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FEDERALISMO PRAGMATICO FEDERALISMO IDEALE:
RIFLESSIONI A PARTIRE DALLA DICHIARAZIONE SCHUMAN DEL 9 MAGGIO 1950

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel proporre al Parlamento europeo il 3 maggio la sua visione del futuro dell’Europa (This is Europe), ha messo l’accento sul federalismo pragmatico e sul federalismo ideale (ma non ideologico) che appartengono il primo all’obiettivo dell’integrazione graduale concepita da Jean Monnet secondo il metodo cosiddetto funzionalista e il secondo all’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa concepiti dai confinati antifascisti a Ventotene nel Manifesto scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi con il contributo intellettuale di Eugenio Colorni.

I due obiettivi furono al centro delle riflessioni nella resistenza europeista - che si svolsero essenzialmente in Italia, in Svizzera e in Francia ancor prima della fine della Seconda guerra mondiale – sui metodi d’azione che avrebbero dovuto essere adottati per garantire la pace e la democrazia sul continente sapendo che in ogni caso la costruzione di un sistema federale sarebbe dovuta passare dal superamento delle sovranità assolute e dalla fine della divisione dell’Europa in Stati-nazione.

Secondo il federalismo ideale la via da percorrere doveva passare da una mobilitazione popolare – che secondo Altiero Spinelli doveva avere caratteristiche rivoluzionarie e sfociare in un processo democratico costituente – mentre secondo il federalismo pragmatico bisognava avviare un’opera di convinzione dei governi attraverso delle realizzazioni concrete capaci di creare fra gli Stati una solidarietà di fatto.

Il passaggio dal federalismo ideale agli Stati Uniti d’Europa sarebbe stato possibile, dopo la sconfitta del  nazifascismo, se le forze politiche democratiche - tornate al potere negli Stati conquistati militarmente dalle armate del Terzo Reich o dove il potere era stato conquistato dal mostro del dispotismo – avessero deciso di non percorrere la via tradizionale della restaurazione delle identità nazionali e della indipendenza dei loro cittadini ma se si fossero unite sul continente ad Est e ad Ovest per creare una nuova forma di potere democratico transnazionale coerente con l’universalismo del popolarismo cristiano, dell’internazionalismo socialista e del cosmopolitismo liberale.

Questo passaggio sarebbe stato possibile se i “corpi intermedi” ed in particolare i rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori avessero partecipato attivamente al moto nato dalla resistenza al nazifascismo che aveva individuato nello scontro fra sovranità assolute e nella divisione dell’Europa in Stati-nazione le cause delle due guerre mondiali insieme al disfacimento del ruolo dell’Europa nel mondo.

Così non è stato, l’Europa è stata divisa dopo Jalta fra l’imperialismo sovietico e l’egemonia statunitense nel quadro della convivenza della rivalità sistemica delle due nuove grandi potenze e la sconfitta del federalismo ideale ha lasciato il campo al federalismo pragmatico che, secondo i suoi sostenitori, si sarebbe realizzato fondandosi sul consenso dei governi e su atti concreti ma graduali.

Nasce da questa concezione pragmatica la Dichiarazione letta il 9 maggio 1950 dal ministro degli esteri francese Robert Schuman ma scritta quasi integralmente da Jean Monnet e rivolta prioritariamente alla Repubblica Federale Tedesca di Konrad Adenauer affinché “il loro lavoro pacifico” profittasse “a tutti gli Europei dell’Est e dell’Ovest senza distinzioni e a tutti i territori, in particolare dell’Africa, che attendono dal Vecchio Continente il loro sviluppo e la loro prosperità” come ebbe a dire Robert Schuman nel presentare la Dichiarazione.

Secondo Jean Monnet quest’atto ardito avrebbe dovuto rappresentare “la prima tappa della Federazione europea…indispensabile alla preservazione della pace”.

