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Newsletter 21 Ottobre/2024 - L'EDITORIALE

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SCRIVIAMO INSIEME UNA NUOVA NARRAZIONE SUI MIGRANTI

Fin dalla nascita del Governo Conte-I a giugno 2018, quando al Viminale ha governato per quattordici mesi incontrastato Matteo Salvini nel disprezzo di tutte le regole e con la complicità dei ministri pentastellati, abbiamo intensificato su questa nostra newsletter (www.movimentoeuropeo.it) l’azione di contro-informazione sulle politiche migratorie in Italia e in Europa.

Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo sottolineato nello stesso tempo l’approccio umanitario della Guardia Costiera diretta dall’ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante generale delle capitanerie di porto dal febbraio 2018 al luglio 2021, che ha agito costantemente nel rispetto delle convenzioni internazionali e delle regole europee per il salvataggio delle persone nel Mediterraneo in linea di continuità con l’operazione Mare Nostrum.

Ad onore del vero, vale la pena di ricordare che la politica di disprezzo di tutte le regole internazionali ed europee fu avviata con gli accordi sottoscritti e attuati dal Ministro degli Interni Marco Minniti fra il 12 dicembre 2016 al 1° giugno 2018 con tutte le fazioni al potere in Libia attraverso il progetto “Support to integrated Border and migration management in Libia” (in sigla Sibmmil) - sciaguratamente e ciecamente cofinanziato dall’Unione europea - inserito nel quadro del Fondo italiano fiduciario per l’Africa.

“Grazie” a questo progetto, l’Italia ha venduto per anni motovedette alla polizia libica - che agisce nel quadro della Amministrazione generale per la sicurezza costiera e della Direzione per la lotta all’immigrazione - che ha usufruito di corsi di familiarizzazione sulla loro conduzione anche attraverso l’uso di “gavoni metallici idonei alla custodia di armi”.

L’Italia ha così consentito alla Libia di intercettare per anni in mare nelle acque libiche ma anche nelle acque internazionali decine di migliaia di migranti e di rifugiati per sottoporli poi ad abusi, allo sfruttamento, alla detenzione arbitraria e a torture nei cosiddetti centri di accoglienza in quel Paese come è stato denunciato più volte dalla “Missione Indipendente sulla Libia” delle Nazioni Unite.

Il Protocollo sottoscritto nel novembre 2023 fra l’Italia di Giorgia Meloni e l’Albania di Edi Rama – un Paese che auspica un suo ingresso rapido nella famiglia dell’Unione europea – è apparentemente diverso dalla complicità fra il governo italiano e le fazioni libiche che non si è mai interrotta dal 2016 ad oggi come è dimostrato dal recente viaggio a Tripoli di Giorgia Meloni.

Il Protocollo italo-albanese condivide con la connivenza italo-libica ed anche con gli accordi italo-tunisino e italo-egiziano  la volontà perversa di gestire le politiche migratorie nella logica dei respingimenti verso i Paesi di provenienza dei migranti o richiedenti asilo oppure verso i Paesi cosiddetti “sicuri” – che l’Italia ha indicato in violazione dei criteri europei - nella convinzione che queste politiche sconfiggeranno la tratta delle persone e gli scafisti costringendo chi fugge dalle guerre, da conflitti etnici e religiosi, dalla fame, dai disastri ambientali e dalla espropriazione delle terre a restare “a casa loro”.

La politica dei respingimenti sta ormai e purtroppo prevalendo in tutti i governi europei senza eccezione alcuna ivi compreso quello britannico sia a guida conservatrice che a guida laburista perché i governi sono sospinti dalle pulsioni populiste e dalla crescita dei movimenti di estrema destra ad agire contro la convinzione di una ipotetica invasione di richiedenti asilo.

Tale politica è applicata non solo al contrasto dell’immigrazione illegale o irregolare ma anche ai flussi migratori regolari e cioè ai cosiddetti migranti economici insieme ai richiedenti asilo con una commistione fra le due categorie che viola le norme internazionali a partire dalla Convenzione di Ginevra e la Carta dei diritti fondamentali.

Alla politica di respingimenti si è unita anche la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che ne ha fatto una delle principali priorità della sua strategia e della sua alleanza con la logica securitaria che prevale nel Consiglio europeo.

Negli ultimi dodici anni, in effetti, il numero dei rifugiati o dei richiedenti asilo è continuamente cresciuto raggiungendo il record di cento venti milioni in tutto il mondo a maggio 2024 secondo i dati delle Nazioni Unite.

