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VI SEGNALIAMO

  • 23 marzo 2022, ore 15:00-18:30, Roma. “Nobody Ignores the Charter of Europe”, evento promosso dal Movimento europeo Italia nell’ambito del progetto “N.I.C.E (Nobody Ignores the Charter of Europe)”, di cui è partner. N.I.C.E. è un progetto formativo comunitario, promosso e finanziato dall’agenzia europea Europe for Citizens national 2019 e che vede coinvolti tre partner internazionali in altrettanti Stati membri dell’Unione europea. Oltre al Movimento Europeo in Italia, promotore del progetto, partecipano l’ente no-profit lituano Unique projects, ideatore del progetto, e l’ente no-profit lettone Social innovation center. Tra gli obiettivi principali del progetto vi è quello di promuovere la conoscenza della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea all’interno della società civile organizzando in ciascun paese un evento formativo che avvicini i cittadini e gli studenti a tale importante documento. Lingue di lavoro: italiano e inglese. Partecipazione libera, previa registrazione obbligatoria tramite il seguente modulo online. Sarà richiesto di esibire la certificazione verde Covid-19. Durante la manifestazione è obbligatorio l’uso della mascherina FFP2. PROGRAMMA.
  • 25 marzo 2022, dalle ore 9:30, Roma. Presso l’Aula Magna del Rettorato della Sapienza Università di Roma (Piazzale Aldo Moro, 5) si terrà la “Conferenza sul Futuro dell’Europa. Stati generali della gioventù”, organizzata dalla Sapienza Università di Roma in collaborazione con il Movimento europeo Italia. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria entro il 23 marzo alle ore 23:00. Per la partecipazione in presenza sarà richiesto di esibire la certificazione verde Covid-19. Durante la manifestazione è obbligatorio l’uso della mascherina FFP2. E’ prevista anche la partecipazione a distanza: diretta streaming: https://youtu.be/plELBasG1yo. PROGRAMMA.
  • 24-25 marzo 2022, Firenze. Si svolgerà a Firenze l’Assemblea Nazionale di ALI 2022 sotto il titolo "Toccare l'Italia che cambia". Un appuntamento importante dove i Sindaci si confronteranno e discuteranno di città e di territori, di progetti in campo e di strategie per la ripartenza. Ma sarà anche l’occasione per confrontarsi su ciò che serve al nostro Paese, dalle riforme economiche e sociali a quelle fiscali ed istituzionali. ULTERIORI INFORMAZIONI. PROGRAMMA.
  • 25 marzo 2022, Roma. In occasione del 65mo anniversario dalla firma dei Trattati di Roma, Volt promuove, venerdì 25 marzo, un doppio appuntamento a Roma in celebrazione di questo importante anniversario. Il 25 marzo 1957, i rappresentanti dei sei paesi fondatori dell’Unione firmavano quelli che vengono chiamati ancora oggi i Trattati di Roma, considerati l'atto di nascita della famiglia europea. Oggi, nel mezzo della transizione ecologica, sociologica e digitale, per non parlare dei tragici eventi di questi giorni, siamo chiamati ad affrontare con urgenza nuove sfide sullo sviluppo della politica comunitaria. Il primo appuntamento è dalle ore 15.00 alle ore 17.00 presso Piazza S. Marco (P.za Venezia): per una Manifestazione comune. Tutti sono benvenuti, sopratutto se con bandiere dell’Unione europea. Per partecipare, iscriversi qui.
    Dopo la manifestazione, dalle 17.00 alle 19.30, si svolgerà una Conferenza presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio. Il programma della conferenza sarà articolato sui tema dell'attuale conflitto, sulla transizione energetica, sulla sostenibilità economica e sull'inclusione sociale in relazione alla costruzione del futuro dell'Europa, con discorsi di figure politiche, associazioni e organizzazioni comunitarie. Presente, fra gli altri, anche il Presidente del Movimento europeo Italia, Pier Virgilio Dastoli. L’evento è gratuito. I posti sono limitati. Per partecipare, iscriversi qui. Sono richieste mascherine e super green pass. LONCANDINA.
  • 25-26 marzo 2022, QUARTA SESSIONE PLENARIA DELLA CONFERENZA SUL FUTURO DELL'EUROPA. Riunione ibrida – Emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo. ORDINE DEL GIORNO.
  • 24-27 marzo 2022, Riccione. L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) svolgerà il suo 17° Congresso nazionale con il seguente slogan: “VA’ DOVE TI PORTA LA COSTITUZIONE – unità, antifascismo, rinascita”. L’incontro si svolgerà presso il Palacongressi di Riccione. ULTERIORI INFORMAZIONI. PROGRAMMA.

