Via Angelo Brunetti, 60   06.36001705  06.87755731  segreteriacime@tin.it  segreteria@movimentoeuropeo.it

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Il Movimento Europeo Italia sollecita tutte le organizzazioni europee che agiscono per la pace in Europa a coordinarsi e a proporre ai parlamentari europei di costituire un “intergruppo per la pace” come luogo di incontro, di dialogo e di cooperazione fra la dimensione parlamentare e la società civile ispirandosi al principio che Alex Langer chiese di inserire nel Trattato “l’Unione europea ripudia la guerra come strumento di offesa dei diritti dei popoli e come mezzo per la soluzione delle controversie internazionali”.

Roma, 21 settembre 2024

 

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VI SEGNALIAMO

  • 23 settembre, ore 17:30-19:30, Roma. Presso la Sala David Sassoli di Palazzo Valentini, sede della Città metropolitana di Roma Capitale (Via IV Novembre, 119/A) e online su Zoom, avrà luogo l’incontro ibrido di presentazione dell’ultimo libro di Piero Badaloni, giornalista, già Governatore della Regione Lazio, dal titolo “QUANDO IL PASSATO NON VUOLE PASSARE. I crimini del franchismo tra rimozione e memoria” (Le Piccole Pagine Editore), alla presenza dell’autore. Manipolare il passato, coprire i misfatti compiuti e cancellare la memoria è tipico delle dittature. Ma un popolo, una democrazia può guardare avanti con fiducia senza aver sanato ferite ancora aperte? Ignorare il passato è favorire il revisionismo storico. Per oltre un trentennio un silenzio imbarazzante ha coperto in Spagna i crimini più efferati di una dittatura che ha il record di durata in Europa. Come è stato possibile? LOCANDINA.
  • 24 settembre, ore 15:00-17:00, Bruxelles. Riunione del Centro di coordinamento del Movimento europeo presso le istituzioni europee, costituitosi lo scorso 9 luglio presso la sede del Comitato Economico e Sociale europeo e del Comitato delle Regioni, alla presenza di alcuni membri collettivi del Movimento europeo Italia che hanno i loro uffici di rappresentanza a Bruxelles. La riunione sarà l’occasione per valutare la situazione europea dopo gli avvenimenti delle ultime settimane anche in considerazione del fatto che il Movimento europeo procederà alla trasformazione del suo “Libro verde” in un Libro bianco. L'incontro si svolgerà presso la sede della Cia – Agricoltori Italiani.
  • 25-27 settembre, Camaldoli (AR). La Fondazione “Next Generation EuroPA” organizza la seconda edizione di Forum Civica. Quest’anno il tema è “Homo faber” e attraverso incontri, interviste, tavole rotonde, si vuole riflettere sull’importanza dell’innovazione all’interno del discorso etico e valoriale che guida la Pubblica Amministrazione italiana ed europea. Il Forum si terrà dal 25 al 27 settembre 2024 presso l’Eremo di Camaldoli. Interverranno studiosi, professionisti, cittadini e membri delle istituzioni per riflettere sull’importanza della dimensione etica e spirituale come guida all’operato di tutta l’Amministrazione Pubblica. ULTERIORI INFORMAZIONI e PROGRAMMA COMPLETO.

 

ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 

 

 

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23 settembre

  • EMI Political Committee 1 meeting (European Movement International)
  • Roma, presentazione del libro “QUANDO IL PASSATO NON VUOLE PASSARE. I crimini del franchismo tra rimozione e memoria” (Le Piccole Pagine Editore), di Piero Badaloni (Movimento Europeo Italia)

24 settembre

  • Bruxelles, riunione Centro di coordinamento del Movimento europeo presso le istituzioni europee

25 settembre

  • Bruxelles, Incontro con gli europarlamentari PD Gruppo S&D “L’Europa e le priorità politiche per la nuova legislatura”

27 settembre

  • Camaldoli (AR), Forum Civica 2024 II edizione – Homo faber “Uno sguardo al futuro della Pubblica Amministrazione fra etica, innovazione e progresso” (Fondazione “Next Generation EuroPA”)

 

 

 

 

 

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MONDO IN DISORDINE:

GLI SPIRITI DELLA MALVAGITÀ

E QUELLO DELLA SOLIDARIETÀ (EUROPEA)