In effetti la costruzione graduale dell’integrazione comunitaria – nata due anni dopo la Dichiarazione con il Trattato della CECA e sviluppatasi negli anni successivi con il Mercato Comune del 1957 del Trattato di Roma e con l’Unione europea del 1993 del Trattato di Maastricht – ha garantito la pace per tutti i paesi che vi hanno aderito anche se non è stata capace di evitare le guerre nei Balcani all’inizio degli anni ’90 ed ora l’aggressione della Russia all’Ucraina oltre che le guerre non lontane dall’Europa come in Siria e nello Yemen.

Grazie all’estensione dei mercati per oltre vent’anni il livello di vita degli Europei nell’area comunitaria si è elevato con una prosperità diffusa e sono state progressivamente realizzate delle politiche nei settori dell’economia reale necessarie per garantire il funzionamento di uno spazio comune senza frontiere.

All’interno di un sistema sui generis in cui il diritto comunitario non è né diritto internazionale né diritto federale, sono stati innestati nel tempo degli elementi di carattere federale come il ruolo preminente della Corte di Giustizia, l’elezione a suffragio universale e diretto del Parlamento europeo dal 1979 e l’estensione graduale dei suoi poteri legislativi e di bilancio, la moneta unica e la BCE, la Carta dei diritti fondamentali che prevale sui trattati e la creazione – seppure per ora temporanea – di debito pubblico europeo.

Ciononostante il sistema europeo è bel lungi dall’aver realizzato la Federazione europea di cui parla la Dichiarazione Schuman del 1950 ed anzi il Trattato di Lisbona, firmato nel 2007 ed entrato in vigore nel 2009, ha rafforzato la dimensione confederale del sistema europeo attraverso l’egemonia sistemica del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo e il terremoto provocato dalla guerra in Ucraina potrebbe rappresentare – se l’Unione europea non troverà la strada per una sua autonomia strategica – un Requiem per l’Europa come ha scritto Paolo Rumiz su La Repubblica.

Fallito il tentativo di realizzare la Federazione europea attraverso l’illusorio piano inclinato del federalismo pragmatico, le sfide del ventunesimo secolo mettono di nuovo al centro dell’azione europea il federalismo ideale (ma non ideologico) che richiede inevitabilmente un percorso costituzionale e la responsabilità (accountability) del Parlamento europeo.

A monte ci dovrà essere questa assunzione di responsabilità della Assemblea europea cogliendo l’innovazione della consapevolezza (empowerment) delle cittadine e dei cittadini europei che è emersa embrionalmente nella dimensione della democrazia partecipativa durante i lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa.

A valle e sulla base del lavoro costituzionale della Assemblea europea, dovranno essere chiariti i confini politici della Federazione a cui potranno aderire i paesi che ne accetteranno gli elementi essenziali del superamento della sovranità assoluta degli Stati-nazione, il primato del diritto dell’Unione e il ruolo preminente della Corte di Giustizia, la moneta unica e la difesa comune, un governo federale con poteri limitati ma reali responsabile davanti al Parlamento europeo.

L’accettazione di questi elementi essenziali potrebbe avvenire attraverso un referendum pan-europeo e gli Stati che non li accetteranno potrebbero entrare in una più ampia Confederazione e in un sistema di accordi di associazione con la Federazione in attesa di una loro futura adesione al sistema federale.

BRUXELLES, 9 maggio 2022

coccodrillo

 

 

 

 

 

 

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CARE LETTRICI E CARI LETTORI

La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione a partire dalla Conferenza sul futuro dell’Europa.

Come sapete, la Conferenza è stata avviata il 9 maggio 2021 a Strasburgo e conclusasi il 9 maggio 2022.

