Via Angelo Brunetti, 60   06.36001705  06.87755731  segreteriacime@tin.it  segreteria@movimentoeuropeo.it

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva

 

STATI UNITI D’EUROPA / L’UNIONE EUROPEA DA’ I NUMERI?

SI’, PROVIAMO A ELENCARLI

«Dimmi, senza un programma, dimmi, come ci si sente?». La domanda (presa dalla canzone di De Andrè «Verranno a chiederti del nostro amore») andrebbe certamente elusa, in quanto incongrua, dalla «Lista di scopo» per gli Stati Uniti d’Europa presentata in Italia in vista della decima elezione del Parlamento europeo a suffragio universale diretto. Occorre ovviamente non solo un programma ma un programma ben articolato. Infatti già lo «scopo» ambiziosissimo cui la lista mira (gli Stati Uniti d’Europa) è oggetto in sé di critica da parte di chi, come l’economista Michele Boldrin, lo giudica «fuorviante» e «radicalmente sbagliato». Per non parlare di chi (Matteo Salvini) rilancia stentoreo e apodittico lo slogan «più Italia meno Europa» …  magari pensando (oppure no?) al milione e più di giovani italiani fra i 20 e i 34 anni che in un decennio ha deciso di andare «a cercar fortuna» (così Goffredo Buccini sul Corriere della Sera) in un altro Paese del Continente!

Proviamo a precisare i contenuti concreti di uno scopo così rivoluzionario, costituente, riecheggiante antiche utopie: «Bisogna volere l’impossibile perché l’impossibile accada» (Eraclito).

Diamo i numeri? La trasformazione dell’attuale Unione europea non può che passare da modifiche ai trattati internazionali che la regolano? Modifiche faticose, complicate, realizzabili tramite procedure lunghe, perigliose, comportanti prima o poi il consenso unanime di tutti gli attuali Stati membri per entrare in vigore. E intanto «I tempi si sono fatti stretti» (San Paolo, prima lettera ai Corinti, 7.29), fra la Russia che invade l’Ucraina e pian piano a suon di morti avanza; palestinesi e israeliani che si combattono senza quartiere e dimenticando il diritto internazionale; iraniani alle prese con la ricerca dell’arma nucleare; Cina all’inseguimento pressante degli USA per il predominio mondiale (col Segretario di Stato USA - Anthony Blinken - che avvisa il Presidente Xi: «Basta aiutare Putin oppure agiremo!»); e così via.

Diamo i numeri nell’immaginare quegli Stati Uniti d’Europa che non siano una visione del tipo criticato dall’ex cancelliere tedesco federale Helmut Schmidt, secondo il quale «Chi ha grandi visioni dovrebbe andare dal medico» per farsi curare? Diamo i numeri nella convinzione che nemmeno siano un sogno, bensì una costruzione politica capace di non sprecare l’uovo oggi e così non perder pure la gallina (e le sue uova) domani, come sottolinea Angelo Panebianco ancora sul Corriere della Sera?

Proviamoci allora, coi numeri! Numeri che indichino puntuali articoli dei trattati disciplinanti l’attuale Unione europea e capaci di fondare una precisa politica dell’Unione che sia significativa nel senso del progresso verso un’unità federale, o almeno maggiormente solidale, fra Stati continentali senza modificare i trattati stessi (i quattro trattati: TUE, Trattato sull’Unione Europea; TFUE, Trattato sul funzionamento dell’Unione europea; CDFE, Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea; CEEA o Euratom, Trattato istitutivo della Comunità europea dell’energia atomica). Senza cioè nemmeno la necessità di passare per una «convenzione» di revisione, come quella proposta il 22 novembre 2023 dal Parlamento europeo con la propria risoluzione appunto «sui progetti intesi a modificare i trattati», seguendo il percorso articolato predisposto dall’art. 48 TUE. Percorso che tocca tantissime materie, quali le riforme istituzionali; le competenze dell’UE; la sussidiarietà; lo Stato di diritto; la politica estera, di sicurezza e di difesa; il mercato unico, l’economia e il bilancio; l’istruzione; gli scambi commerciali e gli investimenti; la non discriminazione; il clima e l’ambiente; la politica energetica; lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia; le migrazioni; la sanità, la scienza e la tecnologia: poca roba, vero?

I numeri, dunque.

Penso in particolare ad articoli del TFUE: 116, 122, 175, 295; ma anche ad articoli del TUE: 42, 43.

Anzitutto: il Parlamento europeo ha significativi poteri: di codecisione legislativa assieme al Consiglio dei governi degli Stati membri; di esprimere fiducia nonché, eventualmente, censura nei confronti della Commissione europea; di adozione del bilancio dell’Unione; ecc. Ma non possiede formali poteri di iniziativa legislativa come invece accade per le istituzioni parlamentari nazionali, tipiche di una democrazia rappresentativa. Ora, l’art.295 TFUE dispone che «Il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione…, nel rispetto dei trattati, possono concludere accordi interistituzionali che possono assumere carattere vincolante». Un accordo del genere è perfettamente in grado di riconoscere al Parlamento europeo il potere di iniziativa legislativa.

Senza modifica dei trattati.

Inoltre: l’art. 122 TFUE dispone che «il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, le misure adeguate alla situazione economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell'approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell'energia», e che, «Qualora uno Stato membro si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo, il Consiglio, su proposta della Commissione, può concedere a determinate condizioni un'assistenza finanziaria dell'Unione allo Stato membro interessato». Si tratta di norme prese a fondamento dell’innovativo «strumento dell’Unione europea per la ripresa, a sostegno della ripresa dell’economia dopo la crisi COVID-19» (regolamento n. 2094 del 2020 che istituisce il cosiddetto Next Generation EU-NGEU). Ben potrebbe esser presa, questa norma, a fondamento di altre azioni di politica economica dell’Unione fondate, come l’attuale NGEU, anche sul debito comune a carico - solidalmente e in ottica di convergenza reciproca - del complesso degli Stati membri, dunque delle persone sotto la loro giurisdizione. In particolare l’art. 175 TFUE, dove si stabilisce tra l'altro che gli Stati membri devono coordinare le proprie politiche economiche al fine di raggiungere gli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale, dispone al comma 3 che in materia di politica economica «azioni specifiche che si rivelassero necessarie … possono essere adottate dal Parlamento europeo e dal Consiglio, che deliberano secondo la procedura legislativa ordinaria e previa consultazione del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni» (il che è servito come base giuridica dei PNRR nazionali disciplinati, nell’ambito del NGEU, dal regolamento n. 241 del 2021). E precedentemente sempre l’art. 122 TUE ha costituito la base giuridica del regolamento n. 672 del 2020, istitutivo di «uno strumento temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE) a seguito dell’epidemia di Covid‐19».

Si può far molto, moltissimo, sulla base dei trattati attuali.

Quanto all’art. 116 TFUE ne va sottolineato l’ampio dispositivo, secondo cui «Qualora la Commissione constati che una disparità esistente nelle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative degli Stati membri falsa le condizioni di concorrenza sul mercato interno e provoca, per tal motivo, una distorsione che deve essere eliminata, essa provvede a consultarsi con gli Stati membri interessati. Se attraverso tale consultazione non si raggiunge un accordo che elimini la distorsione in questione, il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, stabiliscono le direttive all'uopo necessarie…». Le distorsioni da eliminare in funzione di non falsare la concorrenza nel mercato interno europeo potrebbero così, ad esempio e dunque non solo, ben essere oggetto di un intervento finalmente introduttivo di un’effettiva ed efficace unione fiscale europea «in considerazione dell’evidente pregiudizio alla concorrenza che discende dall’adozione di regimi fiscali disomogenei» (così M. Baruffi e R. Càfari Panico). E quante altre «distorsioni della concorrenza» potrebbero essere elencate? Viene in materia fra l’altro in mente proprio l’atteggiamento della Cina di accusa all’Unione europea addirittura di protezionismo e di esser contro i propri stessi impegni per un mercato aperto e la concorrenza leale. Questo perché l’UE sta contrastando, sulla base di un proprio «strumento per gli appalti internazionali» (regolamento n.1031 del 2022), pratiche cinesi che non consentono ad aziende europee parità di accesso in Cina rispetto ad aziende nazionali in specie in tema di vendita di dispositivi medici. Così come l’UE sta impiegando il proprio regolamento n. 2560 del 2022, «relativo alle sovvenzioni estere distorsive del mercato interno», per contrastare sussidi concessi a società cinesi che partecipano a gare per la fornitura di turbine eoliche, di treni elettrici, di pannelli solari.  E in materia di competitività aspettiamo, dopo le elezioni del Parlamento europeo, il rapporto commissionato a Mario Draghi e da lui anticipato in sintesi nel discorso tenuto a La Hulpe il 16 aprile parlando di necessità di «cambiamento radicale». Mentre riguardo alla disciplina del mercato interno europeo già abbiamo una forte base di ragionamento nel rapporto da poco redatto in materia da Enrico Letta.