 

 

 

 

 

 

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Le principali decisioni dell’ultimo Consiglio ecofin del 15 marzo u.s.

La guerra tra Ucraina e Russia preoccupa il mondo, non solo per i danni in termini di vite umane ma anche per le conseguenze che potrebbero scatenarsi in caso di mancato accordo tra le due parti in guerra, e cioè il rischio di una terza guerra mondiale, esplicitamente indicata dal presidente Zeliensky come ultima conseguenza dell’aggressione se non si arriva ad un tavolo di reali negoziati.

Intanto la guerra continua ed è una guerra ‘ripugnante che sta originando un massacro insensato e non giustificabile, questo è disumano e…sacrilego…(una situazione) a cui non ci si deve e non ci si può assolutamente abituare ‘(Papa Francesco, domenica 20 marzo).

Questo conflitto, crudele e inaccettabile, a cui l’occidente partecipa solo attraverso aiuti umanitari e militari all’Ucraina e sanzioni economiche finanziarie alla Russia per evitare un’escalation mondiale, non sembra malgrado sforzi diplomatici di diversi leaders europei e internazionali essere in grado di condurre le parti ad un accordo di  pace, ma anzi continua a mietere vittime, rischiando di trascinare il mondo verso una situazione estremamente pericolosa e che comunque comporterà forti perdite e disagi economico sociali per molto tempo.

La situazione è ovviamente all’attenzione delle istituzioni europee e quindi anche del Consiglio Ecofin, che si è tenuto lo scorso 15 marzo. Nel corso dell’incontro, i ministri dell’economia e delle finanze hanno infatti valutato le conseguenze per l’Europa delle sanzioni decise per la Russia. La situazione in Europa rimane senza dubbio critica, malgrado non si voglia esplicitamente parlare di economia di guerra.

La crescita europea dopo la crisi dovuta al Covid, anche se valutata positivamente dalla Commissione europea nell’ultima previsione economica invernale pubblicata lo scorso febbraio, non è ancora stabilizzata.

Le contro-sanzioni russe all’Occidente non hanno prodotto effetti diretti sull’economia, hanno però contribuito agli aumenti dei prezzi di materie prime che potrebbero causare a loro volta un calo fino al 2% del PIL europeo. Inoltre, il perdurare del conflitto e delle sue conseguenze, provocherebbe un rischio stagflazione, vale a dire un aumento generalizzato dei prezzi, con una contestuale diminuzione della crescita economica.

Il fenomeno, già vissuto negli anni 70 per la crisi petrolifera, imporrebbe azioni di ‘austerity’, cioè di sacrifici per consumatori e imprese, che scatenerebbero ulteriori aumenti dei prezzi e quindi ulteriori effetti negativi sull’economia.

Anche da un punto di vista economico e sociale, dunque, se la guerra continua, quei benefici economici, che già si sono potuti realizzare grazie alle risorse del NGEU, potrebbero attenuarsi, in particolare per quei paesi, come l’Italia, con una forte dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento delle materie prime (soprattutto energetiche ed alimentari) e con un forte debito pubblico. Appare dunque urgente accelerare le due transizioni (digitale ed ambientale) non solo per rispettare gli obiettivi che l’Unione europea si è prefissata, ma anche per rafforzare l’economia europea attraverso investimenti produttivi.

In questo contesto, gli Stati dovranno pertanto immediatamente intervenire a sostegno dell’economia, mentre a livello europeo dovrebbero essere adottate decisioni adeguate a supporto delle politiche nazionali.

Andiamo ora a vedere brevemente i principali dossiers affrontati al Consiglio Ecofin.

