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 Il completamento del mercato dei capitali per una crescita economica sostenibile

Lo scorso 16 aprile si è tenuta la riunione del consiglio Ecofin, che riunisce i ministri dell’economia e delle finanze dell’Unione.

I ministri hanno avuto uno scambio sulla situazione economica e finanziaria attuale e sulle prospettive future tenendo conto delle misure di contrasto alla pandemia ancora in corso e della campagna di vaccinazione, che per diverse cause ha subito e subisce rallentamenti, influenzando così riaperture e ripresa economica. 

Nel corso della riunione, la Commissione ha aggiornato i ministri sullo stato di attuazione di alcune delle principali iniziative messe in campo per contrastare gli effetti della pandemia, vale a dire sul processo di ratifica del Next generation EU;  sullo stato di implementazione del regime temporaneo per gli aiuti di stato; sulla predisposizione del Recovery Plan da parte di 17 Stati membri, piani che entro il 30 aprile verranno ufficialmente presentati per poter procedere dopo una loro positiva valutazione all’erogazione della prima quota dei finanziamenti.

La Commissione ha inoltre riferito sullo stato di implementazione del Nuovo piano di azione per il completamento del mercato unico dei capitali per le persone e le imprese.

Quest’ultimo diventa ora più che mai uno strumento strategico fondamentale per accelerare e supportare il rilancio dell’economia europea oltre che per il raggiungimento di obiettivi strategici previsti dal New green deal, dall’agenda 2030, o dagli accordi di Parigi di contrasto ai cambiamenti climatici e da altri accordi stabiliti sia a livello europeo che multilaterale. E’, infatti necessario poter contare nel lungo periodo su capitali aggiuntivi privati ad integrazione di quelli messi a disposizione a livello europeo e nazionale, soprattutto in settori o aree geografiche dove maggiormente servono, sulla base del fatto che mercati ampi ed integrati facilitano un’efficiente allocazione delle risorse e favoriscono anche una trasformazione della società.

La pandemia ha avuto un impatto decisamente negativo sul mercato europeo, aumentando disoccupazione, povertà, e divari tra regioni. Le imprese di tutto il mondo, ma in questo caso europee, hanno sofferto e per poter ripartire in un’ottica di innovazione e di sostenibilità ambientale hanno bisogno oggi più che mai di investimenti sicuri e accessibili e quindi risorse private aggiuntive, che possono anche essere ingenti, ma alle quali spesso per dimensioni o per situazione patrimoniale le aziende non possono facilmente adire. Nello stesso tempo gli investitori privati debbono potersi sentire maggiormente garantiti e tutelati.  Solo dal soddisfacimento di queste due esigenze si può sviluppare il mercato unico dei capitali e rilanciare l’economia europea. Non è un percorso semplice ed immediato. Le differenze tra Stati sono ancora molte e riguardano principalmente la vigilanza degli operatori finanziari, la tassazione, la disciplina in materia dell’insolvenza di imprese, vigilanza ecc  Si sta pertanto procedendo a piccoli passi,  rimuovendo quegli ostacoli che ancora sono presenti e che impediscono la messa in moto e la funzionalità di un mercato unico dei capitali europeo, dove la libera circolazione degli stessi possa creare ricchezza, crescita, inclusione e strumenti finanziari denominati in euro che promuovano il ruolo internazionale della moneta europea e quindi l’autonomia strategica dell’Unione.

Tre sono gli obiettivi del nuovo piano di azione del mercato unico dei capitali:

  • Sostenere una ripresa dell’Unione economica, verde, digitale, inclusiva, resiliente grazie ad un maggior accesso ai finanziamenti per le imprese;
  • Rendere l’Unione il posto più sicuro per investitori nel lungo termine;
  • Spingere i vari mercati nazionali verso la creazione di un unico mercato dei capitali europeo.

Per realizzarli, occorrerà innanzitutto garantire una informazione corretta agli investitori su opportunità di investimento sicure rendendo i dati delle varie aziende disponibili. A tal fine la Commissione europea, a seguito dei risultati di una recente consultazione, presenterà entro l’anno una proposta legislativa per l’istituzione di un punto di accesso unico europeo, che fornirà informazioni finanziarie e dati sulla sostenibilità delle aziende.

Occorrerà inoltre, semplificare le norme di quotazione per i mercati pubblici per promuovere l’accesso ai finanziamenti e di eliminare gli ostacoli normativi per investimento a lungo termine di imprese assicurative, prevedere l’obbligo per le Banche di indirizzare ad altre fonti di finanziamento le PMI alle quali non si può erogare credito, favorire l’espansione del mercato della cartolarizzazione, curare la formazione degli operatori finanziari, prevedendo per gli stessi anche una sorta di ‘etichetta per consulenti finanziari’. Molto importante sarà infine la vigilanza sulle varie operazioni finanziarie, per la quale è previsto un Codice unico e l’armonizzazione delle norme in materia, temi questi di cui si parlerà nel quarto trimestre di quest’anno.