Agli artt. 42 e 43 del TUE, collocati nel contesto delle «disposizioni sulla politica di sicurezza e di difesa comune», si potrebbe in particolare ricorrere per l’approfondimento appunto di una politica comune europea della difesa, assicurando all’Unione «capacità operativa» e la «graduale definizione di una politica» in materia. Si continua prevedendo che un’«Agenzia nel settore dello sviluppo delle capacità di difesa, della ricerca, dell'acquisizione e degli armamenti (…denominata "Agenzia europea per la difesa") individua le esigenze operative, promuove misure per rispondere a queste, contribuisce a individuare e, se del caso, mettere in atto qualsiasi misura utile a rafforzare la base industriale e tecnologica del settore della difesa, partecipa alla definizione di una politica europea delle capacità e degli armamenti, e assiste il Consiglio nella valutazione del miglioramento delle capacità militari».

Poi, spesso pure dal versante europeista, chi è affezionato agli slogan (però non a quello che dice «conoscere per deliberare» di Luigi Einaudi) butta sul piatto le criticità determinate nel processo decisionale dell’UE dal voto dei governi degli Stati membri all’unanimità, e a questo si limita senza almeno precisare che certo  non è l’unica modalità di approvazione delle norme e che, oltretutto, ci sono possibilità sempre previste dai trattati dell’Unione di procedere, fra un numero ristretto di Stati membri, nel senso di una maggiore integrazione in determinate materie (che già non siano di competenza esclusiva UE) e lasciando altri Paesi non in minoranza ma piuttosto in posizione arretrata da essi stessi scelta. Alludo agli strumenti di cooperazione rafforzata di cui all’art. 20 TUE e agli artt. 316 e seguenti TFUE. Sono strumenti evocati anche da Mario Draghi nell’occasione già ricordata: facendo l’esempio della necessità di mobilitazione comunitaria degli investimenti sottolineava che, «in casi specifici, dovremmo essere pronti a considerare di procedere con un sottoinsieme di Stati membri», appunto tramite «una cooperazione rafforzata». Già casi significativi di applicazione di questa modalità, che prevede il consenso di almeno nove Paesi, esistono in materia fra l’altro di disciplina dei brevetti, di attività della Procura europea a protezione degli interessi finanziari dell’UE, di legge applicabile alla separazione e ai divorzi. Pure alla politica estera e di difesa comune, nel contesto del Trattato sull’Unione europea, potrebbero essere applicate le regole della cooperazione rafforzata, per attivare anche in tale materia azioni tra chi “ci voglia stare” circa un’azione più integrata pur senza disturbare chi non intenda esser coinvolto. Qui l’art. 20 TUE però non è stato mai utilizzato, preferendo modalità di cooperazione non fra tutti i Paesi membri diversamente fondate, qual è la cooperazione strutturata permanente a 26 - nel campo della difesa - cosiddetta PESCO (decisioni del Consiglio in ambito PESC n. 2315 del 2017 e n. 340 del 2018), su cui il Consiglio stesso ha avviato lo scorso novembre una «revisione strategica», oppure la missione navale Eunafor-Aspides di sicurezza marittima nel Mar Rosso, con partecipazione di unità militari di sei Stati membri, Italia compresa, istituita nel febbraio scorso dal Consiglio UE. 

Concludendo, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni auspica - correggendo (o forse no) Salvini - «più Italia in Europa», e addirittura esclama: «l’Italia cambia l’Europa». Infatti diversamente dal Segretario leghista si candida, da italiana, come capolista alle elezioni del Parlamento europeo. E siccome la legge elettorale del nostro Paese (n. 18 del 1979) dispone fra l’altro che il mandato europeo è incompatibile con l'ufficio di deputato e di senatore, con la carica di componente del governo nazionale e con l’incarico di Presidente di Regione o di assessore regionale, sono certo che una volta eletta opterà per la carica di parlamentare europea, abbandonando la Camera dei Deputati e la Presidenza del Consiglio. Altrimenti perché presentarsi alle elezioni europee? Non certo per truffare i propri elettori! Ma qui la compagnia è folta, sia pur di livello (istituzionale) via via minore: Tajani, Schlein, Calenda, ecc. Ma non va compreso nell’eccetera Matteo Renzi - avendo dichiarato che in caso d’elezione sceglierebbe il Parlamento europeo rispetto al Senato della Repubblica - collocatosi ultimo in lista (tanto contano le preferenze!) in quella (lista) denominata Stati Uniti Europa (vilipesa dall’ex parlamentare Maurizio Turco come esponenziale della “partitocrazia” perché a parer suo, ma non del Ministero dell’interno, scippatrice di uguale denominazione contenuta nel simbolo presentato dalla lista Pannella per le elezioni europee del 2019). Dalla folta compagine si estrania pure Salvini, che per esser coerente con il proprio slogan “più Italia meno Europa” deve forzatamente starsene a casa, con la copertura militare del generale Vannacci e il suo 9° Reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin. A proposito infine del generale giova sottolinearne la dichiarazione: «la mia battaglia in Europa sarà di riconoscermi in alcuni valori: la patria, i confini, la sicurezza, l’identità, la sovranità nazionale». Vai a spiegargli che la sovranità nazionale è asfittica, illusoria, e ben migliore sarebbe una sovranità continentale condivisa fra pari (del resto l’art. 11 della Costituzione italiana dispone a tal fine «limitazioni di sovranità»). Vai a spiegargli che confini e sicurezza per esser efficaci ed efficienti non possono che essere europei. Vai a spiegargli che la stessa UE attuale «rispetta l'uguaglianza degli Stati membri davanti ai trattati e la loro identità nazionale insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale, compreso il sistema delle autonomie locali e regionali. Rispetta le funzioni essenziali dello Stato, in particolare le funzioni di salvaguardia dell'integrità territoriale, di mantenimento dell'ordine pubblico e di tutela della sicurezza nazionale» (art. 4.2 TUE). Vai a raccontargli della «Patria europea» …

A proposito, il Parlamento europeo andrebbe eletto - a norma dei trattati UE - sulla base di una procedura elettorale uniforme. L’art. 223.1 TFUE prevede infatti che «Il Parlamento europeo elabora un progetto volto a stabilire le disposizioni necessarie per permettere l'elezione dei suoi membri a suffragio universale diretto, secondo una procedura uniforme in tutti gli Stati membri o secondo princìpi comuni a tutti gli Stati membri. Il Consiglio, deliberando all'unanimità secondo una procedura legislativa speciale e previa approvazione del Parlamento europeo che si pronuncia alla maggioranza dei membri che lo compongono, stabilisce le disposizioni necessarie. Tali disposizioni entrano in vigore previa approvazione degli Stati membri conformemente alle rispettive norme costituzionali».

Anche questa innovazione potrebbe ben essere introdotta - e fin qui la cosa non è avvenuta - senza modifica dei trattati.

A meno che il nuovo Parlamento europeo, con una condotta insurrezionale pacifica (si legga l’editoriale di P. Dastoli nella Newsletter del Movimento europeo Italia del 22 aprile scorso), non opti per la soluzione rivoluzionaria di ergersi in Assemblea costituente e produrre lui stesso una vera e propria Costituzione federale europea da sottoporre non al giudizio dei governi degli attuali Stati membri dell’Unione europea, o dei loro organi parlamentari nazionali, ma direttamente a referendum popolare europeo, cioè ai popoli dei Paesi del Continente, non necessariamente dei soli Paesi oggi membri dell’Unione.

Non si può?

«Bisogna volere l’impossibile perché l’impossibile accada»!!

 

Dino G. Rinoldi

(Membro del Consiglio accademico del Movimento Europeo Italia, Professore di Organizzazione internazionale nell’Università Cattolica S.C.)

