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12 gennaio, ore 10:00-18:00, Firenze. La Fondazione Circolo Fratelli Rosselli organizza il Convegno “Europa 2024”. L’iniziativa sarà un’occasione per approfondire lo stato dell’Europa e le sue sfide per il 2024. L’evento si terrà presso la sede della Fondazione a Firenze. Sono previsti numerosi interventi ad arricchire il PROGRAMMA del Convegno che toccheranno la vicenda europea dal punto di vista economico, sociale, giuridico, politico, ambientale.
Calendario delle attività della Camera dei deputati in materia di Unione europea (Settimana 8-14 gennaio 2024). Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Bollettino quindicinale sulle attività dell'Unione europea (N. 26 / 11 dicembre 2023 – 7 gennaio 2024). Ufficio Rapporti con l'Unione europea della Camera dei deputati
La decisione di Charles Michel di candidarsi come capolista alle elezioni europee per il suo partito liberale in Belgio anticipa le decisioni che dovranno essere prese dal Consiglio europeo sul “governo” dell’Unione europea dal 2024 al 2029.
Poiché è politicamente evidente che una maggioranza dei capi di Stato e di governo è ostile alla possibilità che Viktor Orban presieda il Consiglio europeo fino al 30 novembre 2024 sapendo che nel Parlamento europeo è emersa addirittura l’ipotesi di lanciare una iniziativa per opporsi alla presidenza di turno ungherese dal 1° luglio 2024, il Consiglio europeo dovrà decidere rapidamente approfittando del fatto che sono previste nel primo semestre 2024 ben quattro vertici europei.
In questa situazione che richiede immaginazione e stabilità insieme ad una alleanza fra gli europeisti nel Consiglio europeo e nel Parlamento europeo potrebbe farsi strada l’ipotesi di unificare le due presidenze della Commissione europea e del Consiglio europeo che sarebbe consentita dal Trattato di Lisbona sulla base di una formula che fu suggerita da Giuliano Amato come vicepresidente della Convenzione sull’avvenire dell’Europa.
Se quest’ipotesi si facesse strada si rafforzerebbe l’alleanza fra gli europeisti a livello delle istituzioni europee, si risolverebbe il problema dell’inefficace diarchia fra i due presidenti nelle relazioni internazionali e si introdurrebbe un controllo politico del Parlamento europeo sul Consiglio europeo.
I partiti europeisti dovrebbero riflettere attentamente su questa ipotesi che attribuirebbe più potere al Parlamento europeo chiudendo la strada a eventuali alleanze con i conservatori e i sovranisti.
Come ha detto Emmanuel Macron nell’omaggio a Jacques Delors, il suo cammino europeo non si è interrotto il 27 dicembre ma deve proseguire nell’opera e nelle idee di chi si ispira all’azione condotta ininterrottamente per cinquanta anni dal “cittadino d’Europa” in tutti i luoghi in cui egli ha agito.
Ai ricordi pubblicati dopo la sua scomparsa, il Movimento europeo vuole aggiungere due considerazioni sulla attualità del suo pensiero concentrandole su due aspetti.
Il primo aspetto riguarda la dimensione sociale e cioè della sua visione della economia sociale di mercato che deriva dalla sua esperienza nei sindacati francesi e in particolare nelle CFDT.
Questo aspetto si è tradotto nel dialogo sociale avviato con la creazione del “comitato permanente per l’occupazione” nel 1979 ma soprattutto con il processo di Val Duchesse come quadro permanente di concertazione tra il movimento sindacale e le organizzazioni degli imprenditori, con l’adozione concertata all’interno del CESE di una carta dei diritti sociali adottata dal Consiglio europeo di Strasburgo il 9 dicembre 1989 un mese dopo la caduta del Muro di Berlino, con il protocollo sociale incluso nel Trattato di Maastricht del 1993, con il capitolo sull’occupazione nel Trattato di Amsterdam del 1999 che si ritrova parzialmente modificato nel Trattato di Lisbona.
Dal 1985 in poi e cioè dall’intuizione di Jacques Delors del carattere essenziale per la costruzione europea del dialogo sociale – un’intuizione che ebbe negli anni settanta Jean Monnet, predecessore ideale di Jacques Delors, quando associò i sindacati nel suo Comitato per gli Stati uniti d’Europa – alcuni limitati passi in avanti sono stati fatti anche nel Trattato di Lisbona con l’obiettivo della piena occupazione, con il riconoscimento del ruolo dei partner sociali e con l’inserimento della clausola sociale orizzontale.