Ecco l’indice della nostra newsletter

- Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- Speciale guerra in Ucraina

- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza

- Agenda della settimana a cura del Movimento Europeo Internazionale

- L'ABC dell'Europa di Ventotene

- La Conferenza sul futuro dell'Europa

- Next Generation EU a cura di Euractiv

- Campagna di informazione sull'Europa

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 

 

 

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 L'EDITORIALE

FEDERALISMO PRAGMATICO FEDERALISMO IDEALE:
RIFLESSIONI A PARTIRE DALLA DICHIARAZIONE SCHUMAN DEL 9 MAGGIO 1950

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel proporre al Parlamento europeo il 3 maggio la sua visione del futuro dell’Europa (This is Europe), ha messo l’accento sul federalismo pragmatico e sul federalismo ideale (ma non ideologico) che appartengono il primo all’obiettivo dell’integrazione graduale concepita da Jean Monnet secondo il metodo cosiddetto funzionalista e il secondo all’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa concepiti dai confinati antifascisti a Ventotene nel Manifesto scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi con il contributo intellettuale di Eugenio Colorni.

I due obiettivi furono al centro delle riflessioni nella resistenza europeista - che si svolsero essenzialmente in Italia, in Svizzera e in Francia ancor prima della fine della Seconda guerra mondiale – sui metodi d’azione che avrebbero dovuto essere adottati per garantire la pace e la democrazia sul continente sapendo che in ogni caso la costruzione di un sistema federale sarebbe dovuta passare dal superamento delle sovranità assolute e dalla fine della divisione dell’Europa in Stati-nazione.

Secondo il federalismo ideale la via da percorrere doveva passare da una mobilitazione popolare – che secondo Altiero Spinelli doveva avere caratteristiche rivoluzionarie e sfociare in un processo democratico costituente – mentre secondo il federalismo pragmatico bisognava avviare un’opera di convinzione dei governi attraverso delle realizzazioni concrete capaci di creare fra gli Stati una solidarietà di fatto.

Il passaggio dal federalismo ideale agli Stati Uniti d’Europa sarebbe stato possibile, dopo la sconfitta del  nazifascismo, se le forze politiche democratiche - tornate al potere negli Stati conquistati militarmente dalle armate del Terzo Reich o dove il potere era stato conquistato dal mostro del dispotismo – avessero deciso di non percorrere la via tradizionale della restaurazione delle identità nazionali e della indipendenza dei loro cittadini ma se si fossero unite sul continente ad Est e ad Ovest per creare una nuova forma di potere democratico transnazionale coerente con l’universalismo del popolarismo cristiano, dell’internazionalismo socialista e del cosmopolitismo liberale.

Questo passaggio sarebbe stato possibile se i “corpi intermedi” ed in particolare i rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori avessero partecipato attivamente al moto nato dalla resistenza al nazifascismo che aveva individuato nello scontro fra sovranità assolute e nella divisione dell’Europa in Stati-nazione le cause delle due guerre mondiali insieme al disfacimento del ruolo dell’Europa nel mondo.

Così non è stato, l’Europa è stata divisa dopo Jalta fra l’imperialismo sovietico e l’egemonia statunitense nel quadro della convivenza della rivalità sistemica delle due nuove grandi potenze e la sconfitta del federalismo ideale ha lasciato il campo al federalismo pragmatico che, secondo i suoi sostenitori, si sarebbe realizzato fondandosi sul consenso dei governi e su atti concreti ma graduali.

Nasce da questa concezione pragmatica la Dichiarazione letta il 9 maggio 1950 dal ministro degli esteri francese Robert Schuman ma scritta quasi integralmente da Jean Monnet e rivolta prioritariamente alla Repubblica Federale Tedesca di Konrad Adenauer affinché “il loro lavoro pacifico” profittasse “a tutti gli Europei dell’Est e dell’Ovest senza distinzioni e a tutti i territori, in particolare dell’Africa, che attendono dal Vecchio Continente il loro sviluppo e la loro prosperità” come ebbe a dire Robert Schuman nel presentare la Dichiarazione.