 

 

 

 

 

Valutazione attuale: 4 / 5

Stella attivaStella attivaStella attivaStella attivaStella inattiva

 

INSIEME DAL 9 GIUGNO PER UNA COSTITUENTE EUROPEA

Si è chiusa in Italia la fase di presentazione delle liste dei candidati e delle candidate per le elezioni europee che si svolgeranno nel nostro paese dalle 14 dell’8 giugno alle 23 del 9 giugno.

Oltre duemila seicento candidati e candidate concorreranno per la conquista di settantasei seggi al Parlamento europeo distribuiti fra trentacinque liste che coinvolgono almeno cento vecchi e nuovi partiti pur sapendo che, a causa della soglia del 4%, solo 7-8 di queste liste potranno riuscire a portare delle elette e degli eletti al Parlamento europeo.

Sappiamo anche che, contrariamente a quel che avviene negli altri ventisei paesi dell’Unione europea in cui si rispetta il principio della incompatibilità fra incarichi nazionali e mandato europeo introdotto dal Consiglio nel 2002 sulla cui base chi viene eletto abbandona l’incarico nazionale, quattro leader italiani (Meloni, Schlein, Tajani e Calenda) hanno deciso di “ferire la democrazia” – per usare l’espressione che sottoscriviamo di Romano Prodi  - candidandosi ma annunciando che, in caso di elezione, resteranno in Italia al contrario di Conte, Salvini, Fratoianni e Bonelli non candidati e di Renzi che ha annunciato la sua decisione in caso di elezione di lasciare il Senato così come Emma Bonino ha dichiarato che accetterà l’elezione se i risultati della lista “Stati Uniti d’Europa” lo consentiranno.

Per la prima volta seicentomila studenti fuori sede potranno votare in Italia in un comune diverso da quello di residenza se avranno fatto domanda entro il 5 maggio mentre questo non avverrà per gli studenti Erasmus all’estero dove potranno votare nei consolati solo gli iscritti all’AIRE con la rilevante eccezione degli italiani nel Regno Unito.

Per quel che sappiamo nessun comune italiano si è attivato per ricordare ai cittadini dell’Unione europea residenti in Italia il loro diritto di votare per liste italiane (art. 22 TFUE e art. 39 Carta dei Diritti) facendo domanda in tempo utile (ormai scaduto) presso il comune di residenza e la RAI latita insieme al Ministero degli interni nell’avvio di una campagna di sollecitazione al voto quando siamo ormai a trenta giorni dalle elezioni europee.

Il Parlamento italiano non ha accettato la nostra proposta di estendere il diritto di elettorato attivo ai sedicenni nati entro il 31 maggio 2008, contrariamente a quel che avviene in cinque paesi dell’Unione europea.

I partiti italiani, collegati a partiti europei, ignorano nella loro propaganda elettorale i nomi dei “candidati di punta” (Spitzenkandidaten) scelti da PPE, PSE, Verdi e Sinistra per la presidenza della Commissione europea così come avvenne del resto alle elezioni europee nel 2014 e nel 2019 confermando  - non solo in Italia - l’inconsistenza di un metodo scelto a maggioranza dal Parlamento europeo al di fuori dei trattati che suscita ben poco interesse nei media se si tiene conto che il  dibattito a Maastricht il 28 aprile fra  quei candidati non è stato ritrasmesso da nessuna grande rete televisiva e tanto meno da Euronews acquistata nel luglio 2022 da Alpac Capital legata al primo ministro ungherese Viktor Orban.

I candidati di punta del PPE (Ursula von der Leyen) e dei socialisti europei (Nicolas Schmitt) non si presentano alle elezioni europee - un’altra ferita alla democrazia europea – al contrario dei candidati di punta verdi Terry Reintke e Bas Eickhout e del candidato della Sinistra Walter Baier a cui non aderiscono tuttavia tutte le sinistre europee a cominciare dal nazionalista francese Mélenchon, dalla Linke tedesca, da Podemos spagnolo e dal Blocco della Sinistra in Portogallo.

Gli “identitari” guidati da Marine Le Pen e Matteo Salvini così come i conservatori guidati da Fratelli d’Italia dai polacchi del PiS e dagli spagnoli di Vox non hanno candidati di punta pur conoscendo le simpatie di Giorgia Meloni per Ursula von der Leyen con un sostegno a destra che sarebbe destinato ad alienarle il consenso dei socialisti europei nel voto di fiducia del 17 luglio se la presidente uscente fosse scelta dal Consiglio europeo a fine giugno.

Pur non avendo designato dei candidati alla presidenza della Commissione europea i centristi-liberali hanno designato un trio di capi-lista che rappresentano i tre partiti del gruppo parlamentare europeo: Marie-Agnes Strack Zimmermann per l’ALDE, Sandro Gozi per il PDE e Valérie Hayer per i macroniani di Renaissance.

Nel variegato panorama politico europeo non potevano mancare i regionalisti dell’ALE, affiliati ai Verdi, rappresentati dalla minoranza danese in Germania di Maylis Rossberg e dal catalano Raul Romeva, i pan-europei di Volt con Daman Boeselager e Sophie in’t Veld, i pirati europei rappresentati da Marcel Kolaja e Anya Hirschel e la destra battista evangelica del Movimento Cristiano europeo di Valeriu Ghiletchi

Sappiamo infine che il Consiglio ha ignorato la proposta, presentata dal Parlamento europeo con il rapporto Domenec Ruiz Deveza (presidente dei federalisti europei e vicepresidente del Movimento europeo internazionale cancellato senza motivazioni dalle liste del PSOE in Spagna), di introdurre delle liste transnazionali che avrebbero dato una visibilità e una legittimità democratica al metodo altrimenti inconsistente dei “candidati di punta” alla presidenza della Commissione europea.

Vedremo quale risultato uscirà dalle urne europee la notte del 9 giugno potendosi affidare per ora solo alle molto ipotetiche previsioni del sito www.europeelects.eu in parte fondate su sondaggi legati alle scelte nazionali e solo in parte legate agli orientamenti dei cittadini in quanto elettori europei.

Per parte nostra abbiamo inviato alle candidate e ai candidati italiani le nostre “dieci priorità per la decima legislatura europea”, che sarà in ogni caso “costituente” di una nuova Europa (LINK), chiedendo loro di sottoscriverle entro il 15 maggio quando comunicheremo la lista di chi avrà il sostegno del Movimento Europeo e annunciando che proporremo di rilanciare il 9 luglio 2024 gli elementi essenziali del progetto, del metodo e dell’agenda del Club del Coccodrillo fondato a Strasburgo il 9 luglio 1980.

Roma, 6 maggio 2024

coccodrillo

 

 

 

 

 

 

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva

 

La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee dal 6 al 9 giugno 2024.

Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:

Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- Articolo "Stati Uniti d’Europa / L’Unione europea da’ i numeri? Sì, proviamo a elencarli"

- La settimana del Movimento europeo

- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza

- Bando di concorso “IMMAGINI PER IL FUTURO DELL'EUROPA"

- Il Libro verde del Movimento europeo

- Attiriamo la vostra attenzione

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 

 

 

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva

CARE LETTRICI E CARI LETTORI

La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione, così come abbiamo fatto durante la Conferenza sul futuro dell’Europa e come continueremo a fare in vista delle elezioni europee dal 6 al 9 giugno 2024.

Ecco l’indice della nostra newsletter di oggi:

Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- Articolo "Stati Uniti d’Europa / L’Unione europea da’ i numeri? Sì, proviamo a elencarli"

- La settimana del Movimento europeo

- Eventi principali, sull’Europa in Italia e Testi in evidenza

- Bando di concorso “IMMAGINI PER IL FUTURO DELL'EUROPA"

- Il Libro verde del Movimento europeo

- Attiriamo la vostra attenzione

Siamo come sempre a vostra disposizione per migliorare il nostro servizio di comunicazione e di informazione e per aggiungere vostri eventi di interesse europeo nella speranza di poter contare su un vostro volontario contributo finanziario.

 

 


 L'EDITORIALE

INSIEME DAL 9 GIUGNO PER UNA COSTITUENTE EUROPEA

Si è chiusa in Italia la fase di presentazione delle liste dei candidati e delle candidate per le elezioni europee che si svolgeranno nel nostro paese dalle 14 dell’8 giugno alle 23 del 9 giugno.

