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COVID 19: il disordine europeo
Il “progetto Spinelli”, approvato dal Parlamento europeo nel 1984, aveva fatto propria l’idea di Willy Brandt di attribuire alla nuova Unione competenze e strumenti per realizzare una politica della società (Gesellschaftpolitik) che, partendo dalla politica sociale, consentisse alla dimensione europea di garantire alle cittadine e ai cittadini beni pubblici che non potevano esserlo dagli Stati nazionali secondo una visione dinamica del principio di sussidiarietà.
Per il “progetto Spinelli”, le competenze europee nella politica della società dovevano essere concorrenti – e non condivise – rispetto a quelle degli Stati nazionali ispirandosi alla costituzione federale tedesca dove l’azione degli Stati federati è possibile solo laddove e fino a quando non è intervenuto il livello federale.
Fra le competenze concorrenti nella politica della società il “progetto Spinelli” collocava l’azione dell’Unione nella lotta alle epidemie e alle catastrofi (naturali o prodotte più spesso dall’uomo) lasciando alle istituzioni europee il potere di scegliere il metodo più efficace per agire.
Il progetto di Trattato per una Costituzione europea del 2002 aveva fatto un passo indietro simbolico nella definizione delle competenze sostituendo quelle concorrenti con quelle condivise pur mantenendo il principio secondo cui l’intervento dell’Unione esclude quello degli Stati membri nei limiti tuttavia della legge adottata dall’Unione e non per l’insieme di quella politica.
Contrariamente al progetto di Costituzione, la politica della salute è stata retrocessa nel Trattato di Lisbona al rango di una competenza di sostegno o di incoraggiamento e ciò riguarda anche il settore della protezione civile. Ancor di più, il Trattato di Lisbona prevede dei limiti al mercato interno per proteggere la salute all’interno degli Stati membri.
Cosicché gli Stati membri non hanno ritenuto di dover trarre una lezione dalla SARS, che fu l’epidemia esplosa nel 2003 molto simile al CORONAVIRUS, per dare all’Unione le competenze e gli strumenti per agire e combattere contro i rischi e le minacce transfrontalieri.
L’Unione europea non dispone di uno stock comune di medicine o di strumenti di protezione sanitaria come i respiratori nei reparti di rianimazione. Ancor di più, dopo la SARS si sono rafforzate le industrie extra-europee per la produzione di principi attivi (80%) o delle medicine (40%) che provengono dalla Cina e dall’India che producono il 90% della penicillina e il 60% dei vaccini con una accelerazione della globalizzazione che ha lasciato fuori l’Europa. L’assenza di una politica della salute europea si è associata all’assenza di una politica industriale europea.
Dal 24 gennaio in poi – quando il CORONAVIRUS ha colpito l’Europa in Italia - sono passati ben quarantacinque giorni di indifferenza, sottovalutazione, azioni in ordine sparso e decisioni sanitarie confliggenti o addirittura atti ostili prima che l’Unione europea decidesse di tentare la via del coordinamento. Ursula von der Leyen ha atteso in silenzio quarantasei giorni prima di rivolgersi simbolicamente in italiano agli italiani dicendo: “non siete soli”, un annuncio cancellato dalle improvvide dichiarazioni della presidente della BCE Christine Lagarde.
Certo le misure sanitarie e le decisioni come quelle che sono state prese in un crescendo di rigore dal governo italiano spettano in primo luogo ai governi nazionali in collaborazione con le autorità regionali e locali.
Quella che è mancata in primo luogo è stata una politica di comunicazione coerente e uniforme per parlare ad una opinione pubblica contagiata non solo dal virus ma anche dalla paura e dall’insicurezza, quando il valore aggiunto dell’integrazione europea dovrebbe essere quello di garantire la sicurezza.