    Nel preambolo del Trattato sull’Unione europea / TUE si esprime la volontà degli Stati membri di «intensificare la solidarietà tra i loro popoli rispettandone la storia, la cultura e le tradizioni». All’art. 2 si elenca, tra i «valori» su cui l’UE si fonda in quanto «comuni agli Stati membri», la solidarietà. All’art. 3.3, co.2,3 e 5, rispettivamente si sottolinea che l’Unione «promuove», fra l’altro, «la solidarietà tra le generazioni» nonché quella «tra gli Stati membri» e «contribuisce … alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli». All’art. 21.1 si afferma che l’«Unione… si prefigge di promuovere nel resto del mondo» [tra l’altro] … principi di uguaglianza e di solidarietà». All’art. 24.2 e 24.3 co.2 si afferma che «l'Unione conduce, stabilisce e attua una politica estera e di sicurezza comune fondata sullo sviluppo della reciproca solidarietà politica degli Stati membri» e che questi ultimi «sostengono attivamente e senza riserve la politica estera e di sicurezza dell'Unione in uno spirito di lealtà e di solidarietà reciproca» e essi appunto «operano congiuntamente per rafforzare e sviluppare la loro reciproca solidarietà politica». All’art. 31.1 co.2 si esalta lo «spirito di mutua solidarietà» reciproca fra Stati membri e di questi con l’Unione.

     Nel preambolo del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea / TFUE si manifesta «l’intento di confermare la solidarietà che lega l'Europa ai paesi d'oltremare». All’art. 67.2 si esprime «la solidarietà tra Stati membri ed equa nei confronti dei cittadini dei Paesi terzi», mentre all’art. 80 si afferma che «le politiche dell'Unione … e la loro attuazione sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario».  Lo «spirito di solidarietà tra Stati membri» riappare all’art. 122.1. con riguardo «a misure adeguate alla situazione economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell'approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell'energia». E sempre lo «spirito di solidarietà tra Stati membri» aleggia sulla «politica dell'Unione nel settore dell'energia» di cui all’art. 194.1, mentre un’esplicita e generale «clausola di solidarietà» costituisce il contenuto (art. 222) dell’intero titolo VII della Parte V del TFUE, dove così si dispone:

«1. L'Unione e gli Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà qualora uno Stato membro sia oggetto di un attacco terroristico o sia vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo. L'Unione mobilita tutti gli strumenti di cui dispone, inclusi i mezzi militari messi a sua disposizione dagli Stati membri, per:
a) — prevenire la minaccia terroristica sul territorio degli Stati membri;
— proteggere le istituzioni democratiche e la popolazione civile da un eventuale attacco terroristico;
— prestare assistenza a uno Stato membro sul suo territorio, su richiesta delle sue autorità politiche, in caso di attacco terroristico;

b) prestare assistenza a uno Stato membro sul suo territorio, su richiesta delle sue autorità politiche, in caso di calamità naturale o provocata dall'uomo.
2. Se uno Stato membro subisce un attacco terroristico o è vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo, gli altri Stati membri, su richiesta delle sue autorità politiche, gli prestano assistenza. A tal fine gli Stati membri si coordinano in sede di Consiglio.
3. Le modalità di attuazione della presente clausola di solidarietà da parte dell'Unione sono definite da una decisione adottata dal Consiglio, su proposta congiunta della Commissione e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Quando tale decisione ha implicazioni nel settore della difesa, il Consiglio delibera conformemente all'articolo 31, paragrafo 1 [in materia di voto; cit.sopra] del trattato sull'Unione europea. Il Parlamento europeo è informato.
Ai fini del presente paragrafo e fatto salvo l'articolo 240 [TFUE, in tema di organizzazione istituzionale], il Consiglio è assistito dal comitato politico e di sicurezza, con il sostegno delle strutture sviluppate nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune, e dal comitato di cui all'articolo 71 [TFUE], i quali gli presentano, se del caso, pareri congiunti.
4. Per consentire all'Unione e agli Stati membri di agire in modo efficace, il Consiglio europeo valuta regolarmente le minacce cui è confrontata l'Unione».