Oltre duemila seicento candidati e candidate concorreranno per la conquista di settantasei seggi al Parlamento europeo distribuiti fra trentacinque liste che coinvolgono almeno cento vecchi e nuovi partiti pur sapendo che, a causa della soglia del 4%, solo 7-8 di queste liste potranno riuscire a portare delle elette e degli eletti al Parlamento europeo.

Sappiamo anche che, contrariamente a quel che avviene negli altri ventisei paesi dell’Unione europea in cui si rispetta il principio della incompatibilità fra incarichi nazionali e mandato europeo introdotto dal Consiglio nel 2002 sulla cui base chi viene eletto abbandona l’incarico nazionale, quattro leader italiani (Meloni, Schlein, Tajani e Calenda) hanno deciso di “ferire la democrazia” – per usare l’espressione che sottoscriviamo di Romano Prodi  - candidandosi ma annunciando che, in caso di elezione, resteranno in Italia al contrario di Conte, Salvini, Fratoianni e Bonelli non candidati e di Renzi che ha annunciato la sua decisione in caso di elezione di lasciare il Senato così come Emma Bonino ha dichiarato che accetterà l’elezione se i risultati della lista “Stati Uniti d’Europa” lo consentiranno.

Per la prima volta seicentomila studenti fuori sede potranno votare in Italia in un comune diverso da quello di residenza se avranno fatto domanda entro il 5 maggio mentre questo non avverrà per gli studenti Erasmus all’estero dove potranno votare nei consolati solo gli iscritti all’AIRE con la rilevante eccezione degli italiani nel Regno Unito.

Per quel che sappiamo nessun comune italiano si è attivato per ricordare ai cittadini dell’Unione europea residenti in Italia il loro diritto di votare per liste italiane (art. 22 TFUE e art. 39 Carta dei Diritti) facendo domanda in tempo utile (ormai scaduto) presso il comune di residenza e la RAI latita insieme al Ministero degli interni nell’avvio di una campagna di sollecitazione al voto quando siamo ormai a trenta giorni dalle elezioni europee.

Il Parlamento italiano non ha accettato la nostra proposta di estendere il diritto di elettorato attivo ai sedicenni nati entro il 31 maggio 2008, contrariamente a quel che avviene in cinque paesi dell’Unione europea.

I partiti italiani, collegati a partiti europei, ignorano nella loro propaganda elettorale i nomi dei “candidati di punta” (Spitzenkandidaten) scelti da PPE, PSE, Verdi e Sinistra per la presidenza della Commissione europea così come avvenne del resto alle elezioni europee nel 2014 e nel 2019 confermando  - non solo in Italia - l’inconsistenza di un metodo scelto a maggioranza dal Parlamento europeo al di fuori dei trattati che suscita ben poco interesse nei media se si tiene conto che il  dibattito a Maastricht il 28 aprile fra  quei candidati non è stato ritrasmesso da nessuna grande rete televisiva e tanto meno da Euronews acquistata nel luglio 2022 da Alpac Capital legata al primo ministro ungherese Viktor Orban.

I candidati di punta del PPE (Ursula von der Leyen) e dei socialisti europei (Nicolas Schmitt) non si presentano alle elezioni europee - un’altra ferita alla democrazia europea – al contrario dei candidati di punta verdi Terry Reintke e Bas Eickhout e del candidato della Sinistra Walter Baier a cui non aderiscono tuttavia tutte le sinistre europee a cominciare dal nazionalista francese Mélenchon, dalla Linke tedesca, da Podemos spagnolo e dal Blocco della Sinistra in Portogallo.

Gli “identitari” guidati da Marine Le Pen e Matteo Salvini così come i conservatori guidati da Fratelli d’Italia dai polacchi del PiS e dagli spagnoli di Vox non hanno candidati di punta pur conoscendo le simpatie di Giorgia Meloni per Ursula von der Leyen con un sostegno a destra che sarebbe destinato ad alienarle il consenso dei socialisti europei nel voto di fiducia del 17 luglio se la presidente uscente fosse scelta dal Consiglio europeo a fine giugno.

Pur non avendo designato dei candidati alla presidenza della Commissione europea i centristi-liberali hanno designato un trio di capi-lista che rappresentano i tre partiti del gruppo parlamentare europeo: Marie-Agnes Strack Zimmermann per l’ALDE, Sandro Gozi per il PDE e Valérie Hayer per i macroniani di Renaissance.

Nel variegato panorama politico europeo non potevano mancare i regionalisti dell’ALE, affiliati ai Verdi, rappresentati dalla minoranza danese in Germania di Maylis Rossberg e dal catalano Raul Romeva, i pan-europei di Volt con Daman Boeselager e Sophie in’t Veld, i pirati europei rappresentati da Marcel Kolaja e Anya Hirschel e la destra battista evangelica del Movimento Cristiano europeo di Valeriu Ghiletchi

Sappiamo infine che il Consiglio ha ignorato la proposta, presentata dal Parlamento europeo con il rapporto Domenec Ruiz Deveza (presidente dei federalisti europei e vicepresidente del Movimento europeo internazionale cancellato senza motivazioni dalle liste del PSOE in Spagna), di introdurre delle liste transnazionali che avrebbero dato una visibilità e una legittimità democratica al metodo altrimenti inconsistente dei “candidati di punta” alla presidenza della Commissione europea.

Vedremo quale risultato uscirà dalle urne europee la notte del 9 giugno potendosi affidare per ora solo alle molto ipotetiche previsioni del sito www.europeelects.eu in parte fondate su sondaggi legati alle scelte nazionali e solo in parte legate agli orientamenti dei cittadini in quanto elettori europei.

Per parte nostra abbiamo inviato alle candidate e ai candidati italiani le nostre “dieci priorità per la decima legislatura europea”, che sarà in ogni caso “costituente” di una nuova Europa (LINK), chiedendo loro di sottoscriverle entro il 15 maggio quando comunicheremo la lista di chi avrà il sostegno del Movimento Europeo e annunciando che proporremo di rilanciare il 9 luglio 2024 gli elementi essenziali del progetto, del metodo e dell’agenda del Club del Coccodrillo fondato a Strasburgo il 9 luglio 1980.

Roma, 6 maggio 2024

coccodrillo

 

 

 

 


STATI UNITI D’EUROPA / L’UNIONE EUROPEA DA’ I NUMERI?

SI’, PROVIAMO A ELENCARLI

«Dimmi, senza un programma, dimmi, come ci si sente?». La domanda (presa dalla canzone di De Andrè «Verranno a chiederti del nostro amore») andrebbe certamente elusa, in quanto incongrua, dalla «Lista di scopo» per gli Stati Uniti d’Europa presentata in Italia in vista della decima elezione del Parlamento europeo a suffragio universale diretto. Occorre ovviamente non solo un programma ma un programma ben articolato. Infatti già lo «scopo» ambiziosissimo cui la lista mira (gli Stati Uniti d’Europa) è oggetto in sé di critica da parte di chi, come l’economista Michele Boldrin, lo giudica «fuorviante» e «radicalmente sbagliato». Per non parlare di chi (Matteo Salvini) rilancia stentoreo e apodittico lo slogan «più Italia meno Europa» …  magari pensando (oppure no?) al milione e più di giovani italiani fra i 20 e i 34 anni che in un decennio ha deciso di andare «a cercar fortuna» (così Goffredo Buccini sul Corriere della Sera) in un altro Paese del Continente!

Proviamo a precisare i contenuti concreti di uno scopo così rivoluzionario, costituente, riecheggiante antiche utopie: «Bisogna volere l’impossibile perché l’impossibile accada» (Eraclito).

Diamo i numeri? La trasformazione dell’attuale Unione europea non può che passare da modifiche ai trattati internazionali che la regolano? Modifiche faticose, complicate, realizzabili tramite procedure lunghe, perigliose, comportanti prima o poi il consenso unanime di tutti gli attuali Stati membri per entrare in vigore. E intanto «I tempi si sono fatti stretti» (San Paolo, prima lettera ai Corinti, 7.29), fra la Russia che invade l’Ucraina e pian piano a suon di morti avanza; palestinesi e israeliani che si combattono senza quartiere e dimenticando il diritto internazionale; iraniani alle prese con la ricerca dell’arma nucleare; Cina all’inseguimento pressante degli USA per il predominio mondiale (col Segretario di Stato USA - Anthony Blinken - che avvisa il Presidente Xi: «Basta aiutare Putin oppure agiremo!»); e così via.