Il Consiglio ha inoltre affrontato il tema dell’architettura finanziaria europea per lo sviluppo sostenibile (EFAD). Su questo punto sono intervenuti anche il Presidente della BERS e quello della BEI. L’architettura finanziaria europea gioca un ruolo fondamentale a livello globale per la lotta alla povertà, per il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per quelli della lotta ai cambiamenti climatici. A causa della pluralità di attori coinvolti e la numerosità degli strumenti finanziari, essa è particolarmente complessa. Nell’ottobre 2019, un gruppo di saggi – voluto dal Consiglio - ha pubblicato un rapporto, che forniva le prospettive di sfide ed opportunità per migliorare l’architettura finanziaria europea per lo sviluppo, avendo presente anche il ruolo svolto in quest’ambito dalla Banca europea per gli investimenti -  BEI e la Banca per la ristrutturazione e lo sviluppo- BERS. Il rapporto dava anche indicazioni sugli obiettivi da seguire e le azioni da attuare.  Nel dicembre del 2019, il consiglio ECOFIN ha adottato delle conclusioni su EFAD accettando le indicazioni degli esperti, ma sottolineando anche l’importanza di un’ulteriore riflessione per rendere l’architettura finanziaria più coerente, strategica, inclusiva ed efficace. Il COVID ha sicuramente peggiorato la situazione dei paesi più fragili.

Al Consiglio del 16 aprile, quindi, i ministri hanno ribadito l’urgenza di rinforzare l’architettura alla luce di aggiornamenti dei dati di cui si dispone, anche a seguito dell’impatto della Pandemia ed hanno altresì convenuto che è tempo di passare dalla riflessione all’azione a sostegno dei partner più deboli. Nel Consiglio di maggio si adotterà quindi una decisione in merito.

La presidenza e la Commissione infine hanno informato sugli esiti del secondo meeting presieduto dall’Italia lo scorso 7 aprile, al quale hanno partecipato i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali del G20, che si è concentrato sullo stato dell’economia globale, sugli sforzi per sostenere la ripresa sostenibile, supportare i paesi più fragili, temi finanziari e la tassazione internazionale.

Anna Maria Villa

  

 

 

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Ernesto Galli della Loggia e il soldato giapponese Hiroo Onoda

Come il soldato giapponese Hiroo Onoda, che attese trent’anni nella giungla sull’isola filippina di Lubang la fine della Seconda guerra mondiale, Ernesto Galli della Loggia [1] continua a combattere dalle colonne del Corriere della Sera la sua personale battaglia per il ritorno dello Stato nazionale e la crisi della globalizzazione.

Psicologicamente provato dalla “morte della patria”, egli scrive da anni a puntate il suo “Non mi arrendo[2]” ignorando – così come Hiroo Onoda aveva fatto nel suo rifugio filippino – le informazioni che gli arrivano dai suoi “nemici”.

I suoi nemici appartengono a un mondo sempre più interdipendente in cui la frantumazione dell’ordine internazionale - passato dal sistema bipolare dell’imperialismo sovietico e dell’egemonia statunitense alla solitaria egemonia statunitense [3] dopo la caduta del Muro di Berlino ed ora ad un sistema multipolare - e la crescita di fenomeni transnazionali (il cambiamento climatico, la crisi economica e finanziaria, la crescita delle diseguaglianze sociali, il terrorismo rivendicato o attribuito allo “stato islamico” insieme alla criminalità organizzata che ha varcato le frontiere, i nuovi e imponenti flussi migratori e infine la pandemia) non segnano per l’Europa la fine del modello di integrazione sovranazionale con il ritorno agli Stati nazionali.

La frantumazione dell’ordine internazionale e i fenomeni transnazionali segnano piuttosto la delegittimazione irreversibile dello stato-nazione perché l’arrivo, in parte imprevisto e in parte imprevedibile, di scenari avversi spinge ad esigere un’Unione europea più efficiente, più compatta e più solidale.

Gli stati europei ed i loro cittadini hanno bisogno dell’Unione europea per avviare il rilancio economico dopo la pandemia, dotata dell’autonomia strategica nel settore sanitario a cominciare dalla ricerca e da un’industria farmaceutica europee, garante della sua sicurezza interna, governo dei flussi migratori, spazio pubblico degli strumenti tecnologici indispensabili nella risposta alle enormi capacità competitive delle nuove potenze nella società dell’intelligenza artificiale, organizzazione collettiva degli interessi dei suoi stati nelle relazioni con i paesi vicini del Medio Oriente e con il continente africano dove l’isolazionismo statunitense iniziato già con la presidenza Obama è stato  sostituito dalla Cina, dalla Russia e dalla Turchia.

Lo stesso continente africano, del resto, ha deciso di contribuire alla globalizzazione e al commercio internazionale creando dal 1° gennaio 2021 la più grande area di libero scambio del mondo (African Continental Free Trade Area, AFCTA) con un accordo firmato da 54 paesi africani su 55 (solo l’Eritrea si è chiamata fuori) nella prospettiva di estenderlo agli investimenti, alle politiche della concorrenza e dei diritti di proprietà intellettuale.