Tali passi in avanti non erano scontati se si tiene conto del fatto che all’inizio della Convenzione sull’avvenire dell’Europa nel 2002, fu ostacolata l’idea di istituire un gruppo di lavoro sulle questioni sociali accettata poi obtorto collo dai governi e che, ancor prima, le organizzazioni sindacali e le reti della società civile dovettero usare tutta la determinazione contrattuale per esigere dalla prima Convenzione incaricata nel 2000 di redigere una Carta dei diritti fondamentali di rafforzare gli articoli sulla solidarietà e l’uguaglianza il cui contenuto era stato evaporato ancora una volta per l’opposizione dei governi che ottennero tuttavia che fosse garantito il rispetto delle leggi e delle pratiche nazionali o che fosse inserita la clausola “secondo le leggi nazionali che ne reggono l’esercizio”.
Vale la pena di ricordare che l’idea iniziale di proporre ai Capi di Stato e di governo la nomina di Jacques Delors alla presidenza della Convenzione sull’avvenire dell’Europa incaricata di redigere il Trattato costituzionale fu scartata dal presidente francese Jacques Chirac che aveva promesso a Valéry Giscard d’Estaing di offrirgli quest’incarico in cambio della sua non-candidatura alle successive elezioni presidenziali francesi.
Dal processo di Val Duchesse in poi le Comunità europee prima e l’Unione europea dopo Maastricht hanno progressivamente tradito lo spirito visionario (nel senso positivo francese della parola vision) di Jacques Delors sia perché è andato crescendo nelle istituzioni e sulle istituzioni il peso degli imprenditori e in particolare dei grandi imprenditori a scapito delle organizzazioni dei lavoratori e delle Piccole e Medie Imprese sia per i contrasti fra i governi che si sono salvaguardati il diritto di decidere all’unanimità il potere di tradurre gli accordi fra le parti sociali in atti dell’Unione.
Si è dovuto attendere il Pilastro Sociale di Göteborg del 2017 – peraltro non vincolante – per riaprire la questione sociale e poi il Piano Sociale adottato a Porto nel 2021 per mettere in agenda un pacchetto di misure sociali che sono solo in parte divenute realtà e che saranno ereditate dalla prossima legislatura europea con l’idea di un nuovo Protocollo sociale che il Parlamento europeo vorrebbe introdurre nella revisione del Trattato di Lisbona.
Vedremo se, come ha detto Emmanuel Macron, il cammino indicato da Jacques Delors nel 1985 riprenderà di nuovo a Val Duchesse nella prossima primavera o se le buone intenzioni resteranno tali e se occorrerà battersi per riprenderlo dopo le elezioni europee nel quadro di un processo costituente.
Quest’obiettivo solleva il secondo aspetto delle idee di Jacques Delors che il “cittadino d’Europa” ha sviluppato nel tempo e per oltre trent’anni prima da intellettuale socialista, poi a titolo personale nei dieci anni della presidenza della Commissione europea e poi durante la guida dell’Istituto da lui fondato.
Già nel maggio 1980, in un colloquio a Roma di Mondo Operaio come presidente della Commissione economica del Parlamento europeo, sviluppò la sua idea di un’Europa a geometria variabile per tenere legato il Regno Unito al continente europeo ma per consentire alle Comunità europee di avanzare sulla via di una “unione sempre più stretta” senza il peso confederale dei britannici.
Dopo la caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989 e nella prospettiva dell’apertura delle porte della casa comunitaria alle nuove democrazie dell’Europa centrale, Jacques Delors sviluppò – anche attraverso interventi al Parlamento europeo - in modo complementare all’idea di François Mitterrand di un’Europa a due cerchi, il primo Confederale e il secondo sulla base di un modello federale à la sauce française – la sua visione di una Comunità che non era pronta ad allargarsi e che doveva riformarsi in una dimensione politica necessaria per far fronte al rischio poi tradotto in realtà fra una politica monetaria centralizzata e quindici e ancor più dopo l’allargamento politiche economiche e fiscali nazionali.
Su questa base e facendo riferimento alla costituenda area dell’euro ha successivamente sviluppato l’idea di una “Federazione di Stati-nazione” (che qualcuno ha definito “un ossimoro”) come un cerchio ristretto all’interno della più ampia Unione europea.
Quando si aprirà di nuovo il cantiere delle riforme europee – che noi riteniamo legate all’apertura di un processo costituente – il cammino iniziato da Jacques Delors potrà essere un importante luogo di riflessione.
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