Secondo Jean Monnet quest’atto ardito avrebbe dovuto rappresentare “la prima tappa della Federazione europea…indispensabile alla preservazione della pace”.

In effetti la costruzione graduale dell’integrazione comunitaria – nata due anni dopo la Dichiarazione con il Trattato della CECA e sviluppatasi negli anni successivi con il Mercato Comune del 1957 del Trattato di Roma e con l’Unione europea del 1993 del Trattato di Maastricht – ha garantito la pace per tutti i paesi che vi hanno aderito anche se non è stata capace di evitare le guerre nei Balcani all’inizio degli anni ’90 ed ora l’aggressione della Russia all’Ucraina oltre che le guerre non lontane dall’Europa come in Siria e nello Yemen.

Grazie all’estensione dei mercati per oltre vent’anni il livello di vita degli Europei nell’area comunitaria si è elevato con una prosperità diffusa e sono state progressivamente realizzate delle politiche nei settori dell’economia reale necessarie per garantire il funzionamento di uno spazio comune senza frontiere.

All’interno di un sistema sui generis in cui il diritto comunitario non è né diritto internazionale né diritto federale, sono stati innestati nel tempo degli elementi di carattere federale come il ruolo preminente della Corte di Giustizia, l’elezione a suffragio universale e diretto del Parlamento europeo dal 1979 e l’estensione graduale dei suoi poteri legislativi e di bilancio, la moneta unica e la BCE, la Carta dei diritti fondamentali che prevale sui trattati e la creazione – seppure per ora temporanea – di debito pubblico europeo.

Ciononostante il sistema europeo è bel lungi dall’aver realizzato la Federazione europea di cui parla la Dichiarazione Schuman del 1950 ed anzi il Trattato di Lisbona, firmato nel 2007 ed entrato in vigore nel 2009, ha rafforzato la dimensione confederale del sistema europeo attraverso l’egemonia sistemica del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo e il terremoto provocato dalla guerra in Ucraina potrebbe rappresentare – se l’Unione europea non troverà la strada per una sua autonomia strategica – un Requiem per l’Europa come ha scritto Paolo Rumiz su La Repubblica.

Fallito il tentativo di realizzare la Federazione europea attraverso l’illusorio piano inclinato del federalismo pragmatico, le sfide del ventunesimo secolo mettono di nuovo al centro dell’azione europea il federalismo ideale (ma non ideologico) che richiede inevitabilmente un percorso costituzionale e la responsabilità (accountability) del Parlamento europeo.

A monte ci dovrà essere questa assunzione di responsabilità della Assemblea europea cogliendo l’innovazione della consapevolezza (empowerment) delle cittadine e dei cittadini europei che è emersa embrionalmente nella dimensione della democrazia partecipativa durante i lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa.

A valle e sulla base del lavoro costituzionale della Assemblea europea, dovranno essere chiariti i confini politici della Federazione a cui potranno aderire i paesi che ne accetteranno gli elementi essenziali del superamento della sovranità assoluta degli Stati-nazione, il primato del diritto dell’Unione e il ruolo preminente della Corte di Giustizia, la moneta unica e la difesa comune, un governo federale con poteri limitati ma reali responsabile davanti al Parlamento europeo.

L’accettazione di questi elementi essenziali potrebbe avvenire attraverso un referendum pan-europeo e gli Stati che non li accetteranno potrebbero entrare in una più ampia Confederazione e in un sistema di accordi di associazione con la Federazione in attesa di una loro futura adesione al sistema federale.