Sarebbe irragionevole per l’Unione europea (che deve rinnovare il suo accordo con l’Unione africana, i Caraibi e il Pacifico entro il 30 novembre 2021) e per i suoi membri seguire nelle relazioni con il continente africano e più in generale a livello internazionale l’idea assurda di Galli della Loggia di “riformulare per gli anni a venire...un ruolo attivo e propulsivo a tutto campo dello Stato nazionale e della sua volontà politica”.

In questo senso il tema della sovranità di cui parla Galli della Loggia ed il suo intreccio con policies e politics riguarda certamente la capacità di un potere pubblico al servizio di un progetto collettivo ma tale potere appare efficace nelle aree a dimensione transnazionale solo a livello europeo e la collettività a cui tale potere deve rispondere democraticamente è quella delle cittadine e dei cittadini europei che, nel loro insieme, rappresentano il popolo europeo.

E’ finito nell’Unione europea il tempo del sovranismo nazionale e le minoranze che lo sostengono appaiono politicamente e ideologicamente sempre più deboli, simili al soldato giapponese Hiroo Onoda, perché è arrivato il tempo della sovranità condivisa all’interno di un’organizzazione europea dei poteri pubblici che si faccia carico delle nuove sfide emerse nel secondo decennio del ventunesimo secolo e tale cambiamento di prospettiva deve incidere nel mondo politico italiano e nelle sue relazioni con il mondo politico europeo mentre si riapre il cantiere dell’Unione europea con il dibattito sul futuro dell’Europa.

La nuova, inattesa sovranità” è quella europea che dovrà essere consolidata con un progetto, un metodo e un’agenda per renderla irreversibile perché l’eguaglianza e la reciprocità rischiano di essere costantemente violate in un sistema confederale dove prevalgono la ragione della forza e la cooperazione sleale e sono garantite in un sistema federale dove prevale la forza della ragione e del diritto.

 

[1]La nuova inattesa sovranità” Corriere della Sera, 15 aprile 2021

[2] È il titolo del libro scritto dal militare giapponese nel 1975

[3] Che, secondo Galli della Loggia, raggiunse invece il culmine del suo declino proprio con la fine della guerra fredda

coccodrillo

 

 

 

 

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La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa, nell’edizione nata all’inizio del 2020 dopo la prima edizione bi-settimanale nel 2018-2019, è stata immaginata per contribuire al dibattito sul futuro dell’Europa con un cantiere che avrebbe dovuto aprirsi il 9 maggio 2020 nella Conferenza immaginata da Emmanuel Macron il 4 marzo 2019.

Come sapete, la Conferenza sarà avviata con un anno di ritardo non solo per la pandemia ma per i contrasti fra i governi e il Parlamento europeo che hanno trovato un punto di incontro nella joint declaration del 10 marzo.

Il nostro impegno viene rafforzato secondo uno schema suddiviso in

- Editoriale che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità,
- Ultime da Bruxelles
- Rubrica “Pillole d’Europa
- Eventi principali, che speriamo siano di vostro interesse insieme a quelli che vorrete aggiungere e diffondere nostro tramite,
- Agenda istituzionale a cura del Movimento Europeo Internazionale
- Conferenza sul futuro dell'Europa
- Next Generation EU
- Europa dei diritti
- Campagna di informazione sull'Europa
- Europa in onda

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione sulla base dei vostri suggerimenti e delle vostre critiche nella speranza di poter contare, se lo vorrete, anche su un vostro contributo finanziario.
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CARE LETTRICI E CARI LETTORI

La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa, nell’edizione nata all’inizio del 2020 dopo la prima edizione bi-settimanale nel 2018-2019, è stata immaginata per contribuire al dibattito sul futuro dell’Europa con un cantiere che avrebbe dovuto aprirsi il 9 maggio 2020 nella Conferenza immaginata da Emmanuel Macron il 4 marzo 2019.

Come sapete, la Conferenza sarà avviata con un anno di ritardo non solo per la pandemia ma per i contrasti fra i governi e il Parlamento europeo che hanno trovato un punto di incontro nella joint declaration del 10 marzo.

Il nostro impegno viene rafforzato secondo uno schema suddiviso in

- Editoriale che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità,
- Ultime da Bruxelles
- Rubrica “Pillole d’Europa
- Eventi principali, che speriamo siano di vostro interesse insieme a quelli che vorrete aggiungere e diffondere nostro tramite,
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- Next Generation EU
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L'EDITORIALE

Ernesto Galli della Loggia e il soldato giapponese Hiroo Onoda

Come il soldato giapponese Hiroo Onoda, che attese trent’anni nella giungla sull’isola filippina di Lubang la fine della Seconda guerra mondiale, Ernesto Galli della Loggia [1] continua a combattere dalle colonne del Corriere della Sera la sua personale battaglia per il ritorno dello Stato nazionale e la crisi della globalizzazione.

Psicologicamente provato dalla “morte della patria”, egli scrive da anni a puntate il suo “Non mi arrendo[2]” ignorando – così come Hiroo Onoda aveva fatto nel suo rifugio filippino – le informazioni che gli arrivano dai suoi “nemici”.