Quella che è mancata è stata una rapida ed efficace azione della Commissione europea pretendendo dal Consiglio e dal Parlamento europeo di adottare misure legislative urgenti (che il trattato chiama pudicamente “di incoraggiamento”) per lottare contro i grandi flussi epidemiologici transfrontalieri, l’allerta e la lotta contro le minacce per la salute (art. 168 TFUE) avendo preso atto dall’OMS con colpevole ritardo che il CORONAVIRUS è una pandemia (“diffusione in più continenti di un virus incontrollabile”) al contrario della SARS che era stata classificata come un’epidemia (“manifestazione frequente e localizzata ma limitata nel tempo di una malattia infettiva”).
Quella che è mancata è stata l’attivazione immediata delle clausole relative al nuovo articolo del Trattato di Lisbona sulla protezione civile per sostenere e completare l’azione degli Stati membri, promuovere una cooperazione operativa rapida ed efficace e favorire la coerenza delle azioni intraprese.
Quella che è mancata infine è stata la capacità del presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, di operare per facilitare la coesione e il consenso fra i capi di Stato e di governo con un ruolo che è stato svolto dal presidente francese Emmanuel Macron che ha ottenuto la convocazione – via conference call – del Vertice europeo.
Sappiamo che dopo la crisi sanitaria – che potrebbe durare ancora a lungo fino a che non sarà fermata la diffusione del virus e non sarà trovato un vaccino (europeo?) – ci sarà il progressivo aggravamento di una crisi economica e sociale peggiore, secondo molti economisti, peggiore di quella scoppiata nel 2007-2008.
Ci sarà un soprassalto di responsabilità dei governi europei e della Commissione per rivedere drasticamente e con un alto livello di ambizione le prospettive finanziarie pluriannuali che dovrebbero iniziare il 1° gennaio 2021 trasformando nello stesso tempo il MES in uno strumento di crescita sostenibile e di finanziamento di investimenti europei e introducendo lo strumento di prestiti e mutui (EUROBOND) riproposti recentemente da Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio?
Abbiamo bisogno di un bilancio federale dotato di imposte federali per garantire beni pubblici europei e di un governo europeo con poteri limitati ma reali.
Scomparsa dall’agenda europea la Conferenza sul futuro dell’Unione la parola dovrebbe tornare al Parlamento europeo che, come avvenne con il “progetto Spinelli nel 1984” è chiamato ad assumere un ruolo costituente a nome dei cittadini che lo hanno eletto.
Iniziative del Movimento Europeo - Italia
In un momento di crisi inedita a più livelli – nazionale, europeo e globale – questa settimana il Movimento Europeo ha deciso di indirizzare una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai Ministri dell’Economia e degli Affari Europei e ai Presidenti delle due Camere, per formulare alcune proposte per poter ammortizzare gli effetti di quanto sta succedendo. Il documento è a firma del Presidente, Pier Virgilio Dastoli, del Segretario Generale, Paolo Ponzano e del membro del Consiglio di Presidenza, Alberto Majocchi. Si conviene sul fatto che l’Unione ha bisogno di proseguire sulla sua strada, investendo su un futuro in cui prosegua l’armonizzazione a livello europeo delle politiche economiche e della scelta di investimenti di impatto sociale, guidati dal criterio della sostenibilità e di rispetto dell’ambiente. I mezzi per finanziare tali politiche saranno rappresentati dagli eurobond, nel quadro di un bilancio europeo di natura federale finanziato da imposte europee e non più legato ai contributi degli Stati membri. Perché tali decisioni possano essere prese nel rispetto del principio della democraticità, andranno discusse nel corso della Conferenza sul futuro dell’Europa o rilanciate dal Parlamento europeo con un atto costituente. La lettera si conclude con una proposta di incontro con il Consiglio di Presidenza del Movimento Europeo indirizzata ai destinatari, per la discussione di tali proposte.
Per poter leggere l’intero documento, clicca qui.
