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10-16 January 2022

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Nasce una nuova rivista quadrimestrale a cura del Centro Altiero Spinelli "la cittadinanza europea online"

Pubblicata dal Centro Altiero Spinelli, già Jean Monnet Centre of Excellence (UniRomaTre), lceonline nasce con l’intento di approfondire la conoscenza del processo di integrazione europea nella sua originalità, complessità e nella varietà dei suoi aspetti legati alla dimensione evolutiva della costruzione dell’unità europea, mediante un’ampia offerta di contenuti nelle seguenti aree di interesse per la rivista in prospettiva nazionale, europea e globale: comparazione e integrazione giuridica, diritto costituzionale e pubblico, diritto internazionale e tutela internazionale dei diritti umani, diritto privato, istituzioni e politiche UE, politica comparata e relazioni internazionali, storia dell’integrazione europea, storia e teoria del diritto.

Visita il sito: lce online

 

 

 

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ARTICOLI E TESTI DELLA SETTIMANA

 

 

 

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1) FAISONS CHANGER DE CAP À L’EUROPE
Si nous voulons aller vers un monde de paix, de solidarité et de justice, il faut commencer par avoir plus de paix, de solidarité et de justice en Europe. Pourtant, il est possible que l'Union européenne se désagrège à cause des graves erreurs politiques et économiques commises, de l’inadaptation de ses institutions et d’un exercice insuffisant de la démocratie. Les égoïsmes nationaux servent aujourd’hui de briques pour construire des murs et pour étouffer l’idée de la libre circulation des personnes en Europe. La maison européenne commune que décrit le « Manifeste de Ventotene », qui relie la perspective d’un État fédéral à la démocratie européenne, à la paix et à la lutte contre les inégalités, risque aujourd’hui la désintégration, effaçant ainsi les espoirs de millions d’Européens.
Au cours des dix dernières années, les politiques d’austérité ont freiné les investissements dans l’économie réelle, exacerbé les inégalités, provoqué la précarité et déstructuré le modèle social européen.
L’Europe doit être une terre de droits, de bien-être, de culture, d’innovation. Des meilleurs moments de son histoire, comme des tragédies qu’elle a vécues, elle devrait pourtant avoir retenu la valeur inestimable de l'accueil, de la paix, de l'égalité et du vivre ensemble.
L’Union européenne doit affronter les grands défis de notre époque en ré-insufflant de l’espoir dans l’idée d’Europe, celui d’un bien-être accessible à la collectivité toute entière, de droits solides et de la solidarité. Il est indispensable et urgent de redonner du sens à la politique pour éliminer les inégalités en mettant fin aux politiques d'austérité et aux instruments qui ont permis de les mettre en œuvre. Il est indispensable et urgent de recréer de la cohésion sociale et territoriale, de donner la priorité à l’environnement comme levier et moteur du développement en luttant contre les changements climatiques. Il est indispensable et urgent de réduire le fossé intergénérationnel et inter-genres, de favoriser la participation active des citoyens et d’introduire un socle européen de protection sociale. Il faut rejeter la guerre, respecter l’état de droit, garantir l’accueil des réfugiés et la liberté de migrer, s’engager à résoudre les problèmes mondiaux qui sont la cause des migrations.
Il faut une démocratie européenne, où la responsabilité appartiendra aux femmes et aux hommes qui éliront un gouvernement fédéral responsable devant le Parlement européen.
C’est pourquoi nous entendons agir pour que s'ouvre le 25 mars 2017 une phase constituante qui dépasse le principe de l'unanimité, impliquant les communautés locales, les acteurs économiques et sociaux, les mouvements de la société civile avec les représentants des citoyens, aux niveaux régional, national et européen, et qui s’épanouira lors des élections européennes du printemps 2019. C’est pourquoi nous avons décidé de tout mettre en œuvre pour provoquer une forte participation populaire le 25 mars 2017 à Rome et de susciter des initiatives analogues dans d’autres villes européennes.
L'Europe démocratique ne pourra s'imposer que si ses citoyens lui font changer de cap.
Pier Virgilio Dastoli
12/12/2016

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2) Il tema del primato del diritto europeo è ora al centro delle relazioni fra l’Unione europea e gli Stati membri.
Anche se la dichiarazione comune delle tre istituzioni europee relativa alla Conferenza sul futuro dell’Europa non ha previsto - con una decisione che i movimenti europei hanno ritenuto assurda e incomprensibile - la partecipazione alle sessioni plenarie e ai gruppi di lavoro dei membri della Corte di Giustizia, noi insistiamo sulla proposta di invitare il presidente della Corte ai lavori della Conferenza e ad esprimersi il 21 e 22 gennaio sul tema del primato del diritto dell’Unione europea.