     La promozione fra l’altro della solidarietà tra Stati membri è affermata pure all’inizio del Protocollo n. 28, allegato ai Trattati, in tema di «coesione economica, sociale e territoriale». E nella Dichiarazione n. 37, sempre allegata ai Trattati, si richiamano «le misure … per assolvere agli obblighi di solidarietà nei confronti di uno Stato membro che sia oggetto di un attacco terroristico o sia vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo» nonché «il diritto di un altro Stato membro di scegliere i mezzi più appropriati per assolvere ai suoi obblighi di solidarietà nei confronti dello Stato membro in questione». La Dichiarazione n. 62 afferma poi la volontà della Repubblica di Polonia di tenere «conto della tradizione di movimento sociale di "Solidarność" e del suo importante contributo alla lotta per i diritti sociali e del lavoro».

     Infine, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea sottolinea nel preambolo che «l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà», alla quale ultima è dedicato l’intero Titolo IV, a seguire i Titoli su «Dignità», «Libertà» e «Uguaglianza» e precedendo quelli su «Cittadinanza» e «Giustizia». Il Titolo IV comprende, agli artt. da 27 a 38, il «diritto dei lavoratori all’informazione e alla consultazione nell’ambito dell’impresa», il «diritto di negoziazione e di azioni collettive», il «diritto di accesso ai servizi di collocamento», la «tutela in caso di licenziamento ingiustificato», le «condizioni di lavoro giuste ed eque», il «divieto del lavoro minorile» e la  «protezione dei giovani sul luogo di lavoro», la «vita familiare» e la «vita professionale», la «sicurezza sociale» e l’«assistenza sociale», la «protezione della salute», l’«accesso ai servizi d’interesse economico generale», la «tutela dell’ambiente», la «protezione dei consumatori».

     Se le parole – il λόγος – hanno un senso, come particolarmente dovrebbe essere nel diritto,  questo fondamento del principio, dello spirito, di solidarietà vale a contrastare l’ampio spettro (lo spirito contro lo spettro !) degli spiriti della malvagità, articolati da Evagrio Pontico nella stretta misura di otto nell’omonimo lavoro ripubblicato quest’anno dalle Edizioni San Paolo col sottotitolo «sui diversi pensieri della malvagità», diversità che io mi spingo a ricomprendere in numero assai più elevato di otto pertanto esentandomi dal darne precisa e in fondo inutile indicazione. Sola esemplificazione di pensiero malvagio può nel nostro campo - quello dell’integrazione continentale europea- esser data dal Presidente del Consiglio dei ministri d’Ungheria Orbàn Viktor, oggi anche titolare della presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Egli è solito auspicare la morte dell’UE, sperandone di sotterrare le spoglie già nella sua attuale conformazione ben prima di promuoverne il cambiamento. Così, di fronte al nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo approvato a maggio nell’UE si è spinto a commentare quell’articolato contenitore di dieci atti normativi (nove regolamenti e una direttiva) in termini spicci di «un altro [un altro!] chiodo sulla bara dell’Unione europea», aggiungendo che nell’UE «l’unità è morta» per fare conseguentemente strame del motto «unita nella diversità» che ai sensi della Dichiarazione n. 52 allegata ai Trattati è per 16 Stati membri tra «i simboli della comune appartenenza dei cittadini all'Unione europea e del loro legame con la stessa».

       Ma del resto lo stesso Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha avvisato ad aprile che «La nostra Europa potrebbe morire», dando sostanza alla visione orbaniana.

      Avevo scritto in una precedente Newsletter (Stati Uniti d’Europa / L’Unione europea dà i numeri? Sì, proviamo ad elencarli, 6 maggio 2024): «Diamo i numeri? La trasformazione dell’attuale Unione europea non può che passare da modifiche ai trattati internazionali che la regolano? Modifiche faticose, complicate, realizzabili tramite procedure lunghe, perigliose, comportanti prima o poi il consenso unanime di tutti gli attuali Stati membri per entrare in vigore. E intanto “I tempi si sono fatti stretti” (San Paolo, prima lettera ai Corinzi, 7.29), fra la Russia che invade l’Ucraina e pian piano a suon di morti avanza; palestinesi e israeliani che si combattono senza quartiere e dimenticando il diritto internazionale; iraniani alle prese con la ricerca dell’arma nucleare; Cina all’inseguimento pressante degli USA per il predominio mondiale (col Segretario di Stato USA - Anthony Blinken - che avvisa il Presidente Xi: “Basta aiutare Putin oppure agiremo!”); e così via». Avevo poi declinato una (mi par non piccola) serie di possibilità di procedere sulla base dei Trattati attuali a innovazioni nel senso dell’integrazione continentale provandoci, coi numeri! «Numeri che indichino puntuali articoli dei trattati disciplinanti l’attuale Unione europea e capaci di fondare una precisa politica dell’Unione che sia significativa nel senso del progresso verso un’unità federale, o almeno maggiormente solidale, fra Stati continentali senza modificare i trattati stessi».

