non ne contesta né lo scopo né il contenuto. Di conseguenza, gli effetti della decisione impugnata devono essere mantenuti ”.

In conclusione: la decisione è stata annullata, ma i suoi effetti sono mantenuti in vigore. La Corte ha inoltre condannato il Consiglio dell’Ue al pagamento delle spese processuali. Per approfondire, clicca qui.

 


 

Consigli di lettura

Considerato il conflitto interistituzionale esistente nei rapporti tra Parlamento e Consiglio, che si è nuovamente manifestato in questa settimana, che è stato oggetto di attenzione da parte del Movimento europeo e di cui Vi abbiamo illustrato le ragioni nelle sezioni di questa newsletter, riteniamo opportuno segnalarVi alcuni testi che intervengono sulla materia. Anzitutto, Vi invitiamo altresì a leggere questo documento elaborato dal Movimento Federalista Europeo nel dicembre 1989, dopo la caduta del muro di Berlino, sulle ragioni a supporto della convocazione delle Assise europee che ebbero luogo a Roma a fine novembre 1990.  

Vi invitiamo poi a prendere visione del commentario al progetto Spinelli, relativo ad un progetto, un metodo e un’agenda sul Trattato che istituisce l’Unione europea.

Per collegare le idee e i progetti di allora alla dimensione attuale, Vi suggeriamo poi due saggi. Il primo è del prof. Fabio Ferraro, docente associato di Diritto dell’Unione europea presso l’Università di Napoli. Si intitola “Alcune riflessioni sul ruolo marginale del parlamento europeo nella Pesc” ed è stato pubblicato all’interno della collana “Dialoghi con Ugo Villani”, nel 2017. Il secondo è “Il ruolo ancora decisivo degli Stati membri nella politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea”. È a firma della prof.ssa Criseide Novi, docente associato di Diritto dell’Unione europea presso l’Università di Foggia ed è stato pubblicato sulla rivista trimestrale della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI) “La Comunità internazionale” n. 2/2019.

Si tratta di spunti attuali che confermano l’esistenza di limiti e criticità in un settore davvero importante per lo stare insieme, da europei, quale quello della sicurezza. Continueremo a tenere alta l’attenzione sull’argomento, nell’auspicio che le opportune riforme dei meccanismi istituzionali per semplificare le modalità di coordinamento tra Stati membri possano essere effettuate al più presto e siano incisive. Si avverte ancora l’esigenza infatti - e le cronache di questi giorni lo dimostrano - di mettere in atto le opportune tutele da atti gravissimi quale quello verificatosi a Nizza giovedì scorso. Velocizzare lo scambio di informazioni tra Stati membri, agire più efficacemente sia nell’immediato sia lavorando a programmi di sensibilizzazione contro la radicalizzazione, studiare i meccanismi della rete più approfonditamente per controllare meglio i movimenti degli attentatori, su scala europea, potrebbero essere delle strategie attuabili per innescare un salto di qualità nella tutela della sicurezza dei cittadini e per un più efficiente utilizzo delle risorse disponibili. Tuttavia, per poter realizzare i passi in avanti di cui si avverte un’urgente esigenza, è necessario alimentare una nuova e forte volontà politica, oggi carente sotto molti aspetti - ma che si può riscoprire partendo dalle idee sviluppate nel corso delle Assise europee - e sostenerla con ogni mezzo.

 


 

 Agenda della settimana

Forward look: 1-15 November 2020, Overview of the main topics and events at the Council of EU and European Council

Monday 2 November

Tuesday 3 November

Wednesday 4 November

Thursday 5 November

Friday 6 November

Saturday 7 November

 

 

 

 

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