I suoi nemici appartengono a un mondo sempre più interdipendente in cui la frantumazione dell’ordine internazionale - passato dal sistema bipolare dell’imperialismo sovietico e dell’egemonia statunitense alla solitaria egemonia statunitense [3] dopo la caduta del Muro di Berlino ed ora ad un sistema multipolare - e la crescita di fenomeni transnazionali (il cambiamento climatico, la crisi economica e finanziaria, la crescita delle diseguaglianze sociali, il terrorismo rivendicato o attribuito allo “stato islamico” insieme alla criminalità organizzata che ha varcato le frontiere, i nuovi e imponenti flussi migratori e infine la pandemia) non segnano per l’Europa la fine del modello di integrazione sovranazionale con il ritorno agli Stati nazionali.

La frantumazione dell’ordine internazionale e i fenomeni transnazionali segnano piuttosto la delegittimazione irreversibile dello stato-nazione perché l’arrivo, in parte imprevisto e in parte imprevedibile, di scenari avversi spinge ad esigere un’Unione europea più efficiente, più compatta e più solidale.

Gli stati europei ed i loro cittadini hanno bisogno dell’Unione europea per avviare il rilancio economico dopo la pandemia, dotata dell’autonomia strategica nel settore sanitario a cominciare dalla ricerca e da un’industria farmaceutica europee, garante della sua sicurezza interna, governo dei flussi migratori, spazio pubblico degli strumenti tecnologici indispensabili nella risposta alle enormi capacità competitive delle nuove potenze nella società dell’intelligenza artificiale, organizzazione collettiva degli interessi dei suoi stati nelle relazioni con i paesi vicini del Medio Oriente e con il continente africano dove l’isolazionismo statunitense iniziato già con la presidenza Obama è stato  sostituito dalla Cina, dalla Russia e dalla Turchia.

Lo stesso continente africano, del resto, ha deciso di contribuire alla globalizzazione e al commercio internazionale creando dal 1° gennaio 2021 la più grande area di libero scambio del mondo (African Continental Free Trade Area, AFCTA) con un accordo firmato da 54 paesi africani su 55 (solo l’Eritrea si è chiamata fuori) nella prospettiva di estenderlo agli investimenti, alle politiche della concorrenza e dei diritti di proprietà intellettuale.

Sarebbe irragionevole per l’Unione europea (che deve rinnovare il suo accordo con l’Unione africana, i Caraibi e il Pacifico entro il 30 novembre 2021) e per i suoi membri seguire nelle relazioni con il continente africano e più in generale a livello internazionale l’idea assurda di Galli della Loggia di “riformulare per gli anni a venire...un ruolo attivo e propulsivo a tutto campo dello Stato nazionale e della sua volontà politica”.

In questo senso il tema della sovranità di cui parla Galli della Loggia ed il suo intreccio con policies e politics riguarda certamente la capacità di un potere pubblico al servizio di un progetto collettivo ma tale potere appare efficace nelle aree a dimensione transnazionale solo a livello europeo e la collettività a cui tale potere deve rispondere democraticamente è quella delle cittadine e dei cittadini europei che, nel loro insieme, rappresentano il popolo europeo.

E’ finito nell’Unione europea il tempo del sovranismo nazionale e le minoranze che lo sostengono appaiono politicamente e ideologicamente sempre più deboli, simili al soldato giapponese Hiroo Onoda, perché è arrivato il tempo della sovranità condivisa all’interno di un’organizzazione europea dei poteri pubblici che si faccia carico delle nuove sfide emerse nel secondo decennio del ventunesimo secolo e tale cambiamento di prospettiva deve incidere nel mondo politico italiano e nelle sue relazioni con il mondo politico europeo mentre si riapre il cantiere dell’Unione europea con il dibattito sul futuro dell’Europa.

La nuova, inattesa sovranità” è quella europea che dovrà essere consolidata con un progetto, un metodo e un’agenda per renderla irreversibile perché l’eguaglianza e la reciprocità rischiano di essere costantemente violate in un sistema confederale dove prevalgono la ragione della forza e la cooperazione sleale e sono garantite in un sistema federale dove prevale la forza della ragione e del diritto.

[1]La nuova inattesa sovranità” Corriere della Sera, 15 aprile 2021

[2] È il titolo del libro scritto dal militare giapponese nel 1975

[3] Che, secondo Galli della Loggia, raggiunse invece il culmine del suo declino proprio con la fine della guerra fredda

coccodrillo

 

 


 ULTIME DA BRUXELLES

 Il completamento del mercato dei capitali per una crescita economica sostenibile

Lo scorso 16 aprile si è tenuta la riunione del consiglio Ecofin, che riunisce i ministri dell’economia e delle finanze dell’Unione.

I ministri hanno avuto uno scambio sulla situazione economica e finanziaria attuale e sulle prospettive future tenendo conto delle misure di contrasto alla pandemia ancora in corso e della campagna di vaccinazione, che per diverse cause ha subito e subisce rallentamenti, influenzando così riaperture e ripresa economica. 