Tra i principali temi in agenda, il Consiglio ha deliberato sul meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (CBAM), che è considerato un elemento chiave per il raggiungimento degli obiettivi del pacchetto ‘ready for 55%’, favorendo un’accelerazione della decarbonizzazione. Obiettivo infatti del CBAM è evitare la rilocalizzazione delle emissioni di CO2 soprattutto per quei prodotti ad alta intensità energetica, quali cemento, alluminio, fertilizzanti, energia elettrica, ferro ed acciaio, sollecitando interventi per politiche di fissazione del prezzo della CO2 e decidendo una centralizzazione del sistema di gestione del registro dei dichiaranti (importatori dei prodotti).

Questo meccanismo opera in sinergia con il Sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS).  Per quest’ultimo, i prossimi passi prevedono l’eliminazione graduale di quote gratuite assegnate a determinati settori previsti dal sistema ETS; la limitazione di possibili ‘carbon linkage’  attraverso le esportazioni di prodotti con alte emissioni; la questione delle risorse proprie basata su entrate ricavate dalla vendita di certificati verdi; una maggior cooperazione internazionale con i paesi terzi.

Altro tema molto importante su cui i ministri si sono confrontati, in vista di una rapida implementazione della stessa, è stata la direttiva sulla Corporate taxation, presentata nel dicembre 2021. In base a questa direttiva, che è in linea con la riforma del sistema di tassazione internazionale dell’OCSE, anche a livello UE le multinazionali con fatturato oltre i 750 milioni di euro saranno soggette ovunque nel mondo producano il loro reddito e profitto, ad una tassazione minima del 15%per evitare delocalizzazioni della produzione di beni o servizi in paesi con situazioni fiscali più favorevoli.

La Commissione ha poi presentato la ‘Fiscal guidance 2023’, le linee guida da seguire per la preparazione dei programmi di stabilità e crescita. La situazione economica finanziaria dell’Unione europea è stata valutata positivamente nelle previsioni d’inverno dalla Commissione europea. Ci si trova però difronte ad una nuova e crescente instabilità economica, dovuta essenzialmente a tre fattori: la necessità di ulteriori risorse aggiuntive a sostegno della guerra Ucraina-Russia, risorse necessarie per la difesa dei valori e principi fondamentali europei e/o comunque occidentali, grazie anche al rinforzo e ad un maggior coordinamento del sistema di difesa comune europea; la ripresa della diffusione del virus; l’aumento dei prezzi dei prodotti energetici ed alimentari. Questi fattori richiedono maggior flessibilità di politica fiscale, con possibilità di intervenire se necessario. Nel documento, infatti, è prevista la possibilità di interventi specifici per ogni Stato membro, soprattutto a sostegno del debito pubblico. In particolare, i paesi con un forte debito pubblico sono invitati a ridurlo a seconda dei casi e se lo consentono le condizioni del paese, secondo una strategia credibile di medio lungo termine che preveda investimenti produttivi e le relative riforme. Anche per i paesi con basso debito, dovranno essere previsti investimenti che sostengano una crescita sostenibile.

Questa impostazione verrà ripresa dalla Commissione nel pacchetto di primavera previsto per il prossimo maggio nell’ambito delle procedure del semestre europeo.

Si tratta dunque di una minima, anche se positiva, apertura a favore di un minor rigore nella valutazione delle politiche di bilancio degli Stati membri, misura la cui portata, in termini di adeguatezza rispetto agli attuali e futuri bisogni economici e finanziari dell’Unione, appare molto limitata e dipenderà anche dagli esiti del prossimo Consiglio Europeo e di quello Nato, i quali indicheranno con quali strumenti l’occidente intende rispondere ad una situazione di una guerra purtroppo sempre più critica.

 

Anna Maria Villa

 

 

 

 

 


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Il futuro dell’Europa dopo l’invasione dell’Ucraina

L’avvenire dell’Europa e cioè il futuro delle relazioni fra gli Stati che fanno parte del Continente europeo e che sono – con qualche eccezione – membri del Consiglio d’Europa avrebbe dovuto essere discusso nella “Convenzione” convocata a Laeken nel dicembre 2001 con l’obiettivo di dotare l’Unione europea nata a Maastricht nel 1992 di una costituzione sulla via dell’unità politica e non solo economica e nella prospettiva imminente dell’adesione dei paesi dell’Europa centrale che si erano liberati dall’imperialismo sovietico e che avrebbero aderito progressivamente alla NATO iniziando nel 1999 con la Polonia, la Repubblica Ceca e l’Ungheria.