Giovedì 19 e venerdì 20 marzo si svolgerà una riunione europea di “Eumans” e della “Associazione Luca Coscioni”; sarà prevista la presenza del presidente del Movimento Europeo, Pier Virgilio Dastoli, in qualità di relatore. Come si afferma nel programma, si tratta di un’iniziativa indirizzata a tutti i cittadini europei per mettere al centro della loro azione giornaliera la piena adozione degli strumenti democratici e una visione di Europa democratica e sostenibile. Per maggiori informazioni, clicca qui.
- F. Colasanti, Quali sono le competenze dell'Unione europea nel campo della sanità pubblica?
- Discorso Macron su coronavirus: “la più grave crisi sanitaria da un secolo”
- Discorso Von Der Leyen ai cittadini italiani
- Non, l'UE n'est pas inactive - ni tardive - face au Coronavirus, di Jean-Guy Giraud
È tempo di ripensare il nostro essere europei e la parola chiave, specialmente in ambito economico, per quanto possa sembrare contradditorio, è cooperazione. Ecco perché iniziamo questa newsletter per diffondere la notizia di un bando della Commissione Europea, in scadenza mercoledì 18 marzo, alle ore 17:00. Sono stati infatti messi sul tavolo finanziamenti d’emergenza per accelerare la ricerca di start up e PMI attive nel settore delle biotecnologie. Clicca qui per maggiori informazioni.
Siamo solo all’inizio di una crisi che - si stima - avrà effetti molto pesanti sull’economia europea. All’effetto negativo sulle borse seguiranno altri contraccolpi e quelli sull’economia reale rappresentano il rischio principale per la vita di tutti i giorni, per la propria attività lavorativa, per gli equilibri sociali. Ecco perché è importante formulare delle proposte che tengano conto della posta in gioco per il futuro che oggi appare incerto. Rispetto a ciò, le recenti affermazioni della presidente della Bce Christine Lagarde, ma soprattutto la risposta netta alla sua contrarietà alla riduzione dello spread, testimoniano quanto sia necessario che l’Unione mostri il suo volto collaborativo e solidale al nostro Paese, ma anche, ove necessario, a tutti gli Stati membri. Questa settimana abbiamo scelto di dare la parola, per un commento, all’economista e docente universitario Riccardo Cappellin:
“In qualità di presidente dell'Eurogruppo, Centeno presiederà l'incontro di lunedì dei ministri delle finanze dell'area dell'euro, un incontro che la Lagarde ha identificato come un momento chiave per la risposta alle crisi in Europa. NON È ABBASTANZA E PUO’ ESSERE INUTILE. Ha presentato tre livelli di supporto che si aspettava fossero approvati lunedì dai ministri delle finanze: sostegno alla salute e alla protezione civile; sostegno a famiglie e lavoratori sostenendo, ad esempio, le indennità di disoccupazione e l'indennità per un orario di lavoro più breve e disposizioni per aiutare le aziende a far fronte a carenze di liquidità, anche attraverso differimenti fiscali e misure analoghe. Christine Lagarde e Ursula Von der Leyen non hanno capito: le azioni crollano ora e nei prossimi mesi PIL e occupazione. Abbiamo bisogno di una risposta politica coraggiosa completamente diversa dal patto di stabilità obsoleto: più innovazione, qualità ambientale e investimenti pubblici, per una vera solidarietà in Europa. Ridurre l'IVA dell'1-3% e rilanciare la domanda interna macroeconomica”.
Segnaliamo inoltre, a seguito degli ultimi aggiornamenti sulla discussione in sede di Eurogruppo sul MES, prevista per il 16 marzo, e di come conciliare la sua implementazione con la grave congiuntura italiana attuale, un intervento di Fabio Masini pubblicato su “Formiche” l’11 marzo scorso.