Nel corso della riunione, la Commissione ha aggiornato i ministri sullo stato di attuazione di alcune delle principali iniziative messe in campo per contrastare gli effetti della pandemia, vale a dire sul processo di ratifica del Next generation EU;  sullo stato di implementazione del regime temporaneo per gli aiuti di stato; sulla predisposizione del Recovery Plan da parte di 17 Stati membri, piani che entro il 30 aprile verranno ufficialmente presentati per poter procedere dopo una loro positiva valutazione all’erogazione della prima quota dei finanziamenti.

La Commissione ha inoltre riferito sullo stato di implementazione del Nuovo piano di azione per il completamento del mercato unico dei capitali per le persone e le imprese.

Quest’ultimo diventa ora più che mai uno strumento strategico fondamentale per accelerare e supportare il rilancio dell’economia europea oltre che per il raggiungimento di obiettivi strategici previsti dal New green deal, dall’agenda 2030, o dagli accordi di Parigi di contrasto ai cambiamenti climatici e da altri accordi stabiliti sia a livello europeo che multilaterale. E’, infatti necessario poter contare nel lungo periodo su capitali aggiuntivi privati ad integrazione di quelli messi a disposizione a livello europeo e nazionale, soprattutto in settori o aree geografiche dove maggiormente servono, sulla base del fatto che mercati ampi ed integrati facilitano un’efficiente allocazione delle risorse e favoriscono anche una trasformazione della società.

La pandemia ha avuto un impatto decisamente negativo sul mercato europeo, aumentando disoccupazione, povertà, e divari tra regioni. Le imprese di tutto il mondo, ma in questo caso europee, hanno sofferto e per poter ripartire in un’ottica di innovazione e di sostenibilità ambientale hanno bisogno oggi più che mai di investimenti sicuri e accessibili e quindi risorse private aggiuntive, che possono anche essere ingenti, ma alle quali spesso per dimensioni o per situazione patrimoniale le aziende non possono facilmente adire. Nello stesso tempo gli investitori privati debbono potersi sentire maggiormente garantiti e tutelati.  Solo dal soddisfacimento di queste due esigenze si può sviluppare il mercato unico dei capitali e rilanciare l’economia europea. Non è un percorso semplice ed immediato. Le differenze tra Stati sono ancora molte e riguardano principalmente la vigilanza degli operatori finanziari, la tassazione, la disciplina in materia dell’insolvenza di imprese, vigilanza ecc  Si sta pertanto procedendo a piccoli passi,  rimuovendo quegli ostacoli che ancora sono presenti e che impediscono la messa in moto e la funzionalità di un mercato unico dei capitali europeo, dove la libera circolazione degli stessi possa creare ricchezza, crescita, inclusione e strumenti finanziari denominati in euro che promuovano il ruolo internazionale della moneta europea e quindi l’autonomia strategica dell’Unione.

Tre sono gli obiettivi del nuovo piano di azione del mercato unico dei capitali:

  • Sostenere una ripresa dell’Unione economica, verde, digitale, inclusiva, resiliente grazie ad un maggior accesso ai finanziamenti per le imprese;
  • Rendere l’Unione il posto più sicuro per investitori nel lungo termine;
  • Spingere i vari mercati nazionali verso la creazione di un unico mercato dei capitali europeo.

Per realizzarli, occorrerà innanzitutto garantire una informazione corretta agli investitori su opportunità di investimento sicure rendendo i dati delle varie aziende disponibili. A tal fine la Commissione europea, a seguito dei risultati di una recente consultazione, presenterà entro l’anno una proposta legislativa per l’istituzione di un punto di accesso unico europeo, che fornirà informazioni finanziarie e dati sulla sostenibilità delle aziende.

Occorrerà inoltre, semplificare le norme di quotazione per i mercati pubblici per promuovere l’accesso ai finanziamenti e di eliminare gli ostacoli normativi per investimento a lungo termine di imprese assicurative, prevedere l’obbligo per le Banche di indirizzare ad altre fonti di finanziamento le PMI alle quali non si può erogare credito, favorire l’espansione del mercato della cartolarizzazione, curare la formazione degli operatori finanziari, prevedendo per gli stessi anche una sorta di ‘etichetta per consulenti finanziari’. Molto importante sarà infine la vigilanza sulle varie operazioni finanziarie, per la quale è previsto un Codice unico e l’armonizzazione delle norme in materia, temi questi di cui si parlerà nel quarto trimestre di quest’anno.