Le conclusioni di Laeken furono adottate tre mesi dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, che furono considerate la sfida di Al Qaeda non solo contro gli Stati Uniti ma contro tutta la comunità internazionale, ed il Consiglio di sicurezza condannò all’unanimità con il voto favorevole della Russia e della Cina quello che fu considerato il più grave attentato terroristico dell’età contemporanea.

La solidarietà della comunità internazionale cominciò lentamente a sgretolarsi prima con l’invasione avviata dagli Stati Uniti nell’Afghanistan, sostenuta dalla NATO e da una coalizione di quaranta paesi un mese dopo l’attacco alle Torri Gemelle, ma soprattutto con l’invasione dell’Iraq ordinata da George Bush nella primavera del 2003 che divise in due blocchi contrapposti i paesi membri dell’Unione europea.

La “Convenzione sull’avvenire dell’Europa” iniziò a discutere pochi mesi dopo l’attacco alle Torri Gemelle e si concluse pochi mesi dopo l’invasione dell’Iraq ma il tema del futuro del continente europeo non fu mai seriamente affrontato dai “convenzionali” e il capitolo della politica estera e della sicurezza europea, che avrebbe dovuto comprendere anche la dimensione della difesa accantonata dopo la caduta della CED nel 1954, subì le conseguenze delle divisioni fra le apparenti sovranità assolute degli Stati membri e dei paesi candidati all’adesione così come l’organizzazione della governance economica indispensabile per il completamento dell’UEM e della dimensione sociale per andare al di là del liberismo che era al centro della politica del mercato.

Il tentativo, avviato dalla Commissione presieduta da Romano Prodi con l’idea della “politica di prossimità”, di far discutere della questione dei “confini politici dell’Unione europea” verso l’Europa dell’Est - che non avrebbero fatto parte del primo blocco dei paesi già sulla porta dell’Unione - e dei paesi sull’altra sponda del Mediterraneo fu triturato dai governi in una confusa “politica di vicinato” iscritta prima nel trattato-costituzionale (art. I-57) su proposta di Valéry Giscard d’Estaing e poi nell’art. 8 del Trattato di Lisbona mettendo sullo stesso piano le relazioni con l’Armenia, l’Azerbaijan, la Bielorussia, la Georgia, la Moldavia e l’Ucraina da una parte e l’Algeria, l’Autorità Palestinese, l’Egitto, Israele, la Giordania, la Libia, il Marocco, la Siria e la Tunisia dall’altra escludendo la Turchia candidata all’adesione, i paesi dei Balcani occidentali della ex-Iugoslavia ad eccezione della Slovenia che avrebbe aderito nel 2004 e della Croazia che avrebbe aderito nel 2013 e la Russia di Putin con cui fu sottoscritto nel 2005 un “partenariato strategico” fondato su uno spazio economico, di libertà, sicurezza e giustizia, di sicurezza esterna, di ricerca e di educazione.

In effetti né i governi, né la Commissione né tantomeno il Parlamento europeo hanno deciso nei quattordici anni dalla firma del Trattato di Lisbona nel 2007 di affrontare seriamente la questione dell’organizzazione della sicurezza e della pace sul continente europeo nonostante la guerra russa in Cecenia (2000), l’invasione della Crimea (2014) insieme al sostegno di Vladimir Putin ai secessionisti del Donbass.  

Le tre dimensioni della politica estera, della governance economica e del pilastro sociale – su cui la Convenzione raggiunse un faticoso e inadeguato compromesso – evaporarono ulteriormente quando i governi misero mano al trattato-costituzionale con il Trattato di Lisbona che entrò in vigore nel 2009.