L’autore invita a mettere in atto gli sforzi opportuni: “esiste un modo inequivocabile per sconfiggere la retorica anti-MES: trasformarlo in uno strumento di crescita, volto al finanziamento di beni pubblici cruciali per fronteggiare la crisi innescata dall’emergenza sanitaria. I paesi dell’eurogruppo possono decidere subito di utilizzare il MES per sostenere gli investimenti in sanità, ben oltre i 25 miliardi promessi dalla Commissione: per attrezzare nuovi spazi di gestione delle emergenze, acquisire macchinari, personale medico ed infermieristico per ampliare in modo strutturale la disponibilità di posti letto, promuovere la ricerca di antivirali efficaci e vaccini senza gravare sui singoli bilanci nazionali (col conseguente rischio di innalzamento dello spread e quindi degli oneri per il servizio del debito).
Si può decidere di farlo direttamente, attivando i canali delle risorse destinate al sostegno finanziario (estendendone cioè il range di utilizzo); oppure indirettamente, utilizzando le risorse come garanzia per un’emissione obbligazionaria comune, che sui mercati sarebbe assimilabile al tanto discusso (ma ben poco immaginato, concretamente) safe asset europeo: un titolo collettivo che, grazie alla garanzia condivisa dei vari paesi, avrebbe presumibilmente un prezzo di mercato sostanzialmente vicino allo zero, in grado di mantenere il proprio valore stabile anche in presenza di crisi finanziarie.
In questo secondo caso, si potrebbe pensare di riunire tutti i fondi a sostegno della crescita e degli investimenti; e crearne di nuovi, a sostegno della ricerca e di altri settori strategici per la ripresa economica, che inevitabilmente dovranno essere messi in campo dai singoli governi se non sarà l’Europa a muoversi. Insomma, come ricordato qualche giorno fa anche da Prodi e Quadrio Curzio su Il Sole 24 Ore, è il momento per creare finalmente quella capacità fiscale europea per dare concreta attuazione all’idea di un’Europa solidale.
Invece di discutere dell’ipotesi di far ricorso alla “general escape clause”, grazie alla quale si potrebbe sfondare il tetto del 3% del deficit in ciascun paese, sarebbe meglio cogliere l’occasione per gestire coi bilanci nazionali solo problemi specifici nazionali, ed affrontare invece collettivamente una serie di problemi di dimensione evidentemente transnazionale, sia aumentando il bilancio UE, sia facendo ricorso all’indebitamento, collettivo, sui mercati finanziari internazionali”.
Carta dei diritti fondamentali
Questa settimana usciamo dal consueto. Siamo di fronte a circostanze straordinarie e quindi tutto assume un volto imprevisto … facciamo quindi un salto all’articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali, che parla di diritto alla salute. Di primaria importanza, la salute non è solo un diritto che l’individuo afferma prendendosi cura di sé. È la legge infatti che stabilisce quale sia la prassi a cui ricorre ciascuno Stato per garantire le cure dei suoi cittadini. L’individuo deve curarsi non per un fatto egoistico, ma anche perché dalla propria salute dipende anche quella degli altri, specialmente di chi si ha vicino.
Gli Stati membri agiscono nell’Unione europea come cornice entro cui dovrebbero definire le modalità di azione, anche in tema di salute. Seppure in tale settore la competenza dell’Ue, dopo Lisbona, sia di sostegno a quella degli Stati, l’articolo 35 della Carta pone all’attenzione un principio: quello secondo cui il ruolo dell’Unione dovrebbe essere di garante. Infatti, in tale articolo si afferma che “Nella definizione e nell’attuazione di tutte le politiche ed attività dell’Unione è garantito un livello elevato di protezione della salute umana”. Poniamo anche l’attenzione su un aggettivo: elevato. È un concetto che sembra andare ben oltre quello di “livello essenziale della prestazione”, pure importante quale parametro per definire una gradualità nel livello di gravità di una patologia e un’adeguata modalità di intervento rispetto ad essa. È come quando in un nucleo familiare, magari numeroso, arriva l’influenza. Ci si prende cura gli uni degli altri, ma è fondamentale poter disporre dei mezzi di un servizio sanitario sul territorio e anche di solidarietà da parte del proprio vicino. Se poi la situazione si aggrava, pensando specialmente ai membri della famiglia più in difficoltà, nell’ottica di un livello elevato di protezione, è necessario un intervento a tutti i livelli per poter garantire con ogni mezzo la guarigione.