BRUXELLES, 9 maggio 2022

coccodrillo

 

 

 

 


SPECIALE GUERRA IN UCRAINA

 

 


IN EVIDENZA

VI SEGNALIAMO

  • 9-21-22 maggio 2022, Salone del libro di Torino 2022 “CANTIERI D’EUROPA”. Promosso dall’“Associazione Culturale Diàlexis”, una presenza costante al Salone del Libro di Torino, con proprie proposte di libri sull’ Europa e di temi ad essi connessi. Il primo dei tre libri è dedicato a “Intelligenza Artificiale e Agenda Digitale”; la seconda opera “Ucraina, no a un’inutile strage”; la terza  “Progetti europei nella Resistenza”. Tutte le manifestazioni si svolgeranno in parte in presenza, in parte a distanza, mediante collegamenti zoom con coloro che si segnaleranno all’indirizzo di posta elettronica Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. MAGGIORI INFORMAZIONI E PROGRAMMA.
  • 9 maggio 2022, Roma. “Giovani Europei – Il ruolo dei giovani nel futuro dell’Unione Europea”,  evento, organizzato in occasione della Festa dell’Europa dal CDE “Altiero Spinelli della Sapienza Università di Roma in collaborazione con il centro Europe Direct Città Metropolitana di Roma per approfondire il tema Anno Europeo dei Giovani e Conferenza sul futuro dell'Europa. PROGRAMMA.
  • 9 maggio 2022, Cosenza. Il Consiglio comunale, presieduto da Giuseppe Mazzuca, dedicherà, lunedì 9 maggio, in occasione della festa dell'Europa, l'intera seduta alla discussione e all'approfondimento del tema, di stringente attualità, “Europa: ora più che mai”. La seduta sarà aperta al dibattito e ai contributi delle autorità civili, religiose e militari, nonché della cittadinanza. Sull’argomento all’ordine del giorno, previsti gli interventi del Sindaco di Cosenza Franz Caruso, del Presidente della commissione cultura Mimmo Frammartino e dei capigruppo e consiglieri comunali. Interverranno, inoltre, Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo, Franco Mollo, Coordinatore del Regionale Calabria del Movimento Europeo e Isaia Tsaousidou, Presidente dell’Associazione Giornalisti Europei. RIVEDI LA SEDUTA.
  • 9-14 maggio 2022, settima edizione della Settimana delle Culture Digitali “Antonio Ruberti” la cui giornata di apertura coincide quest’anno con la Festa dell’Europa del 9 maggio 2022. Come per le precedenti edizioni, anche questa settima edizione rappresenta l’occasione per approfondire e affrontare temi rilevanti connessi alle attività di #DiCultHer, quali la partecipazione delle studentesse e degli studenti alle sfide di #HackCultura,  l’Hackathon delle studentesse e degli studenti per la “titolarità culturale”, la “Rassegna dei prodotti digitali realizzati dalle studentesse e dagli studenti” realizzati nell’ambito della partecipazione ad #HackCultura e la serie di webinar sulla Convenzione di Faro e la sua contestualizzazione nell’era digitale.  E’ possibile RIVEDERE la registrazione del Webinar QUI.
  • 10 maggio 2022, ore 10:00-13:00/15:30-17:30. Decima riunione della "Piattaforma italiana per la Conferenza sul futuro dell’Europa" - creata nel settembre del 2019 e a cui aderiscono oggi circa 150 organizzazioni politiche, economiche, culturali e della società civile - convocata per il giorno successivo alla chiusura della Conferenza stessa avvenuta a Strasburgo il 9 maggio. L'incontro del 10 maggio 2022, intende fare un primo bilancio insieme ai membri della Conferenza, sia delle Istituzioni che della società civile e dei cittadini. Sarà, in particolare, l’occasione per riflettere sui seguenti tre punti: 1) La risoluzione che il Parlamento europeo dovrebbe approvare e che potrebbe aprire la strada alla elaborazione di un rapporto sulla base dell’art. 48 del Trattato sull’Unione europea con richiesta al Consiglio europeo di convocare una Convenzione per la revisione del Trattato di Lisbona. 2) Il contenuto delle raccomandazioni frutto dei vari lavori della Conferenza. 3) Il seguito da dare alla Conferenza anche in vista delle elezioni europee del maggio 2024. L'invito, oltre che alle associazioni già facenti parte della Piattaforma, è aperto anche a chiunque possa essere interessato ai lavori della Piattaforma. La riunione si svolgerà a distanza sulla piattaforma zoom. Per informazioni e programma.
  • 11 maggio 2022, Roma. Incontro “30 anni dal Trattato di Maastricht. La dimensione sociale nel passato e nel futuro dell’Unione europea” promosso da Luci sul lavoro e Associazione Jean Monnet per celebrare i 30 anni dalla firma del Trattato di Maastricht e del Protocollo sulla politica sociale. L’incontro si svolgerà presso la sede del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e via zoom. PROGRAMMA. REGISTRAZIONE.
  • 11 maggio 2022, ore 19:00, Padova. Il Movimento Federalista europeo Sezione di Padova e l'Associazione Mazziniana Italiana sezione di Padova, organizzano, in collaborazione con il Moviomento europeo Italia, l'evento "L'Unione europea tra allargamento ed approfondimento". L'incontro si terrà in presenza presso la Sala Grande del Centro Universitario Padova e online su Zoom. LOCANDINA E LINK PER IL COLLEGAMENTO.
  • 13 maggio 2022, Siderno, ore 10:00. “Re-start Europa: Siderno insieme con i giovani per il futuro”, un evento pensato per i giovani delle scuole secondarie superiori della città, nell’ambito della settimana dedicata alle manifestazioni per la Festa dell’Europa. Presso l’aula magna dell’ITC G. Marconi di Siderno, proposto dal Comune di Siderno con l’Europe Direct Calabria Europa, in collaborazione con il Comitato delle Regioni. MAGGIORI INFORMAZIONI. PROGRAMMA.
  • 14 maggio 2022, Milano. Direzione nazionale Movimento Federalista Europeo.

