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Newsletter 15 Luglio/2024 - ATTIRIAMO LA VOSTRA ATTENZIONE

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Prove (faticose) di Stato di diritto dopo la decima elezione del Parlamento europeo, mentre si passeggia sull’orlo del vulcano (attivo)

In Italia alle elezioni del Parlamento europeo non ha avuto successo (eufemismo!) la lista intestata agli “Stati Uniti d’Europa”. Probabilmente perché lo “scopo” vantato dagli ideatori non era quello fattuale della federazione europea, da raggiungere il più rapidamente possibile con i Paesi che da subito (o quasi) vi fossero disponibili, ma quello assai limitato di superare la soglia di sbarramento elettorale del 4% per inviare all’Assemblea di Strasburgo qualche rappresentante, magari promotore d’interessi specifici quali la legalizzazione in Italia di coltivazione e commercio della cannabis … E invece occorreva pensare ai poteri costituenti da attribuire al Parlamento europeo, all’assunzione da parte di quest’ultimo di una responsabilità politica insurrezionale-istituzionale, come il Movimento Europeo da tempo in Italia sta auspicando.

E siamo intanto arrivati alle “prove di caos” mondiale. Così scrive l’onnipresente Paolo Mieli in prima pagina del Corriere della Sera del 15 luglio raccontandocela lunga, benché non sia detto che la sappia lunga, su Russia, Cina e Iran cui “conviene che gli Stati Uniti [al tempo fra l’altro dell’attentato a Trump] precipitino in una sorta di guerra civile”. E sempre la guerra, quella in atto (fra “Sud globale e Occidente liberale”?), ci racconta ad esempio della tecnica del “doppio colpo” con cui i russi in Ucraina uccidono mediante un secondo successivo missile anche chi soccorre i feriti di un primo lancio (v. Lorenzo Cremonesi a p. 17 dello stesso numero del Corriere), non escludendo ospedali, cliniche, ambulatori, farmacie, Croce rossa, Mezzaluna rossa, … Il che ricorda vicende tragiche di altri contesti bellici, anche mediterranei. Il che pure sottolinea l’insostenibile leggerezza del diritto internazionale, in specie quello che regola i conflitti armati, da tutti citato e chiamato a modello di riferimento … teorico perché crudamente smentito dalla realtà dei fatti. Forse si dovrebbe prestare attenzione proprio alla qualifica di internazionale (inter nationes) di un diritto che avrebbe piuttosto subito bisogno di un’evoluzione della storia in senso anzitutto sovrannazionale, ma infine a cancellare tanto nazionalismi quanto nazionalità!

Gli Stati disuniti d’Europa, alla prova della storia e dei tempi che si sono oramai fatti stretti (San Paolo, Prima lettera ai Corinti, 7.29) sono fra l’altro di fronte alla determinazione degli incarichi direttivi di vertice (i cosiddetti “Top Jobs”) in talune delle 7 istituzioni (gli organi principali: v. art. 13 del Trattato sull’Unione europea-TUE) che mi piace ancora definire “comunitarie” per quanto l’unica “Comunità” formalmente sopravvissuta sia la CEEA. Dove  la Comunità Europea dell’Energia Atomica prodotta a fini pacifici apre per assonanza  l’altro drammatico squarcio o baratro odierno circa l’uso possibile, tattico o strategico, dell’arma nucleare: se troppo si guarda nell’abisso finisce con l’abisso che guarda dentro di te (F. Nietzsche), cosicché il tempo sia compiuto (Marco, 1.15).

E gli Stati disuniti nemmeno si son troppo preoccupati, nell’UE, della battaglia per la promozione dei valori dello Stato di diritto (art. 2 TUE), su cui ci aggiorna l’editoriale (Tanto tuonò che piovve. Viktor Orbàn, i suoi 12 ministri e la cooperazione leale) di Pier Virgilio Dastoli in questa Newsletter. Soddisfatti della petizione di principio (peraltro non accettata da tutti i Paesi membri) evocata dal motto secondo cui l’UE è “Unita nella diversità” (dichiarazione n. 52 annessa ai Trattati istitutivi) non hanno dedicato attenzione a quanto almeno dal 2023 si paventava circa l’assunzione da parte dell’Ungheria di Orbàn Viktor (dal primo luglio 2024) della Presidenza del Consiglio (dei Ministri) dell’UE stessa (v. la Newsletter del 17 giugno 2024, Il “caso Ungheria” nell’Unione europea: ora si pone la questione della Presidenza del Consiglio). La diversità accentuata di tale governo - vorrei dire: la sua divaricazione - rispetto a quei valori, che sono la base politico-sociale inaggirabile dell’UE, non consente di ricondurla all’ unità pretesa dal motto. E i mezzi giuridici per la revoca ci sono e già son stati menzionati nella Newsletter rammentata e soprattutto nel contributo di P.V. Dastoli e E. De Capitani in Verfassungsblog on matters constitutional del 17 giugno 2024.

Persino Charles Michel, ancora Presidente in carica del Consiglio europeo, si è doluto del protagonismo multipolare orbaniano (con Ucraina, Federazione russa, Cina, ecc.) volto ad escludere previe intese appunto “comunitarie”, non avendone mandato alcuno (come affermato da Michel). Esclusioni troppo significative anche per chi non aveva mosso ciglio nell’episodio del “sofà turco”, allorché Michel da Presidente del Consiglio europeo si trovava nell’aprile 2021 in visita in Turchia, dal Presidente della Repubblica Erdogan, in compagnia della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen cui era stato riservato un posto a sedere su un divano laterale rispetto alle due poltrone, centrali, affidate all’importante seduta dei due uomini.

Buona osservazione, verrebbe da dire a Charles Michel: “Michel, mon bel, sont les mots qui vont très bien ensemble” … almeno stavolta e con buona pace della celebre canzone (un po' modificata) dei Beatles.

In tema di verifica del rispetto dei principi dello Stato di diritto proprio la Commissione europea (persino la Commissione europea!) si dedica a giochi politici, ritardando la presentazione del proprio rapporto annuale in materia, originariamente prevista per l’8 luglio 2024 e rimandata al 24 del mese, onde non comunicare ufficialmente certe criticità al riguardo da parte dello Stato italiano quanto a libertà d’espressione e attività dei media. Motivo?  Non scontentare Meloni prima della votazione (giovedì 18 luglio) in Parlamento europeo sulla presidenza della nuova Commissione europea con l’eventuale riconferma di von der Leyen.

Insomma, non resta che affidarsi alla fantascienza per promuovere ancora certi ideali, sperando che un grande autore di fantascienza come Isaac Asimov anticipi, come sovente accade, la realtà: “Gli ideali in cui credo sono pace, libertà e sicurezza per tutti. Lo Stato-nazione è obsoleto: abbiamo bisogno di un governo mondiale federale” (v. F. Marino, Come Isaac Asimov aveva previsto il 2019 e il futuro della tecnologia, Techprincess, 2 gennaio 2019, on line).

Dino G. Rinoldi

 

 

 

 

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