Diamo i numeri nell’immaginare quegli Stati Uniti d’Europa che non siano una visione del tipo criticato dall’ex cancelliere tedesco federale Helmut Schmidt, secondo il quale «Chi ha grandi visioni dovrebbe andare dal medico» per farsi curare? Diamo i numeri nella convinzione che nemmeno siano un sogno, bensì una costruzione politica capace di non sprecare l’uovo oggi e così non perder pure la gallina (e le sue uova) domani, come sottolinea Angelo Panebianco ancora sul Corriere della Sera?

Proviamoci allora, coi numeri! Numeri che indichino puntuali articoli dei trattati disciplinanti l’attuale Unione europea e capaci di fondare una precisa politica dell’Unione che sia significativa nel senso del progresso verso un’unità federale, o almeno maggiormente solidale, fra Stati continentali senza modificare i trattati stessi (i quattro trattati: TUE, Trattato sull’Unione Europea; TFUE, Trattato sul funzionamento dell’Unione europea; CDFE, Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea; CEEA o Euratom, Trattato istitutivo della Comunità europea dell’energia atomica). Senza cioè nemmeno la necessità di passare per una «convenzione» di revisione, come quella proposta il 22 novembre 2023 dal Parlamento europeo con la propria risoluzione appunto «sui progetti intesi a modificare i trattati», seguendo il percorso articolato predisposto dall’art. 48 TUE. Percorso che tocca tantissime materie, quali le riforme istituzionali; le competenze dell’UE; la sussidiarietà; lo Stato di diritto; la politica estera, di sicurezza e di difesa; il mercato unico, l’economia e il bilancio; l’istruzione; gli scambi commerciali e gli investimenti; la non discriminazione; il clima e l’ambiente; la politica energetica; lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia; le migrazioni; la sanità, la scienza e la tecnologia: poca roba, vero?

I numeri, dunque.

Penso in particolare ad articoli del TFUE: 116, 122, 175, 295; ma anche ad articoli del TUE: 42, 43.

Anzitutto: il Parlamento europeo ha significativi poteri: di codecisione legislativa assieme al Consiglio dei governi degli Stati membri; di esprimere fiducia nonché, eventualmente, censura nei confronti della Commissione europea; di adozione del bilancio dell’Unione; ecc. Ma non possiede formali poteri di iniziativa legislativa come invece accade per le istituzioni parlamentari nazionali, tipiche di una democrazia rappresentativa. Ora, l’art.295 TFUE dispone che «Il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione…, nel rispetto dei trattati, possono concludere accordi interistituzionali che possono assumere carattere vincolante». Un accordo del genere è perfettamente in grado di riconoscere al Parlamento europeo il potere di iniziativa legislativa.

Senza modifica dei trattati.

Inoltre: l’art. 122 TFUE dispone che «il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, le misure adeguate alla situazione economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell'approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell'energia», e che, «Qualora uno Stato membro si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo, il Consiglio, su proposta della Commissione, può concedere a determinate condizioni un'assistenza finanziaria dell'Unione allo Stato membro interessato». Si tratta di norme prese a fondamento dell’innovativo «strumento dell’Unione europea per la ripresa, a sostegno della ripresa dell’economia dopo la crisi COVID-19» (regolamento n. 2094 del 2020 che istituisce il cosiddetto Next Generation EU-NGEU). Ben potrebbe esser presa, questa norma, a fondamento di altre azioni di politica economica dell’Unione fondate, come l’attuale NGEU, anche sul debito comune a carico - solidalmente e in ottica di convergenza reciproca - del complesso degli Stati membri, dunque delle persone sotto la loro giurisdizione. In particolare l’art. 175 TFUE, dove si stabilisce tra l'altro che gli Stati membri devono coordinare le proprie politiche economiche al fine di raggiungere gli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale, dispone al comma 3 che in materia di politica economica «azioni specifiche che si rivelassero necessarie … possono essere adottate dal Parlamento europeo e dal Consiglio, che deliberano secondo la procedura legislativa ordinaria e previa consultazione del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni» (il che è servito come base giuridica dei PNRR nazionali disciplinati, nell’ambito del NGEU, dal regolamento n. 241 del 2021). E precedentemente sempre l’art. 122 TUE ha costituito la base giuridica del regolamento n. 672 del 2020, istitutivo di «uno strumento temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE) a seguito dell’epidemia di Covid‐19».

Si può far molto, moltissimo, sulla base dei trattati attuali.

Quanto all’art. 116 TFUE ne va sottolineato l’ampio dispositivo, secondo cui «Qualora la Commissione constati che una disparità esistente nelle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative degli Stati membri falsa le condizioni di concorrenza sul mercato interno e provoca, per tal motivo, una distorsione che deve essere eliminata, essa provvede a consultarsi con gli Stati membri interessati. Se attraverso tale consultazione non si raggiunge un accordo che elimini la distorsione in questione, il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, stabiliscono le direttive all'uopo necessarie…». Le distorsioni da eliminare in funzione di non falsare la concorrenza nel mercato interno europeo potrebbero così, ad esempio e dunque non solo, ben essere oggetto di un intervento finalmente introduttivo di un’effettiva ed efficace unione fiscale europea «in considerazione dell’evidente pregiudizio alla concorrenza che discende dall’adozione di regimi fiscali disomogenei» (così M. Baruffi e R. Càfari Panico). E quante altre «distorsioni della concorrenza» potrebbero essere elencate? Viene in materia fra l’altro in mente proprio l’atteggiamento della Cina di accusa all’Unione europea addirittura di protezionismo e di esser contro i propri stessi impegni per un mercato aperto e la concorrenza leale. Questo perché l’UE sta contrastando, sulla base di un proprio «strumento per gli appalti internazionali» (regolamento n.1031 del 2022), pratiche cinesi che non consentono ad aziende europee parità di accesso in Cina rispetto ad aziende nazionali in specie in tema di vendita di dispositivi medici. Così come l’UE sta impiegando il proprio regolamento n. 2560 del 2022, «relativo alle sovvenzioni estere distorsive del mercato interno», per contrastare sussidi concessi a società cinesi che partecipano a gare per la fornitura di turbine eoliche, di treni elettrici, di pannelli solari.  E in materia di competitività aspettiamo, dopo le elezioni del Parlamento europeo, il rapporto commissionato a Mario Draghi e da lui anticipato in sintesi nel discorso tenuto a La Hulpe il 16 aprile parlando di necessità di «cambiamento radicale». Mentre riguardo alla disciplina del mercato interno europeo già abbiamo una forte base di ragionamento nel rapporto da poco redatto in materia da Enrico Letta.

Agli artt. 42 e 43 del TUE, collocati nel contesto delle «disposizioni sulla politica di sicurezza e di difesa comune», si potrebbe in particolare ricorrere per l’approfondimento appunto di una politica comune europea della difesa, assicurando all’Unione «capacità operativa» e la «graduale definizione di una politica» in materia. Si continua prevedendo che un’«Agenzia nel settore dello sviluppo delle capacità di difesa, della ricerca, dell'acquisizione e degli armamenti (…denominata "Agenzia europea per la difesa") individua le esigenze operative, promuove misure per rispondere a queste, contribuisce a individuare e, se del caso, mettere in atto qualsiasi misura utile a rafforzare la base industriale e tecnologica del settore della difesa, partecipa alla definizione di una politica europea delle capacità e degli armamenti, e assiste il Consiglio nella valutazione del miglioramento delle capacità militari».