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 


   AGENDA EUROPEA

9-15 May 2022

Monday 9 May

Tuesday 10 May

Wednesday 11 May

Thursday 12 May

Friday 13 May

 

 


L'ABC DELL'EUROPA DI VENTOTENE
PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO

Antifascismo - L'ABC dell'Europa di Ventotene

Continua la pubblicazione a puntate del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene 2022, licenza Creative Commons).

Antifascismo di Giulio Saputo

Per antifascismo si intende il movimento, animato da singole personalità e da gruppi di diverso orientamento politico (liberali, democratici, socialisti, comunisti, anarchici), che si è opposto al fascismo dalla sua ascesa, dopo la Prima guerra mondiale, fino alla sua sconfitta al termine della Seconda.

Il termine “antifascismo” è stato poi utilizzato successivamente sino ai nostri giorni per definire l’opposizione ai movimenti o ai partiti che si rifanno ai regimi dittatoriali e totalitari di estrema destra. Si utilizza spesso “antifascismo” anche per indicare la resistenza nei confronti di tutti coloro che si sono ispirati al regime fascista, come il nazismo tedesco, il franchismo spagnolo, il regime di Pinochet in Cile e numerosi altri.

Continua su: https://www.peacelink.it/europace/a/49035.html

 

 


LA CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA

 

 


NEXT GENERATION EU

 

 


CAMPAGNA DI INFORMAZIONE SULL’EUROPA

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Cambiamo rotta all’Europa?

Nel 2017 sono stati ricordati i trattati firmati a Roma il 25 marzo 1957 il cui principale valore aggiunto, se vogliamo leggerli alla luce del dramma a cui stiamo assistendo da oltre due mesi, era legato all’idea che l’integrazione comunitaria avrebbe dovuto essere la risposta al problema della pace (“risoluti a rafforzare le difese della pace e della libertà e facendo appello agli altri popoli d’Europa animati dallo stesso ideale, perché si associno al loro sforzo”) in continuità con il Trattato della CECA del 1952 (“considerando che la pace mondiale può essere salvaguardata solo con sforzi creativi all’altezza dei pericoli che la minacciano” e “convinti che il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civilizzazione è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche”) e che questo contributo sarebbe stato la conseguenza della rinuncia ad apparenti sovranità assolute e all’antica idea dell’Europa delle nazioni sapendo che l’adesione al processo di integrazione comunitaria rafforza i paesi che entrano e non il contrario.