Le sentenze delle Corti europee intervengono spesso in tema di salute. Per esempio, fissano i principi in base ai quali intervenire con le scelte più opportune per tutelare un livello elevato di protezione; oppure, operano chiarimenti sulla modalità corretta di interpretazione della legislazione europea. Le fattispecie trattate sono numerose, perché numerosi sono le possibili risposte della giurisdizione europea. È capitato di trattare la questione della tutela della salute in ambito penale, quando per esempio si sono prese decisioni sul modo in cui tutelare la vita di un detenuto, fattispecie sulla quale è spesso intervenuta la Corte europea dei diritti dell’uomo. In ambito industriale, le decisioni prese dalle Corti impattano sulla tutela della salute dei consumatori e ciò avviene nei casi più disparati; anche nell’applicazione di politiche commerciali a tutela dei consumatori, questo aspetto è costantemente richiamato.
In questo momento di particolare attenzione al tema, abbiamo scelto di concentrare l’attenzione su una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 19 dicembre scorso, che si è espressa sull’utilizzo di determinati prodotti per igienizzare gli ambienti, sull’appropriatezza o meno per tali prodotti della connotazione di “biocidi” e sul rapporto tra l’utilizzo di tali prodotti e la tutela della salute umana. È stato infatti necessario fornire chiarimenti sull’interpretazione dell’articolo 3 del regolamento (UE) n. 528/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, relativo alla messa a disposizione sul mercato e all’uso di tali prodotti. Tutto ciò ci aiuta a tener presente che anche in un momento complicato quale quello attuale bisogna ricordare quanto la complessità del discorso scientifico ponga interrogativi non facili, che richiedono l’intervento di numerosi organi della giurisprudenza, tra cui quelli più alti nella gerarchia a livello europeo. Per leggere il testo integrale della sentenza, clicca qui.
Il tema del coronavirus ha già portato a risultati editoriali interessanti, in un arco temporale breve. Ci sono già due testi ad opera di personalità scientifiche del nostro Paese che si sono occupati di orientare la popolazione, nel marasma in cui siamo immersi attualmente. Richiamiamo quindi all’attenzione il testo della prof.ssa Maria Capobianchi, direttrice del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Spallanzani, dal titolo “Coronavirus – cos’è, come ci attacca, come difendersi”. Il testo è a cura di Benedetta Moro ed è uscito il 6 marzo in abbinamento a ”Il Resto del Carlino, La Nazione il Giorno” al costo di 4,90 €. Riportiamo l’intervista audio alla curatrice pubblicata su “Raduni”, associazione degli operatori radiofonici universitari.
Un altro testo interessante di recente uscita è quello pubblicato dallo studioso Luca Falace, che propone all’attenzione del settore della ricerca scientifica un’invenzione da lui brevettata per l’isolamento dal coronavirus, grazie ad una tuta speciale che consente al personale medico di operare in sicurezza, in ambienti contaminati. Si intitola “Invenzione per difendersi dal coronavirus COVID-19: invenzione e brevetto di Luca Falace”; lo stesso autore tiene a precisare che si è mobilitato non a scopo di lucro, ma, afferma, “per aiutare l’umanità che amo; Come possiamo fare? Se sei uno studioso, potresti consigliare questo libro, creare il passaparola. Se non sei un imprenditore, per poter produrre questa invenzione, non fa nulla, puoi adottare tutte le tue idee, per poter divulgare questa invenzione. Così facendo, magari arriverà qualcuno, che decide di realizzarla. E quindi aiutare oggi e in un prossimo futuro, tutta l'umanità in caso di pandemia”.