      E ora la strada per l’innovazione è progettata da Enrico Letta e Mario Draghi coi loro rapporti, rispettivamente in tema di mercato interno e di competitività (su cui v., al di là dei siti europei ufficiali, la divulgazione di cui al volume E. Letta, Molto più di un mercato. Viaggio nella nuova Europa, il Mulino, 2024 e allo “speciale” de il Sole 24 Ore del 18/9/2024, Il piano Draghi. Il documento sulla competitività europea). Un terzo rapporto, non di minor conto ma poco ricordato, è quello redatto sotto la direzione di Peter Strohschneider circa il futuro dell’agricoltura nell’Unione europea (v. Eur lex, Commissione europea-Comunicato stampa, Il dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’UE presenta la relazione finale alla Presidente von der Leyen, 4 settembre 2024).

     Dai progetti si deve passare alla fase esecutiva. E vien subito a mente, di nuovo, la solidarietà, magari non fra tutti gli Stati membri dell’Unione ma tra i più determinati a ricercar sovranità e indipendenza concrete del Continente nel contesto della democrazia liberale. Solidarietà che appare declinazione della carità (la prima più puntualmente interessata a conseguir vantaggi reciproci; la seconda comprendente anche l’orientamento meramente  altruistico) che ci porta a seguire le suggestioni bibliche delle tre virtù teologali (fede, speranza e, appunto, carità) che Carlo Stagnaro applica all’Europa (v. Le tre virtù di cui ha bisogno l’europeismo, in www.cespi.it/it/eventi-attualita/dibattiti/riflessione-sul-futuro..., 27/9/2018). Tre virtù complessivamente credibili solo se, dice Stagnaro, «riscaldate dalla carità», tenendo al fine conto di quanto ancora San Paolo, al punto 13.13 della lettera già cit., ci rammenta: «Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte la più grande è la carità!».  E del resto la metafora biblica (macché metafora: proprio la profezia ricavabile da quel contesto occorre!) è ancora evocata da Federico Guiglia quando si domanda (www.startmag.it/mondo/chi-seguir-il-vangelo-europeo-di-draghi..., 21/9/2024): Chi seguirà il Vangelo europeo di Draghi?

      Insomma, all’integrazione europea non occorre l’esercizio psicanalitico della ricerca di un ancestrale «posto delle fragole» (ricordando il gran film di Ingmar Bergman, del 1957) che riporti l’UE alle origini della CECA, il 9 maggio 1950,  e magari percorra una opposta soluzione rispetto a quella del fallimento (nel 1954) della Comunità europea di difesa / CED e con quest’ultima pure della conseguentemente programmata Comunità politica europea / CPE che ne doveva scaturire e che proprio Macron cerca forse di rievocare, in assai piccola misura, con l’istituzione nel 2022 di un’omonima piattaforma di discussione sul futuro dell’Europa con partecipanti provenienti da 44 Paesi del Continente.

    Il futuro dell’Europa, appunto.

    «Il futuro è una palla di cannone accesa, e noi la stiamo quasi raggiungendo» (F. De Gregori, I muscoli del capitano). Approntiamo allora le migliori soluzioni per dire con Franco Battiato (La cura): «supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare», vecchia Europa, terra del tramonto capace di rinnovarsi trovando proprio nuova luce in un’altra alba al termine della notte.

 

Dino G. Rinoldi

 

 

 

 

 

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COMMISSIONE EUROPEA: UN BICCHIERE MEZZO VUOTO E SIGNFICATIVI SILENZI

Suddivido le mie riflessioni in tre punti:

  • il primo riguarda gli aspetti istituzionali che sono evidentemente anche politici,
  • il secondo riguarda quello che si potrebbe chiamare un bicchiere mezzo pieno,
  • il terzo riguarda quello che è invece un bicchiere mezzo vuoto con molti interrogativi.