In occasione dei sessanta anni dai trattati di Roma, il Movimento europeo promosse prima in Italia e poi in Europa la creazione di una rete della società civile sulla base di un appello che sosteneva l’idea che – dieci anni dopo la firma del Trattato di Lisbona a cui seguì cronologicamente la più grave crisi finanziaria da quella del 1929, il terrorismo internazionale di ispirazione internazionale ma di natura endogena, l’esito del referendum sulla Brexit, l’aumento dei flussi migratori causati dalle guerre mai risolte in Medio Oriente e nell’Africa sub-sahariana insieme ai disastri ambientali e all’espropriazione delle terre, gli effetti del cambiamento climatico e i prodromi del trumpismo internazionale – fosse necessario far “cambiare rotta all’Europa”.

Sostenevamo allora che per vincere contro il populismo dei sovranisti con un consenso in crescita in quasi tutti i paesi europei fosse necessario e urgente ridiscutere dell’assetto di policies e politcs sul continente anche in vista delle elezioni europee che si sarebbero svolte nel maggio 2019.

Inascoltato il presidente Mattarella sostenne che si dovesse andare al di là del Trattato di Lisbona aprendo una fase costituente ma non riuscì ad ispirare nemmeno il Parlamento europeo che, considerando un atto velleitario il progetto di proporre formalmente una riforma dell’Unione adottò delle risoluzioni “di iniziativa” quasi tutte concentrate su quel che si sarebbe potuto fare a trattati costanti ed una risoluzione in cui si esprimeva l’auspicio (ma non la richiesta formale) che fosse avviata – se le circostanze lo avessero consentito – la riforma….a data da destinarsi.

Naturalmente e fino all’arrivo della pandemia non si fece nulla a trattati costanti per far fronte alle sfide che avevano scosso l’Unione nei dieci anni successivi alla firma del Trattato di Lisbona e nessuno degli embrionali partiti europei mise al centro dei propri programmi elettorali la rivendicazione del ruolo costituente del futuro Parlamento europeo rivendicando solo di fronte al Consiglio europeo il metodo degli Spitzenkanditaten (una “falsa buona idea” aveva scritto Le Monde) che il Consiglio europeo rifiutò sdegnosamente scegliendo la presidente della Commissione non nella rosa dei candidati alla leadership ma accettando la proposta di Emmanuel Macron e Angela Merkel di portare davanti al Parlamento europeo perché costituisse una sua maggioranza parlamentare Ursula von der Leyen.

Prima delle elezioni europee del 2019 Emmanuel Macron decise tuttavia di far uscire dal torpore il dibattito sul futuro dell’assetto continentale – sostituendosi ai partiti europei che avrebbero dovuto contribuire alla formazione della coscienza politica europea le cittadine e i cittadini europei (art. 10 del Trattato sull’Unione europea) – lanciando l’idea di una “Conferenza sul futuro dell’Europa”.

 Si badi bene: non sul futuro dell’Unione ma sull’assetto del continente di cui il tema della sovranità europea avrebbe dovuto essere posto al centro del dibattito; non una conferenza o incontro intergovernativo e nemmeno una Convenzione sulla base dell’articolo 48 del Trattato sull’Unione europea ma una formula non meglio precisata ma innovativa delle convenzioni di cittadine e cittadini che si erano svolte con modalità e risultati diversi in Islanda, in Irlanda, in Belgio, nei Paesi Bassi, in Francia (sull’ambiente) e più lontano da noi in Canada. Uno spazio pubblico – come avrebbe detto Jurgen Habermas – all’interno del quale si confrontassero le dimensioni della democrazia rappresentativa e partecipativa.