Poi, spesso pure dal versante europeista, chi è affezionato agli slogan (però non a quello che dice «conoscere per deliberare» di Luigi Einaudi) butta sul piatto le criticità determinate nel processo decisionale dell’UE dal voto dei governi degli Stati membri all’unanimità, e a questo si limita senza almeno precisare che certo  non è l’unica modalità di approvazione delle norme e che, oltretutto, ci sono possibilità sempre previste dai trattati dell’Unione di procedere, fra un numero ristretto di Stati membri, nel senso di una maggiore integrazione in determinate materie (che già non siano di competenza esclusiva UE) e lasciando altri Paesi non in minoranza ma piuttosto in posizione arretrata da essi stessi scelta. Alludo agli strumenti di cooperazione rafforzata di cui all’art. 20 TUE e agli artt. 316 e seguenti TFUE. Sono strumenti evocati anche da Mario Draghi nell’occasione già ricordata: facendo l’esempio della necessità di mobilitazione comunitaria degli investimenti sottolineava che, «in casi specifici, dovremmo essere pronti a considerare di procedere con un sottoinsieme di Stati membri», appunto tramite «una cooperazione rafforzata». Già casi significativi di applicazione di questa modalità, che prevede il consenso di almeno nove Paesi, esistono in materia fra l’altro di disciplina dei brevetti, di attività della Procura europea a protezione degli interessi finanziari dell’UE, di legge applicabile alla separazione e ai divorzi. Pure alla politica estera e di difesa comune, nel contesto del Trattato sull’Unione europea, potrebbero essere applicate le regole della cooperazione rafforzata, per attivare anche in tale materia azioni tra chi “ci voglia stare” circa un’azione più integrata pur senza disturbare chi non intenda esser coinvolto. Qui l’art. 20 TUE però non è stato mai utilizzato, preferendo modalità di cooperazione non fra tutti i Paesi membri diversamente fondate, qual è la cooperazione strutturata permanente a 26 - nel campo della difesa - cosiddetta PESCO (decisioni del Consiglio in ambito PESC n. 2315 del 2017 e n. 340 del 2018), su cui il Consiglio stesso ha avviato lo scorso novembre una «revisione strategica», oppure la missione navale Eunafor-Aspides di sicurezza marittima nel Mar Rosso, con partecipazione di unità militari di sei Stati membri, Italia compresa, istituita nel febbraio scorso dal Consiglio UE. 

Concludendo, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni auspica - correggendo (o forse no) Salvini - «più Italia in Europa», e addirittura esclama: «l’Italia cambia l’Europa». Infatti diversamente dal Segretario leghista si candida, da italiana, come capolista alle elezioni del Parlamento europeo. E siccome la legge elettorale del nostro Paese (n. 18 del 1979) dispone fra l’altro che il mandato europeo è incompatibile con l'ufficio di deputato e di senatore, con la carica di componente del governo nazionale e con l’incarico di Presidente di Regione o di assessore regionale, sono certo che una volta eletta opterà per la carica di parlamentare europea, abbandonando la Camera dei Deputati e la Presidenza del Consiglio. Altrimenti perché presentarsi alle elezioni europee? Non certo per truffare i propri elettori! Ma qui la compagnia è folta, sia pur di livello (istituzionale) via via minore: Tajani, Schlein, Calenda, ecc. Ma non va compreso nell’eccetera Matteo Renzi - avendo dichiarato che in caso d’elezione sceglierebbe il Parlamento europeo rispetto al Senato della Repubblica - collocatosi ultimo in lista (tanto contano le preferenze!) in quella (lista) denominata Stati Uniti Europa (vilipesa dall’ex parlamentare Maurizio Turco come esponenziale della “partitocrazia” perché a parer suo, ma non del Ministero dell’interno, scippatrice di uguale denominazione contenuta nel simbolo presentato dalla lista Pannella per le elezioni europee del 2019). Dalla folta compagine si estrania pure Salvini, che per esser coerente con il proprio slogan “più Italia meno Europa” deve forzatamente starsene a casa, con la copertura militare del generale Vannacci e il suo 9° Reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin. A proposito infine del generale giova sottolinearne la dichiarazione: «la mia battaglia in Europa sarà di riconoscermi in alcuni valori: la patria, i confini, la sicurezza, l’identità, la sovranità nazionale». Vai a spiegargli che la sovranità nazionale è asfittica, illusoria, e ben migliore sarebbe una sovranità continentale condivisa fra pari (del resto l’art. 11 della Costituzione italiana dispone a tal fine «limitazioni di sovranità»). Vai a spiegargli che confini e sicurezza per esser efficaci ed efficienti non possono che essere europei. Vai a spiegargli che la stessa UE attuale «rispetta l'uguaglianza degli Stati membri davanti ai trattati e la loro identità nazionale insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale, compreso il sistema delle autonomie locali e regionali. Rispetta le funzioni essenziali dello Stato, in particolare le funzioni di salvaguardia dell'integrità territoriale, di mantenimento dell'ordine pubblico e di tutela della sicurezza nazionale» (art. 4.2 TUE). Vai a raccontargli della «Patria europea» …

A proposito, il Parlamento europeo andrebbe eletto - a norma dei trattati UE - sulla base di una procedura elettorale uniforme. L’art. 223.1 TFUE prevede infatti che «Il Parlamento europeo elabora un progetto volto a stabilire le disposizioni necessarie per permettere l'elezione dei suoi membri a suffragio universale diretto, secondo una procedura uniforme in tutti gli Stati membri o secondo princìpi comuni a tutti gli Stati membri. Il Consiglio, deliberando all'unanimità secondo una procedura legislativa speciale e previa approvazione del Parlamento europeo che si pronuncia alla maggioranza dei membri che lo compongono, stabilisce le disposizioni necessarie. Tali disposizioni entrano in vigore previa approvazione degli Stati membri conformemente alle rispettive norme costituzionali».

Anche questa innovazione potrebbe ben essere introdotta - e fin qui la cosa non è avvenuta - senza modifica dei trattati.

A meno che il nuovo Parlamento europeo, con una condotta insurrezionale pacifica (si legga l’editoriale di P. Dastoli nella Newsletter del Movimento europeo Italia del 22 aprile scorso), non opti per la soluzione rivoluzionaria di ergersi in Assemblea costituente e produrre lui stesso una vera e propria Costituzione federale europea da sottoporre non al giudizio dei governi degli attuali Stati membri dell’Unione europea, o dei loro organi parlamentari nazionali, ma direttamente a referendum popolare europeo, cioè ai popoli dei Paesi del Continente, non necessariamente dei soli Paesi oggi membri dell’Unione.

Non si può?

«Bisogna volere l’impossibile perché l’impossibile accada»!!

 

Dino G. Rinoldi

(Membro del Consiglio accademico del Movimento Europeo Italia, Professore di Organizzazione internazionale nell’Università Cattolica S.C.)

 

 

 


LA SETTIMANA DEL MOVIMENTO EUROPEO

 

6 maggio

  • Terni, presentazione del volume di Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli "A che ci serve l'Europa" e presentazioni del “Libro verde” del Movimento europeo (Association Européenne Des Enseignants - AEDE)

8 maggio

  • Milano, “L’Europa al bivio” (Radio Popolare)

9 maggio

  • Torino, presentazione del volume di Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli "A che ci serve l'Europa" (Associazione Culturale Diàlexis)
  • Torino, presentazione del libro “L’Istituto per l’Intelligenza Artificiale di Torino” (Associazione Culturale Diàlexis)
  • Torino, Convegno UN’AGENZIA MONDIALE PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE (E PER IL CONTRASTO ALLA GUERRA MONDIALE) (Associazione Culturale Diàlexis)
  • Torino, presentazione del “Libro verde” del Movimento europeo sul futuro dell’Europa (Coordinamento regionale Piemonte Movimento europeo, Movimento Federalista europeo sezione di Torino, Cantieri d’Europa, Associazione Culturale Diàlexis)

10 maggio

  • Bazoches-sur-Guyonne (Francia), “School on Memories 2024” (Casa Jean Monnet, Osservatorio europeo delle memorie (EUROM) e Istituto Altiero Spinelli)

11 maggio

  • Trento, Futuro presente. Quale Europa, dialogo con il Forum Disuguaglianze e Diversità e presentazione del “Libro verde” del Movimento europeo (Libreria due punti, Forum Disuguaglianze e Diversità e Movimento europeo)
  • Roma, evento REscEU ESCAPE ROOM (Movimento europeo Italia)
  • Roma, dibattito pubblico con cittadini e associazioni “45 anni del Parlamento europeo eletto e il futuro della democrazia europea” nell’ambito dell’iniziativa “La bicicletta della memoria: la via europea da percorrere” (Movimento Federalista Europeo, Gioventù Federalista Europea, Istituto di Studi Federalisti “Altiero Spinelli”, Movimento Europeo Italia, Ecomuseo della Resistenza in Mortirolo)

 

 

   


IN EVIDENZA

 