Il Consiglio ha inoltre affrontato il tema dell’architettura finanziaria europea per lo sviluppo sostenibile (EFAD). Su questo punto sono intervenuti anche il Presidente della BERS e quello della BEI. L’architettura finanziaria europea gioca un ruolo fondamentale a livello globale per la lotta alla povertà, per il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per quelli della lotta ai cambiamenti climatici. A causa della pluralità di attori coinvolti e la numerosità degli strumenti finanziari, essa è particolarmente complessa. Nell’ottobre 2019, un gruppo di saggi – voluto dal Consiglio - ha pubblicato un rapporto, che forniva le prospettive di sfide ed opportunità per migliorare l’architettura finanziaria europea per lo sviluppo, avendo presente anche il ruolo svolto in quest’ambito dalla Banca europea per gli investimenti -  BEI e la Banca per la ristrutturazione e lo sviluppo- BERS. Il rapporto dava anche indicazioni sugli obiettivi da seguire e le azioni da attuare.  Nel dicembre del 2019, il consiglio ECOFIN ha adottato delle conclusioni su EFAD accettando le indicazioni degli esperti, ma sottolineando anche l’importanza di un’ulteriore riflessione per rendere l’architettura finanziaria più coerente, strategica, inclusiva ed efficace. Il COVID ha sicuramente peggiorato la situazione dei paesi più fragili.

Al Consiglio del 16 aprile, quindi, i ministri hanno ribadito l’urgenza di rinforzare l’architettura alla luce di aggiornamenti dei dati di cui si dispone, anche a seguito dell’impatto della Pandemia ed hanno altresì convenuto che è tempo di passare dalla riflessione all’azione a sostegno dei partner più deboli. Nel Consiglio di maggio si adotterà quindi una decisione in merito.

La presidenza e la Commissione infine hanno informato sugli esiti del secondo meeting presieduto dall’Italia lo scorso 7 aprile, al quale hanno partecipato i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali del G20, che si è concentrato sullo stato dell’economia globale, sugli sforzi per sostenere la ripresa sostenibile, supportare i paesi più fragili, temi finanziari e la tassazione internazionale.

Anna Maria Villa

  


PILLOLE D'EUROPA

Settanta anni fa fu firmato a Parigi il trattato che istituì la Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio nata da un’idea di Jean Monnet e proposta in primo luogo alla Germania e poi agli altri paesi europei nella Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 come prima tappa verso la Federazione europea.

Contrariamente ai trattati di Roma il cui obiettivo principale era la realizzazione di un mercato comune (che si è lentamente costruito nella prospettiva di un mercato unico ancora incompleto e che fu definito da Spinelli una « beffa ») e di una comunità dell’energia atomica mai realizzata, il trattato della Ceca era fondato su un modello realmente sovranazionale affidato ai poteri della Alta Autorità e prevedeva misure sociali per far fronte agli effetti del mercato sui lavoratori.

Vale la pena di ricordare che, a seguito della proposta francese di una Comunità europea di difesa e su suggerimento di Alcide De Gasperi (ispirato da Spinelli) fu affidato alla Assemblea della Ceca il mandato di redigere lo statuto di una Comunità politica.

Settanta anni dopo la firma del trattato della Ceca a Parigi la finalità della Federazione europea deve essere ancora raggiunta e il metodo più efficace e più democratico è quello del ruolo costituente del Parlamento europeo, erede della assemblea della prima Comunità.

 

 

 EVENTI E TESTI

VI SEGNALIAMO

  • 20 aprile 2021, ore 15:00-18:00, webinar “Dalla Carta dei diritti fondamentali alla riforma democratica e sociale dell’Unione Europea” (promosso da Fondazione Basso insieme a Fondazione Di Vagno, Fondazione Matteotti, Movimento Europeo).
  • 20 aprile 2021, ore 17:30, webinar “CONDIVIDERE IL FUTURO DELL’EUROPA UN PROGETTO, UN METODO E UN’AGENDA”. Incontro con il prof. Pier Virgilio Dastoli a cura del prof. Stefano Amadeo (promosso da Circolo della Cultura e delle Arti di Trieste). La partecipazione al webinar è libera, per iscrizioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (Piattaforma Zoom)


IN EVIDENZA

 

 


 

AGENDA EUROPEA

19-25 April 2021

Monday 19 April

Tuesday 20 April

Wednesday 21 April

Thursday 22 April

Friday 23 April

 

 


LA CONFERENZA SUL FUTURO DELL'EUROPA

Lunedì 19 aprile, si è svolta la conferenza stampa sul lancio della piattaforma multilingue digitale della Conferenza sul futuro dell’Europa, alla presenza dei tre copresidenti del comitato esecutivo della Conferenza: Guy Verhofstadt a nome del Parlamento europeo, Ana Paula Zacarias, Segretaria di Stato portoghese per gli Affari europei a nome della Presidenza del Consiglio dell'UE e Dubravka Šuica, Vicepresidente della Commissione per la democrazia e la demografia.

La piattaforma, disponibile in 24 lingue, consentirà ai cittadini di tutta l’Unione di condividere e scambiare idee e opinioni attraverso eventi online.

Tutti gli eventi relativi alla Conferenza che saranno registrati sulla piattaforma saranno visualizzati su una mappa interattiva, che consentirà ai cittadini di navigare e registrarsi per gli eventi online. Per predisporre e promuovere le loro iniziative, gli organizzatori potranno usare il kit di strumenti disponibile sulla piattaforma. Tutti i partecipanti e gli eventi dovranno rispettare la Carta della Conferenza sul futuro dell'Europa, che stabilisce le norme per un dibattito paneuropeo rispettoso.