La guerra scatenata dalla Russia il 24 febbraio 2022 ha drammaticamente riaperto il tema dell’organizzazione del continente europeo per garantire la pace, la sicurezza e la cooperazione insieme al rispetto dei diritti che furono al centro degli accordi di Helsinki del 1975 in una dimensione politica che rende urgente l’autonomia strategica dell’Unione europea ben al di là degli strumenti finanziari di emergenza adottati nel 2021 per far fronte alle conseguenze della pandemia ed in particolare il Next Generation EU con un provvisorio debito europeo che dovrà essere rimborsato dagli Stati a partire dal 2026 se l’Unione europea non sarà dotata di una capacità fiscale autonoma.

La cosiddetta “autonomia strategica” nel quadro della sovranità europea riguarda certo la dimensione della sicurezza esterna e della difesa su cui si dovrà pronunciare un Consiglio europeo straordinario a fine maggio ma anche gli attacchi cibernetici, le manipolazioni dell’informazione, la lotta al cambiamento climatico e last but not least l’indipendenza energetica e l’avvio di una vera politica industriale europea.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è piombata sulla Conferenza, che avrebbe dovuto affrontare “il futuro dell’Europa” e non solo quello dell’Unione europea, così come piombò sulla Convenzione del 2003 l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti dividendo i paesi membri dell’Unione ma l’attacco russo al cuore dell’Europa ha questa volta rafforzato la solidarietà fra i membri dell’Unione all’esterno a sostegno dell’Ucraina e all’interno della stessa Unione.

Non sappiamo oggi come si concluderà il conflitto militare ma appare chiaro che l’organizzazione ibrida dell’Unione europea fra la dimensione confederale del Consiglio europeo e la dimensione comunitaria della Commissione dovrà essere radicalmente cambiata così come la ripartizione delle competenze e il peso del bilancio europeo con nuove e più sostanziali priorità nei settori della difesa, dell’energia e delle infrastrutture europee.   

Per quanto riguarda la difesa i passi in avanti annunciati dalla Germania prima ed ora dall’Italia per aumentare le spese nazionali rafforzando “il fianco Est della NATO” non bastano ed anzi rischiano di creare degli ostacoli sul cammino di una difesa comune (ma certamente non unica come la moneta) se non verranno finalizzate ad un reale coordinamento fra i paesi  europei creando delle economie di scala, unificando i sistemi informatici e di intelligence, partecipando a progetti comuni che privilegino le industrie militari europee, adottando delle regole unificate per il controllo della vendita di armamenti a paesi terzi, ponendo le basi di efficaci missioni europee di peace enforcement, peace keeping e peace building nel quadro delle Nazioni Unite e dell’OSCE.

Per quanto riguarda la politica estera e della sicurezza, il dibattito europeo si sta illusoriamente concentrando sull’idea di ampliare le aree in cui il Consiglio europeo ed il Consiglio possano decidere a maggioranza qualificata eliminando il diritto di veto o ancor peggio di applicare la cosiddetta “clausola della passerella” mai applicata che consentirebbe al Consiglio europeo – all’unanimità – di autorizzare il Consiglio a votare a maggioranza.

Così come nella lotta alla pandemia e nella gestione delle risorse finanziarie per far fronte alle sue conseguenze economiche a cominciare dal debito pubblico è stata riconosciuta la responsabilità  (di governo) della Commissione europea, la stessa strada deve essere intrapresa per giungere ad un’unica politica estera e della sicurezza esercitata dalla Commissione europea e ad una difesa comune coordinata dalla stessa Commissione all’interno del Comitato politico e della sicurezza e di un comando interforze.

Se la prospettiva che emerge dal “cambiamento della storia” imposto dall’invasione dell’Ucraina è quello di gettare le basi di una “comunità federale” dobbiamo mettere in evidenza che non esistono nel mondo sistemi federali in cui la responsabilità delle relazioni esterne sia attribuita agli Stati federati e che l’idea di un sistema di  governo ibrido o di un doppio esecutivo esercitato in parte dalla Commissione europea e in parte dal Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo sarà foriera di inefficacia, di confusione e di permanenti conflitti interistituzionali.

Il primo passo dovrà essere quello di attribuire all’Unione europea una competenza esclusiva nella cooperazione allo sviluppo e nelle politiche migratorie e di asilo incrementando l’impegno finanziario globale europeo e di unificare le cariche di presidente della Commissione e di presidente del Consiglio europeo.