VI SEGNALIAMO

  • 6 maggio, ore 11:00, Terni. In occasione della Giornata europea della Scuola, l'Association Européenne Des Enseignants (AEDE) organizza la presentazione del volume di Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli "A che ci serve l'Europa" (edito da Marsilio NODI). L’incontro si svolgerà presso l’Auditorium "G. Falcone e P. Borsellino" dell’Istituto Tecnico Economico e Professionale per i Servizi “Casagrande-Cesi” di Terni. LOCANDINA.
  • 6 maggio, Terni. L'Association Européenne Des Enseignants (AEDE) promuove due incontri di presentazione del Libro verde del Movimento europeo Italia a Terni. Il primo incontro 'A 40 anni dal Progetto Spinelli. "SCRIVIAMO INSIEME IL FUTURO DELL'EUROPA". Progetto di un "Libro verde" si svolgerà presso l'Auditorium "G. Falcone e Paolo Borsellino" IISTPC "Cassagrande-Cesi" di Terni, dalle 12:00 alle 13:00. Presiede: Laura Manni, Vice presidente AEDE Italia. Introduce: Filippo Ciavaglia, membro dell'Ufficio di Presidenza del Movimento Europeo Italia. Relatore: Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia. Il secondo incontro si svolgerà presso la Sala Consiliare di Palazzo Spada, dalle ore 16:30. Con Laura Manni, Vice presidente AEDE Italia, Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo - Italia, presenta il ”LIBRO VERDE - Scriviamo insieme il futuro dell’Europa: un progetto, un metodo e un’agenda costituente per la decima legislatura 2024-2029”. Segue dibattito aperto. Tali iniziative rientrano anche tra i momenti di presentazione del Libro Verde del Movimento Europeo - Italia nel quadro del progetto "Insieme per l'Europa" del Movimento Europeo Internazionale con il sostegno finanziario dell'Unione europea. LOCANDINA INCONTRO MATTINA e LOCANDINA INCONTRO POMERIGGIO.
  • 8 maggio, ore 20:45, Milano. "L'Europa al bivio", incontro promosso da Radio Popolare. Intervengono Pier Virgilio Dastoli, Gloria Riva, Alfredo Somoza, moderati da Alessandro Principe di Radio Popolare. L’incontro si svolgerà presso l’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare (Via Ollearo, 5) alla presenza in sala degli ascoltatori. LOCANDINA.
  • 9 maggio, Torino. Come ogni anno fin dal 2007, anche nel 2024 l’Associazione Diàlexis organizza, nell’ambito del Salone Internazionale del Libro di Torino, una serie di manifestazioni sotto il titolo di “Cantieri d’Europa”, in collaborazione con Movimento Europeo Italia, CNA, Studio Ambrosio & Commodo, IPSEG e Rinascimento Europeo. Le manifestazioni sono le seguenti:
  • Ore 10:30. Presso il Centro Studi San Carlo, CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA DELL’EUROPA, attraverso un dibattito bipartisan sul libro di Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli “A che ci serve l’ Europa”. MAGGIORI INFORMAZIONI E PROGRAMMA.
  • Ore 13:30. Presentazione, presso il Salone Internazionale del Libro, del volume “L’Istituto per l’Intelligenza Artificiale di Torino” dell’ Associazione Diàlexis, con un dibattito fra esperti sull’evoluzione, attualmente in corso, del concetto di un’ agenzia nazionale per l’IA. MAGGIORI INFORMAZIONI E PROGRAMMA.
  • Ore 15:30. Convegno “UN’AGENZIA MONDIALE PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE (E PER IL CONTRASTO ALLA GUERRA MONDIALE)”, presso il Centro Studi San Carlo, dedicato alla discussione sul contributo italiano alle trattative per una disciplina pattizia internazionale dell’Intelligenza Artificiale. MAGGIORI INFORMAZIONI E PROGRAMMA.
  • 9 maggio, ore 17:30, Torino. Presentazione del “Libro verde” del Movimento Europeo in Italia presso il Centro Studi san Carlo “Scriviamo insieme il futuro dell’Europa”. Promosso dal Coordinamento regionale Piemonte del Movimento europeo Italia, dal Movimento Federalista europeo sezione di Torino, da Cantieri d’Europa e Associazione Culturale Diàlexis. L’iniziativa rientra tra i momenti di presentazione del Libro verde del Movimento Europeo Italia nel quadro del progetto "Insieme per l'Europa" del Movimento Europeo Internazionale con il sostegno finanziario dell'Unione europea. PROGRAMMA.
  • 11 maggio, ore 10:00, Trento. Futuro presente. Quale Europa, dialogo con il Forum Disuguaglianze e Diversità. Incontro organizzato dalla Libreria due punti di Trento. Elena Granaglia e Pier Virgilio Dastoli dialogano con Marco Odorizzi (Direttore della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi) e Caterina Moser (Fondazione Antonio Megalizzi). Coordina Federico Zappini della Libreria due punti. LOCANDINA. ULTERIORI INFORMAZIONI.
  • 11 maggio, ore 10:00, Roma. Il Movimento Europeo in Italia, insieme ad altre tre organizzazioni giovanili, Europiamo ETS, Giovani delle ACLI e Gioventù Federalista Europea, sta portando avanti un progetto Erasmus Plus di partecipazione giovanile intitolato "RescEU2.0 - Road to European elections 2024", in collaborazione con l'Agenzia Italiana per la Gioventù, su finanziamento della Commissione europea. Nell’ambito di questo progetto, si terrà l’ultimo incontro locale “RESCEU 2 ESCAPE ROOM”, un evento di formazione e partecipazione giovanile in cui giovani cittadini si prepareranno a diventare "ambasciatori" delle prossime elezioni europee del 2024 acquisendo le competenze necessarie a promuovere la partecipazione dei giovani a questo importante appuntamento elettorale, in Italia e in Europa. Ciò avverrà attraverso l'applicazione di una metodologia di educazione non formale che sfrutterà la dimensione ludica (in particolare quella dell'escape room) per raggiungere gli obiettivi formativi e di team building attraverso un percorso condiviso, orizzontale e coinvolgente. Realizzato sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento europeo, al progetto parteciperanno gli studenti del Liceo classico Augusto di Roma che avranno la possibilità di incontrare il Ciclista della memoria, Giovanni Bloisi, nella sua tappa romana. PROGRAMMA
  • 11 maggio, ore 17:00, Roma. Partirà il prossimo 9 maggio “La bicicletta della memoria: la via europea da percorrere”. Quest'anno l’iniziativa porterà il “ciclista della memoria” Giovanni Bloisi di Varano Borghi (VA) da Ventotene, l’isola dove nel 1941 Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero il “Manifesto per un’Europa libera e unita”, al passo del Mortirolo, nel cuore delle Alpi lombarde. L’obiettivo di questo viaggio è ravvivare la memoria storica dell’unità europea, richiamare i cittadini all’importanza del voto per l’elezione del Parlamento europeo il prossimo 8-9 giugno. L’iniziativa di Giovanni Bloisi è sostenuta da: Movimento Federalista Europeo, Gioventù Federalista Europea, Istituto di Studi Federalisti “Altiero Spinelli”, Movimento Europeo in Italia, Ecomuseo della Resistenza in Mortirolo, con l’Alto Patrocinio del Parlamento europeo e la collaborazione della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Il percorso in bicicletta si snoderà lungo ventidue città italiane. In ciascuna di queste si svolgeranno eventi pubblici cui sono invitati i cittadini per discutere dei problemi che l’Unione europea deve affrontare. Tra gli eventi pubblici particolarmente significativi vi sarà la tappa romana di sabato 11 maggio presso lo Spazio Europa dal titolo “45 anni del Parlamento europeo eletto e futuro della democrazia europea”. LOCANDINA e COMUNICATO STAMPA.
  • SAVE THE DATE ! 24 maggio, ore 17:00, Roma. Presso la Sala conferenze della Fondazione Lelio e Lisli Basso (Via della Dogana Vecchia, 5), avverrà la presentazione del volume “Miserie del sovranismo giuridico. Il valore aggiunto del costituzionalismo europeo” a cura di Giuseppe Martinico e Leonardo Pierdominici (Castelvecchi, 2023). L’incontro, promosso dalla Fondazione Basso e dal Movimento europeo Italia, sarà trasmesso in streaming sul canale Youtube della Fondazione Basso. PROGRAMMA.

 

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 


BANDO DI CONCORSO

“IMMAGINI PER IL FUTURO DELL'EUROPA"

Il Movimento Europeo in Italia, con il supporto del Movimento Europeo Internazionale e della Commissione europea, nell’ambito del progetto “Together for Europe (Insieme per l’Europa)”, indice il bando di concorso “Images for the Future of Europe (Immagini per il futuro dell’Europa)”.