Sappiamo come è andata: alle elezioni europee del 2019 il populismo dei sovranisti ne è uscito sostanzialmente con le ossa rotte perché i loro rappresentanti non hanno superato una soglia minima per condizionare i processi di decisione nel Parlamento europeo e perché come era naturale la divergenza delle loro posizioni nazionali o nazionaliste ha impedito loro e continua ad impedire loro di formare un unico gruppo parlamentare; l’idea di Macron è stata inserita inizialmente nel trita-carne degli accordi interistituzionali e l’arrivo della pandemia ha aiutato l’operazione di filibustering dei governi nazionali dilatando nel tempo l’inizio della Conferenza e mettendo crescenti ostacoli nel suo ingranaggio innovativo.

Nonostante tutte queste avverse condizioni gli ottocento cittadini scelti per sorteggio, dopo una lunga fase iniziale di sbandamento, hanno scelto la via di “far cambiare rotta all’Unione europea” sia come policies che come politics ed il Parlamento europea ha trovato nelle cittadine e nei cittadini una sponda per rivendicare l’obiettivo della riforma europea.

Il tentativo dei governi di impedire l’avvio dei working groups, che sarebbero stati inevitabilmente uno spazio trasparente destinato a concludersi con decisioni a maggioranza, è fallito e i working groups hanno selezionato una cinquantina di raccomandazioni che non sarebbero mai state partorite né dai governi né da una riunione dei parlamenti nazionali né da molte autoreferenziali reti europee della società civile (Brussels bubble).

Si tratta ora di riflettere sul metodo e sull’agenda per far realmente “cambiare rotta all’Europa”.

Alla vigilia delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa in cui le istituzioni non hanno discusso e non hanno fatto proposte visionarie (nel senso francese di « vision ») sul futuro dell’Europa, gli europeisti si stanno ora infilando nell’imbuto di una parziale revisione dei trattati «rivendicando» la convocazione di quel meccanismo infernale della convenzione ex art. 48 del Trattato sull’Unione europea inventata quasi venti anni fa e ignorando il fatto che dal «coccodrillo» disegnato dai cittadini nella Conferenza sarà partorita una modestissima lucertola e che il cammino intergovernativo a cui ci costrinsero Angela Merkel e Tony Blair nel 2007 con la dimensione confederale del Trattato di Lisbona non farà cambiare rotta all’Unione europea e non determinerà il futuro dell’Europa. Noi continueremo a lavorare affinché la visione espressa dalle cittadine e dai cittadini sul futuro dell’Europa - oltre a contestare l’irragionevolezza dell’Europa delle nazioni - sia accolta dalle istituzioni aprendo la strada ad una fase costituente in vista delle elezioni europee del 2024 per sostituire integralmente il Trattato di Lisbona, se sarà inevitabile, fra i popoli e gli Stati che lo vorranno.

 

 

 

 

 

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Introduzione - L'ABC dell'Europa di Ventotene

Continua la pubblicazione a puntate del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene 2022, licenza Creative Commons).

Introduzione di Nicola Vallinoto

Questa pubblicazione nasce dalla volontà di far conoscere l’Europa pensata a Ventotene durante la Seconda guerra mondiale alle giovani generazioni come quella di mia figlia che frequenta la scuola media. I ragazzi e le ragazze che affollano d’estate la libreria Ultima Spiaggia di Ventotene sono i primi destinatari a cui si rivolge questo piccolo dizionario illustrato. Le nuove generazioni sono chiamate, infatti, a raccogliere il testimone lasciato dagli autori del Manifesto di Ventotene ottant’anni fa. Per farlo in modo consapevole avranno bisogno di studiare il passato, indignarsi per le ingiustizie del presente e impegnarsi per cambiare il futuro. [...]

Continua su: https://www.peacelink.it/europace/a/49125.html

 

 

 

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