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Newsletter 11 Aprile/2022 - ULTIME DA BRUXELLES

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Un brusco risveglio

Siamo vissuti per anni nell’illusione che la guerra fosse una storia lontana che non ci riguardava. L’aggressione della Russia all’Ucraina ci ha bruscamente risvegliati in una realtà che avevamo spinto nel profondo nelle nostre coscienze per paura di doverla guardare ed essere costretti a prendere delle decisioni che ci rimandano a periodi drammatici della storia, passata e recente.

Tutti o almeno la maggior parte di noi ‘non vuole la guerra’ e sostiene la pace, così come siamo abituati a vivere grazie all’Europa da oltre 70 anni, ma la geopolitica sta parlando purtroppo linguaggi non sempre in linea con questo nostro comune sentire e ci impone una diversa reazione.

Cosa dunque dobbiamo o possiamo fare per la sicurezza dei cittadini italiani e quindi europei di fronte ad un mondo che è diventato e rischia di essere sempre più pericoloso e sicuramente complesso per noi e per i nostri figli?

Il primo dovere che abbiamo è indubbiamente sostenere un dialogo con tutti nel rispetto reciproco e nell’ottica di una collaborazione pacifica. Ma questo processo ‘culturale’ non è semplice ed immediato, e richiederà tempo senza peraltro avere la sicurezza di essere ascoltati. Inoltre, i fatti dimostrano che ciò avviene solo se le parti negoziano su uno stesso piano di ‘potenza’ economica e militare, dove spesso gli interlocutori non hanno i nostri stessi valori, con il rischio quindi di essere fagocitati da chi gioca la parte del più forte ed aggressivo.

È pertanto necessario difenderci ma non solo militarmente. La guerra ormai utilizza diversi mezzi che comunque possono avere effetti molto pesanti su un paese, come ad esempio attacchi cibernetici ed informatici, che possono mettere a rischio i servizi essenziali della vita di un paese; l’approvvigionamento di risorse strategiche quali quelle energetiche, alimentari, sanitarie che sono funzionali alla stessa vita dei popoli. La guerra si è trasformata in una sorta di conflitto ‘multilivello’, che dispiega una pluralità di mezzi allo scopo di indebolire il nemico ed avere quindi militarmente la meglio.  Ci siamo trovati di fronte alla necessità da una parte di un maggior coordinamento all’interno dell’Unione europea e dall’altra di una maggiore autonomia strategica in settori essenziali (in particolare alimentare, energetico e sanitario)

Diventa dunque importante contare su una strategia integrata di politiche e strumenti che metta l’Unione europea in grado di poter essere considerata da eventuali o futuri aggressori esterni come una forza che può e sa resistere a difesa dei propri diritti e libertà.

Questo comporta a livello europeo - sull’esempio di quanto fatto per contrastare l’emergenza COVID - un deciso cambio di atteggiamento a favore del coordinamento anche delle spese militari tra tutti gli Stati con l’obiettivo di garantire ai cittadini una protezione più integrata ed efficiente entro il 2030.

Gli Stati dell’Unione europea, infatti, spendono attualmente nella difesa circa 200 miliardi di euro, pari alla spesa militare cinese e a circa quattro volte quella russa, ma il sistema di difesa convenzionale europeo rispetto a quello russo sembra essere decisamente inferiore. La ragione dipende dal fatto che le spese sostenute sono effettuate in modo indipendente e autonomo dai vari Stati, senza una strategia comune. In questo modo si sono verificate sovrapposizioni e sprechi che hanno comportato inefficienze e non garantiscono un livello di protezione adeguato alle attuali minacce.

La “Bussola strategica europea” ha come obiettivo quello di favorire il coordinamento tra Stati in materia di difesa, attraverso un serie di azioni che si basano su quattro pilastri:

  • Un dispiegamento rapido di una forza comune pari a 5000 militari;
  • Investimenti in armamenti ed eserciti per aumentare le capacità militari;
  • Partenariati con nazioni che condividono i nostri stessi valori (USA, Norvegia, Giappone, Canada, ecc.)
  • Una maggior sicurezza attraverso un potenziamento dell’intelligence europea.

Con la Bussola strategica l’Unione europea potrà contare entro il 2025 su 5000 soldati di dispiegamento rapido, 200 esperti di politica di sicurezza e difesa comune, esercitazioni militari comuni e periodiche, una maggiore capacità di analisi ed intelligence, un pacchetto di strumenti e gruppi di risposta rapida a minacce ibride. Verrà istituita una politica europea in materia di Cyber difesa per contrastare attacchi informatici e un pacchetto di strumenti contro la manipolazione delle informazioni ed ingerenze da parte di paesi terzi. Infine, sarà studiato e previsto un rafforzamento a parte della sicurezza marittima.

La Bussola, in mancanza di una politica di difesa comune, è per ora la soluzione che rappresenta ‘il minimo fra le scelte possibili’ realizzabili con l’attuale sistema istituzionale e decisionale europeo.

Si continua a procedere per piccoli passi mentre alcuni Stati, come la Germania, stanno riarmandosi autonomamente dopo circa 70 anni.

In questo contesto, la proposta di Emmanuel Macron all’ultimo Consiglio europeo di costituire un nuovo Recovery per sostenere le spese europee di difesa dovrebbe essere sostenuta dal governo italiano. L’aumento delle spese militari per migliorare la propria difesa rappresenta però un ulteriore problema per il bilancio degli Stati già messo a dura prova dalla crisi pandemica, soprattutto di quegli Stati che come il nostro hanno un alto debito pubblico. Anche se il finanziamento di investimenti militari nazionali potrebbe nel tempo avere un effetto positivo sul PIL interno e potrebbe favorire lo sviluppo tecnologico del paese, affrontarlo in una situazione di lenta ripresa dell’economia quale quella attuale e di deciso aumento dell’inflazione a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti energetici e alimentari rischia di togliere risorse destinate a settori in forte crisi e creare criticità.

La proposta francese sottolinea che - come le spese per crisi sanitarie, alimentari ed energetiche - quelle per la difesa sono necessarie per il raggiungimento di obiettivi strategici comuni. Pertanto, anche in questo caso l’Unione europea dovrebbe scendere in campo non solo con la Bussola Strategica ma anche con un fondo dedicato, così come fatto con il NextgenerationEU.

Si può infatti iniziare a parlare con una sola voce a livello internazionale in modo credibile ed autorevole se si dimostra di potersi difendere contando su un sistema di difesa coordinata, grazie a risorse adeguate e comuni. In mancanza di questo, l’Unione europea rischia di non essere credibile e quindi facilmente attaccabile, in un mondo che sta diventando sempre più pericoloso.   

Anna Maria Villa

 

 

 

 

 

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