VISITA IL SITO DELLA PIATTAFORMA

RIVEDI LA CONFERENZA STAMPA DEL 19 APRILE

 

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FLASH EP - AFCO - Transparency Register/Conference on the Future of Europe/Art. 50 (12-13 April 2021)

On 13 April 2021, the EP's Committee on Constitutional Affairs (AFCO) approved the Agreement between the European Parliament, the Council and the European Commission on a mandatory transparency register (2020/2272(ACI)), rapporteur Danuta Hübner (EPP, PL), paving the way for the final adoption of the Agreement.

MEPs also held debates on a series of issues linked to the Conference on the Future of Europe, including an exchange of views with CoFE Executive Board co-Chairs G. Verhofstadt (Renew, BE) and VP Šuica; several questions were raised, ranging from the involvement of citizens to the Conference's budget and the functioning of the Conference's digital platform. Finally, MEPs were presented a study on the legal and institutional assessment of the implementation of Art.50.

Transparency Register

In her report, Ms Hübner proposed a Parliament decision to approve the conclusion of the IIA on a mandatory transparency register and the Political statement of the three institutions (both annexed to the report). On 12 April, AFCO voted on the 60 amendments tabled by the political groups, as well as on the five compromises proposed by the rapporteur (not referring to the IIA, which was already agreed by the three institutions at political level). On 13 April, the report, as amended, was adopted with 26 votes and 2 abstentions (ECR). Thus AFCO paved the way for the adoption of the IIA, with possible plenary vote on 26 April.

The Conference on the Future of Europe and the role of the European Parliament

Commission Vice-President and CoFE Executive Board co-Chair Dubravka Šuica stressed the importance of the CoFE and of openness and collaboration among the institutions, recalling the content of previous Executive Board meetings. On the Conference's platform, she said it would be launched in the presence of the Board's co-Chairs, stressing that it would be a key part of the feedback mechanism - follow up would need to be a central part of the CoFE - and asking MEPs to promote it. The platform belonged to and was the joint responsibility of all the institutions. Stressing that disinformation would not be tolerated on the platform, she noted that the system allowed for citizens to signal abusive content. On other issues, she noted the commitment to keep inviting non-permanent observers to the Board meetings. She informed that the common secretariat was working on the broader rules of procedure of the Conference and that the institutions' communications services were working on the 9 May event and on a common communication strategy - noting for instance an upcoming joint op-ed by the three co-Chairs. She stressed that the CoFE was not meant to replace representative democracy, but invited to trust citizens, arguing that they should have an appropriate representation in the CoFE structures.

G. Verhofstadt, Executive Board co-Chair, called for regular reporting in AFCO on the Conference's activities, through a regular point on the issue on the agenda of the next AFCO meetings. He noted the importance of citizens' participation, stressing that the platform would act as a sort of social media of the CoFE, with the Charter's purpose being to keep the platform "clean" and avoid the problems of social media like Facebook. The platform would feed into citizens' panels (organised probably after the summer break, their organisation was being looked into), whose conclusions would be uploaded onto the platform and in turn feed plenary sessions. The idea was to have the first plenary in mid-June. On the plenary composition, he called for balance between national and European level representation, for a true representation of national parliaments (4 people from every MS at least) and a "big number" of Council members and citizens. He expressed hope to have the Conference rules of procedure ready by 9 May.

In the exchange of views that followed, different opinions emerged on the question of moderation of the platform, with some MEPs expressing concerns about possible censorship (Buxadé Villalba, ECR, ES) and others worrying about anti-Europeans exploiting the censorship narrative or the platform to push their message (Hübner, EPP, PL; Gozi, Renew, FR). Green MEPs D. Freund (DE) and N. Nienaß (DE) insisted on the need to ensure that the platform was focused and engaging, while G. Bischoff (S&D, DE) and P. Rangel (EPP, PT) called for addressing all citizens, not only digital natives, with requests as well concerning the involvement of citizens in candidate countries (Bilčík, EPP, SK). O. Karas (EPP, AT) criticised the lack of information available about the platform and about other aspects of the Conference, with P. Silva Pereira (S&D, PT) also cautioning against rushing things. The question of the budget available for the CoFE was also raised, either to ask for an adequate one (Freund) or to criticise the idea of investing money in the Conference (Buxadé Villalba) - VP Šuica noted that there would be no single budget line and that different institutions would contribute on different aspects of the Conference. Several speakers (Ruiz Devesa, S&D, ES; Durand, Renew, FR; Gozi) also insisted on the need to have an adequate representation of citizens in the Conference's bodies and on the need for feedback (Freund; Scholz, The Left, DE), while S. Simon (EPP, DE) said the Conference could not replace representative democracy.

Citizens' dialogues and Citizens' participation in the EU decision-making

Rapporteur H. Scholz (The Left, DE) stressed that in a complex governance structure as the one characterising the EU, legislators had to open new channels for citizens' engagement. Noting that this was a key task of the CoFE, he maintained that suggestions made as part of his report could be considered in the context of Conference, while also calling on the Commission to already come up with proposals to improve current instruments (e.g. ECI) and stressing the need to develop a permanent mechanism for consultations. He expressed his hope to have the report adopted before the summer break.