Per quanto riguarda gli aspetti politici e istituzionali siamo di fronte ad una evidente evoluzione delle regole previste dal Trattato perché Ursula von der Leyen

  • ha affermato un suo ruolo preminente che va al di là del principio di primus inter pares,
  • ha corretto e qualche volta modificato i suggerimenti che le sono pervenuti dai governi sui “portafogli”,
  • ha usato a suo vantaggio la politicizzazione nella formazione della Commissione,
  • ha definitivamente accantonato la ripartizione delle competenze attraverso un dibattito fra i membri della Commissione escludendo quindi la collegialità di una decisione che avveniva in passato e fino alla Commissione Santer,
  • e ha lavorato alla ricerca un equilibrio politico con l’obiettivo di rafforzare la sua posizione verso il Parlamento europeo.

Nonostante l’ostilità dei governi, Ursula von der Leyen è riuscita nell’intento di mantenere un relativo equilibrio fra uomini e donne (11 donne rispetto alle precedenti 12 su 27) con 4 donne Vicepresidenti e 2 uomini.

Ursula von der Leyen si è adattata volenterosamente al fatto che in questi cinque anni sono considerevolmente aumentati i governi di centrodestra e che il PPE si è rafforzato nelle elezioni europee con la conseguenza che ci saranno ora quattordici commissari del PPE e cioè che essi costituiscono la maggioranza della squadra rispetto ai nove della precedente legislatura.

I commissari di area socialista ottengono tuttavia due posti “di peso” fra i sei Vicepresidenti e cioè la prima Vicepresidente Teresa Ribera sarà responsabile della giusta transizione ecologica con l’obiettivo della realizzazione del Patto Verde europeo e della decarbonizzazione a cui si aggiunge la responsabilità della concorrenza, mentre la commissaria romena Roxana Mînzatu avrà la responsabilità della formazione professionale insieme a cultura ed educazione ma soprattutto al Pilastro Europeo dei Diritti Sociali con l’incarico di presentare una posposta nella primavera 2025.

Sono stati istituiti alcuni nuovi portafogli e in particolare quello della sicurezza economica affidato al socialista slovacco Maros Šefčovič, dell’economia circolare affidata alla popolare svedese Jessika Roswall, della casa collegato all’energia al socialista danese Dan Jørgensen, dell’equità intergenerazionale al socialista maltese Glenn Micallef, della semplificazione al popolare lettone Valdis Dombrovskis che sarà responsabile dell’economia e produttività sotto il controllo della presidente, del Mediterraneo alla popolare croata Dubravska Šuica, della protezione civile con riferimento alla resilienza e alla preparazione della gestione delle crisi alla liberale belga Hadja Lahbib.

In molti casi i commissari dovranno rispondere direttamente alla Presidente essendo stato fortemente indebolito, se non addirittura annullato, il ruolo di quelli che erano nella precedente Commissione i Vicepresidenti “di coordinamento” e non essendo chiaro se saranno mantenuti i cosiddetti cluster.

Nell’indicare le missioni dei commissari, Ursula von der Leyen ha assegnato compiti precisi che riguardano i primi cento giorni di lavoro della Commissione e che si possono leggere nelle ventisei lettere di missione.

Dovremo naturalmente aspettare l’esito delle audizioni attualmente previste dal 4 al 12 novembre che potrebbero - come in passato quando sono “caduti” otto candidati - riservare delle sorprese e quindi portare ad una modifica della composizione del Collegio prima del voto in plenaria sull’intera Commission che dovrà avvenire alla maggioranza dei voti espressi.

Fin qui il bicchiere quello che potremmo chiamare con una buona dose di ottimismo un bicchiere mezzo pieno.