Per un periodo limitato nel tempo ma con una scadenza vincolante, nel trattato che dovrà andare al di là di Lisbona, si potrà consentire che all’interno del Consiglio europeo uno Stato rivendichi provvisoriamente un suo “interesse vitale” nella definizione delle priorità politiche generali dell’Unione europea aprendo la via ad una integrazione differenziata in un determinato settore così come era stato proposto nel 1984 dal “progetto Spinelli”.

Per quanto riguarda la “resilienza” finanziaria dell’Unione europea, sono necessarie ed urgenti risorse nelle politiche dell’energia, industriale e della difesa insieme al rafforzamento della dimensione sociale sul modello del programma SURE per garantire i beni comuni della prosperità e della sicurezza attraverso vere risorse proprie.

La Conferenza sul futuro dell’Europa si concluderà fra poche settimane non avendo potuto aprire un dibattito sulle conseguenze europee del conflitto in Ucraina e lasciando in sospeso questioni di metodo e di sostanza legate alla democrazia partecipativa sollevate inutilmente nei documenti del 25 febbraio e del 17 marzo di Citizens take over Europe che pubblichiamo in questa newsletter insieme ad un non-paper della presidenza francese e alla proposta del Parlamento europeo ai parlamenti nazionali.    

Il Gruppo Spinelli al Parlamento europeo ha recentemente aperto uno spiraglio significativo sulla prospettiva “costituente” e questo è coerente con la sua ispirazione originaria rivolta all’iniziativa dell’assemblea durante la prima legislatura che portò il 14 febbraio 1984 all’approvazione del “progetto Spinelli”.

I gruppi politici si stanno orientando verso l’adozione di una risoluzione agli inizi di maggio che chiede la convocazione di assise interparlamentari per rafforzare la democrazia rappresentativa e apra la strada ad alcune modifiche nei trattati nel quadro e nei limiti dell’art. 48 del Trattato sull’Unione europea che richiede una proposta dell’assemblea (e/o della Commissione e/o di uno o più governi), una convenzione interistituzionale,  una conferenza intergovernativa e l’unanimità delle ratifiche nazionali che in molti  casi richiedono un referendum confermativo o consultivo.

La strada dell’art. 48 è irta di ostacoli ed è fondata sul principio secondo cui i governi sono “i padroni dei trattati” come è stato affermato più volte dal Consiglio europeo e che l’obiettivo dei governi è quello di mantenere sostanzialmente inalterato l’equilibrio (o, per essere precisi, lo squilibrio) fra le istituzioni e fra l’Unione europea e gli Stati membri.

Ii gruppi politici e il Parlamento europeo dovrebbero aggiungere alla risoluzione sui seguiti della Conferenza sul futuro dell’Europa un appello ai partiti politici europei (a cui il Trattato attribuisce la missione di contribuire “alla formazione della coscienza politica europea) e alle organizzazioni della società civile affinché riconoscano all’assemblea che sarà eletta nel 2024 un ruolo sostanzialmente costituente per andare – dopo quindici anni – al di là del Trattato di Lisbona creando una unità politica in grado di esercitare una influenza determinante sull’organizzazione del continente e sul governo del mondo.

Bruxelles, 21 marzo 2022

coccodrillo

 

 

 

 

 

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La nostra newsletter settimanale Noi e il futuro dell'Europa è stata concepita per contribuire ad una corretta informazione sull’Unione europea e partecipare al dibattito sulla riforma dell’Unione a partire dalla Conferenza sul futuro dell’Europa.

Come sapete, la Conferenza è stata avviata il 9 maggio 2021 a Strasburgo e dovrebbe concludersi il 9 maggio 2022.

Ecco l’indice della nostra newsletter

- Editoriale, che esprime l’opinione del Movimento europeo su un tema di attualità

- Ultime da Bruxelles

- Speciale guerra in Ucraina

- Eventi principali, sull’Europa in Italia

- Agenda della settimana a cura del Movimento Europeo Internazionale

- La Conferenza sul futuro dell'Europa

- Next Generation EU a cura di Euractiv

- Europa dei diritti

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