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Newsletter 4 Settembre/2023 - L'EDITORIALE

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 ALLARGAMENTO E CACOFONIA EUROPEA

Ricordiamo la situazione della politica di allargamento che è parte integrante della politica di vicinato tenendo conto che la Federazione Jugoslava, nata nel 1945, si è dissolta nel 1992 con il seguito sanguinoso di due guerre civili in Bosnia e in Croazia e la contestata dichiarazione di indipendenza del Kosovo nel 2008 e che il Consiglio europeo ha deciso nel 2003 che il futuro dei Balcani detti occidentali è nell’UE e ha chiesto una accelerazione delle procedure di adesione nel 2022.

  1. L’Albania ha chiesto di aderire nel 2009 e le è stato concesso lo status di candidato nel 2014. Non sono ancora iniziati i negoziati di adesione
  2. La Bosnia Erzegovina ha chiesto di aderire nel 2016 e le è stato concesso lo status di candidato nel 2022
  3. Il Montenegro, che ha dichiarato la sua indipendenza dalla Serbia nel 2006, ha presentato domanda di adesione nel 2008, ha ottenuto lo status di candidato nel 2010 ed ha iniziato i negoziati di adesione nel 2022. Il Montenegro ha rinunciato unilateralmente alla moneta nazionale e ha adottato l’euro
  4. La Macedonia che si chiama ora del Nord ha presentato domanda di adesione nel 2004, ha ottenuto lo status di candidato nel 2015 ed ha avviato i negoziati di adesione nel 2022
  5. La Serbia ha presentato domanda di adesione nel 2009, ha ottenuto lo status di candidato nel 2012 ed ha avviato i negoziati di adesione nel 2014
  6. Il Kosovo non ha ancora presentato domanda di adesione ma ha introdotto unilateralmente l’euro come moneta nazionale
  7. L’Ucraina e la Moldova hanno presentato domanda di adesione nel 2022, hanno ottenuto rapidamente lo status di candidati ma non hanno iniziato i negoziati di adesione che potrebbero essere avviati nel 2024
  8. La Georgia ha presentato domanda di adesione nel 2022 ma non le è stato ancora riconosciuto lo status di candidato
  9. La Turchia ha presentato domanda di adesione nel 1987, le è stato riconosciuto lo status di candidato nel 1999 ma i negoziati di adesione sono stati congelati nel 2018
  10. L’Islanda ha presentato domanda di adesione nel 2009, le è stato concesso lo status di candidato nel 2010 ma nel 2013 ha ritirato la domanda di adesione ma fa parte dell’area Schengen
  11. La Svizzera ha presentato domanda di adesione nel 1992 ma l’ha ritirata lo stesso anno dopo il risultato negativo del referendum sullo Spazio economico europeo ma fa parte dell’area Schengen
  12. La Norvegia è stata due volte nel 1972 e nel 1995 a un passo dalla adesione prima nella fase di allargamento con Regno Unito, Irlanda e Danimarca e poi nella fase di allargamento con la Finlandia, l’Austria e la Svezia ma per due volte i cittadini hanno respinto l’adesione per referendum ma fa parte dell’area Schengen
  13. Nel 1987 il Marocco ha presentato domanda di adesione ma la domanda è stata respinta dal Consiglio su proposta della Commissione perché è stato considerato uno stato non europeo
  14. Quarantasette capi di Stato e di governo partecipano ai Vertici della Comunità Politica europea che si riunirà di nuovo a Granada il 5 ottobre e quarantasei paesi fanno parte del Consiglio d’Europa.

Durante una stessa giornata di ordinaria cacofonia europea chi segue le tortuose vicende europee ha letto quattro diverse e opposte interpretazioni dello stato dei rapporti fra l’Unione europea e i nove paesi candidati all’adesione.

Charles Michel ha annunciato a se stesso, all’Unione europea e ai “futuri membri” che dobbiamo essere pronti ad una comunità di 36 Stati e oltre cinquecento milioni di abitanti per il 2030, l’anno in cui dovranno essere realizzati i diciassette obiettivi per uno sviluppo sostenibile (DISCORSO).

Come sanno tutti a Bruxelles, fra i paesi membri e nei paesi candidati non spetta al Presidente (uscente) del Consiglio europeo fissare una data per il grande allargamento ai Balcani e all’Europa orientale.

La prima ministra serba Ana Brnabic, che governa un paese con forti simpatie russe, gli ha risposto che i criteri fissati dall’Unione europea per aderire rendono l’allargamento “irrealistico”.

La portavoce della Commissione europea ha ricordato à Charles Michel, alle istituzioni europee e ai paesi candidati che si entra nell’Unione europea « per merito », quando si è pronti con le riforme interne e che c’è una data « a quo » ma che non c’è una data « ad quem” e che il processo di adesione può essere open ended.

Emmanuel Macron, che aveva lanciato l’idea di una molto larga Comunità Politica Europea ambiguamente considerata come un succedaneo delle adesioni, ha riaperto il dibattito che era in sonno l’Europa a due o più velocità ricordando che prima di allargare (enlarging) bisogna approfondire (deepening) ma che l’approfondimento non è per ora e almeno fino al 2025 all’ordine del giorno del Consiglio e del Consiglio europeo (DISCORSO). 

Quale è l’orientamento italiano (governo e Parlamento) di fronte a questa evidente cacofonia europea?

Torre Pellice, 30 agosto 2023

coccodrillo

 

 

 

 

 

 

 

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