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3) La destra nazionalista si è sentita “oltraggiata” per l’esposizione della bandiera europea sotto l’Arco di Trionfo al posto della bandiera francese.
Clément Beaune si è affrettato a precisare che questa sostituzione avrà effetto “solo per qualche giorno” e che “la bandiera francese tornerà al suo posto senza la bandiera europea”.
Sarebbe stato meglio decidere fin dall’inizio che la bandiera europea si sarebbe affiancata a quella francese durante i sei mesi della presidenza del Consiglio dell’Unione ricordando - nella giornata internazionale della pace - che, grazie alla costruzione europea, i soldati francesi non hanno più dovuto, non devono e non dovranno dare il loro sangue alla patria in conflitti fratricidi contro altri eserciti europei.
Nella futura costituzione europea dovrebbe apparire un articolo ispirato all’art. 11 della costituzione italiana in cui si affermi che “l’Unione europea ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo per la soluzione delle controversie internazionali”.

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4) Sono passati venti anni da quando l’euro è diventata la moneta unica per trecento milioni di cittadine e cittadini di dodici paesi membri dell’Unione europea.

Da allora i paesi dell’euro sono diventati diciannove e ad essi si aggiungeranno presto anche la Croazia, la Bulgaria e la Romania.

Mancheranno all’appello la Danimarca che ha ottenuto une clausola di opting out, la Svezia che - violando il Trattato di adesione - ha affidato a un referendum la decisione di entrare nell’euro con un esito negativo, la Repubblica Ceca che potrebbe decidere di avviare le procedure di ingresso dopo il cambio di governo, la Polonia e l’Ungheria la cui adesione dipenderà dall’esito delle prossime elezioni legislative.

Ci sono infine paesi extra-UE che usano l’euro o sulla base di una decisione unilaterale (Kossovo e Montenegro) o sulla base di un accordo con l’UE (Andorra, Principato di Monaco, Repubblica di San Marino e Stato della Città del Vaticano).

Fu un passo in avanti sulla via di una maggiore integrazione europea che ha comportato certamente degli innegabili vantaggi per le nostre economie.

Quel che è avvenuto in venti anni ha tuttavia confermato che l’integrazione monetaria non basta, che l’obiettivo della realizzazione dell’unione economica è ancora lontano dall’essere raggiunto e che i passi in avanti che sono stati indicati dai ministri dell’eurogruppo “per i prossimi venti anni” (nella convinzione che i tempi del loro completamento siano più rapidi) potranno essere compiuti solo se saranno accompagnati da una vera unione politica.

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5) C’è un cittadino svedese, ricercatore presso l’Università di Novara, Ahmadreza Djalali, che è stato rinchiuso in un carcere Iraniano sotto accuse inesistenti e con la minaccia della pena di morte.
Il parlamento europeo ha chiesto la sua liberazione senza condizioni.
Il Consiglio, la Commissione e l’Alto Rappresentante devono agire perché questo cittadino europeo possa rapidamente ritornare nell’Unione europea per riprendere i suoi studi e le sue ricerche riabbracciando la sua famiglia.
Sosteniamo la campagna di Amnesty International.

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6) Secondo un sondaggio pubblicato da The Observer a un anno dalla Brexit la percentuale di chi è soddisfatto dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea è pari al 17% dei brexiters.
È opinione sempre più diffusa che fra una decina di anni gli inglesi e cioè la Gran Bretagna, se nel frattempo almeno la Scozia deciderà di separarsi dal Regno non più unito, potrebbe presentare domanda di adesione all’Unione europea che gli europeisti dovrebbero accogliere con scarso entusiasmo.
Nigel Farage si era illuso che la Brexit avrebbe provocato la dissoluzione dell’Unione europea ed invece è più probabile che la Brexit potrebbe provocare la dissoluzione del Regno Unito.

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7) I giornali italiani non hanno messo in risalto la cacofonia di giudizi nell’estrema destra italiana sulle recenti proposte della Commissione europea che aprono la strada a vere risorse proprie europee e che, se approvate dal Consiglio con l’accordo del Parlamento europeo, avranno l’effetto di ridurre i contributi nazionali e dunque il carico fiscale sulle cittadine e sui cittadini europei.
Secondo Giorgia Meloni, che ignora il fatto che da molti anni la politica commerciale è una competenza esclusiva europea come conseguenza del mercato unico, le proposte della Commissione europea danno - seppure tardivamente - ragione ai sovranisti/nazionalisti che, a suo dire, le reclamavano da tempo. Secondo Giorgia Meloni se ne avvantaggerebbe la bilancia commerciale italiana.
Secondo Raffaele Fitto, che copresiede insieme al suo collega polacco il gruppo dei conservatori e riformisti europei, le proposte della Commissione europea danneggeranno le imprese e dunque i consumatori italiani.
Poiché le decisioni del Consiglio in materia di risorse proprie devono essere prese alla unanimità dei governi vedremo se i “patrioti” voteranno a favore di uno strumento federale che avvantaggia i loro elettori o se opporranno il loro veto dimostrando con loro cecità che chi si schiera contro gli interessi europei danneggia anche gli interessi nazionali.

 

 

 

 

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