Ma il bicchiere è invece certamente mezzo vuoto perché la ripartizione delle competenze e le lettere di missione evidenziano

  • la frammentazione del tema della democrazia e della lotta alla corruzione insieme alla protezione dello stato di diritto (Virkkunen, Brunner, McGrath)
  • la sciagurata reiterazione dell’unificazione fra le responsabilità degli affari interni e quella della politica migratoria con la conseguenza della conferma dell’approccio prevalentemente securitario che emerge con chiarezza nella lettera di missione al commissario popolare austriaco Magnus Brunner (già contestato nel Parlamento europeo) e ai riferimenti al controllo delle frontiere nelle altre deleghe,
  • la separazione fra il tema della giustizia e lo stato di diritto da una parte e degli affari interni dall’altra, indebolendo o rendendo molto difficile il completamento dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia,
  • la dispersione delle competenze in materia ambientale fra 4-5 commissari (Ribera, Kadis, Jorgensen, Tsitzikostas e soprattutto l’olandese Hoekstra) anche se Ursula von der Leyen ha promesso di voler confermare il Patto Verde europeo, la decarbonizzazione, le scadenze del 2040/2050 e l’importanza degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Come si comporterà Raffaele Fitto, se sarà confermato come commissario, fra l’impegno della sua nuova presidente e il tentativo demolitore della sua presidente uscente ?

Come era prevedibile, il tema della difesa apparirebbe limitato alle questioni industriali affidando alla vicepresidente Kallas il ruolo di “garante” del ponte fra le politiche interne ed esterne e del ruolo geopolitico della Commissione ma il commissario popolare lituano Andrius Kubilius, a cui è stato affidato, questo portafoglio si è lasciato andare a bellicose dichiarazioni sui temi militari che vanno al di là delle sue competenze.

Concludo per ora con tre punti:

1.   Il commissario popolare polacco Piotr Serafin è stato incaricato non solo del bilancio, della lotta alle frodi e della Pubblica Amministrazione, ma anche di preparare il quadro finanziario pluriannuale con la competenza delle risorse proprie sotto il controllo della presidente ma nessun impegno è stato preso per trasformare gli obiettivi indicati nel rapporto di Mario Draghi in adeguati strumenti finanziari ed anzi Ursula von der Leyen si è  affidata alla “buona volontà” degli Stati membri

2.   Nonostante il mandato dato dal Consiglio europeo alla Commissione sulla preparazione di un rapporto sulla riforma dell’Unione entro la primavera del 2025 come follow up della Conferenza sul futuro dell’Europa, il tema non è stato affidato a nessun commissario con la conseguenza della responsabilità personale della Presidente della Commissione che dovrà indicare nel suo discorso di investitura del Collegio quale risposta vorrà dare sulla revisione dei Trattati anche in vista dell’allargamento tenendo conto che anche Mario Draghi ritiene che le modifiche istituzionali non sono una “precondizione” per realizzare gli obiettivi indicati nel suo rapporto

3.   Per quanto riguarda il candidato italiano e contrariamente alla propaganda diffusa in Italia, vale la pena di ricordare che l’Italia ha sempre avuto un Vicepresidente ad eccezione della prima Commissione Ursula von der Leyen in cui Paolo Gentiloni non era Vicepresidente ma aveva un consistente portafoglio di peso, che a Raffaele Fitto  non sono state attribuite le competenze suggerite dal Governo italiano e cioè l’economia e il PNRR e che egli erediterà invece il portafoglio dalla commissaria socialista portoghese Ferreira sulle politiche di coesione e quelle regionali che regolano i fondi “a gestione indiretta” il cui ammontare è stato già pre-allocato nel Bilancio europeo 2021-2027 con la prospettiva di una sua proroga al 2028 e forse al 2029, che la commissaria Ferreira non ha avuto nessun ruolo per quanto riguarda l’attuazione del Next Generation EU, che è stato confermata da Ursula von der Leyen la sua chiusura al 31 dicembre 2026 e che la gestione del nuovo “Patto di stabilità” sarà affidata alla responsabilità del “falco” Dombrovskis con la sua partecipazione alle riunioni dell’ECOFIN e dell’Eurogruppo dove era normalmente affiancato dal Commissario Paolo Gentiloni.

Il voto sui singoli Commissari avverrà a scrutinio segreto nelle commissioni parlamentari di merito e nella commissione giuridica: salvo dichiarazioni estemporanee, non sappiamo come i parlamentari europei si esprimeranno a conclusione delle audizioni poiché il voto sarà espresso per gruppi politici mentre sapremo come si esprimeranno singolarmente e come gruppi i parlamentari in aula nel voto relativo all’intero Collegio.

23 settembre 2024

coccodrillo

 

 

 

 

  

 

 

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