Secondo i dati Eurostat, i richiedenti asilo nei paesi dell’UE hanno superato invece il milione solo nel 2023, con un aumento del 20% rispetto al 2022 e del 69% in Italia con l’arrivo del governo Meloni, in crescita soprattutto dall’Egitto e dalla Tunisia con destinazione Germania (31.4%), Spagna (15.3%), Francia (13.8%) e Italia (12.4%) nonostante gli accordi bilaterali con questi due Paesi ma con un’alta percentuale (48.0%) di richiedenti asilo da Siria, Afghanistan, Turchia, Venezuela e Colombia senza calcolare la protezione temporanea concessa agli ucraini.

È invece molto ridotto il numero di arrivi dall’Africa sub-sahariana dove i movimenti di popolazioni in fuga avvengono principalmente all’interno dei Paesi o nei Paesi vicini e che rappresentano per l’Italia una percentuale che non supera il 25%.

Su un milione di richiedenti asilo, l’Unione europea ha concesso nel 2023 lo status di rifugiato, di protezione sussidiaria e umanitaria a 410.000 rifugiati in prevalenza dalla Siria (32%), dall’Afghanistan (18%) e dal Venezuela (10%) e cioè meno della metà degli arrivi che avvengono attraverso le rotte del Mediterraneo Centrale e dei Balcani.

L’aumento dei richiedenti asilo a partire dal 2022 è causato dal degrado della situazione socioeconomica, dagli effetti dell’aggressione della Russia all’Ucraina con la crescita del prezzo del grano, dalla crescita del tasso di inflazione e, dal 7 ottobre 2023, dalle conseguenze dell’attacco terrorista di Hamas contro Israele e dall’escalation militare del governo Netanyahu a Gaza, in Cisgiordania e in Libano.

Le istituzioni dell’Unione europea sono invece cieche e sorde di fronte allo stato drammatico della povertà estrema nell’Africa sub-sahariana che è cresciuta negli ultimi anni a causa delle pandemie, delle disastrose condizioni endemiche dell’infanzia, dei disastri ambientali e dell’estensione delle autocrazie, una povertà resa invisibile dalla diminuzione del tasso di povertà globale nel mondo.

Si tratta di cecità e di sordità che ignorano il ruolo colonialista della Cina e della Russia insieme alla previsione che nel 2050 l’Africa rappresenterà il 25% della popolazione mondiale ed oltre due miliardi di abitanti con un’età media inferiore ai 25 anni, con un potenziale di sviluppo tendenzialmente positivo per l’Unione europea a condizione che tutti possano accedere a percorsi formativi e che venga combattuta l’esclusione scolastica e la povertà nell’apprendimento investendo nelle nuove generazioni e in sistemi di governance democratici e dunque efficaci.

Tutto ciò rende urgente e necessaria l’idea di guardare con altri occhi e con altre politiche al tema delle migrazioni immaginando circoli virtuosi di sviluppo socioeconomico che siano un vantaggio per le popolazioni locali e per l’intera comunità internazionale.

Soltanto in questo modo potremo uscire dalla logica perversa e fallimentare della chiusura delle frontiere e dei modelli di “esternalizzazione” immaginati con modalità diverse dai governi dell’Unione europea e dalla Commissione europea rovesciando l’approccio del Patto sulle migrazioni sottoscritto dal Consiglio e dal Parlamento europeo il 20 dicembre 2023 prima che esso diventi operativo nel giugno 2026 sostituendo la Direttiva 2013/32 considerando fra l’altro sicuri anche paesi con parti di territorio non sicure.

Per far questo occorre una mobilitazione internazionale dei partner sociali e delle organizzazioni non governative rappresentative della società civile che agiscono nei territori di provenienza dei richiedenti asilo e dei flussi migratori.

È necessario partire dalle Nazioni Unite perché la questione dei movimenti di popolazioni riguarda tutto il pianeta e non solo l’Unione europea avviando una forte iniziativa europea che rovesci la logica dei respingimenti e delle esternalizzazioni, estenda il metodo dei corridoi lavorativi come un passo ulteriore dei corridoi umanitari ed esiga che il tema delle politiche migratorie faccia parte del “Patto per il futuro” e della “Dichiarazione sulle future generazioni”.

Roma, 21 ottobre 2024

coccodrillo

 

 

LET US WRITE TOGETHER A NEW NARRATIVE ON MIGRANTS [ENGLISH VERSION]

 

 

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