In the ensuing exchange, speakers largely supported the draft report, in particular supporting the idea of establishing a permanent mechanism for citizens' consultations (Hübner, EPP, PL; Durand, Renew, FR; Ruiz Devesa, S&D, ES) and the need to improve existing participatory instruments (Hübner, Alfonsi, Greens/EFA, FR), to strengthen in particular the engagement with youth, with Mr Durand calling for a stronger wording on the need to promote the right of initiative, including for citizens. Mr Negrescu (S&D, RO) stressed the need to distinguish between the CoFE and citizens' consultations, although Mr Ruiz Devesa argued that in the context of CoFE it was essential to involve civil society. Mr Nienaß (Greens/EFA, DE) stressed the importance of education in parallel with giving citizens the means to be heard.

The PETI committee is associated for this report. Next steps: amendments deadline on 3 May, AFCO vote on 22 June and plenary vote expected for July.

Working Document n° 1 on Democratization of the European Union: improving the accountability, transparency, capacity and responsiveness of the Union’s institutions

Rapporteur S. Simon (EPP, DE) considered that the subject of his working document should be the core of discussions as part of the CoFE, which should focus on how to change governance structures. He argued that the EU was suffering from fragmentation of discourse, lack of transparency in the Council and lack of publicity for the EP. Its democratic deficit stemmed in particular from the lack of a common public sphere and the diffusion of responsibility in the EU, making it difficult for voters to have an impact, with the consensus culture and intergovernmental arrangements resulting in citizens blaming the institutions as a whole. He considered that the Commission should be more accountable to voters and called for a shift towards bicameralism. He also called for the EP to reform its rules of procedure to improve the debating culture in Parliament.

In the ensuing exchange, a clear difference emerged between MEPs advocating a federal model (e.g. In't Veld, Renew, NL) and others pushing back on it (Rangel, EPP, PT), with the rapporteur considering that while the national model could not be transferred to the EU level, the intergovernmental model was still inadequate. G. Bischoff (S&D, DE) considered that while some progress had been made in democratisation, recent years had also seen steps in the wrong direction, with the EP weakened through a revival of the intergovernmental method and the Commission increasingly risking to become a sort of Council secretariat (echoed by In't Veld on this). N. Nienaß (Greens/EFA, DE) called for reducing the number of Commissioners, for transparency in the Council, for an EU finance minister and for further elaborating in the working document the idea of a parliamentary dimension for the Eurogroup, arguing against the idea of a separate parliament. Mr Nienaß and D. Boeselager (Greens/EFA, DE) welcomed the reference to the need to increase the debate culture in the EP. Ms In't Veld argued that reforms were needed beyond the CoFE context.

Study on "Interpretation and implementation of Article 50 TEU – Legal and institutional assessment"

Presenting the study, Ioannis Papageorgiou, Associate Professor of International and European Politics at the Aristotle University of Thessaloniki, considered that Art.50 had advantages and disadvantages and that while Brexit constituted a precedent in many respects, some aspects characterising the process were not clearly enshrined in the Article (e.g. specific sequencing, format of negotiations, divisions of responsibility among the institutions). He put forward some suggestions for improving the Article, with or without Treaty revision: reflecting again on the pertinence of Art.50 (e.g. removing it altogether or introducing clearer rules on how to leave); reducing the margin to revoke the withdrawal notification; considering the pertinence of a longer negotiation period; reflecting on the sequence of negotiations; introducing changes in the process to seek an extension of the withdrawal period (currently biased towards the EUCO); better clarifying the role of the CJEU in the process; providing better information regarding the withdrawal to the citizens of a MS in the process of leaving.

Rapporteur D. Hübner (EPP, PL) considered that further reflection was needed on the constitutional implications of the impact of a withdrawal on the citizens of the withdrawing MS. She also considered that the fact that withdrawal had taken place within the context of the EU law framework had provided an advantage, by preserving the integrity of the EU legal order. She agreed with Professor Papageorgiou in noting that political decisions had played a key role in the process, noting that EUCO had de facto become a primary law maker e.g. foreseeing the possibility of having membership changed while preserving constitutional integrity. She considered that Art. 50 should be an important area for reflection in the context of the CoFE.

Other speakers who took the floor diverged in their assessment of Art.50 e.g. D. Ruiz Devesa (S&D, ES) and N. Nienaß (Greens/EFA, DE) considered it counterproductive, while G. Beck (ID, DE) asked to expand it to include the possibility for a MS to leave only the Euro or for a MS to be expelled from the Euro area. Mr Ruiz Devesa considered that it was possible to look into strengthening the powers of the EP in the process, but suggested that Art.50 should not be the subject of excessive attention. Some speakers (Bilčík, EPP, SK; Delbos-Corfield, Greens/EFA, FR) agreed with the suggestion that citizens should be given better information on the implications of withdrawing.

 

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