Il concorso è rivolto alle studentesse ed agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado ed agli studenti universitari presenti sul territorio nazionale.
Le candidature possono essere individuali o di gruppo. L’unico requisito di accesso è rappresentato dall’età che, al momento della scadenza del bando, non deve essere superiore ai 25 anni.

L’iniziativa si inserisce nel più ampio quadro di attività che il Movimento Europeo in Italia sta realizzando per sensibilizzare, in maniera apartitica e terza, i più giovani al tema della partecipazione democratica, in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024.

Obiettivo principale del concorso, che mette in campo anche modalità legate all’utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI), è quello di invitare le giovani studentesse ed i giovani studenti alla riflessione sulla loro personale visione dell’Europa del futuro, realizzando dei brevi elaborati accompagnati da PROMT per la generazione di immagini AI, che raccolgano una o più proposte che vorrebbero condividere con le istituzioni europee. Tali testi dovrebbero esprimere dei punti di vista sulle priorità dei giovani che vorrebbero venissero fatti propri dalla politica europea, nonché riflettere l’espressione dei bisogni delle nuove generazioni dinanzi ad un’Europa in continuo e rapido cambiamento.


Per accedere al bando di concorso ed alla guida sintetica collegata:

BANDO DEL CONCORSO “Immagini per il futuro dell’Europa”

GUIDA “COME SCRIVERE UN BUON PROMPT”

Per entrare nel modulo di invio della candidatura al concorso:
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfS0Wj4kCIi0iGqbsmyStyYKwfen3lWHoxkTbW_2tVQLOYmTg/viewform

 

 

 


LIBRO VERDE

SCRIVIAMO INSIEME IL FUTURO DELL'EUROPA

Il “LIBRO VERDE - Scriviamo insieme il futuro dell’Europa. Un progetto, un metodo e un’agenda costituente per la decima legislatura 2024-2029” è finalizzato ad aprire una discussione pubblica per tradursi poi in un “Libro bianco” con proposte ancora puntuali rivolte al nuovo Parlamento europeo ed iniziative di cittadine e di cittadini indirizzate alla nuova Commissione europea nel quadro delle azioni e delle priorità del Movimento Europeo Internazionale.

Esso si iscrive nel quadro del dibattito sul futuro dell’integrazione europea sottoposta alle drammatiche sfide che hanno sconvolto il Continente e i Paesi vicini nel secondo decennio del secolo prendendo come punto di partenza le raccomandazioni della Conferenza sul futuro dell’Europa e le reazioni dalle diverse istituzioni europee insieme alle indicazioni emerse dal dibattito italiano e dalle organizzazioni rappresentative della società civile dopo la fine della Conferenza.

Esso rientra, inoltre, nel quadro di attività di due progetti più ampi mirati a rafforzare il ruolo del Movimento Europeo come catalizzatore della società civile organizzata in Italia per quanto riguarda le loro aspettative rispetto all’UE.

Il primo di tali progetti “Beni pubblici europei per una prosperità condivisa: opportunità e sfide del sistema Italia nella decima legislatura europea” è realizzato con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ai sensi dell’art. 23 bis del D.P.R. 18/1967.

La seconda iniziativa è la piattaforma di attività “Insieme per l’Europa” promosse dal Movimento Europeo Internazionale con il cofinanziamento dell’Unione europea.

Il Movimento Europeo intende condividere il Libro verde con altre reti della società civile, confrontarsi con ricerche e proposte come quelle del Forum Diseguaglianze Diversità (FDD) nel libro “Quale Europa: capire, discutere, scegliere” e diffonderlo attraverso i nostri centri di coordinamento territoriale e sottoporlo poi alle candidate e ai candidati alle elezioni europee.

Il Libro verde esiste in un formato pocket a stampa ed in un formato e-book e si conclude con una sintesi delle nostre priorità “per un’Europa unita e democratica in un mondo paralizzato da un disordine globale” e con il “Manifesto per le Elezioni Europee 2024 del Movimento Europeo Internazionale”. Un volume secondo (disponibile solo in forma elettronica) riporta diversi testi rilevanti per il dibattito sulle riforme europee tra cui, in particolare, i contributi pervenuti da parte delle organizzazioni facenti parte del Movimento Europeo – Italia

Vai alla versione e-book del “LIBRO VERDE” del Movimento Europeo – Italia   (versione stampata 58 pagine)

Vai al Volume secondo del LIBRO VERDE - ALLEGATI

Versione stampata Editoriale Scientifica  (178 pagine)

 

 


 ATTIRIAMO LA VOSTRA ATTENZIONE

Ci serve davvero l’Europa? Non staremo perdendo tempo ed energie dietro a un’idea? Quella di oggi è la terra dei diritti immaginata a Ventotene? Mentre l’Unione è sotto attacco da più parti, accusata di essere una matrigna distante dai problemi reali dei cittadini, Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli, protagonisti indiscussi del progetto europeista, scelgono di intraprendere un viaggio nella memoria personale e collettiva che ci riguarda tutti da vicino. Ripercorrono lotte e progressi, sconfitte e conquiste, recuperano le tracce delle esistenze e delle aspirazioni di tante donne e tanti uomini che si sono battuti per costruire e difendere questo ideale, e invitano a prendere coscienza di quanto ancora resta da fare, senza però commettere l’errore di dimenticare, o peggio di gettare via, l’enorme lavoro svolto finora.

Il risultato è un dialogo serrato e coinvolgente, stimolato dalle ricostruzioni del documentarista Luca Cambi, in cui si dà conto delle innumerevoli tappe di questo processo, si ravviva il dibattito sulle nuove sfide che ci attendono, e si offre il ritratto appassionato e avvincente di Altiero Spinelli, vero padre fondatore capace di intuire e ispirare con lungimiranza, in un continente lacerato dalla guerra, quei principi di fratellanza, pace e libertà a cui ancora oggi dobbiamo tendere.

COPERTINA.

A che ci serve l'Europa

di Emma Bonino, Pier Virgilio Dastoli

Prefazione di Corrado Augias, postfazione di Romano Prodi, con la collaborazione di Luca Cambi

(edito da Marsilio NODI)

 

 

 

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva

 

Ci serve davvero l’Europa? Non staremo perdendo tempo ed energie dietro a un’idea? Quella di oggi è la terra dei diritti immaginata a Ventotene? Mentre l’Unione è sotto attacco da più parti, accusata di essere una matrigna distante dai problemi reali dei cittadini, Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli, protagonisti indiscussi del progetto europeista, scelgono di intraprendere un viaggio nella memoria personale e collettiva che ci riguarda tutti da vicino. Ripercorrono lotte e progressi, sconfitte e conquiste, recuperano le tracce delle esistenze e delle aspirazioni di tante donne e tanti uomini che si sono battuti per costruire e difendere questo ideale, e invitano a prendere coscienza di quanto ancora resta da fare, senza però commettere l’errore di dimenticare, o peggio di gettare via, l’enorme lavoro svolto finora.

Il risultato è un dialogo serrato e coinvolgente, stimolato dalle ricostruzioni del documentarista Luca Cambi, in cui si dà conto delle innumerevoli tappe di questo processo, si ravviva il dibattito sulle nuove sfide che ci attendono, e si offre il ritratto appassionato e avvincente di Altiero Spinelli, vero padre fondatore capace di intuire e ispirare con lungimiranza, in un continente lacerato dalla guerra, quei principi di fratellanza, pace e libertà a cui ancora oggi dobbiamo tendere.

COPERTINA.

A che ci serve l'Europa

di Emma Bonino, Pier Virgilio Dastoli

Prefazione di Corrado Augias, postfazione di Romano Prodi, con la collaborazione di Luca Cambi

(edito da Marsilio NODI)

 

 

 

 centricoo

altiero

ImmagineLIBRO VERDE xsito

 BannerPROCESSO UE

bileurozona

rescue

casaeuropa

agorabanner

coccodrillo

banner fake


Le Nostre Reti

eumov

eucivfor

logo asvis

Comitato Eeinaudi desktop 1 1

ride logoretepace

routecharlemagne


Partner e Sostenitori

parleuitarapprita

banner12

banner11


 ed logo

Gioiosa Jonica  -  Modena  -  Nuoro  - Capo d’Orlando


 

Registrati per ricevere le nostre newsletter.
 

Sostieni le iniziative del Movimento Europeo con una piccola donazione


© Movimento Europeo - Via Angelo Brunetti, 60  ||  Realizzato da logoims

Search