Lunedì 16 marzo
Riunione dell’Eurogruppo. L'incontro si svolgerà in due sessioni. In quella ordinaria, i ministri dei paesi della zona euro discuteranno sulla preparazione di alcuni meeting internazionali: sull’andamento dell'inflazione e dei tassi di cambio, sul quinto rapporto di sorveglianza rafforzata per la Grecia, sul progetto di bilancio aggiornato dell’Austria. In quella aggiuntiva, i ministri discuteranno sull’approvazione politica del MES, sull'introduzione del meccanismo comune di backstop in tale ambito, sul sostegno politico al progetto di accordo per la modifica dell’ Integrated Global Accounts (IGA), sulla sfida politico economica rappresentata dal COVID 19.
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen incontrerà Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea e Mário Centeno, presidente dell'Eurogruppo, per un pranzo di lavoro.
L’agenzia europea per i diritti fondamentali parteciperà a un evento sulle sfide interne ed esterne allo stato di diritto per l'Unione europea, che si terrà a Bruxelles. L'evento si occuperà di analizzare le tendenze dei dati nella nuova edizione 2020 dell'indice annuale sullo stato di diritto, realizzato dal World Justice Project.
Martedì 17 marzo
Consiglio Affari economici e finanziari. All'ordine del giorno: Forum di alto livello sull'unione dei mercati dei capitali, dibattito politico in vista dell'imminente revisione della direttiva Solvency II del 2009, presentazione delle relazioni 2020 per ciascun paese e approfondimenti e scambio di opinioni da parte della Commissione europea sulla attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese, con particolare attenzione alle questioni di sostenibilità ambientale e investimenti più ecologici. La presidenza croata e la Commissione riferiranno inoltre al Consiglio in merito ai risultati della riunione del G20 di febbraio; i ministri completeranno la preparazione delle riunioni di primavera del G20 e del FMI dell'aprile 2020.
La commissaria per l'innovazione, la ricerca, la cultura, l'istruzione e la gioventù Marija Gabriel incontrerà Mauro Ferrari, presidente del Consiglio europeo della ricerca.
Il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis e il commissario per l’economia Paolo Gentiloni incontreranno Klaus Regling, amministratore delegato e direttore generale del meccanismo europeo di stabilità (MES).
Il garante europeo della protezione dei dati personali, Wojciech Wiewiórowski incontrerà Michael O’Flaherty, direttore dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali, a Bruxelles.
Martedì 17 – Venerdì 20 marzo
Conferenza sulle infrastrutture di ricerca europee. L'evento, intitolato "Infrastrutture di ricerca europee per un futuro più intelligente", riunirà ricercatori, manager e altri esperti in infrastrutture di ricerca in Europa. In tale occasione, verrà presentato il "Libro bianco sul futuro delle infrastrutture di ricerca nello Spazio europeo della ricerca". L'obiettivo dell'evento è esaminare il potenziale delle infrastrutture di ricerca europee per poter generare un impatto significativo sulle agende strategiche europee e individuare le modalità atttraverso cui tale obiettivo potrebbe essere raggiunto. Sarà inoltre incrementata la visibilità delle opportunità offerte dalle infrastrutture di ricerca e si promuoverà la collaborazione tra imprese e università.
Mercoledì 18 marzo
I commissari europei discuteranno e presenteranno: "Piano d'azione 2020 per i diritti umani e la democrazia"; "Partenariato post-2020 con la zona Est"; "Ordine del giorno aggiornato delle competenze per l'Europa"; "Proposta di raccomandazione del Consiglio sull'istruzione e la formazione professionale".
Il commissario Mariya Gabriel interverrà in videoconferenza con il gruppo di alto livello sulle microcredenziali nel settore dell’istruzione.
Giovedì 19 marzo
Il commissario per il bilancio Johannes Hahn incontrerà Sophie Wilmès, primo ministro belga.
Venerdì 20 marzo
La presidenza del Consiglio organizzerà riunioni informali dei ministri per discutere sulle iniziative relative al mercato interno e all'industria. Gli incontri si terranno a Zagabria, in Croazia.